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Autore: Pervinca95    08/11/2013    8 recensioni
Avete presente "La guerra dei mondi" di Steven Spielberg? Ecco, immaginate qualcosa di vagamente simile in cui i protagonisti, però, sono due ragazzi del liceo e il cui unico sentimento capace di accomunarli è l'odio reciproco: David Trent e Sarah Anderson.
Il primo è il tipico bello e dannato, arrogante fino al punto giusto e indisponente oltre i limiti dell'immaginazione.
La seconda è una ragazza come tante, determinata e testarda, che non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa da nessuno; al contempo, però, è anche sensibile e dolce, un'inguaribile romantica.
*REVISIONE E CORREZIONE IN CORSO- POSSIBILI AGGIUNTE*
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Dal capitolo tredici:
Con la mano libera mi afferra il polso e lo stringe.- Sarei comunque in grado di fermarti in tempo, quindi la tua minaccia non mi sfiora nemmeno di striscio-
Sollevo un sopracciglio scettica.- Non è vero, non ce la faresti- replico convinta.
- Vuoi scommettere?-
- Ci sto-
- Ok, allora, se io vinco...- Fa una pausa e guarda il soffitto in fase meditativa, dopo poco riporta lo sguardo su di me, ma una strana luce illumina i suoi occhi.- Se io vinco tu dovrai spogliarti-
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
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Al peggio non c'è mai fine






L'uomo abbassa la pistola e sorride.- Allora ti posso anche risparmiare, mi stai simpatico- 

Trent fa spallucce e gli sorride.- Buon divertimento con lei- Poi punta lo sguardo su di me e mi saluta con la mano.- Addio Anderson- 











- Cosa?!- sbraito facendo dei passi verso Trent.- No, non puoi! Ma come...come...come puoi farmi questo?!- 

Continua a guardarmi con quel suo solito sorriso stampato in faccia e fa spallucce.- A quanto pare posso- dice soltanto, con un tono di voce tra il divertito e l'annoiato.- Lo sto già facendo- aggiunge con un sorriso maligno.

Non posso crederci. Mi sta vendendo ad un uomo soltanto per salvarsi la vita, non ha minimamente pensato a me, neanche per un istante. 
Ed io che stupidamente mi stavo scervellando su come difenderlo nel caso questo pazzo mercenario avesse avuto intenzione di sparargli. Ma a quanto pare, ho perso solo tempo.

Rimango a fissarlo attonita, senza parole, e l'uomo ne approfitta per afferrarmi un braccio e strattonarmi verso di lui.

- Forza piccola, il tuo amichetto non ti vuole- Mi volto a guardarlo rabbiosa e cerco di liberarmi rifilandogli un calcio nello stinco, che fortunatamente va a buon fine.

Mi lascia il braccio e comincio a correre disperatamente verso quel maledetto di Trent, ma solo perché dalla sua parte c'è l'uscita, non per altro.
Ma faccio pochi metri che vengo subito agguantata per i capelli e fatta cadere a terra con malagrazia.

- Te la faccio pagare cara questa, piccola impertinente!- urla il pazzo, puntandomi la pistola contro e stringendo la sua enorme e sudicia mano intorno al mio collo.
Non ho paura in questo momento, sento solo rabbia. Rabbia causata da Trent e da ciò che mi sta facendo. È sempre lui la causa dei miei problemi per ora.

Stringo le mie mani intorno alla sua per cercare di allontanarla dal mio collo, ma sento solo aumentare la pressione e comincio a faticare addirittura a respirare.

- Così ti passa la voglia di fare la furba- commenta il pazzo, ridendo.

E a questo punto faccio qualcosa che mai mi sarei aspettata di fare: gli sputo in faccia, con tutta la forza che mi è rimasta, anche se so che non servirà a liberarmi, ma solo per fargli capire quanto mi faccia schifo.

L'uomo smette di ridere e con la mano libera si tocca il viso; poi punta lo sguardo su di me, furioso e fuori di sé, ed aumenta la presa.

