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Autore: Akilendra    08/11/2013    5 recensioni
Gli Hunger Games sono giochi senza un vincitore, ventitrè ragazzi perdono la vita, l'ultimo che rimane perde sè stesso in quell'arena, non c'è nulla da vincere, solo da perdere. Nell'arena si è soli, soli col proprio destino, Jenna però non è sola...
Cosa sei disposto a fare per non perdere te stesso? E se fossi costretto a rinunciare alla tua vita prima ancora di entrare nell'arena?
Gli Hunger Games saranno solo l'inizio...
(dal Capitolo 1):
"Un solo rumore e so che lei è qui...l'altra faccia della medaglia, il mio pezzo mancante, la mia immagine riflessa allo specchio, una copia così perfetta che forse potrebbe ingannare anche me, se non fosse che io sono la copia originale dalla quale è stata creata. Dopotutto sono uscita per prima dalla pancia di nostra madre, quindi io sono l'originale e lei la copia."
(dal Capitolo 29):
"'Che fai Jenna?'
Mi libero della menzogna.
'Che fai Jenna?'
Abbraccio la verità.
'Che fai Jenna?'
Mostro l'altra faccia della medaglia."
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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 Capitolo 25

 
 Primo angoletto dell'autrice: Ebbene sì, sono viva... ancora per poco, lo so, ma sono viva.  Il mio infallibile sesto senso mi suggerisce che potrei essere un tantino in ritardo, giusto un po', è qualche mese che non aggiorno. La scuola, il latino, il greco, l'estate, il mare, il computer che fa i capricci, gli allenamenti, un titolo di campionessa italiana vinto, il latino, il greco, il latino, il greco, il latino, il greco... insomma, una serie di fattori hanno progettato una congiura contro di me, boicottando il mio venticinquesimo capitolo. Dopo una lunga e sanguinosa battaglia, che ha riportato molte perdite, tra cui la mia sanità mentale, ne sono finalmente uscita vincitrice ed eccomi qua con questo benedetto capitolo... Ora, ci si aspetterebbe come minimo che dopo questa lotta per scriverlo, sia almeno qualcosa di strabiliante, eccezionale, favoloso, magnifico, fantastico, epico, irripetibile, unico, un capolavoro... Ecco, io non vorrei deludere le vostre aspettative ( sempre che ci siano delle aspettative, perchè è anche altamente probabile che questo capitolo non se lo filerà nessuno con tutto il tempo che ci ho messo per pubblicarlo, ma voglio essere ottimista...) dicevo, che non vorrei deludere le vostre aspettative, ma non racchiude esattamente tutti quei bellissimi aggettivi sopra elencati. Perciò, non aspettatevi niente di che, ecco...
*fa un sospironone* ora che ho scritto questo angolone dell'autrice ( che è solo il primo, perchè alla fine del capitolo ce n'è un altro eh! ahahahahah) , in cui in pratica, smonto ogni aspettativa e alleggerisco i miei sensi di colpa, direi che mi sento un po' meglio... 
Allora mi dileguo e vi lascio alla lettura ( sempre se ci sarà qualcuno che legge...) Bene, ciao, ci vediamo alla fine della pagina :*









È un sollievo vederli insieme, i miei amici, alleati, compagni, tutti insieme. Ho tanto temuto per Jo quand’era da sola ad occuparsi di Wiress e Beete, ma ora non c’è più nulla da temere, ora sono tutti insieme, ognuno a coprire le spalle dell’altro e quando verrà il momento faranno scattare il nostro piano.
 
Nei giorni che seguono non stacco un attimo gli occhi dallo schermo. Li vedo raccontarsi a vicenda quello che hanno passato nei giorni in cui erano divisi e tirarsi su di morale. Assisto con un po’ di apprensione ai battibecchi tra Jo e Katniss e capisco che non sono l’unica alla quale la ragazza di fuoco non sta molto a genio. Fisso lo schermo stupita quando capiscono grazie ai “Tic, tac” di Wiress, che l’arena è un orologio. Le mie lacrime si uniscono a quelle di Finnick e Katniss quando incontrano le Ghiandaie Chiacchierone ed esulto per la gioia quando riescono uscire da quell’inferno di urla.
‘Oh Finnick, amico mio, tieni duro, presto sarà tutto finito!’
 
Dopo qualche giorno finalmente, intravedo il barlume di quella speranza che stavo tanto cercando quando Beete illustra agli altri il suo piano. Mentre parla so già che questo è quello che stavamo tutti aspettando, questa è la scintilla che farà scattare… la rivoluzione.
‘Dio quanto mi piace questa parola!’
 
