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Autore: WISEbananaSHIP    08/11/2013    6 recensioni
Durante l'estate Louis conosce Harold, un ragazzo australiano. Sicuro di averlo perso, il ragazzo lo ritrova invece nella propria scuola.
Harold cerca di fare amicizia con le Pink Ladies formate da Taylor, Liam e Demetria e capeggiate da Perrie, mentre Louis trascorre il suo tempo con gli amici di sempre: Niall, Josh, Nick e Zayn.
Quando si rincontrano a scuola, non volendo perdere la sua fama di "duro", Louis finge inizialmente di essere indifferente al fascino dell’altro. Harold, allora, civetta con Ed Sheraan, il giocatore di football, e Louis, ingelosito, tenta di iscriversi nelle squadre sportive della scuola per riconquistarlo. E ci riesce, iniziando a fare coppia fissa con Harold. Ciò nonostante, durante la gara di ballo teletrasmessa, Harold si trova sostituita in finale dall'equivoca Eleanor, con la quale Louis ha avuto un trascorso misterioso. Così, nel corso di una gara automobilistica nella quale Louis e Zayn lottano contro Justin Bieber, il leader dei rivali "The Wanted", Harold, spettatore lontano, capisce di voler cambiare per lui.
L'anno volge al termine e nel corso della festa dei neo-diplomati Harold e Louis tornano insieme, finiscono su una macchina volante e...
Che cazz...?
Genere: Comico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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N.B. Con questo scritto non vogliamo assolutamente offendere nessuno, ma solo dilettarci con la fantasia.


 
Grease 2.0


Si erano dati appuntamento sulla spiaggia, dove si erano incontrati la prima volta e dove avevano, poi, trascorso l’intera estate insieme.
E lui, puntuale come era sempre stato, era lì ad attenderlo, seduto sulla sabbia a un paio di metri di distanza dalla battigia, con i piedi liberi dalle scarpe, le gambe leggermente piegate verso di sé e le braccia attorno ad esse.
Il vento gli solleticava la nuca, mentre i suoi capelli svolazzavano scarmigliandosi più del dovuto. Socchiuse gli occhi, prendendosi quell’aria ancora calda di fine agosto, mentre guardava il sole al tramonto, morente nel mare all’orizzonte.
Era in ritardo, come sempre.
Sorrise, incapace di contenere quella marea di ricordi e pensieri sulla loro estate insieme. Così diversa, insolita, bella e indimenticabile. Sì, perché una cosa era certa per lui: non avrebbe mai dimenticato.
“Harold” Sentì, poi, dietro di lui. Sussultò, scosso dalla sorpresa di udire quella voce e di saperla riconoscere anche fra mille per la sua particolarità.
Poi sì voltò per guardare alle sue spalle e quando incrociò gli occhi del ragazzo che aveva reso quei mesi incancellabili sorrise, incapace – ancora – di trattenersi nel mostrarsi felice.
“Louis…” Farfugliò in risposta, alzandosi velocemente per raggiungerlo.
Quando si trovarono vicini, Harold gli si buttò al collo per abbracciarlo.
Quello sarebbe stato l’ultimo giorno della loro estate insieme. Quella sarebbe stata la fine.
Louis si lasciò stringere senza mostrare alcuna esitazione. Sorrise, mentre il profumo del ragazzo si mischiava velocemente all’odore di salsedine e lo inebriava. Aspettò qualche momento prima di sciogliere quell’idilliaco abbraccio. Non che ne avesse davvero voglia, ma in quel momento sentì di avere una nuova priorità. Fissò quelle due meravigliose iridi verdi che lo scrutavano con curiosità ed affetto. Sembrava stessero sorridendo anche loro, e questa era una delle cose che più adorava di quel ragazzo conosciuto quell’estate.
I suoi occhi verdi sorridenti e le sue fossette, quelle che cingevano le sue labbra carnose ogni volta che si tendevano in un sorriso. Ecco, erano proprio quelle labbra carnose la sua nuova priorità.
Senza proferire parola si avvicinò lentamente ad Harold per poterlo baciare. Un bacio casto, breve, ma colmo di sentimento. Sarebbe stata davvero la fine, quella?
“Andiamo a fare un giro?” ruppe finalmente il silenzio Louis. Harold annuì entusiasta e lo prese per mano, facendolo sorridere.
Durante quei lunghi mesi di vacanze avevano passeggiato lungo quelle spiagge, mano per la mano, decine, forse centinaia di volte. Eppure ogni volta era come se fosse la prima, per entrambi.
