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Autore: Prince of Lies    09/11/2013    1 recensioni
Sento il suo peso, affianco a me, sul letto. Mi scivola alle spalle, sotto le lenzuola, e mi cinge con le sue braccia. La sua muscolatura così ben definita, statuaria, mi fa rabbrividire al pensiero di cosa quelle braccia siano capaci.
[Thor; Loki]
[Pre-Thor]
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Thor

Tutto prende a vorticare nella luce sfolgorante del ponte che si riflette nei rami di ghiaccio che hanno avvolto l’interno dell’Osservatorio nella loro stretta letale e soffocante, come un parassita.

Il respiro mi si condensa davanti agli occhi in sbuffi di pallido vapore e un brivido di freddo mi attraversa la schiena, portandomi istintivamente a cercare il mantello con la mano libera.

Davanti a me, Loki trema di rabbia. Le sue labbra sussultano e, per la prima volta, la sua lingua non è più quella sciolta di un tempo. Balbetta, mentre mi svela di non essere mai stato mio fratello. In cuor mio gioisco, pensando al fardello che quella rivelazione avrebbe alleviato, quella spada che incombeva sulle nostre teste ogni volta che ci univamo, nudi e sudati, sui nostri letti.

M’infama, odiandomi per aver unito le mie labbra a quelle di Jane, odiandomi perché le mani sottili di quella donna si erano frapposte tra noi, strappando come un abito lacero quel nastro scarlatto che ci univa e che in quei giorni era andato logorandosi.

Poi mi attacca e cominciamo a lottare.

Esplosioni di magia, saette e disperati colpi a mani nude incendiano l’aria gelida dell’Osservatorio e la mia vista ne è confusa. Nella furia della battaglia dei nostri corpi che si scontrano, non più con la sensuale armonia che li congiungeva tra lenzuola di seta, ma con la rabbia e il dolore di due uomini che devono mettere fine alle loro divergenze con la morte dell’uno o dell’altro, lo vedo rotolare oltre il ponte e tento di salvarlo, di prendergli la mano.

So che, come me, non ha mai voluto farmi male veramente, ferirmi per davvero, eppure m’inganna, colpendomi alle spalle mentre il Loki che mi tiene la mano va evaporando nell’aria. Un’illusione.

Spazientito, evoco il tuono che lo scaraventa disteso sul cangiante cristallo del ponte, la cui luce sfrigola sotto l’immediato contatto col suo corpo. Ansante, mi rialzo e arranco nella sua direzione.

Riesco a sovrastarlo e, in un’illuminazione, lo immobilizzo posandogli Mjöllnir sul petto. Lui lo afferra e tenta di spostarlo, ma si accorge che è inutile. Si ferma, ansimando, e mi guarda.

«Dimmi perché!» urlo, piegandomi su di lui e afferrandogli le spalle. «Perché mi hai mentito? Perché hai fatto tutto questo?! Dimmelo!»

E allora lo dice. Steso sotto il peso del martello, la sua voce disperata sovrasta il rombo basso del Bifröst, già in azione. Grida, si scusa, cerca di farmi comprendere mentre mi racconta tutto.

E io comprendo.

Impossibile non farlo.

Ma ciò non significa che lo trovi giusto.

«Loki…» mormoro, posando una mano sopra il martello sul suo petto. «Non possiamo giustificare la distruzione di un regno con le nostre fantasie impossibili e riprovevoli! Quando Padre si sveglierà, non ci ricompenserà per questo!» Taccio e mi volgo un istante per affondare lo sguardo nell’abbacinante luce che si sprigiona dal ponte. «Sapevamo entrambi che non poteva durare in eterno. Fa’ la cosa giusta. Salva il tuo mondo.»

«Sei tu il mio mondo!» urla. E, dentro di me, il cuore mi s’infrange con un travolgente suono di vetro preso ripetutamente a martellate che mi riempie le orecchie.

Deglutisco e gli volto le spalle perché non mi veda piangere – un ultimo, patetico moto d’orgoglio. Poi raduno tutto il mio coraggio e incedo verso il nucleo di luce splendente.

L’Osservatorio ruota rapido e manda continue onde d’urto che mi spezzano le gambe.

Resisto e, a denti stretti, vado avanti.