- Come hai osato! Come hai osato!- urla con gli occhi fuori dalle orbite e sbattendomi contro uno scaffale.
Spalanco gli occhi per il dolore alla schiena e comincio a scalciare per cercare di colpirlo da qualche parte, qualsiasi punto va bene, purché sia del corpo.
Ma sembra non funzionare, e comincio a respirare peggio a causa della stretta sempre più forte.
Poi mi fa nuovamente sbattere la schiena contro un altro scaffale e chiudo gli occhi per il dolore e per sforzarmi di non piangere.

E poi avviene tutto rapidamente, sento solo uno sparo, il mio corpo cadere a terra e rimanere accasciato. Intorno il silenzio. Adesso non c'è più nessuna mano intorno al mio collo, non c'è più alcun rumore o urlo, sembra essere tutto finito.
Ma cosa è finito? Io forse? Sono morta?

Mi basterebbe aprire gli occhi per rendermene conto, ma non ce la faccio. 
Mi fa troppo male la schiena anche solo per respirare, figuriamoci muovermi.
Sento due mani alzarmi la testa e poi percepisco di essere sospesa in aria, e qualcuno sta camminando. Ma non sono io.
E se fosse quell'uomo? Che cosa dovrei fare? Non riesco a muovermi, sono decisamente a pezzi. 

Poi un pensiero comincia a balenare nella mia testa: e quello sparo? Chi ha colpito? Me? Ma non sento un dolore tanto forte da nessuna parte, eccetto che sulla schiena, dalla quale sono sicura stia uscendo sangue a causa di qualche taglio causato dallo scontro contro lo scaffale.
E se quello che mi sta tenendo tra le sue braccia è l'uomo allora...Trent dov'è? 
Forse è già scappato e quello che ho sentito è stato uno colpo partito per caso. E se invece fosse stato ferito...o addirittura...ucciso?

Spalanco gli occhi di colpo e guardo in volto colui che mi sta tendendo tra le sue braccia, ma lo vedo offuscato.
Non riesco a riconoscerne i tratti del volto, per quanto mi stia sforzando di mettere a fuoco.
Mi sento adagiare a terra e poi la figura si mette davanti a me, procurandomi una leggera zona d'ombra.

- Come stai?- Ed è la sua voce! Santo cielo è lui! È lui! È vivo, oh mio Dio sia ringraziato il cielo!

Riapro gli occhi e stavolta, grazie al velo d'ombra, riesco a mettere a fuoco il suo viso. 
Non è cambiato nulla, ha solo un taglio sulla guancia dal quale esce sangue, ma per il resto sta bene per fortuna.
Poi passo ad analizzare i suoi occhi e lì mi soffermo. Non c'è più quel divertimento, quel menefreghismo con i quali mi parlava poco prima, c'è solo preoccupazione e stanchezza.
Ma in fin dei conti preoccupazione per cosa? È stato lui a lasciarmi nelle mani di quel tizio, non ci sono andata di mia volontà.

Volto la testa e non lo degno di una risposta, del resto non se la merita nemmeno dopo quello che mi ha fatto. 

Sospira e con la coda dell'occhio lo vedo passarsi una mano tra i capelli; poi si mette a sedere sui talloni e sposta lo sguardo sulla sua destra.- Non volevo davvero lasciarti a quell'uomo- se ne esce fuori, ritornando su di me.- Avevo in mente un piano, che ovviamente hai mandato a farsi benedire- Sorride e mi volta la testa verso di lui.

- Quindi la colpa sarebbe mia?- chiedo scioccata e con una rabbia crescente.

- Sì, se tu non ti fossi ribellata tanto a quest'ora non saremmo in queste condizioni- 

- Non sarei vorrai dire, mi sembra di averle prese soltanto io- puntualizzo allontanando la sua mano dal mio mento.- Il tuo piano prevedeva di entrare in azione nel momento in cui fossi morta?- domando con cattiveria ed alzando un sopracciglio.- Perché se è così potevi aspettare ancora un po'- 

- Quanto sei stupida- commenta scuotendo la testa e congiungendo le mani.