Rimasero in silenzio per qualche manciata di metri. Le onde erano alte e si infrangevano rumorosamente sulla battigia e sui pochi scogli, i gabbiani planavano a quota bassa facendo un gran baccano, la sabbia era ancora calda dopo la lunga giornata afosa ed il sole, enorme ed arancione, aveva quasi raggiunto l’orizzonte. Era davvero un momento perfetto, ma entrambi non riuscivano a godere totalmente di tutte quelle meraviglie. Se solo ci fosse stato un modo per fermare il tempo, lasciando tutto così com’era.
“Ho portato la macchinetta fotografica. Pensavo fosse una buona idea scattare qualche foto prima di…” Harold non terminò neppure la frase, perché un groppo alla gola glielo impedì. Osservò verso l’alto, probabilmente per ricacciare indietro alcune lacrime, prima di far cadere i suoi occhi in quelli azzurri di Louis, che già lo stavano osservando attenti. Non avrebbe più avuto l’occasione di rivederle, quelle pozze vispe e divertite che quando sorridevano, insieme a tutto il volto, facevano scaturire delle graziose rughe d’espressione.
Avrebbe lasciato tutto lì, in quel luogo, dove aveva trovato il paradiso, per tornare a casa, in Australia. Il cuore gli si gonfiò di malinconia al solo pensiero di lasciarlo, mentre tentava invano di rincuorarsi con l’idea che, come ricordo, avrebbe avuto con sé quelle foto; pochissime immagini che gli avrebbero sempre fatto tornare alla mente il ricordo di quel viso gioviale, di quelle iridi azzurre, capaci di sorridergli, e di quelle rughe che aveva iniziato fin da subito ad adorare.
Le labbra di Louis si piegarono in un enorme sorriso. “E’ stata davvero un’ottima idea” si congratulò, ed iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa. Poco lontano da dove si trovavano c’era un enorme castello di sabbia abbandonato, probabilmente creazione di qualche bambino. “Che ne dici di farne qualcuna lì?” domandò, indicando la scultura che aveva appena adocchiato.
Harold annuì, senza rispondere, sorridendo subito dopo aver messo a fuoco il punto che gli era stato indicato. Poi, rafforzando la presa nella mano intrecciata in quella di Louis, lo condusse verso la meta, mentre il mare indelicato continuava ad agitarsi, forse arrabbiato all’idea che quella sarebbe stata l’ultima volta anche per lui come unico testimone del loro amore estivo.
Tutto quell’eccessivo silenzio turbava Louis, e finalmente fare qualche foto sarebbe stato il momento perfetto per far sparire quell’espressione accigliata dal volto di Harold. Aveva imparato a conoscerlo quanto bastava per capire che era un ragazzo spesso schivo, introspettivo, che teneva per sé i pensieri peggiori pur di non rovinare i momenti passati insieme. E in quei mesi aveva anche imparato a farlo ridere, a scacciare via quei brutti pensieri dalla sua testa ricciuta. Perché Louis amava la risata buffa di Harold, e tutto ciò che desiderava era ascoltarla ancora ed ancora, in quell’ultima serata insieme.
Arrivati a destinazione Harold tirò fuori dalla sua piccola tracolla la macchinetta fotografica. “Mettiti in posa” gli suggerì, indicandogli l’enorme castello di sabbia. Louis, senza farselo ripetere due volte, scavalcò il muro di cinta e si avvicinò al maniero, assumendo una posa stupida. Il sorriso divertito che si disegnò sul volto dell’altro lo riempì di gioia e d’orgoglio. Presto sarebbe riuscito anche a farlo ridere, e non chiedeva altro.
"Louis, avvicinati di più al castello e... assumi una posizione più virile, ti prego" gli urlò Harold, divertito. Senza nemmeno voltarsi, Louis indietreggiò di un paio di passi, mantenendo lo sguardo puntato verso l’obiettivo della macchinetta fotografica. Poggiò una piede sul castello e si portò entrambe le mani sui fianchi, assumendo la posa di vittoria. “Così va meglio?” domandò. L’altro scosse la testa, ridendo “Sei ancora troppo gaio, e ancora troppo lontano”. Sbuffando, Louis indietreggiò ancora, cercando nell’espressione di Harold un qualsiasi segnale che gli facesse capire quando fermarsi.
Segnale che non arrivò mai. Il piede poggiò su un enorme cumulo di sabbia alle sue spalle che gli fece perdere l’equilibrio. Con un urletto decisamente poco virile, Louis finì col sedere a terra e con le gambe all’aria, proprio come un perfetto idiota.
