Serie TV > Da Vinci's Demons
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Autore: Verdeirlanda    08/11/2013    1 recensioni
**Beatrice ammirava il cielo con la bocca quasi spalancata,e sorrideva ad ogni stella che vedeva cadere.
A un certo punto prese la mano di Zoroastro: "Hai visto Zo? Le vedi? Sono bellissime!"
Il ragazzo si girò verso di lei che ancora fissava il cielo e sorrideva a quelle stelle cadenti, e sorrise anche lui: "Sì, sono davvero bellissime Bea."
Strinse forte la mano della ragazzina nella sua e tornò a guardare in alto, da dove piovevano le stelle.**
Tutto era iniziato così, in una notte d'estate.
Molti anni dopo Beatrice, suo fratello Leonardo e il loro più caro amico Zoroastro si troveranno ad affrontare eventi di cui non avrebbero mai potuto immaginare né l'arrivo nè l'entità.
Entreranno in contatto con antichi misteri e dovranno fare i conti con le trappole e gli intrighi orditi da Riario,
Leo dovrà lottare per giungere alla verità, Bea e Zo per aiutarlo rischieranno di perdere molto, ma non il sentimento celato che il lega da sempre, da quella notte.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zoroastro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leonardo e Zoroastro erano a pochi metri dalla bottega del Verrocchio quando videro degli uomini vestiti di scuro uscire di corsa dall'edificio.
"Ma chi sono?" chiese Leonardo.
"Di certo non sono allievi di Andrea!" rispose Zo correndo verso l'entrata seguito dall'amico.
Appena entrati nel cortile videro il fumo uscire dal laboratorio di Leonardo, capirono subito che la situazione era grave.
Dalla stanza uscì Beatrice che sorreggeva un malconcio Nico.
"Bea!" esclamò Zoroastro, la raggiunse per aiutarla "State bene? Cosa diavolo è successo qui?"
Insieme fecero sedere Nico su una panca, aveva diversi tagli sulle braccia e qualche livido: "Vado a prendere qualcosa per medicarti." Bea si diresse nella sua stanza.
"Era l'unico modo..." il ragazzo iniziò a parlare "Mi spiace per l'esplosione, ma ormai non avevo scelta..."
"Aspetta Nico, fai un bel respiro e poi comincia a raccontare dall'inizio." Leonardo si sedette di fronte a lui.
Il ragazzo prese fiato, poi raccontò cosa era accaduto, di quello che gli aveva fatto Riario e dell'inevitabile confessione.
"Hai detto Girolamo Riario?" chiese Leonardo. 
Zo gli chiese: "E chi sarebbe questo Riario?"
"Me ne ha parlato Lorenzo qualche giorno fa, mi ha detto che è un capitano dell'esercito di papa Sisto IV, è suo nipote a dire il vero. È qui come portavoce di Roma. Lorenzo mi ha messo in guardia da lui, ha detto che forse avrebbe cercato di scoprire quali macchine da guerra sto costruendo...in un certo senso ha ragione, qualcosa vuole scoprire!"
Nico continuò il suo racconto: "La mia unica speranza era neutralizzarli con una delle Vostre trappole...Mi dispiace Maestro, non sono riuscito a resistere...alla fine ho ceduto e ho rivelato tutto." Il ragazzo non si dava pace.
"Sei stato incredibile Nico!" lo lodò Zoroastro "Hai avuto un'idea geniale."
Leonardo annuì: "È vero! Sei stato coraggioso." 
Beatrice tornò con le medicine e gli disse mentre gli curava una mano: "La pomata brucerà un pochino...Che stavate dicendo?"
"Nico è stato molto ingegnoso, ha attirato quegli uomini in trappola, li ha convinti ad aprire una delle mie scatole esplosive facendo loro credere che dentro ci fossero il libro e la chiave."
"No aspetta" Beatrice interruppe il fratello "Riario sa della chiave e del libro? Non capisco."
"Sì, ha rapito Nico per estorcergli delle informazioni... Aspetta tu! Come fai a conoscere il conte? Non eri qui quando ne abbiamo parlato."
Leonardo guardò in modo interrogativo la sorella e così fecero Zoroastro e Nico.
