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Autore: samubura    08/11/2013    5 recensioni
Ho pensato per molto tempo a cosa potessi scrivere come fanfiction di un libro di cui mi sono innamorato.
Alla fine ho pensato potesse essere interessante riscrivere la storia dagli occhi di Peeta, personaggio che personalmente ho adorato, e penso sia impossibile non farlo.
Spero veramente molto che vi piaccia e in caso di farmelo sapere con una recensione o un messaggio per consigliarmi su cosa potrei migliorare. Buona lettura!
(p.s. se la storia vi piace, passate sulla mia pagina! https://www.facebook.com/samubura)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Peeta's Hunger Games'
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Effie Trinket ci scorta al nostro appartamento nel Centro di Addestramento.
Una grande torre è riservata per noi tributi. Dodici piani per dodici distretti, noi abbiamo l’attico. La nostra accompagnatrice sarà con noi e così il nostro mentore che sembra scomparso nel nulla dopo gli accordi presi sul treno. Un ascensore con le pareti di cristallo, dal quale si vedono le persone al pian terreno ridursi alle dimensioni di insetti mentre si sale con velocità esorbitante, ci porta fin su alla nostra provvisoria casa.
Per quanto Effie sia una persona solare già in condizioni normali è impossibile non notare quanto sia felice per la nostra presentazione alla parata. Ci inonda di complimenti e ci dice che ci ha già raccomandato alle persone più in vista di Capitol City. Sembra però arrabbiata con Haymitch che è l’unico che può gestire gli sponsor in modo ufficiale e che non si sta affatto occupando della cosa.
-Ognuno ha le sue riserve, ovviamente, visto che venite dal distretto del carbone – ovvio, chi vorrebbe sponsorizzare l’unico distretto che negli ultimi 25 anni non ha avuto neanche un vincitore? – Ma io ho detto, ed è stato molto astuto da parte mia, ho detto, be’, che se c’è abbastanza pressione, i pezzi di carbone si trasformano in perle!
Forse è una delle cose più stupide da dire, nonché completamente errata, ma Effie ci sfodera un sorriso a trentadue denti perfetti e non possiamo che congratularci con lei per la fantastica trovata anche se sia io che Katniss sappiamo entrambi che il carbone non si trasforma in perle e neanche in diamanti, se anche Effie si fosse sbagliata.
Continua a blaterare un po’ su Haymitch e ci dice che lo costringerà ad occuparsi di noi anche al costo di usare la violenza, il che suona alquanto divertente detto dalla saltellante-donna-rosa-confetto al vincitore di un’edizione degli Hunger Games. Ma almeno se lei è l’unica che può fare qualcosa per aiutarci con il nostro mentore, meglio assecondarla.
Ci lascia un po’ di tempo per girare nell’attico e prepararci per la cena. A quanto pare sarà una specie di festa e Effie si raccomanda di essere educati ed eleganti.
Mi guardo attorno sbalordito. L’appartamento è enorme, con una enorme finestra che si affaccia su un balcone che domina tutta la città. Tutti i pezzi di arredamento sono moderni e di un design gradevole da vedere. Niente a che vedere con la mia casa sopra la panetteria. Già solo la mia stanza sarebbe abbastanza grande da comprenderla completamente. Un letto a due piazze sta al centro, un bagno privato e un armadio enorme. Mi fiondo nella doccia, ma mi accorgo di non saperla usare.
Davanti a me al posto di un normale rubinetto c’è un pannello di controllo molto complicato con una serie di bottoni. Ne premo qualcuno a caso. Mossa sbagliata, la cabina si chiude e iniziano a uscire spruzzi di acqua calda e fredda alternati, sapone e oli profumati. Schiaccio disperatamente i bottoni finchè non si ferma tutto.
Decido di uscire e non rientrare finché non avrò capito come funziona per bene. Per fortuna non ci sono solo cose supertecnologiche, trovo un asciugamano che è sicuramente più morbido di quello che avevamo a casa, ma almeno so come si usa.
In accappatoio mi avvicino per guardare l’armadio. È strano anche quello. Su un lato c’è un piccolo pannello per scegliere automaticamente i vestiti credo. Cerco di capire meglio come funziona e dopo qualche tentativo l’armadio sputa fuori un abbinamento che mi soddisfa.
Mi cambio, aspetto sul letto che sia ora di cena. Sdraiato sul cuscino soffice noto un piccolo telecomando sul comodino. Lo prendo incuriosito. Troppi pulsanti anche qua. Ne schiaccio uno e appare davanti a me una enorme finestra virtuale. La definizione dell’immagine è incredibile. Mostra uno scenario di una costa. Non ho mai visto il mare.