Harold scoppiò a ridere, divertito da quella scenetta comica. “Ecco cosa stavi architettando, cavolfiore che non sei altro!” gli urlò contro Louis, alzandosi con difficoltà sulla sabbia che cedeva sotto di lui ad ogni movimento. Ne prese una manciata e la lanciò contro il riccetto che, nel frattempo, era quasi piegato in due dalle risate. “Se ti prendo… vedi che ti faccio!” continuò ad imprecare, riuscendo finalmente ad alzarsi dal cumulo di sabbia.
Continuando a ridere, Harold fece uno scatto per scappare dalla presa dell’altro, correndo lungo la battigia.
Per tutta l’estate Harold si era divertito a prendersi gioco di Louis, ironizzando sulle sue movenze forzate e paradossali o sul suo ego gonfiato da chissà quante ragazzine alle quali aveva fatto girare la testa.
Louis era sporco da capo a piedi, ma per una volta non gli importava nulla del suo aspetto. Iniziò a rincorrerlo, ridendo a sua volta. Finalmente il silenzio era stato rotto. Finalmente lo scrosciare delle onde e le urla dei gabbiani non erano più gli unici suoni in quella spiaggia. Le loro risate divertite riecheggiavano lungo la baia e non potevano che esserne felici. L’idea che quella fosse l’ultima serata da passare insieme svanì dalla mente di entrambi, sostituita dalla gioia di essere insieme ancora una volta.
“Vieni qui” Affermò Louis che, una volta raggiunto, aveva afferrato Harold dalla cintura dei pantaloni, tirandolo verso di sé. Quando Louis lo avvolse, obbligandolo nella sua stretta, Harold aveva continuato a ridere con affanno, gettando, in seguito, il capo all’indietro per posarlo sulla spalla dell’altro.
Risero insieme, mentre riprendevano fiato. Non vi era nessuna traccia in Louis di lasciare libero Harold; né tantomeno, in quest’ultimo, l’idea di non voler essere cullato tra le braccia di Louis.
Perciò rimasero per un po’ abbracciati e in compagnia dell’eco delle loro risate soavi.
Nel silenzio si osservarono con gli occhi lucidi e il sorriso imperlato nei loro volti fanciulli, poi si baciarono con delicatezza, labbra contro labbra, nel gesto più casto che Louis fosse mai riuscito a fare nella sua vita da cattivo ragazzo. Harold, la sua dolcezza e la sua semplicità erano stati in grado di fargli gettare da parte la sua maschera da ragazzaccio, tirando fuori il meglio di lui.
“Se è questo il tuo modo di farmela pagare, troverò altri modi per renderti ridicolo” Ironizzò Harold, staccandosi da quella bocca, per sorridergli smaliziato.
Louis lo azzittì, baciandolo una seconda volta e con tutta la volontà di approfondire quel qualcosa che aveva desiderato per tutta l’estate; tuttavia Harold lo bloccò, come aveva sempre fatto, con un altro bacio a stampo, arrossendo e guardando verso l’orizzonte.
“Sediamoci su quello scoglio, così possiamo osservare l’ultimo tramonto…” Riprese ancora imbarazzato, afferrando Louis per una mano – che avvolgeva ancora la sua pancia – per incamminarsi verso gli scogli.
Louis aveva annuito, seguendolo senza dire una parola. Il diavoletto dall’incredibile ciuffo rialzato, posato sulla sua spalla, lo tranquillizzò, suggerendogli di ritentare ad approfondire quel bacio più in là. Perché Louis, per quanto fosse sorpreso del suo io dolce, era terribilmente affezionato alla sua immagine. E questa non si sarebbe mai accontentata di un’estate passata a scambiarsi baci a stampo più casti che mai, sebbene il Louis dolce li adorasse.
Seduti su uno scoglio, Louis aveva di nuovo abbracciato Harold, spingendolo contro il proprio petto e ammettendo, implicitamente, l’esigenza di volerlo vicino.
Rimasero in silenzio, respirando la stessa aria, mentre di tanto in tanto si sussurravano parole d’amore e battutine che li facevano stringere sempre più tra loro o scoppiare a ridere.
Quando, però, il Sole calò oltre l’orizzonte, Harold si voltò a guardare Louis e lo fece con la consapevolezza che anche quel momento stava arrivando alla sua fine.
Si tuffò in quelle iridi azzurre, rivolte ancora verso ciò che rimaneva del tramonto, e la malinconia lo attanagliò una seconda volta.