Beatrice si morse le labbra, poi rispose: "Lo ho incontrato oggi a palazzo, abbiamo parlato." 
La ragazza raccontò della conversazione avuta con Girolamo, tutta la conversazione.
La reazione di Zoroastro fu immediata: "Cosa ha detto quel verme?" era fuori di sé "Di cosa vorrebbe occuparsi??"
"Calmati Zo..."
"Ma hai ascoltato bene? Hai sentito che discorsi fa questo stronzo a tua sorella??"
Brava, ottima decisione quella di raccontare proprio tutto, pensò lei.
"Ecco perché ti ha difesa quando il soldato ti ha dato un ceffone..." intervenne Nico.
Beatrice si passò una mano sul viso: ma santa miseria Nico, pure tu, non infiammare ancora di più la situazione.
"Cosa?? Ti hanno picchiata?"
"Solo un ceffone Zo, davvero sto bene, non preoccuparti." 
Leonardo cercò di placarlo: "Amico mio, arrabbiarci non ci aiuterà. Non mi piacciono le parole che ha usato con Bea, anche se sinceramente mi preoccupa di più il fatto che sia al corrente delle nostre ricerche, senza offesa eh...Dobbiamo rimanere lucidi e calmi p contrastarlo."
Zoroastro sbuffò, iniziando a passeggiare per il cortile. Ma come osava quel conte rivolgere certe parole a Beatrice, la sua Beatrice. Nobili disgustosi che credono di poter avere qualunque cosa desiderino, fanciulle comprese.
Beatrice guardò Zoroastro sbollire la rabbia, le dispiaceva vederlo così sconvolto.
Finì di medicare Nico, poi disse: "Dovresti dirlo a Lorenzo."
"Se glielo riferissi sarei costretto a parlargli di ciò che mi ha detto il Turco, del Libro delle Lamine. E non voglio che lo sappia."
"Digli che Riario stava cercando i progetti delle tue invenzioni. Così Lorenzo saprà che il conte è effettivamente pericoloso quanto crede e lo farà controllare, ma non conoscerà i suoi veri scopi."
Leo guardò sua sorella: "Sì, è una buona idea Beatrice. Farò così. Domani sono atteso a palazzo, ne parlerò coi Medici."
Zoroastro intanto, ormai più calmo, prese una delle bende e la bagnò, si avvicinò a Beatrice e gliela appoggiò sulla guancia ancora arrossata. 
"Dovresti rinfrescare la gota, così ti farà meno male. Me lo hai insegnato tu."
Bea gli sorrise e mise la sua mano sopra quella di Zo: "Grazie."
Lui ricambiò il sorriso, e rimasero così per qualche istante, poi sfilò la mano da sotto quella di lei.
Leonardo e Nico entrarono nel laboratorio per pulire e sistemare, mentre Beatrice andò nella sua camera a riporre i medicamenti, seguita da Zoroastro.
"Non ti devi preoccupare,davvero" gli disse mentre rimetteva le pomate sugli scaffali "Non sto male, non sono ferita. Mi sono presa un bello spavento nel laboratorio di Leo, ma adesso va tutto bene." 
Zo si appoggiò al tavolo in mezzo alla camera: "Non mi preoccupa quello che è successo di là, ma quello che è successo a palazzo Medici." 
Lei si voltò e gli sorrise: "Eddai Zo!"
"Non mi piace che quel conte ti faccia certi discorsi."
Lei cercò di minimizzare: "È un fanatico dai! Si sentirà in dovere di salvare ogni anima giudea dall'inferno..."
Zoroastro la interruppe: "Nemmeno tu credi fino in fondo a quello che hai detto. Rispondimi sinceramente, davvero le sue parole non ti hanno turbata?"
Beatrice si sedette accanto a lui. 
"Sì...mi hanno turbata." ammise "È stato strano il discorso che ha fatto. Anche se non mi sembrava avesse uno sguardo cattivo o volgare. Però il suo tempestivo interesse per me mi lascia perplessa, e un po' mi spaventa visti i recenti avvenimenti." 
Zoroastro le accarezzò un braccio: "Non gli permetterò di farti nulla di male Bea."
Lei sorrise: "Non credo me ne voglia fare."
"Beh ti prometto che qualsiasi cosa voglia farti gli impedirò di farla." 