- Ah, io sarei la stupida? Ti ricordo che il tuo brillante piano prevedeva me come vittima sacrificale!- 

Alza la testa di scatto e mi fulmina con lo sguardo.- Vittima sacrificale? Credi davvero che ti avrei lasciata con quel pazzo solo per salvarmi?!- 

- È quello che mi hai fatto credere- sussurro senza allontanare i miei occhi dai suoi.

- Stavo fingendo- risponde soltanto, abbassando il tono di voce.- Per quanto non ti sopporti non ce la farei a farti una cosa simile- 

Sollevo le sopracciglia scettica.- Ho i miei dubbi. Se davvero non fossi riuscito a farmi una cosa simile avresti dovuto evitare di far degenerare la situazione fino a questo punto- ribatto, spostando lo sguardo sul pavimento ed incrociando le braccia al petto.

- Sei stata tu a far degenere la situazione! Non gli ho di certo sputato io in faccia!- sbraita passandosi una mano fra i capelli.

Torno con gli occhi su di lui, ormai accecata dalla rabbia.- Ho solo cercato di difendermi, cosa dovevo fare? Farmi portare via senza obiettare?!- 

- Non ti avrebbe portata via, glielo avrei impedito stupida!-

- E io come facevo a sapere che avevi un piano, si può sapere?- 

- Vorrà dire che la prossima volta farò un murales per fartelo capire, dato che non ci arrivi da sola!- vocia accasciandosi a sedere per terra.- Ma, davvero, come hai potuto credere che ti vendessi così?- 

Faccio spallucce ed abbasso la testa.- A quanto pare perché so che è quello che in realtà vorresti, ma che non hai il coraggio di fare. Forse è questo che me lo fa credere- concludo guardandolo.

Scatta i piedi e mi punta un dito contro.- E cosa accidenti ne sai tu di quello che vorrei fare io?! Cosa ne vuoi sapere?! Credi che non ti avrei salvata?! Credi che me ne sarei stato a guardare la scenetta di te che venivi sbattuta da una parte all'altra senza fare niente?! Allora fatti una domanda, una sola, dov'è adesso quell'uomo? Dov'è?!- Apre le braccia e mi fa segno di guardarmi intorno.

Poi comincio ad assemblare i pezzi del puzzle: lo sparo, il silenzio, nessuna mano intorno alla mia gola, Trent che mi porta via...
- Tu...tu...- sussurro flebilmente, senza riuscire a terminare la frase.

- Sì, esatto. Sono stato io a sparare- conclude al posto mio, poi ride istericamente.- E sai perché? Lo capisci o hai bisogno che te lo dica io? Beh, te lo dirò nel caso tu non ci arrivi. L'ho fatto per salvarti la vita, e non l'avevo programmato, sono scattato non appena ho visto che ti stava per sparare alla testa. E ora quell'uomo è morto, l'ho ucciso io- Si prende la testa fra le mani e torna a sedersi sui talloni.

Non ho parole. Ha sparato per salvarmi, è stato lui allora, ed io che sospettavo mi avrebbe lasciata...quanto sono stupida. Ma sembrava così reale mentre mi diceva quelle cattiverie, che...che ho agito d'impulso, senza pensare minimamente che in quel modo lo avrei messo in pericolo.

Mi trascino vicina a lui, scivolando con il sedere e procurandomi non poco male alla schiena; poi mi sollevo sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza, ed infine lo abbraccio, circondandogli il collo con le braccia e appoggiando la testa su di esse.
So perfettamente che non può servire a niente un abbraccio, ma è l'unica cosa che, istintivamente, mi è venuta da fare, anche solo per ringraziarlo.