Non ci sono laghi nel distretto 12 e tantomeno il mare. Guardo incantato le onde che si infrangono sulla spiaggia. Dev’essere fantastico vederlo dal vivo. So che è solo un’immagine computerizzata, ma è comunque spettacolare. L’acqua ha mille riflessi di colori diversi e la spuma bianca si muove avanti e indietro sulla sabbia.
Decido di uscire, si sta avvicinando l’ora di cena e non mi va di stare qua da solo. Preferisco stare in compagnia per evitare la nostalgia di casa che mi assale quando sono solo. Spengo lo schermo-finestra e mi raggiungo la sala da pranzo. Vedo che tutti sono fuori sul balcone e li raggiungo.
-Come stai Peeta? Siete stati grandi oggi!
È Portia ad accorgersi di me per prima.
 –Volevo ringraziarvi, tu e Cinna, per quello che avete fatto per noi stasera.
-È il nostro lavoro, ragazzo. – La voce di Cinna è calda e sabbiata. Ti avvolge come in un abbraccio rassicurante –La parte più grossa l’avete fatta voi, siete stati fantastici.
-Abbiamo seguito i vostri consigli – rispondo mentre mi godo il panorama mozzafiato.
Il balcone ha una balaustra di vetro, fa abbastanza freddo, ma ho indossato una giacca elegante che scopro anche molto funzionale. Sotto di noi le luci di Capitol City si estendono per kilometri.
-Peeta, vieni, voglio mostrarti una cosa.
Cinna mi si avvicina e mi invita a seguirlo. Torniamo dentro la casa e non ho assolutamente idea di cosa ha intenzione di parlarmi, attraversato il corridoio dove si trovano la mia camera e quella di Katniss e apre una porta che non avevo notato, c’è una scala e mi chiedo dove potrebbe portare dato che siamo all’ultimo piano. Probabilmente sul tetto.
Usciamo in una cupola con una piccola porta. Il vento mi investe appena metto il naso fuori, è un luogo molto meno riparato rispetto al balcone, ma ne vale la pena. La torre dei tributi domina tuta la città e posso godere di una vista a trecentosessanta gradi. Niente a che vedere con casa mia, di notte solo nelle notti di luna piena era possibile vedere fino all’altro lato della piazza. Qui la città appare in tutto il suo splendore. L’incredibile magia dell’elettricità, su cui il distretto dodici non può contare, domina incontrastata. In basso si vedono persino le persone che camminano per le strade affollate, la velocità delle automobili, la frenesia della capitale la fa apparire da quassù un enorme formicaio luminoso.
-Non hanno paura che qualche tributo possa buttarsi da quassù?
-Se anche tu volessi farlo, non si può – è accanto a me vicino al parapetto, allunga la mano nel nulla oltre il bordo e si sprigiona un lampo di luce che gli fa ritrarre il braccio velocemente –Ci tengono a voi.
Sorride e anche io di rimando. È diverso dalle altre persone che ho incontrato fin’ora.  Cerca di capire la nostra situazione ed è qua per aiutarci. Sono felice di avere la fortuna di avere lui e Portia come stilisti.
Giro tutt’intorno alla cupola e trovo un bellissimo giardino, delle campane a vento risuonano con un tintinnio musicale dando a quel luogo speciale un’atmosfera rilassante. È un posto speciale, magari non ci sono neanche le telecamere che, anche se nascoste, so che ci seguono ovunque.
-Torniamo o Effie non ce lo perdonerà mai.
Rido alla sua battuta e lo seguo di nuovo sul balcone neanche a volerlo Effie ci viene incontro stizzita –Oh finalmente! Stavamo aspettando voi…. Ma dov’è Katniss?
-Non era con noi, credo sia ancora nella sua stanza – risponde Cinna con voce tranquilla.
-Accidenti quella ragazza mi farà impazzire!
Ci supera con grande foga diretta verso le nostre stanze. Tutti ci concediamo una risata, siamo qua per festeggiare, non sarà molto, ma la parata è andata bene e ha riacceso un po’ di speranza. Quando Katniss arriva scortata da Effie rientriamo dal balcone e ci accomodiamo a tavola. Anche Haymitch, che non ho visto in giro, dovrebbe unirsi a noi per discutere delle nostre strategie.
