08/11/2013
4 recensioniFermata di Wembley Park, Londra.
Zayn uscì dalla stazione e non appena fu fuori respirò profondamente.Stava per rivederla, la sua amica Grace gli era mancata molto in tutti quegli anni senza vederla.
Si guardò attorno, nessuno sembrò prestare attenzione a lui, incappucciato come un fagotto e col passo sicuro. Abbassò gli occhiali e si assicurò di salire sull’autobus giusto, il 182, quello che passava nel Kingsbury.
Salmon Street, Londra.
Quelle case tipicamente londinesi fecero sorridere Zayn, pensando che tutto ciò gli ricordava quasi casa sua. Davanti al piccolo cancelletto Zayn fremette sentendo il cuore battergli all’impazzata. Risate e schiamazzi trapelarono dalla finestra socchiusa. Bussò il campanello e la porta si aprì. Lui sorrise e Grace a prima vista non lo riconobbe “chi siete?” domandò confusa.Zayn tolse cappello e occhiali “non mi riconosci?”
Grace riconobbe l’amico e l’abbracciò forte “finalmente Zayn! Sono anni che non ci vediamo”
I due rimasero lì sulla porta e un ragazzo si affacciò “e lui chi è?” domandò, spalancando gli occhi quando riconobbe Zayn Malìk.
“accomodati pure Zayn.” Lo invitò Grace gentile come al solito.
Non appena Zayn entrò le cugine di Grace urlarono come delle pazze isteriche e tutte le ragazze presenti si fecero autografare fogli e fotografare insieme a lui .
“Grace perché lui è qui?” gli domandò il ragazzo di poco prima.
“Mark sta tranquillo io e Zayn siamo solo amici di vecchia data” lo rassicurò Grace “lui è molto importante per me.”
Mark incrociò le braccia “è questo che mi preoccupa, e poi con lui presente il nostro matrimonio non avrebbe più alcuna privacy.”
Grace abbracciò il suo futuro marito “non preoccuparti amore mio, andrà tutto bene.” Si alzò sulle punte e gli schioccò un bacio sulla guancia “te lo prometto”.
Giardino di casa Perry, Salmon Street, Londra.
Grace si dondolò sull’altalena e si fece accarezzare dalla leggera brezza autunnale. Un brivido le percorse la schiena, e si sentì spingere più forte. Quando si girò vide il dolce sorriso che Zayn le rivolse “ti ricordi? Quando eravamo piccoli giocavamo sempre con l’altalena...”Grace sospirò “già, mio padre l’ha comprata quando ci siamo trasferiti qui, sperando che potesse farmi sentire meglio.”
Zayn si sedette sull’altra altalena con le mani nelle tasche della felpa “e ci è riuscito a farti sentire meglio?”
La ragazza scosse la testa “no, non ci riuscì. Ma dopo un po’ ci ho fatto l’abitudine.”
“anche tu mi sei mancata. Ho passato più di un mese a giocare da solo nel nostro posto preferito.” Lui guardò gli occhi di lei rivolti al cielo grigio. Erano di un verde così inteso che Zayn fu sicuro dell’emozione che lei provava nel rivederlo. Si alzò e andò dietro di lei “aspetto questo momento da anni.”
Iniziò a spingerla e lei si spaventò “non così forte!” poi, quando il vento le scompigliò i capelli iniziò a sorridere e il sorridere si trasformò in puro divertimento.
Grace balzò giù dall’altalena e estrasse dalla tasca un vecchio anellino di plastica “te lo ricordi questo Zayn?”
Lui si avvicinò e vide al’anellino “lo hai tenuto per tutto questo tempo?” disse sorridendo e guardando Grace negli occhi “e tu ricordi questo?” si arrotolò su la manica della felpa mostrandole un tatuaggio.
Grace sfiorò la pelle di Zayn “ti sei tatuato...il nostro simbolo segreto?” Grace si spostò sulle orecchie i lunghi capelli ebano “sei pazzo, perché lo hai fatto?”
“sicura che qui sia io il pazzo?” la schernì lui “non sono io quello che ha conservato un anello di plastica uscito della patatine”
Lei lo colpì con un piccolo pugno sul petto “smettila di prendermi in giro...” la mano di lei sostò più del dovuto sul petto di Zayn. Lei giurò che avesse sentito il cuore di lui battere forte.
Zayn la guardò negli occhi e Grace si sentì persa in quegli occhi color cioccolato.
L’incantesimo finì quando Mark si aprì la porta e urlò “zia Sally deve andar via, vieni a salutarla...”
Grace scostò immediatamente la mano “arrivo subito” balbettò e corse dentro, lasciando il povero Zayn solo con il vento che gli scompigliava i capelli.
Il vento stava portando aria di tempesta.