Si toglie le mani dalla testa, sorpreso dal mio gesto, e lentamente porta le braccia intorno alla mia vita, circondandola delicatamente.

- Scusa- sussurro posando il mento sul mio braccio e guardando davanti.

Non dice niente, ma lo sento appoggiare il mento sulla mia spalla ed aumentare la presa intorno alla mia vita per avvicinarmi a sé.
Faccio qualche passetto in avanti con le ginocchia, ma mi sbilancio e faccio cadere entrambi distesi, con me sopra di lui.

- Scusa- dico nuovamente, cercando di rialzarmi, ma mi sento immediatamente trattenere e torno a guardarlo.

- Aspetta, ferma così- sussurra guardando prima me e poi sollevando lo sguardo al soffitto.
Rimango ad osservarlo rapita per tutto il tempo, fino a che non sorride e porta i suoi occhi su di me.- Hai chiesto due volte scusa, mi fai quasi paura Anderson- commenta, portandosi un braccio dietro la testa.

Sorrido e gli tiro un leggero pugno sul petto.- Sono i primi e gli ultimi che sentirai, quindi goditeli Trent- 

- Vedremo- ribatte senza perdere il sorriso, stavolta divertito, quasi di sfida.

Sospiro sorridendo e mi sollevo da sopra di lui, con qualche difficoltà dal momento che non riesco a piegare la schiena e sono una specie di palo.
Sento Trent ridere e mi lascio rotolare accanto a lui. Sembro una specie di tartaruga che si è cappottata e che non riesce a rigirarsi. 

Trent si alza e rimane a guardarmi, appoggiandosi con la schiena allo scaffale e ghignando.

Sgrano gli occhi e lo guardo scioccata- Come non mi aiuti?- 

Scuote la testa e fa una smorfia.- Preferisco godermi lo spettacolo da qua- 

- Mostro- taglio corto cominciando a rigirarmi per tentare l'impossibile e uscirne con la schiena illesa...se così si può dire.

Dopo un buon quarto d'ora sono in piedi e dolorante in ogni parte del corpo, ma almeno ce l'ho fatta.
Trent si posiziona alle mie spalle e improvvisamente mi solleva il golf.

- Che stai facendo?- chiedo allarmata e voltandomi verso di lui.

- Hai la maglietta sporca di sangue, stai sanguinando- dice soltanto, continuando a guardarmi la schiena.

Faccio una smorfia e porto una mano sulla fronte.- Lo so, me ne ero accorta, e devo prendere un'altra maglietta- Sbuffo e comincio a camminare verso il reparto vestiti, ma improvvisamente sento una fitta interna, all'altezza delle costole, e mi fermo.

Mi appoggio ad uno scaffale e cerco di fare dei profondi respiri, ma il dolore persiste e, anzi, sembra aumentare.

- Che hai ora?- chiede Trent, visibilmente scocciato.

- Stai...stai...- Non riesco a terminare i miei urli che il dolore aumenta ancora di più.- Zitto- sussurro infine, portandomi una mano sul torace.

Accidenti, c'è una specie di rigonfiamento. Oh cavolo, non mi dire che...

Mi tolgo velocemente il golf e lo lascio cadere a terra, poi alzo la maglietta e comincio a tastare delicatamente, fino a che non sento nuovamente quel piccolo gonfiore...che non è gonfiore, bensì una costola incrinata.

- Ho una costola incrinata- annuncio riabbassando la maglietta e sospirando.

- Come fai a saperlo?- mi chiede il troglodita, scettico.

- I miei genitori sono medici, certe cose le so anch'io. E non è difficile capire i sintomi di una costola incrinata, anche perché il dolore è facilmente riconoscibile- spiego velocemente.

Alza le mani in segno di resa.- Se lo dici tu- 

Sbuffo ed alzo gli occhi al cielo, poi ricomincio a camminare lungo il corridoio, fermandomi di tanto in tanto per riprendere fiato.