Johanna e Katniss cominiciano insieme a scendere la collina, l’immancabile spoletta di filo passa dalle mani di una e poi dell’altra. Poi qualcosa va storto, oppure va dritto, non ne ho idea, non so più cosa sta succedendo, non so più se i miei amici stanno improvvisando, o continuano a seguire il piano. Sta di fatto che il filo viene tagliato e Johanna capisce al volo che deve prendere in mano la situazione.
Con la spoletta di filo colpisce Katniss alla testa, lei perde i sensi, in un attimo Jo la sovrasta e le strappa dal braccio il localizzatore, ma questo forse è chiaro solo a me, in questo momento, agli occhi di chiunque altro, potrebbe tranquillamente sembrare che Johanna la stia attaccando.
E sicuramente è quello che pensa anche Katniss quando si sveglia e si ritrova un braccio insanguinato e un dolore lancinante alla testa, cerca di scappare il più velocemente che può, non sa neanche lei da chi sta scappando, quando vede Beete a terra si ferma.  – Beete! Beete, cosa succede? Chi ti ha ferito? Beete! – lo scuote cercando di avere almeno una risposta, lui mugula qualcosa che non riesco a capire, poi agita una mano come per spostarla, in mano ha un coltello, anche Katniss lo nota.
Si guarda attorno con aria smarrita, poi si ferma a fissare il campo di forza.
‘Si Katniss, so cosa stai pensando. So che ti sembra tutto assurdo e che non stai capendo nulla di quello che sta accadendo, ma si, cavolo si! Sai cosa fare, so che lo puoi fare… fallo!’
 
Haymitch irrompe nella stanza con aria molto poco tranquilla – Cosa diavolo ci fai tu ancora qui? Muovi quel culo! – sbraita usando i suoi elegantissimi francesismi – Immagino che non ci sia modo di liberarsi del ragazzo vero? – chiede facendo un cenno con la testa verso Sam – Lui sa già tutto – dico sicura, Haymitch fa roteare gli occhi – Ma certo, è diventata una cosa da spifferare a tutti non è vero? -.
Protesto mentalmente, Sam non è “tutti”, ma non lo faccio notare ad Haymitch, non c’è tempo a quanto pare, non c’è tempo neanche per respirare. Seguiamo il mentore scorbutico finchè non siamo sulla terrazza, lì c’è un grande hovercraft ad aspettarci – Muovetevi, salite, prima che ci ripensi! – urla per sovrastare il rumore del bestione di metallo, poi torna ad impartire ordini al pilota. Saliamo a bordo, ma lui non ci raggiunge, l’hovercraft comincia ad alzarsi e dal finestrino riesco chiaramente a vedere la sua sagoma sparire dietro la porta della terrazza. Mi avvicino al pilota –Perché Haymitch non è con noi a bordo? – domando un po’ confusa, regna il silenzio, aspetto per qualche minuto parole che non arriveranno, quando mi rendo conto che non ha intenzione di rispondermi raggiungo Sam e mi siedo accanto a lui.
È tutto così strano, perchè Haymitch non è salito con noi? Non capisco, non so se il piano è andato come doveva andare, non so dove sono i miei amici, non so neanche dove siamo diretti, non so più… niente.
E poi sembra che siamo soli su questo hovercraft, perché siamo soli?
Non siamo soli. Le porte scorrevoli si aprono, una ragazza bionda si siede davanti a noi. Il suo viso, i suoi occhi, ho la sensazione di averla già vista da qualche parte, ma non riesco a ricordarmi dove.
Ma francamente non importa granché, con tutte le domande che mi ronzano in testa, questa è proprio l’ultima a cui ho bisogno di dare una risposta. – Luisa – annuncia la bionda guardandoci –Sam -  sorride lui, poi mi da una gomitata, dalla mia bocca esce qualcosa simile ad un grugnito, sto per presentarmi anch’io come Sam e la buona educazione vuole, quando mi viene un dubbio. Ora che è in corso una… Rivoluzione, ( che bella parola!) devo ancora nascondermi dietro l’identità di mia sorella o posso finalmente smettere di recitare? Deciderò più tardi, quando avrò le idee un po’ più chiare, ho passato così tanto tempo a fingere che qualche ora in più non mi cambia certo la vita – Anna – dico infatti, la bionda mi sorride affabile, deve essere una persona che ci sa fare con la gente.
 
