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Autore: The Edge    09/11/2013    2 recensioni
-Mi spiace Dean, ma ormai credo che sia arrivato il momento di finire con tutto questo.
Sono stufa e tu lo sai meglio di me.-
-No! Ti prego, resta con me!-
-Ho fatto la mia scelta-
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Facile a dirsi, ma devo trovare il modo adatto.
Non voglio morire inutilmente, voglio che Frank la paghi per il male che ha fatto.
L’unica soluzione che mi rimane per far sì che lo incolpino è l’eroina. Devo iniettarmi una dose talmente forte da uccidermi immediatamente.
Un brivido mi corre lungo la schiena, è la prima volta che penso effettivamente al suicidio.
Non vedo altre risoluzioni.
La cosa più difficile non sarà iniettarmi l’ago in vena, ma bensì dire addio a Dean.
Mi viene il magone solo a pensarci. Eppure lo devo fare.
Ho sempre pensato che ci sia qualcosa di sbagliato dentro di me. Ora ne ho la conferma.
Scuoto la testa, ormai ho deciso.
Devo farlo.


 
Sono a casa di Dean, come sempre. Pizzico leggermente le corde della chitarra e sospiro.
È tutto così difficile. Perché? Perché a me?
Avere una vita normale è davvero proibito per la sottoscritta?
Chiedo forse troppo? Avere un padre, una madre… insomma,  una famiglia.


“Ehi, che succede?” sento le mani di Dean posarsi sulle mie spalle.
Deglutisco e faccio finta di niente “Tutto bene, non preoccuparti.” Poggio la chitarra sul pavimento e mi alzo per abbracciarlo.
Voglio imprimermi nel cervello il suo odore, così da non poterlo dimenticare.


L’idea del suicidio ormai è impressa nella mia mente.
Solo ora mi rendo conto che, inconsciamente, ho sempre pensato che non sarei mai arrivata all’età adulta.


Perché devo vivere se fino ad adesso ho ricevuto solo odio, botte, violenza e abbandono?
Che senso avrebbe continuare se… La felicità non fa parte della mia esistenza?
Non ho la forza di continuare così.
Mia madre se n’è andata, mio nonno mi ha tradita, mio padre è morto, il mio patrigno mi odia e vorrebbe farmi ancora del male.
La mia vita è un inferno.
Perché devo andare avanti? Voglio fermarmi.
Voglio essere in pace con me stessa.
 


“Dean…” sussurro contro la sua spalla.
“Dimmi.”
“Ti amo.” Per una volta non sono imbarazzata, ma lo dico con naturalezza. Amo il mio migliore amico, e mi rendo conto che è sempre stato così.
Sono stata un’idiota a rendermi conto solo ora di ciò.
È come se avessi perso del tempo prezioso da passare con lui.


Dean sbuffa divertito e mi stringe forte “Tutto questo romanticismo da dove vien fuori?”
“Non posso dirtelo?”
“Razza di idiota, non mi offendo se me lo ripeti.”
Rido davanti alla sua naturale dolcezza, e affondo il viso nel suo petto. Riesco a sentire il battito del suo cuore, è regolare come il pendolo di un orologio.
Dean poggia una guancia sulla mia testa, i suoi capelli scuri mi solleticano il viso.
Come posso rinunciare a tutto questo? Come posso lasciarlo?
Sono divisa a metà.
Da una parte non voglio andare avanti, voglio fermarmi. Morire e stare finalmente bene, senza dover soffrire ancora a causa del mio patrigno.
Dall’altra voglio stare accanto a Dean, perché lui è tutto quello che mi è rimasto.
Non credo di poter sopravvivere ancora, sapendo che respiro la stessa aria di Frank.
Mi vengono i brividi.
Ho deciso.