- E come fai a a sapere che non si è rotta?- chiede raggiungendomi e guardandomi con la fronte corrugata.

- Perché se si fosse rotta a quest'ora non potrei piegare il torace e probabilmente mi avrebbe già perforato un polmone con tutte le botte che ho preso- Faccio una smorfia e ricomincio a camminare, anche se lentamente.

- Che si fa per curarla?- 

Mi fermo e lo guardo.- Niente- 

- Come niente? Ci deve essere qualcosa- sbotta nervoso e gesticolando con le mani.

Sospiro.- Se per qualcosa intendi una fasciatura, no. M'impedirebbe di fare respiri profondi e potrei rischiare sul serio la perforazione di un polmone. Si sistemerà da sola, ho solo bisogno di riposo e in una ventina di giorni dovrei ritornare come nuova- Sorrido e riprendo a camminare.

- La costola è tua, tu sei l'esperta, fai quello che ti pare, non è affar mio- taglia corto con un'alzata di spalle e superandomi.

- Quanto sei simpatico- commento con una smorfia.

- Oh tranquilla Anderson, tu mi superi di gran lunga- ribatte continuando a camminare e alzando una mano, a mo' di saluto.

- Dove vai?- chiedo quasi allarmata e affrettando il passo per raggiungerlo.

Si volta verso di me, sorridendo sornione, e indica con il pollice lo scomparto adiacente.- Vado a recuperare la busta con i viveri, tu vai a cambiarti- Mi dà le spalle e comincia ad allontanarsi.- Ah, e vedi di non morire- conclude ghignando.

- Ribadisco: troppo simpatico- Faccio una finta risata e poi torno seria.- Stupido troglodita, non hai un minimo di tatto umano- E detto ciò mi allontano a fatica, camminando nella direzione opposta alla sua.

Raggiungo lo scaffale con i vestiti e prendo altre tre magliette, una delle quali metto subito. Poi, ma proprio perché sono buona, prendo due magliette anche per Trent e torno al punto in cui ci eravamo lasciati.

- Ce ne hai messo di tempo- si lamenta appoggiando la testa allo scaffale dietro di sé.

- Veramente sono stata velocissima- ribatto avvicinandomi e aprendo il sacchetto per metterci dentro le magliette.

Solleva un sopracciglio scettico. Alzo la testa e lo guardo, e siamo troppo vicini, se ne è accorto pure lui perché, per un attimo, ha sgranato gli occhi.
Cavoli sento il suo respiro sul mio viso! No no, non va bene, troppo vicini, specialmente se si parla di me e di Trent.

Sposto lo sguardo sulla sua guancia e osservo il taglio che si è fatto, o che probabilmente gli ha fatto quell'uomo. Alzo lentamente una mano e gli sfioro la parte adiacente alla ferita, cercando di fare il più piano possibile per non fargli del male.
Sento lo sguardo di Trent fisso su di me, sento i suoi occhi su ogni centimetro della mia pelle...e gli dò anche ragione, sono impazzita.

- Devi disinfettarlo- sussurro abbassando la mano e ritornando a guardarlo.

I suoi occhi sono ipnotici, soprattutto adesso, ed è difficile smettere di guardarli. 
Sembra che non abbia nemmeno sentito quello che gli ho detto, mi sta guardando come non l'ho mai visto fare, non so descrivere come, so solo che mi fa venire la pelle d'oca. 
Per un attimo il suo sguardo si posa sulla mia bocca, poi velocemente ritorna a guardarmi negli occhi.

Abbasso la testa titubante e mi mordo il labbro. Perché mi ha guardata in quel modo? Deve essere stata colpa della vicinanza...di sicuro, non c'è altra spiegazione.