Beatrice scoppiò a ridere: "Mi sento davvero al sicuro!"
"Con me sarai sempre al sicuro principessa, te l'ho promesso quando eravamo piccoli e intendo mantenere la promessa, sempre."
Erano di nuovo così vicini, a pochi centimetri l'uno dall'altra, guardandosi negli occhi.
Zoroastro pensò che era il momento giusto, doveva solo spingersi in avanti, e se Leonardo non faceva esplodere di nuovo l'edificio l'avrebbe baciata.
Ma lei lo anticipò.
Beatrice gli prese il viso tra le mani e appoggiò le labbra sulle sue, le schiuse leggermente e lo baciò. 
Zo rimase impietrito per un attimo, poi ricambiò il bacio, stringendola tra le braccia.
La sua bocca era così bella, delicata, il suo corpo caldo e morbido. La strinse più forte.
Beatrice passò le dita sul viso di Zoroastro, tra i suoi capelli scuri, sul collo.
Sentiva le mani di lui accarezzarle la schiena, le guance, portò una mano dietro la nuca di lei e Bea lo baciò con più passione, quasi da rimanere senza fiato.
"Beatrice! Beatrice! Dove sei?"
 La voce di una donna li interruppe e li separò.
Zoroastro si staccò da lei, Beatrice balzò in piedi: "Son qua!" urlò con voce stridula, ansimando un poco.
Cavoli quel bacio l'aveva lasciata senza fiato, e guardando Zo che respirava profondamente capì che per lui era lo stesso.
"Oh meno male che ti ho trovata!" era Anna, viveva in fondo alla strada "Serena sta partorendo, è in anticipo, ti prego, vieni subito!"
"Arrivo!" Bea prese la borsa con l'occorrente "Zo, io, devo...Ci vediamo dopo...io..."
"Sì certo...vai, non preoccuparti..."
"Sì...scusa..."
Uscì velocemente dalla stanza lasciando Zo da solo.
L'uomo si passò una mano tra i capelli e si sedette di nuovo sul tavolo.
Scosse la testa e iniziò a ridere sommessamente.
Accidenti, pensò, l'aveva fatto, l'aveva fatto lei! 
Lo aveva baciato, e come lo aveva baciato! Zo si sentiva come se fosse in fiamme, avvertiva una sensazione di calore molto piacevole.
Peccato essere stati interrotti. "Maledetto parto prematuro!" rise forte Zoroastro.
"Maledetto che?" Leonardo era sulla soglia della camera "Che fai qui? Bea dov'è?"
"Tua sorella è andata ad aiutare a partorire una ragazza."
"Oh ma accidenti! Volevo parlarvi della mia scoperta! Riuscirò mai ad avervi tutti nello stesso posto nello stesso momento?" allargò le braccia.
"Senti, dillo a me e Nico, e poi aggiornerai anche Bea."
Leonardo annuì: "Hai ragione...vieni, ti faccio vedere...ma stai bene? Sembri strano, stanco quasi."
Zo raggiunse l'amico e gli mise un braccio attorno alle spalle: "Sono felice amico mio!"

A palazzo Medici Riario era immerso nella vasca da bagno, cercando di togliere dal suo corpo ogni segno dell'esplosione.
Per fortuna lui non si trovava vicino al forziere quando era esploso e aveva riportato poche escoriazioni, a uno dei suoi soldati era andata molto peggio, ci aveva rimesso un occhio.
Rimase nell'acqua calda a lungo per rilassarsi, poche ore dopo avrebbe dovuto incontrare Lorenzo e doveva essere al suo meglio per trattare.
Mentre si era appena rivestito quando bussarono alla porta.
"Prego."
Mercuri entrò nella stanza: "Ho saputo. Come state?"
"Bene, mi brucia il fatto che quel piccolo bastardo mi abbia imbrogliato. Ad ogni modo sappiamo che cosa sta nascondendo l'Artista. Una chiave e un libro. Voi Mercuri che ne pensate?" chiese il conte.
"La chiave signore apre sicuramente la Volta celeste, il luogo dove è custodito il Libro delle lamine..."
"E questo è evidente. E il libro dell'ebreo?"