Alle mie spalle, Loki geme e si dimena sotto Mjöllnir, ma sa che la sua è una guerra inutile e persa in partenza. Doveva solo attendere: lo avrei alleviato presto da quel peso.

Procedo finché credo di essere abbastanza vicino e richiamo il martello. Con disperazione, assesto il primo colpo.

۞
I, I am the misery you crave
And you, you are my faithful enemy
This hunger seems to feed on me
A sacred sin, a dying breed
And we risk everything

۞

Di nuovo libero, Loki si mette a sedere, gli occhi sgranati, e inveisce. Lo sto deludendo, lo so. Ma non posso fare altrimenti.

Il tumulto è tale che fatico a sentirlo avvicinarsi di corsa, la lancia tesa.

«Perdonami, Jane» mi esce di bocca, ripensando alla mia promessa di fare ritorno. Ma le scuse che ho nel cuore si rivolgono a un’altra persona.

Con lui pochi passi dietro di me, sollevo Mjöllnir e prendo la mia decisione finale.

Lo abbatto sul Bifröst.

~¤~

Il ponte si frantuma e tutto per un po’ non è che luce; forte, accecante luce bianca che esplode sotto l’ultimo colpo che infliggo al cristallo iridescente.

Schegge volano ovunque nel frastuono dell’acqua che improvvisamente prende a scrosciare sotto di noi, schizzandomi il viso, e mi proteggo gli occhi con un braccio. Eppure, riesco a vederti, un’ombra nera che mi scivola davanti, e allora non m’importa più di schermarmi il volto e quella mano che prima lo difendeva si tende verso di te.

Il mio corpo riprende peso e per un istante temo di non riuscire a far niente per salvarti mentre entrambi scompariamo verso il basso, ma alla fine le mie dita stringono il metallo della lancia dorata che tieni ancora in mano e incontro i tuoi occhi che mi cercano, come a minacciarmi.

Riesci a vedere nostro padre su quello che resta del ponte e anche tu temi la morte; temi che quell’abisso senza fine ci inghiotta e arrivi a sperare che la sua mano si chiuda attorno alla mia caviglia e arresti quella caduta che ci appare così lenta e interminabile.

Io, invece, non spero altro e il mio cuore quasi si blocca quando il mio corpo si ferma, sospeso nel vuoto; si blocca per la felicità, ma nelle tue iridi verdi la cui luce va affievolendosi leggo che non è quello che volevi; capisco che il tuo era solo un vile timore della morte che ti aveva spinto a desiderare anche un solo secondo di vita in più. E quel secondo ti basta per comprendere che avresti preferito affrontare mille neri baratri e continuare a precipitare, perché, risalendo, tutto sarebbe stato arduo e complesso; mai più come prima.

Intuisco le tue intenzioni mentre guardi prima me, poi la tua pallida mano, e allora so cosa devo fare. Il mio piede si muove da solo, si divincola, finché la mia caviglia si libera e riprendiamo a sprofondare nel vuoto.

Per un momento solo ho di nuovo paura, ma i tuoi occhi non mi minacciano più: mi sono riconoscenti. La tua mano resta salda sull’impugnatura della lancia e così la mia, perché so che non devo mollare; attraverso gli abissi che supereremo, lasciare la presa è l’ultima cosa che devo fare.

Quando il buio ci inghiotte, lasciandomi scorgere un’ultima volta i tuoi begli occhi, il tuo bel viso, non ho più timore perché so che, attraverso l’oscurità, dovunque finiremo, io sono con te.

E tu con me.

۞
We, we knew how this would end
And we knew we’d die before we lived
But I’ll never let you go
I’ll never let you go

۞



Note: Va bene... *Sniff
Non va bene neanche un po' .-. Già è straziante di suo postare l'ultimo capitolo, potevo optare per qualcosa di più allegro. (Inner Silver: Quando mai tu hai scritto qualcosa di allegro? - Me lo chiedo pure io...). Ovviamente la canzone è sempre Scarlet, che ho ripreso dal capitolo II e che ha avuto l'onore di dare spunto per il titolo della fic (E quale onore...).
Concludo qui le mie note mentre soffro per aver riletto la mia stessa fic e spero l'abbiate apprezata fino alla fine - anzi: fino a questo finale alternativo, venutomi in mente mentre riguardavo il film in una giornata di pioggia...
A presto con qualcosa di nuovo (mondo permettendo),
Silver <3  

  
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