- Andiamo- gli sento dire improvvisamente.- Siamo stati qua dentro anche troppo- 

Alzo la testa e mi allontano di qualche centimetro.- Prima devi disinfettare quel taglio, o ti farà infezione- 

Annuisce e prendiamo a camminare verso un altro reparto. 
È calato il silenzio, e solitamente tra noi non succede mai, cioè, il più delle volte lui comincia a fare battutine o a lamentarsi di me, ma comunque non rimaniamo mai in silenzio.
E non capisco perché adesso debba essere diverso. Sta pensando a qualcosa, lo si vede lontano un miglio, ma non riesco a capire cosa. 
Tiene lo sguardo costantemente alto, non lo ha mai abbassato, eppure si vede che la sua testa è da tutt'altra parte, in un mondo a parte. 

Arrivati lo supero e mi metto a cercare del cotone e del disinfettante. Li prendo e torno da lui mentre scarto le confezioni che ho in mano.

- Stai fermo ora, brucerà un po'- lo avverto mentre bagno il cotone col liquido verde.

Non dice niente e continua a guardarmi intensamente, senza perdersi nessuna mia mossa.
Avvicino la mano al suo viso e appoggio il cotone sul taglio...procurandogli del dolore a giudicare dalla sua smorfia.

- Che mano pesante che hai- si lamenta mentre continuo a strofinare il cotone.

- Hai del sangue incrostato, dato che con le buone non se ne andava ho optato per le cattive- ironizzo bagnando il batuffolo con altro disinfettante.

Si apre in un sorriso inquietante, ma pur sempre bello, e mi afferra il polso.- Mi vendicherò, stanne certa- 

- Oh che paura- ribatto facendo una faccia terrorizzata, tanto per prenderlo in giro.

- Fai bene ad averne- 

- Ero sarcastica-

- Io no- conclude sorridendo e allontanando il viso dalla mia mano. Rimango con il batuffolo a mezz'aria e si volta per darmi le spalle.- Muoviamoci Anderson, ho voglia di riposare- 

Sbuffo rassegnata e lo seguo, ovviamente dopo essermi messa in tasca sia il disinfettante che il cotone. 
Appena arriviamo davanti all'uscita del supermercato si mette a cercare qualcosa nel sacchetto e se ne esce fuori con la mia benda.

- Girati- ordina perentorio. Non rispondo nemmeno e faccio come mi dice, ci ho già preso l'abitudine.

- La stringi troppo- mi lamento non appena ha finito di fare il decimo nodo.

- Meglio, almeno non rischia di cadere- taglia corto prendendomi per il polso.- Ce la fai a correre?- 

Annuisco incerta. Sono quasi sicura di non potercela fare, insomma, già faccio fatica a camminare, figuriamoci a correre. Ma non c'è molta scelta, perciò dovrò tenere i denti stretti e sopportare il dolore, che sarà sicuramente forte.

- Bene, allora prova a correre avanti e indietro, qui, adesso- comanda dopo un lungo silenzio, spiazzandomi del tutto.

- No, non ce n'è bisogno, ce la posso fare- affermo sicura di me.

- Allora dimostramelo- sussurra, sicuramente con un sorriso da schiaffi.- O hai paura di non farcela?- aggiunge in un sibilo.

Sbuffo e mi tolgo la benda. Sta giocando la carta dell'orgoglio, e purtroppo io ne ho tanto, per questo non sono in grado di tirarmi indietro.
Gli apro la mano e gli lascio la benda, mentre quello scemo non fa altro che sorridere divertito. 

- Perché quello sguardo truce?- mi chiede con un sorriso beffardo stampato in faccia .- Forse perché sai di non farcela? Puoi anche ammetterlo e non correre- suggerisce incrociando le braccia al petto e guardandomi a mo' di sfida.

- Taci- Gli dò le spalle e faccio un profondo respiro, avvertendo immediatamente il dolore.
Bene, se sento male già ora che non sono partita non voglio immaginare che sentirò dopo, probabilmente stramazzerò al suolo.

Fisso un punto davanti a me e comincio a correre, anche se mooooolto lentamente.