***


Dean dorme pacifico, il suo viso è rilassato.
Mi scosto gentilmente dal suo abbraccio e mi alzo tremando leggermente.
Noto che il lenzuolo si è sporcato di sangue, dovevamo aspettarcelo, dopotutto.
Recupero sia le mutande che il reggiseno, anche se effettivamente è inutile che io lo indossi, visto che sono piatta come una tavola da surf.
Infilo i jeans e le scarpe da ginnastica, raddrizzo la maglietta dei Sonata Arctica che avevo prima e la metto.
Mi sento… colpevole.
Ho fatto l’amore con il mio ragazzo per la prima e ultima volta della mia vita.


Prima di andarmene, voglio lasciargli un biglietto.
Facendo attenzione a non svegliarlo, cerco nel cassetto della sua scrivania un foglio pulito.
È un’impresa degna di Ercole, dato che il mio migliore amico disegna su qualsiasi foglio gli capiti a tiro.
Ho trovato un pezzo di carta spiegazzato, dovrò arrangiarmi con questo.


“Dean, ti prego di scusarmi, ma io non ce la faccio più.
Ho paura, tanta paura.
Frank potrebbe fare del male a te e a tua madre, e io non voglio che questo accada.
Se io morirò, tutto si risolverà, perché lui non potrà più toccarvi.
Non mi importa più di nulla, sono stanca di soffrire continuamente.
Andrò da mio padre, finalmente potrò riabbracciarlo.
Mia madre e mio nonno mi hanno delusa tantissimo.
Ma, nonostante tutto, mi sento lo stesso un po’ in colpa, perché ho sempre causato un sacco di problemi, sia a te, che a tua madre. E voi non vi meritavate tutto questo. Voi siete i migliori, e vi meritate le cose più belle di questo mondo.
Io non ne faccio parte.
Avrei voluto dirti che ti amavo tempo fa, mi sarebbe piaciuto renderti felice, e invece ho fatto il contrario.
Mi sento una persona orribile.
Tu non hai colpe per la mia decisione, davvero.
Sei una persona meravigliosa, sei un amico e un ragazzo stupendo, sia dentro che fuori.
La colpa è del mio patrigno, solo sua.
Ti chiedo un ultimo favore: cerca di fare il possibile per far arrestare quel bastardo di Frank.
Ah, e ti prego, realizza il nostro sogno.
Dimenticavo una cosa, vorrei che tu mi riportassi ad Odessa, a casa mia.
Sono nata in Ucraina e voglio che le mie ossa tornino nel mio paese.
Ti amo davvero tanto, sei una persona con un cuore veramente grande.
Addio Dean.

Sonja”


Mi asciugo le lacrime con la manica della maglietta, mi sento sempre più in colpa.
Sarebbe stato meglio che io non fossi mai nata.
Questo è poco ma sicuro.
Mi avvicino di nuovo al mio ragazzo, e gli do un bacio sulle labbra morbide.
Mi mancherà.


Esco di casa e corro verso la mia vecchia abitazione.
Frank è in giardino, mi faccio vedere e lui mi manda a fanculo, per poi gettare via l’insetticida che aveva in mano e corrermi dietro.
Salgo in fretta le scale, e mi chiudo nella camera che Frank condivideva con mia mamma.
La porta è chiusa a chiave, molto probabilmente il mio patrigno la tirerà giù a forza di spallate.


Cerco la famosa scatola di latta, c’è dentro tutto l’occorrente.
Non mi sono mai bucata, ma so quel che c’è da sapere.
Faccio scaldare il cucchiaio, assorbo l’eroina con un po’ di ovatta e filtro nella siringa.
Faccio un respiro profondo.


Ormai non posso tirarmi indietro.
Frank sta urlando come un pazzo, pazzo che è in realtà.
Mi sta urlando i peggiori insulti, ma io non li sento.


Appoggio la siringa sul braccio, l’ago è piatto contro la pelle.
Faccio un altro respiro, infilo l’ago nel braccio e premo lo stantuffo. 




Angolo dell'autrice
Perdonate l'immenso ritardo, ma questo capitolo mi ha dato non pochi problemi.
Oddio, questo è effettivamente l'ultimo.
Nei prossimi giorni pubblicherò l'epilogo, perché è già scritto da mesi, ormai.
Perdonate la mia eccessiva crudeltà.
A presto!
The Edge
  
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