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Autore: MrYamok    09/11/2013    0 recensioni
Loro, con tutti i loro strani congegni strampalati e inutili, quando per tutto ciò aveva sempre visto suo padre o sua madre agitare lievemente la bacchetta magica e far muovere ciò che era fermo, accendere ciò che era spento e creare dal nulla ciò che prima non era mai esistito. Amava sentirsi un mago.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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Sono lieto di apprendere il buon esito del tuo smistamento. Confido, inoltre, che la progenie dei Potter sia finita alla sua rispettiva Casa, e che quindi tu tenga alto il nostro onore nei suoi confronti. Tua madre, tu ed io spenderemo il Natale qui, dunque prenderai l’espresso di Hogwarts la vigilia e tornerai qui per la sera,” Scorpius lesse ad alta voce la lettera scritta su carta ingiallita che teneva fra le mani.
Era seduto di traverso sulla piccola poltroncina vicino al caminetto, nella Sala Comune, Albus stravaccato lungo il divano.
“Quindi andrai dai tuoi per Natale,” ripeté Albus.
“Sembra di sì. La lettera non sarebbe potuta essere meno flemmatica,” sospirò Scorpius, rigirandosi la carta tra le dita. All’estremità del foglio c’era un sigillo di ceralacca verde, una grossa M al centro di uno stemma adornato da due chimere.
“E tu?” chiese Scorpius senza guardarlo, “Cosa farai per Natale?”
Albus ebbe un brivido. Si immaginò il solito cenone di Natale marcato Potter-Weasley.
Non li aveva mai sopportati. In quelle feste caotiche e goliardiche non si era mai sentito a suo agio; tutte quelle persone, tutte quelle voci, troppe facce da ricordare e salutare.
Inoltre, quel Natale, cosa sarebbe accaduto? Cosa sarebbe successo quando fosse tornato a casa e avrebbe detto ai suoi genitori “Mamma, papà: sono un Serpeverde!”.
Poteva già immaginarsi la Tana saltare in aria con tutta la famiglia dentro. I suoi zii non gli avrebbero più rivolto la parola. Si ricordava dei loro discorsi riguardanti le altre case.
“Serpeverde, tutte canaglie, ti dico,” o “Corvonero? Spocchiosi e sempre con la faccia di qualcuno che ha capito il segreto della vita.”
“Saranno entusiasti di sapere che i miei due unici amici sono un Serpeverde e un Corvonero,” disse Albus.
“Chi?”
“La mia famiglia, Scorpius, la mia famiglia!”
“E cosa credi che dirà la mia? Di organizzare una visita a casa della tua per festeggiare? Come minimo mia madre sverrà per terra mentre qualche mio nonno avrà un improvviso attacco di cuore.”
Non potevano non ridere: era una situazione troppo tragica.
“Senza contare che Rose non mi lascerà in pace un momento,” continuò Albus, “Mi pesterà i piedi alla prima occasione… così come mio fratello. Non credo sia ancora riuscito ad accettare che io sia un Serpeverde.”
“Figuriamoci,” disse Scorpius, “Tuo fratello è più stupido di quanto appaia, Albus. La maggior parte dei Grifondoro è così. Idioti pieni di coraggio, pronti a buttarsi in un burrone per futili motivi. Eppure la gente li ama, e disprezza noi. Noi che ragioniamo a sangue freddo e ci sappiamo destreggiare in ogni situazione, laddove loro sarebbero ostacolati da ciò che definiscono ‘onore’.”
“Beh, anche noi abbiamo una sottospecie di onore, no? Un orgoglio, almeno.”
“Ovviamente,” sorrise Scorpius, machiavellico, “L’orgoglio di essere dei cinici spietati.”
 
Quel pomeriggio lo passarono in biblioteca a studiare. Non sarebbe passato molto di lì a i primi esami di Storia della Magia.
Albus sovrastava un corpulento libro, il quale pareva un enorme campo di Quidditch.
Guardando quelle pagine, il suo sguardo pareva offuscarsi ogni minuto di più. Il piacevole tepore e il silenzio della biblioteca gli stavano lentamente facendo chiudere gli occhi.
D’improvviso, dei passi veloci e sonori lo risvegliarono. Rose attraversò a passo svelto il corridoio della biblioteca in mezzo agli scaffali pieni di libri. Albus alzò la testa per vederla meglio, ma quando gli passo di fianco, parve non vederli nemmeno.
Si sedette pochi metri davanti a loro, prese un libro mastodontico da uno scaffale, come sempre, e lo sbatté sul tavolo, creando un’esplosione di polvere e acari.
“Sempre la solita, eh?” mormorò Scorpius, guardandola con occhi socchiusi.
Albus annuì. Tornò a leggere il suo libro, ma alla fine ci si addormentò sopra.
Quando si svegliò, Albus notò Scorpius fissare un punto davanti a lui con aria assente.
“Scorpius, che hai fatto alla faccia…?”
La guancia sinistra di Scorpius era attraversata da un segno rosso.
“Niente,” mormorò lui, spostando lo sguardo, “Ingratitudine.”
   
 
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