- E questo ti sembra correre? Potrei tenerti il passo camminando e facendo pure dei riposini nel mezzo- commenta il troglodita, visibilmente compiaciuto.

Mi fermo e mi volto a fulminarlo.- Un attimo, mi stavo solo riscaldando- improvviso ricominciando a correre, per modo di dire.

- Oh beh, tanto abbiamo tutta la giornata, fai con calma- gli sento dire, ma lo ignoro.

Aumento il passo e la prima fitta si fa sentire prepotentemente, accelero leggermente e mi mordo il labbro per evitare di urlare dal dolore. 
Ma continuo ad andare avanti, senza fermarmi. Tocco il fondo del corridoio e mi volto per tornare da Trent, sempre che io ci arrivi, s'intende.

Riprendo a correre a testa bassa, e solo per non fargli vedere che sto facendo fatica e che mi sto mordendo il labbro per...ah, e adesso mi sta pure sanguinando, perfetto.
Sono messa peggio di mia nonna: una costola incrinata, un taglio sulla tempia che si sta rimarginando, altre ferite sulla schiena e adesso anche il labbro spaccato.

Aumento l'andatura per arrivare prima alla meta, ma una fitta più forte delle altre m'impedisce di muovere solo un altro passo e così mi fermo di scatto, tenendomi il torace e camminando verso il primo scaffale che trovo, per poi appoggiarmici con la schiena e farmi scivolare a terra.
Ho il fiatone per aver fatto cinque metri, incredibile, non sono mai stata così cenciosa in vita mia.

- Come immaginavo- sento dire al troglodita, che lentamente si sta avvicinando.- Non ce la fai e quindi c'è solo una cosa da fare- 

- Cosa?- chiedo col fiato corto e alzando la testa per guardarlo.

Sorride sghembo e si passa una mano fra i capelli.- Tu rimarrai qui, io torno nel rifugio- 










Angolo dell'autrice:

Ciaooooo! Eccomi qua mie carissime lettrici :)
Scusate il ritardo, perdonatemi */\*
Spero che questo capitolo denso di colpi di scena vi abbia ripagate dell'attesa. Ne sarei davvero felice :)
Sono successe un po' di cose in questo capitolo, e ancora una volta ho lasciato un finale aperto ahahahahah.
David è terribile: da una parte è borioso, antipatico, scontroso e arrogante, dall'altra si preoccupa per Sarah, anche se lo dà poco a vedere. Insomma, lo amo *-* ahahahahahahah
Pubblicherò presto, quindi tuuuutta la vostra curiosità sulla prosecuzione degli eventi verrà soddisfatta, e spero di non deludervi >.<

Grazie mille di tutto il supporto che mi date! Sempre! Vi sono infinitamente grata, e mi dispiaccio veramente tantissimo di farvi attendere tanto per i capitoli :')
Cercherò di fare ancora di più del mio meglio, sperando di essere all'altezza delle vostre aspettative *//*
Un bacione a tutte!!!!! Infinitamente GRAZIE!


Federica <3

E per farmi perdonare..............
Due piccoli spoiler sul capitolo successivo:



- In realtà mi tocca ammettere che hai un fisico niente male Anderson, se non fosse per il tuo carattere ci avrei già fatto un pensierino- ammette, sorprendendomi.

- E credi che io ti avrei dato il consenso?- domando scettica.- Illuso- 

- L'illusa sei tu che continui a resistermi, ma sei fortunata, perché con te non avrei il coraggio di fare nulla, se non impiccarti- 

- Non ti resisto caro, semplicemente non sento nessun tipo di attrazione o sentimento nei tuoi confronti, se non odio- Faccio una smorfia come a dire "ben ti sta" e sorrido da sola, vittoriosa.






- Che...che...che è successo?- domando ricacciando indietro le lacrime.

- È morta- afferma in un sospiro e sollevandosi da sopra di me. 

Rimango a terra, con gli occhi puntati sul soffitto e un braccio sulla fronte. 
  
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