Pochi secondi dopo una massa indistinta di colori improbabili fa capolina attraverso le porte scorrevoli. Una donnina avvolta in un tailleur rosa confetto fa la sua entrata nella sala a braccetto di quella che si direbbe essere la sua copia dipinta di lilla. Non so nemmeno perché ma mi alzo in piedi –Zelda – urlo correndo verso la mia accompagnatrice rosa preferita. In uno slancio di rirovato affetto l’abbraccio, quasi le volessi davvero bene, lei ricambia, solo che lo fa come dovrebbe farlo una signora – Oh cara, che piacere rivederti – dice mentre sul viso incipriato si disegna un sorriso, forse uno dei più veri che le abbia mai visto fare. Presto riconosco anche l’altra donna, quella lilla che era a braccetto con Zelda, è Effie, l’accompagnatrice del Distretto 12, l’accompagnatrice di Katniss e Peeta. Saluto brevemente anche lei.
Poi individuo seduto su un divanetto il resto della gente che faceva parte della “massa indistinta di colori improbabili” che avevo visto attraversare le porte scorrevoli. Ci sono i miei preparatori e altri tre personaggi molto simili: due donne, una con la pelle verde e un ragazzo con una matassa di riccioli arancioni… roba da Capitol City. C’è anche Arthur, il mio stilista, anche per lui riservo un saluto caloroso. Ma cosa mi prende, va bene la nostalgia, va bene il sentimentalismo, ma questa è gente di Capitol City.
 ‘Ma ci sarà un motivo se sono qui su questo hovercraft, non ti pare Jenna?’
Già, perché sono su questo hovercraft?
Dopo qualche convenevole decido di dar voce ai miei dubbi –Arthur, ma voi che ci fate qui? – chiedo cauta, lui fa un mezzo sorriso – Noi chi? Noi gente della capitale? È questo che intendi? Beh sai, non è che perché siamo di Capitol vuol dire che ci sta bene Snow… -  dice con voce bassa, come se si trovasse ancora nella capitale, come se queste parole avessero ancora il potere di far rotolare la sua testa.
Ma non siamo più a Capitol City, siamo su questo hovercraft, diretti non so dove.
-Sai dove siamo diretti? – chiedo subito dopo, non so perché ma anche io abbasso la voce, Arthur si sbellica dalle risate, come se avessi appena detto la barzelletta del secolo – Sei forse caduta dalle nuvole, ragazza mia? Stiamo viaggiando verso il Distretto 13 – lo dice come fosse la cosa più naturale del mondo. Io invece sento che potrebbe prendermi un infarto da un momento all’altro. Distretto 13? Ma è stato raso al suolo qualcosa come settantacinque anni fa!
‘Evidentemente no, Jenna’
Arthur nota la mia espressione confusa – Non dirmi che non lo sapevi! – dice, poi la sua espressione si ammorbidisce, diventa più accondiscendente come quella di un adulto che spiega perché il cielo è blu ad una bambina. E così comincia la sua spiegazione, mi dice che in realtà il Distretto 13 non è mai stato raso al suolo, o meglio si, in superficie. Nei settantacinque anni successivi ai Giorni Bui, quando si diceva che il Distretto 13 era stato annientato nella guerra tra Capitol City e i distretti, l’attività di costruzione si svolse quasi completamente sotto terra. C’era già un grande complesso sotterraneo, ampliato nel corso dei secoli, per costruire o un rifugio segreto per i capi di governo in tempo di guerra o un’ultima risorsa per l’umanità nel caso in cui la vita in superficie fosse diventata impossibile. Mi spiega anche che il distretto era il fulcro del programma di sviluppo degli armamenti nucleari di Capitol City. Durante i Giorni , i ribelli del 13 strapparono il controllo alle forze governative, puntarono i loro missili nucleari contro Capitol City e conclusero un patto: avrebbero fatto finta di essere morti se li avessero lasciati in pace, la capitale si vide costretta ad accettare l’accordo.  Capitol City demolì i resti visibili del distretto e bloccò ogni via di accesso dall’esterno, forse i leader pensavano che, senza aiuti, il 13 si sarebbe estinto da solo. Eppure, nonostante le aspettative, il distretto è sopravvissuto.
Quando i nostri hanno organizzato il piano, si sono messi in contatto con il loro capo che ha acconsentito ad ospitarci nel loro Distretto sotterraneo.
Ma perché a me questa parte del piano, non l’ha raccontata nessuno? Mi appunto mentalmente di chiedere spiegazioni a Finnick una volta arrivati.
Finnick.
Chissà dov’è in questo momento, chissà come sta, cosa sta facendo… probabilmente è su un hovercraft proprio come questo, finalmente al sicuro.
Cullata da questo mio dolce pensiero non mi accorgo che Sam si è seduto vicino a me e che ora è lui a parlare con Arthurr. Sta spiegando anche a lui la storia del Distretto 13, sarà lunga la questione, già lo so, perciò guardo fuori dal finestrino e lascio che i pensieri fluiscano nella mia testa senza un ordine.
 