"Di quell'ebreo sappiamo molto poco, è stato scaltro nell'occultare ciò che la setta gli aveva affidato. Potremmo introdurci nel laboratorio nottetempo e rubarlo..."
"Non credete che nasconderanno tutto? Ci hanno scoperti Lupo!" rispose spazientito Riario,  poi continuò "No, dobbiamo fare in modo che Da Vinci ci consegni ciò che ha trovato, e non solo, dobbiamo farlo lavorare per noi. Se il Turco lo ha scelto è perché ha capito che è l'unico che può risolvere questo mistero. Ma di certo non sarà facile convincerlo a questo punto."
"Io avrei un'idea a riguardo." azzardò Mercuri.
Riario lo guardò e chiese: "Ovvero?"
Mercuri sorrise in maniera diabolica: "Cosa pensate che Da Vinci sarebbe disposto a fare se la vita di sua sorella fosse in pericolo?"

"Allora Maestro? Cosa avete scoperto?"
"È una cosa talmente ridicola Nico, non so come abbiamo fatto a non capire subito. Ci siamo persi nella lettura quando non era lì che dovevamo cercare!" Leonardo era emozionato nel rivelare la sua scoperta.
Prese il libro e lo alzò.
"Pensavo che la copertura in metallo cesellato avesse solo una funzione decorativa, e invece..."  Leonardo premette la lamina in due punti ben precisi sugli angoli e si sentì come lo scattare di una serratura. Fece scivolare in avanti la copertura e poi la sollevò.
"Una specie di cassaforte!" esclamò Zoroastro rimanendo a bocca aperta.
"Esatto amici miei! Me ne sono accorto quando ho riconosciuto alcuni simboli incisi nel metallo." Leonardo rise di gusto "E sotto la lamina ho trovato...questa!"
Tra le dita teneva un foglio ripiegato più volte, lo aprì sul tavolo.
"Ma è...incredibile!" Nico strabuzzò gli occhi.
Davanti a loro sul tavolo Leonardo aveva dispiegato una mappa.

Lorenzo e Giuliano de Medici erano nella biblioteca, insieme al conte Riario.
Da ore stavano discutendo, ma senza risultati.
"Volete ripetere?" Lorenzo chiese.
"Le mie condizioni mi sembrano chiare e ragionevoli." rispose Girolamo.
"Tanto varrebbe consegnare Firenze nelle Vostre mani." disse secco Giuliano.
"Se è quello che volete..." rise il conte.
"Le Vostre richieste" disse Lorenzo "sono inaccettabili. Posso concedere una proroga sui debiti di Roma, ma non cancellarli! E di certo non Vi darò le potestà che chiedete! Intendo difendere l'autonomia della mia città!" 
Riario serrò la mascella: "Vi conviene pensarci Lorenzo. Per il bene della Vostra città."
A quelle parole Giuliano sbottò: "Ci state minacciando?"
"E come potrei, dato che sarò Vostro ospite per altre settimane non voglio certo inasprire i nostri rapporti." sorrise ironico il conte "Vi chiedo solo di riflettere. Su qualcosa dovrete cedere. In fondo tutti abbiamo a cuore Firenze giusto?"
In realtà, della vostra città di peccatori mi importa ben poco, altri sono i motivi che mi hanno portato qui, pensò il conte.
Concluso l'incontro Riario fece preparare la carrozza e si fece condurre a una chiesa in città.
Arrivati a destinazione entrò e attraversò la navata laterale, si avvicinò a una statua della Madonna, accese una candela e la pose di fronte ad essa.
"Che la Beata Vergine ascolti ogni Vostra preghiera conte."
Girolamo non dovette girarsi, riconobbe la voce di Goffredo.
L'uomo che gli si accostò era alto, con i capelli castani tagliati in stile monacale, aveva gelidi occhi azzurri.
"E anche le Vostre." rispose Riario.
Goffredo accese a sua volta una candela: "Dunque, cosa posso fare per Voi?" 
Girolamo non distolse lo sguardo dalle fiammelle di fronte a lui: "Ho bisogno che troviate una persona fidata, devota al Santo Padre così tanto da essere disposto a peccare per il bene della nostra amata Chiesa." 
"A peccare addirittura?" chiese Goffredo.