Quando Louis, calamitato da quelle iridi verdi, si girò verso Harold, notò quella sfumatura bruna nel suo volto e si accigliò per un celere momento; poi, ostinato a non voler intaccare di tristezza quel loro ultimo incontro, sorrise. E lo fece con tutto il volto.
Harold, allora, ritrovando il Sole nel viso di Louis e incapace di mantenersi triste quando l’altro gli sorrideva in quel modo, cacciò via il cipiglio e sorrise, lentamente, brillando piano di luce propria.
Non si accorsero, presi da quello sguardo che valeva più di mille parole, che un’onda li aveva puntati, ironica e dispettosa.
Non se ne accorsero fino a quando, perlomeno, non fu troppo tardi e quella li colpì bagnandoli da capo a piedi.
E allora, allegri, risero della loro sorte mentre si alzavano per tornare sulla spiaggia.
Il sole era quasi completamente svanito oltre la linea dell’orizzonte. Era inesorabilmente arrivato il momento di salutarsi. Salutarsi prima di non vedersi più.
“Devo tornare in Australia, forse non ci rivedremo più” pronunciò mesto Harold, guardando negli occhi Louis. Quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto quegli occhi meravigliosi?
“No, non dire così, Harold” tentò di tranquillizzarlo Louis, preoccupandosi alla vista dell’espressione cupa dell’altro. Era dura ammetterlo, ma Harold aveva ragione.
Harold ridacchiò leggermente. L’ottimismo vano di Louis lo rendeva ancora più dolce ai suoi occhi. “Ma è vero. È stata la più bella estate della mia vita e adesso devo andarmene… non è giusto”.
Eccolo, quello era il momento di cui Louis avrebbe dovuto approfittare. Strinse delicatamente il mento di Harold e con un gesto lento lo costrinse a guardarlo negli occhi. Leggeva chiaramente in quegli occhi verdi il desiderio di maggiore tempo in sua compagnia, di altre risate, di altri baci. E per esaudire questo suo tacito desiderio si avvicinò velocemente alle labbra carnose di Harold. Stavolta, però, non aveva voglia di accontentarsi. Portò rapidamente le mani fra i capelli del riccio, approfittando della benevolenza delle sue labbra. Stavolta quel bacio non sarebbe stato poi tanto casto.
Inizialmente Harold si lasciò andare a quell’effimero ultimo bacio con mesta accondiscendenza, ma quando le labbra di Louis si dischiusero birichine con tutta l’intenzione di far scivolare la lingua nella sua bocca, Harold sbarrò gli occhi e tentò di divincolarsi.
Sebbene provasse anche lui un forte desiderio nei confronti di quel ragazzo, la sua innocenza lo indisponeva e impauriva, allo stesso tempo, di fronte a tali gesti. Così, posizionando velocemente entrambe le mani sul petto di Louis, lo allontanò sospirando e arrossendo maggiormente.
“Louis, non sciupare tutto” Squittì isterico, gettandogli addosso uno sguardo carico di rimproveri taciuti.
“Io non sto sciupando niente, Harold. Anzi, lo sto migliorando!” cercò di convincerlo, insoddisfatto. Sfiorò con le labbra l’incavo del collo dell’altro, tentando di persuaderlo a soddisfarlo. Ma l’opposizione era irremovibile alle sue inutili richieste, e in pochi istanti rinunciò.
Harold sospirò, mentre i suoi occhi lucidi cercavano velocemente quelli inappagati di Louis. Poi disse: “Louis, questa è la fine?”
Louis ridacchiò leggermente, scuotendo la testa.
“Ma cosa dici? È solo il principio”



Note delle Autrici:
Salve a tutti! Innanzitutto grazie a tutti quelli che sono arrivati a leggere fin qui -e che non sono prematuramente morti alla vista del banner-!
Questa è un'idea nata per sbaglio, per gioco, ma poi ci è sembrata la storia più adatta a noi per poter finalmente scrivere qualcosa a quattro mani. Proprio come annuncia la trama, il banner e il prologo stesso, questa storia sarà piena di nonsense e di risate (almeno noi, scrivendola, ce ne siamo fatte parecchie!)
Eeeee niente, non so che altro dire (quell'infame della mia collega mi ha lasciata scrivere le NdA da sola ben conoscendo le mie scarse qualità in questo T.T).
Vabbè spero che l'intro vi piaccia e che vi incuriosisca, e se volete, se avete sbatti, se ci volete insultare o per qualsiasi altra cosa scrivetecelo pure :D
Al prossimo capitolo.
Bella, cià!
   
 
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