Il primo pensiero è una persona, Anna, ed è lei a riempire subito la mia mente.
Quanto vorrei averla al mio fianco in questo momento! Vorrei abbracciarla, raccontarle della rivolta, vorrei fantastiacare insieme a lei su una Panem diversa da quella che abbiamo sempre conosciuto, su un futuro che non ci siamo mai concesse il lusso di immaginare.
Ora me lo immagino un futuro e la prima cosa che programmo, la prima certezza che ho, è che andrò a riprendermi mia sorella. Mi sono unita ai ribelli, stiamo volando verso un distretto che credevamo distrutto e che vive libero dalle costrizioni di Capitol City, abbiamo stravolto la 75esima edizione degli Hunger Games, abbiamo distrutto un’arena, abbiamo fatto divampare rivolte in tutti i distretti… mi sento forte, potente, mi sento invincibile, mi sento capace di sognare, di sperare. Arriverò al Distretto 13, mi preparerò come si deve e poi andrò a salvare mia sorella.
È una certezza, un punto fermo.
Anche il secondo pensiero è una persona, mio padre.
E all’improvviso vengo assalita dalla paura. Ho paura che possa essergli successo qualcosa, ho paura che la rivolta nel nostro Distretto non sia andata come doveva andare. Ho mille paure e ognuna di queste basta a terrorizzarmi, ma mi ripeto che devo essere forte, che devo esserlo per lui. Infondo era tutto pronto, ogni Distretto a quest’ora è sicuramente in piena rivolta, sono stati mandati hovercraft per prendere la gente da ognuno dei dodici Distretti per portarla al tredicesimo, tutto pronto, un piano meticolosamente studiato. Nulla andrà storto, anzi, è già andato tutto bene.
Al terzo pensiero mi arrendo ormai al fatto che, i miei pensieri, siano solo persone, stavolta sono tante: Finnick, Johanna, Katniss, Peeta, Beete ed ogni altro singolo tributo in quell’arena. Tanti erano già morti, ma molti erano ancora vivi, ho bisogno di sapere che si sono salvati tutti, che stanno tutti bene. Che Johanna è riuscita a scappare da Brutus ed Enobaria. Che Beete sta bene, nonostante la sua ferita. Che Katniss è riuscita a capire chi è il nemico e ha tirato quella freccia nel punto debole del campo di forza.
Ho bisogno di sapere tutto questo. Ho un dannato bisogno di sentirmi dire “va tutto bene”. Ho un disperato bisogno di crederci.
 
-Ehi – Sam mi sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio –A che pensi? – domanda mentre segue il mio sguardo fuori dal finestrino. Scuoto la testa sorridendogli, alzo il viso quel tanto che mi basta per incontrare le sue labbre e ci lascio un bacio sopra. Sento un paio di squittii provenire dai sedili dietro di noi, mi volto e vedo la donna color ranocchia e l’altra sorridermi in modo mieloso. Restituisco un sorriso leggermente intimorito e mi volto di nuovo verso Sam che alza le sopracciglia e ride.
Mi chiedo perché invece loro abbiano fatto questa scelta. Insomma,loro, sono così… non lo so, non riesco a trovare differenza tra queste due dietro di me e la gente che guarda gli Hunger Games come fossero un divertimento. Probabilmente fino all’anno scorso è stato esattamente così anche per queste due signore qua dietro, sono sicura che erano le classiche capitoline annoiate che si divertono col sangue dei ragazzini innocenti.
Quando iniziano a parlare fra di loro, non posso trattenermi dall’ascoltare, nonostante l’accento capitolino e i numerosi versi tra una frase e l’altra, qualcosa riesco a capire. Parlano di Katniss, si chiedono se sia andato tutto bene, sembrano preoccupate. Fanno ipotesi su come potrebbe essere il Distretto 13 e a parte qualche commento sulla moda locale, direi che sono serie. E mi rendo conto che alla fine è quello che mi sono chiesta anch’io, le stesse domande, le stesse preoccupazioni, tranne la parte della moda…
Forse sono saltata troppo in fretta alle conclusioni. Forse tutto lo schifo di Capitol City mi ha impedito di guardare queste due persone per quello che sono. Forse, sotto le parrucche dai colori improbabili e gli strati di trucco, si nascondono persone che non hanno nulla a che fare con quelle che ho imparato a conoscere, persone che si sono ribellate, persone vere.
 