Girolamo annuì: "Deve essere talmente devoto da cercare il martirio, se la situazione lo dovesse richiedere. Quando avrete trovato un uomo con questo fervore contattatemi, con discrezione ovviamente."
"Credo di conoscere un soggetto adatto , Vi farò sapere. Posso chiederVi a cosa..."
"Non ancora Goffredo." tagliò corto Riario mettendo un sacchetto colmo di monete nella mano "Per le Vostre opere di carità." 
Il conte uscì dalla chiesa, sentiva un certo peso sul petto. Si sentiva combattuto, come se il suo senso del dovere e la sua coscienza stessero lottando. 
Mentre la carrozza lo riportava a palazzo Medici pensò a Beatrice, a quello che le aveva detto, sulle anime perdute.
"Forse è la mia l'anima che si sta perdendo." mormorò a se stesso.

Beatrice era stanca e sporca di placenta e sangue, ma era contenta.
Serena aveva dato alla luce due gemelli, il parto era stato lungo ma era andato tutto bene.
Entrò nella sua stanza , non vedeva l'ora di farsi un bel bagno.
Preparò la vasca, si spogliò e si immerse. Chiuse gli occhi, e la prima immagine che vide fu quella di lei e Zoroastro che si baciavano.
Sorrise a quel ricordo.
Era stato incredibile, baciarlo era stato così istintivo, improvvisamente facile.
Ed era stato bellissimo.
Ripensò al sapore della sua bocca, al calore delle sue mani.
Sospirò e aprì gli occhi, voleva rivederlo, voleva parlargli, dirgli che quello che era successo era stato perfetto. E magari baciarlo di nuovo.
Si asciugò e si mise il vestito color bacca, decise di lasciare sciolti i capelli.
Uscì nel cortile, e mentre si dirigeva verso il portone la vide.
Lucrezia Donati, avvolta in un mantello marrone ricamato, era appena entrata nel cortile.
Quando vide Beatrice la donna arrossì leggermente, era imbarazzata.
"Lucrezia."
"Beatrice."
"Immagino cerchiate Leonardo...è nel suo laboratorio."
"Mi sta aspettando, sì...Grazie."
Beatrice fece per andarsene ma Lucrezia la fermò: "Aspettate! Io...vorrei solo dirVi che tengo davvero a Vostro fratello."
Beatrice era sorpresa: "Perché mi dite questo?"
"Perché conosco l'opinione che molti hanno di me a corte. Tutti sanno che sono la favorita di Lorenzo, che grazie a questo mio marito ha ottenuto favoritismi e vantaggi..."
"Io non Vi giudico Lucrezia" Beatrice le offrì un sorriso sincero "Non Vi considero una meretrice, so che come donna di nobile retaggio non avete potere sulle Vostre scelte. Penso che potendo avreste preso strade ben diverse."
Quanto avete ragione, avrebbe voluto rispondere Lucrezia.
"Vi chiedo solo di non fargli del male. Se davvero tenete a lui, capirete se è il caso di restare o andarvene."
Lucrezia annuì, ma era consapevole che era impossibile: teneva a lui e per questo voleva restare, ma allo stesso tempo voleva andarsene per non tradire mai più la sua fiducia. 
Beatrice si congedò per andare da Zoroastro e Lucrezia entrò nel laboratorio di Leonardo.
"Permesso?" 
Nessuno rispose, lei entrò comunque.
Lucrezia si guardò attorno, c'era un po' di confusione, un forte odore di polvere da sparo. Si addentrò nella stanza e vide Leonardo, era sdraiato su fianco sul letto, addormentato. Lucrezia lo guardò sorridendo teneramente, era così bello, sembrava sereno.
Si chinò su di lui e gli diede un bacio leggero sulla guancia. 
Lui si mosse ma non si svegliò.
Lei decise di andarsene, ma prima voleva scrivergli un biglietto, andò alla scrivania per cercare carta e inchiostro e così la vide.
Sulla scrivania c'era una vecchia mappa, rovinata ma leggibile.
Si chiese se questa cartina fosse parte di quel progetto di cui Leonardo non le aveva voluto parlare, quel progetto che per qualche strano motivo interessava Riario.

Zoroastro abitava in una soffitta di un edificio nel centro di Firenze, vi si poteva accedere da una scala esterna.