Proprio mentre i camerieri vestiti di bianco stanno iniziando a servire le portate Haymitch si unisce a noi. Finalmente ha un aspetto decente, è ripulito e anche sobrio. Ottimo, magari sarà abbastanza lucido da aiutarci. Tutti chiacchierano animatamente, vorrei aggiungermi a loro, ma mi limito a qualche sorriso mentre mi concentro sulla cena come sempre ottima. Zuppa di funghi densa e saporita, roast-beef cotto a puntino. Vedo perfino Haymitch che mangia e ora che ci penso è la prima volta che lo fa mentre è con noi. Chissà, magari Effie è riuscita sul serio a mettergli la testa sulle spalle.
I camerieri vestiti di bianco ci ronzano in torno come mosche silenziose. Non parlano, ci portano i vassoi stracolmi di cibo e se ne vanno senza dire nulla.
Arriviamo al dessert, una ragazza dai capelli rossi porta in tavola una torta bellissima e le da fuoco. È uno spettacolo meraviglioso, sono tentato di chiedere la ricetta, ma poi penso che non avrò occasione di cucinare nessun tipo di torta nell’arena.
-Cos’è che lo fa bruciare? È alcol? –chiede Katniss –È l’ultima cosa che… Oh! Ma io ti conosco!
È chiaro che si stia rivolgendo alla ragazza dai capelli rossi. Non l’avesse mai fatto. Tutti gli sguardi si puntano su di lei e crolla un silenzio pesante.
-Non essere ridicola, Katniss. Come potresti conoscere una senza-voce? – il tono gioioso di Effie ora è duro come la pietra.
-Cos’è una senza-voce? – chiede Katniss palesando anche il mio dubbio. Non ho idea di chi sia un senza-voce, anche se il termine sembra piuttosto eloquente.
-Una che ha commesso un crimine. Le hanno tagliato la lingua, quindi non può parlare. – interviene Haymitch – Probabilmente è una traditrice di qualche genere. Non è possibile che tu la conosca.
-E anche se fosse, non devi rivolgere la parola a nessuno di loro, a meno che non sia per dare un ordine. – coglie la palla al balzo Effie – È ovvio che non la conosci davvero.
L’espressione di Katniss è indecifrabile, sembra confusa –No, immagino di no, solo…
La vedo nel panico e decido di intervenire, non so come, alla fine me ne esco con qualcosa di stupido ma efficace.
-Delly Cartwright – esclamo enfatizzando con uno schiocco di dita che trovo molto efficace – ecco a chi assomiglia. Anch’io continuavo a dirmi che aveva una faccia nota. Poi ho capito: è identica a Delly!
Delly Cartwright non assomiglia affatto alla ragazza coi capelli rossi che ha servito la torta. Però fa la nostra scuola ed essendo ciò che ho di più vicino a un’amica nel distretto 12 è stata la prima persona che mi è venuta in mente. Dovrò risolvere questa faccenda con Katniss. Mi lancia uno sguardo riconoscente e regge il mio gioco per uscire da quel guaio in cui si è cacciata.
-Certo, ecco a chi pensavo! Deve essere per via dei capelli.
-Un po’ anche gli occhi –aggiungo per rendere tutto più naturale. Ottengo l’effetto desiderato e Cinna che è tra tutti il più comprensivo riprende la domanda di Katniss.
-E sì, nella torta c’è dell’alcol, ma adesso è bruciato. L’ho ordinata apposta, in onore del vostro fiammeggiante debutto.
Tutto si rasserena, la torta è deliziosa. E alla fine del sostanzioso pasto ci spostiamo nel salotto. I divani sono comodi e ci sediamo tutti attorno allo schermo in alta definizione che mostra le repliche della cerimonia di apertura. È indubbio, nessuna altra coppia di tributi è alla nostra altezza. Gli stilisti ci hanno dato un vantaggio enorme.
-Di chi è stata l’idea del tenersi per mano? –chiede Haymitch che sembra veramente rinato questa sera.
-Di Cinna- gli risponde Portia.
-Il giusto tocco di ribellione, molto bello.
All’inizio non capisco le parole di Haymitch. Ribellione? Da quando tenersi per mano e sorridere è una forma di ribellione? Poi capisco, guardo le immagini degli altri tributi che sfilano prima di noi distanziati e rigidi quasi come se i loro compagni non esistessero neanche, come se fossero già dentro l’arena pronti ad uccidere la persona che hanno di fianco. Noi invece siamo radianti, fuoco e sorrisi l’abbinata vincente. Non siamo due freddi assassini, siamo due ragazzi dello stretto distretto, pronti ad affrontare la nostra sorte. Insieme.