E chi lo avrebbe mai detto che anche quelli di Capitol City potessero essere considerate persone?
‘Evidentemente eri troppo impegnata a generalizzare per accorgertene’
Basta guardare cosa succede ogni anno, per i loro sporchi interessi. So che è sbagliato generalizzare, ma con settantacinque anni di orrori direi proprio che non si sono guadagnati la nostra fiducia e non ci hanno certo aiutato a guardarli senza pregiudizi. È strano come il fatto di essere nati a Capitol City possa cambiare tutto. Cambia il modo di pensare, il modo di distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è, cambia il concetto di etica, sempre che ce l’abbiano un etica…
‘Lo stai facendo di nuovo’
Già… ma come è possibile cambiare idea? Basta guardarsi un attimo indietro: tutto il male che è stato inflitto a persone innocenti, la cui unica colpa era essere nati in uno dei distretti. Bambini mandati a morire per divertire il pubblico, privati della loro infanzia, della loro innocenza e tutto, perché settantacinque anni prima abbiamo cercato di ribellarci.
Questo è qualcosa che non si può dimenticare, questo è qualcosa che non si deve dimenticare.
 
Ecco perché abbiamo organizzato tutto questo, ecco perché sono su questo hovercraft. Per gridare a tutta Panem che tutto questo non è giusto, che abbiamo sopportato abbastanza. Che è finito il tempo di abbassare la testa, che è arrivato il tempo di guardare negli occhi il nemico e prenderci ciò che ci spetta, ciò che ci è sempre spettato.







Secondo angoletto dell'autrice: Rieccoci... lo so, lo so, ma io vi avevo avvertito sopra! La buona notizia è che ho già iniziato a scrivere il 26, con un po' di impegno non tarderà troppo ad arrivare e con un po' di fortuna, spero sarà migliore di questo.
Inutile dirvi che è un capitolo tremendamente di passaggio, perchè, almeno secondo me e secondo gli sviluppi di questa storia, è dal prossimo, ossia da quando arrivano al distretto 13, che cominciano a muoversi un po' le cose ( questo non vuol dire che il prossimo capitolo sarà strabiliante, eccezionale, favoloso e vedi aggettivi all'inizio della pagina... ma comunque, lascio giudicare, come è giusto, voi ) . Come forse avrete notato è un po' più corto ripetto ai miei soliti standard, in realtà all'inizio aveva l'aria di venire molto più lungo, poi lo stavo rileggendo e ho detto: " Che cavolo è?" ho preso e ho camcellato tutto, sono sopravvissute solo le prime due righe, che poi sono quelle che aprono anche questo. Da quando ho fatto apparire Katniss e tutti gli altri e unito la mia storia al contesto dei libri, sono ossessionata dalla paura di essere banale, ripetitiva, scontata... il fatto è che specialmente nell'edizione della memoria, la mia storia ha seguito bene o male quella del libro, senza troppi sconvolgimenti. Insomma, mi pareva non ci fosse un granchè da dire, due erano le strade: raccontare ( o meglio  ri-raccontare) minuziosamente i settantacinquesimi giochi con l'unica differenza che erano visti dagli occhi di Jenna, oppure passare velocemente al punto in cui volevo arrivare, per le paure dette sopra ho scelto la seconda, cercando di rimanere sempre abbastanza fedele al libro ( infatti qua e là, ho inserito alcune frasi di Catching Fire... Scuuuusami Suzanne ) . Per finire, spero proprio che qualcuno trovi la voglia di leggere questo capitolo, ringrazio in anticipo chi lo farà e chi sarà così gentile da lasciarmi una recensione, un suo parere, anche piccolo piccolo, anche insulti, anche una parola... per qualsiasi dubbio, osservazione, parere, giudizio, annotazione, correzione, suggerimento, consiglio, SCRIVETEMI!  Un bacione a tutti, spero a presto, Akilendra

  
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