Beatrice arrivò davanti alla porta e bussò.
"Chi è?" chiese Zo da dentro.
"Bea." 
Sentì la serratura scattare e Zo aprì la porta.
"Ehi." le sorrise.
"Ehi." rispose lei "Disturbo?"
"Tu non disturbi mai. Entra."
Zoroastro la fece accomodare e chiuse la porta.
La soffitta era arredata in modo semplice, un tavolo con due sedie, uno scaffale contro il muro, un letto davanti al quale c'era un grosso baule.
Zo non aveva bisogno di molte cose, la sua vita di solito era tra le vie di Firenze o nei laboratori di Leonardo e Beatrice.
Entrambi non sapevano cosa dire, erano un po' in imbarazzo, non sapevano come affrontare l'argomento.
Fu Zoroastro a rompere il ghiaccio: "È stupido vero? Questo disagio...insomma, non ha senso provarlo no?"
"Sì sì, certo...è sciocco!" rise lei "Ci conosciamo da sempre, noi...non dovremmo essere imbarazzati."
Zo si avvicinò a lei, le prese le mani fra le sue: "Sai, è da quella notte, quella delle stelle cadenti...ho capito che eri speciale dal momento che hai stretto la mia mano mentre guardavi il cielo...sei entrata nella mia vita e ho capito che non ne saresti più uscita."
Beatrice sorrise: "La notte delle stelle cadenti...ti ho sentito mio fin da quel momento, come se fossi la metà che mancava."
Zoroastro le accarezzò una guancia, poi prese il suo viso tra le mani e la baciò, lei lo strinse forte.
Fu tutto semplice, istintivo, come il primo bacio che si erano dati.
Si baciarono a lungo, sempre con più passione, poi fu Beatrice a muoversi, spostandosi verso il letto portandosi dietro Zoroastro.
Lui si staccò per un attimo dalle sue labbra e la guardò negli occhi: "Sei sicura Bea?" ansimò. Sapeva che per lei era la prima volta.
Lei gli rispose baciandolo profondamente e iniziando a slacciare i lacci del corsetto.
In un attimo il vestito scivolò a terra, Beatrice tremò all'idea di essere nuda di fronte a lui.
Zoroastro la guardò: "Sei bellissima..." continuò a baciarla con passione, poi si sfilò la camicia e slacciò i pantaloni facendoli cadere sul pavimento.
"Anche tu..." rispose lei sorridendo.
Beatrice si sdraiò sul letto, Zoroastro fu sopra di lei, la baciò, percorse con le labbra e con le dita ogni centimetro del suo corpo.
Beatrice pensò che non c'era sensazione più bella.
Quando tornò a baciarla sulla bocca lei gli accarezzò la schiena con la punta delle dita, facendole scivolare sulla colonna vertebrale, sui fianchi, regalandogli dei brividi.
Lui la guardò negli occhi, era una domanda muta, quella di prima, sei sicura?
Lei gli sorrise e lo baciò di nuovo.
Zoroastro entrò in lei, con delicatezza e iniziò a muoversi dentro di lei, sempre più appassionato.
Beatrice pensò che si era sbagliata, questa era la sensazione più bella che avesse mai provato.
Strinse forte Zoroastro, lasciandosi trasportare da quel calore, da quel piacere.
Si guardarono, occhi negli occhi, era meraviglioso.
Quando tutti finì rimasero abbracciati, dandosi baci delicati.
Beatrice gli accarezzò il viso, le spalle, mentre lui le faceva scivolare un dito sul fianco facendola sorridere.
Lei lo guardò, tracciò il disegno delle sue labbra con un polpastrello: "Ti amo Zo."
Lui baciò la sua mano, le sorrise: "Ti amo Bea. Non andartene mai."
"Rimarrò sempre qui, non me ne vado."
"È una promessa?"
"Lo è, e lo sarà per sempre."
Rimasero in silenzio, in quel momento di assoluta perfezione.


Angolo dell'autrice: 
Prima di tutto voglio ringraziare LunaBlu Noir xxx per i suoi complimenti, grazie davvero! 
E poi che dire, spero che questi sviluppi vi siano piaciuti :) 
Un abbraccio! 
  
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