-Domattina c’è la prima sessione di addestramento. Vediamoci a colazione e vi spiegherò nel dettaglio come voglio che ve la giochiate –dice Haymitch rivolto verso noi due – e adesso andatevene a dormire un po’, mentre i grandi discutono.
Seguo Katniss lungo il corridoio che conduce alle nostre rispettive camere. Quando arriviamo alla sua porta mi appoggio allo stipite per chiederle spiegazioni –Allora era Delly Cartwright. Ma pensa, trovare qui una sua sosia…
Ci pensa un po’, come sempre attenta alle possibile conseguenze e ai motivi che avrei per farle questa domanda. Dopo qualche secondo che fissa il corridoio vuoto con aria assorta decido di prendere io una decisione per entrambi.
-Sei già stata sul tetto? – scuote la testa senza dire nulla, sembra confusa, ma non capisco il perché. –Me l’ha mostrato Cinna. Si può vedere tutta la città. Ma il rumore del vento è un po’ forte.
Ovviamente, a parte l’idea di condividere con lei quel posto meraviglioso il mio intento è di spostarci in un posto meno sorvegliato dove possiamo parlare più liberamente in modo da farla aprire con me.
-Possiamo salire? – dal suo sguardo sembra aver capito il mio gioco.
-Ma certo, vieni.
La conduco fin sul tetto e la lascio godere un po’ del panorama fantastico e anche io fisso un’altra meravigliosa immagine di Capitol City nella mia mente. Non so che ore sono, ma sono sicuro di non essere mai stato sveglio tanto a lungo. Il vento copre il nostro silenzio, scompiglia i capelli sciolti di Katniss, guarda meravigliata la città ai nostri piedi.
-Ho chiesto a Cinna com’è che ci lasciano salire lassù. Non temono che qualche tributo decida di scavalcare e buttarsi?
-Lui cos’ha detto – risponde quasi svegliata dal suo sogno.
-Che non si può – rispondo facendo la piccola dimostrazione che Cinna aveva mostrato a me – C’è una specie di campo elettrico che ti ributta indietro sul tetto.
-Sempre preoccupati per la nostra sicurezza. Pensi che ci adesso ci osservino?
Probabilmente l’ho convinta a parlare, ma non si sente sicura. Deve esserci qualcosa di veramente grosso dietro questa storia. Mi ricordo delle campane a vento che potrebbero coprire le nostre parole.
-Forse – rispondo –Vieni a vedere il giardino.
Si guarda attorno. Quando si sente tranquilla inizia a raccontare, dal modo in cui lo fa vedo che ha bisogno di confidarsi con qualcuno, sono felice che mi reputi degno della sua fiducia.
-Un giorno eravamo a caccia nei boschi. Nascosti, in attesa della selvaggina.
Sussurra, ma riesco comunque a sentirla chiaramente. –Tu e tuo padre? –chiedo io parlando più piano che posso.
-No, io e il mio amico Gale – ah giusto, Gale, forse potrei cogliere questa occasione per chiederle di più sul ragazzo misterioso che è entrato nel cuore della ragazza in fiamme – All’improvviso gli uccelli hanno smesso di cantare. Salvo uno. Come se stesse lanciando un segnale di allarme. E poi l’abbiamo vista. Sono sicura che era la stessa ragazza. C’era un ragazzo con lei. Avevano i vestiti a brandelli. Correvano come se ne andasse della loro vita.
Si zittisce, presa dal fiume di ricordi che quell’esperienza le ha lasciato. Nei suoi occhi non ci sono che le immagini di quel giorno. Dopo un po’ riprende.
-L’hovercraft sbucò dal nulla. Voglio dire, un attimo prima il cielo era vuoto e un attimo dopo era lì. Non faceva alcun rumore ma loro lo videro. Dall’alto lasciarono cadere una rete sulla ragazza e la tirarono su veloci, veloci come l’ascensore. Spararono una specie di lancia contro il ragazzo trafiggendolo da parte a parte. Era attaccata a una fune e tirarono su anche lui ma sono certa che era morto. Sentimmo la ragazza urlare una sola volta, il nome del ragazzo credo. Poi l’hovercraft scomparve. Si volatilizzò. E gli uccelli ricominciarono a cantare, come se niente fosse successo.
Vorrei dire qualcosa di più toccante, ma ho la gola secca e la curiosità vince sulla ragione, la storia mi ha sconvolto, non avrei mai immaginato niente di simile.
-Loro vi hanno visti?
-Non lo so. Eravamo sotto una sporgenza di roccia – risponde prima di inabissarsi di nuovo nei ricordi. Mi accorgo che sta tremando, non saprei dire se dal freddo che sul tetto inizia a farsi pungente o per la paura che quel racconto rinnova in lei.
-Stai tremando – e le metto la mia giacca sulle spalle. Fa come per spostarsi, restia a ogni manifestazione sentimentale. Ma poi mi lascia fare –Erano di qui? – chiedo mentre le allaccio un bottone al collo proprio sotto il mento. È la prima volta che siamo soli e così vicini. Il cuore mi batte forte nel petto e sento un calore dentro che contrasta l’aria fredda della sera. Adesso, a pochi centimetri da me sembra così fragile, non la guerriera spietata con lo sguardo di ghiaccio e il volto di pietra. Annuisce, con aria triste.
-Dove credi che stessero andando? – penso che forse sarebbe meglio non insistere ulteriormente, ma sento il bisogno di sapere di più, di far durare quel momento più a lungo.
-Non lo so proprio – e neanche io in effetti. Dove andare oltre i boschi del distretto 12? Tralasciando i resti del distretto 13 distrutto che ci mostrano periodicamente in televisione non c’è nient’altro oltre il nostro distretto, stavano scappando, verso un porto sicuro al riparo dalla capitale, ma dove? –E non so neppure perché volessero andarsene da qui.
-Io me ne andrei da qui – rispondo senza pensare, forse un po’ troppo forte. Mi guardo intorno come per vedere se ci sono delle telecamere a riprendere la scena. Rido per sdrammatizzare e per apparire come un tributo nostalgico aggiungo – Tornerei a casa adesso, se me lo permettessero. Però devi ammetterlo: il cibo è ottimo.
Rimedio cambiando discorso, forse è meglio finire qui il nostro incontro serale.
-Sta cominciando a fare freddo. Meglio che entriamo- aggiungo. Entriamo nella cupola riscaldata e illuminata. L’atmosfera è completamente diversa, molto più rilassante e confidenziale, scelgo di cambiare discorso per soddisfare le mie curiosità.
-Il tuo amico Gale. È quello che ha portato via tua sorella alla mietitura?
-Sì lo conosci? – chiede, sembra sollevata dal fatto che ho cambiato discorso, felice di parlare di Gale?
-Non proprio. So che le ragazze parlano parecchio di lui – dico per stuzzicarla – Credevo fosse tuo cugino o qualcosa di simile. Vi somigliate.
È vero, si somigliano, ma un po’ tutti gli abitanti del Giacimento hanno gli stessi caratteri somatici. Figli di minatori, minatori anch’essi, stessi capelli scuri e occhi grigi. Ma so benissimo che non sono parenti, lo dico solo per vedere la sua reazione.
-No, non siamo parenti.
-È venuto a salutarti?
-Sì – mi guarda per capire il motivo di tante domande. –È venuto anche tuo padre. Mi ha portato dei biscotti.
Non me lo aspettavo e non riesco a mascherare il mio stupore – Davvero? Be’, tu e tua sorella gli piacete. Penso avrebbe desiderato una figlia invece di una casa piena di maschi. Lui e tua madre si conoscevano da piccoli.
Non le parlo di Prim. Non so perché evito di menzionare il mio incontro con sua sorella. Nel frattempo ci incamminiamo verso le camere. Sento che le palpebre mi si fanno pesanti.
-Ah, sì, lei è cresciuta in città – dice con poca convenzione, mi restituisce la giacca –Ci vediamo domattina.
-Ci vediamo – rispondo e mi allontano lungo il corridoio. Arrivo davanti alla mia porta e entro cercando di non fare rumore. Mi svesto lentamente. Annuso la giacca che ha il profumo di Katniss. Resto per un po’ stringendola fra le mani e poi la appoggio delicatamente su una sedia. Mi tolgo il resto dei vestiti e mi infilo sotto le coperte, sono calde e pulite.
Penso a Katniss. Ai momenti appena passati e a quelli che non passeranno mai, resteranno per sempre immagini di me e lei insieme. Un abbraccio, un bacio, tenersi per mano.
Sogni.


Ciao a tutti, sempre io, un nuovo capitolo.
Spero come sempre che sia di vostro gradimento, lasciate una recensione per qualunque cosa, ci sentiamo alla prossima (sperando che sia moooolto a breve anche se non garantisco, ho sempre meno tempo, ma più voglia di scrivere)
-samubura-

 
   
 
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