Guilty.
Note: Importante, ascoltatemi.
Per tutte/i coloro che amano questa coppia alla follia: non leggete, a meno che non vogliate rovinarvi la giornata.
Lo dico per voi.^^’
Note 2: Ringrazio : Midnight_erin , Yusaki, Shirlyn Majere, nina-nobodyxiii, kei87 e ad _ALE2_ Per il continuo sostegno, grazie mille ragazze! Anche se preferirei davvero che voi non leggiate questa fic, ma tanto so che la leggerete comunque per cui…>__>’
che lo dico a fare?XXD
Note3: tutto ciò scritto in corsivo si riferisce al Pv di Ace.
Cammino
lentamente in questo
luogo umido seguendo il marine davanti a me, passando attraverso il
complicato
intreccio di corridoi che si snodano in altrettante gallerie che
conducono a
centinaia di posti diversi. L’aria è pesante,
quasi stagnante, mentre passo
dopo passo supero decine e decine di celle.
Quanto
mancherà ancora?!
Penso
spazientito mentre mi
accendo l’ennesimo sigaro della giornata cercando di calmare
quel senso di
inquietudine che da giorni sembra soffocarmi come le spire di un
serpente.
“da
questa parte“
La
voce del marinaio mi riscuote
dalle mie osservazioni girando per l’ennesima volta in un
nuovo corridoio che
subito si distingue dagli altri. Questo infatti è
più oscuro, manca più luce e
l’umidità è aumentata di parecchio,
tanto che qualche volta piccole gocce
d’acqua piovono giù dal soffitto.
“siamo
arrivati”
Mi
informano mentre fisso il
giovane marine davanti a me girarsi verso l’interno della
cella alla nostra
sinistra.
Chiudo
gli occhi traendo un
profondo respiro mentre mi giro lentamente anche io.
Mi
manca il fiato.
E’
vero dunque.
“lasciaci
per favore.”
Dico
soltanto prendendo le
chiavi dalle mani tremanti di quel che non è altri che
ancora un ragazzino,
esattamente come te. Apro la porta della tua cella che con un cigolio
lentamente mi fa entrare, non vedo la stanza, i miei occhi sembrano si
siano
incollati sulla figura incosciente davanti a me.
Mi
avvicino ancora di qualche
passo incredulo. Mentre il mio sguardo vaga sul tuo corpo addossato
alla parete,
ricoperto di lividi, tagli, escoriazioni e sangue.
Tanto
sangue.
Sollevo
il braccio allungando
una mano nella tua direzione, come se non fossi sicuro che
ciò che vedo sia la
realtà,
accarezzandoti
i capelli,
sfiorandoti poi con dita incerte il viso nascosto da essi.
“Ace..”
Questa voce….
Una voce che dovrei conoscere bene
mi sta chiamando.
Ma questo è impossibile,
non può essere davvero qui….
….Devo
smetterla di farmi del male in
questa maniera….
Quante volte ho sognato il suo viso?
Quante volte ho sentito la sua voce
che mi chiamava?
Vi prego basta,
Non mi avete torturato abbastanza?!
E questa voce, probabilmente esiste solo nella mia
testa.
“Ace…”
Questa volta la tua voce sembra
davvero un sussurro,
qualcosa di surreale, in cui
avverto tutta la tua
preoccupazione, mentre sento come un fantasma le tue dita scivolare ai
lati del
mio volto che sorreggi come se fosse fatto di delicato vetro soffiato.
Calore.
Qualcosa che non sento da tempo,
ho smesso di contare i giorni in
cui sono stato
rinchiuso qui dentro.
Socchiudo stancamente gli occhi
cercando di mettere a
fuoco la figura davanti a me.
Devo avere le allucinazioni,
Tu non dovresti essere qui.
Sei
solo il frutto della mia
immaginazione.
Ti
prego, lasciami in pace, non
torturarmi così.
Un lampo di serenità
saetta nei tuoi occhi prima che
essi siano dominati nuovamente dalla preoccupazione.
Non ti ho mai visto così
preoccupato.
Sorrido, o almeno ci provo.
Tento di parlare, ma dalle mie
labbra non esce alcun
suono.
Apri
gli occhi lentamente
come se ti costasse un enorme fatica farlo.
Mi
sento morire quando guardo
quei tuoi occhi sempre vivaci trasformati
in uno sguardo spento, stanco e sofferente.
Non
sembri neanche tu mentre mi
sorridi debolmente, quando le tue labbra rese mute pronunciano il mio
nome.
“Dio,
cosa ti hanno fatto?”
Ti
sussurro cercando di
guardare quei bracieri dove il fuoco ora è ridotto ad una
piccola fiammella.
E
senza accorgermene frugo
nelle mie tasche…
Ti vedo frugare nel mazzo di chiavi
che fino a poco
tempo fa tenevi in tasca.
Cosa vuoi fare?
Sgrano gli occhi quando sento la
serratura delle
manette di seastone scattare per poi
lasciarmi libero.
Le mie gambe si piegano sotto il
mio peso, rifiutando
di reggermi in piedi, le tue braccia fermano la mia caduta al suolo
mentre mi
avvolgi in un abbraccio protettivo, rassicurante.
Mi concedo un attimo, solo un
attimo assaporando il
tuo profumo, crogiolandomi nel calore del tuo abbraccio prima che la
realtà mi
strappi via da tutto questo.
Tutto questo è sbagliato.
Stai rischiando troppo e lo sai
anche tu.
Se qualcuno dovesse vederci ora,
tu….
Ti
sento ritirarti dal mio
abbraccio cercando di allontanarti da me, ma non te lo permetto.
So
a cosa stai pensando.
“che
diavolo stai combinando?
Sei forse impazzito?!”
Cerchi
di assumere un tono di
rimprovero, ma la tua voce è appena un sussurro stanco.
“non
preoccuparti” ti dico
appoggiandomi alla parete, scivolando lentamente a terra trascinandoti
con me.
Ti
giri nel mio abbraccio
guardandomi con uno sguardo indecifrabile….e nei tuoi occhi
leggo ciò che non
vi ho mai scorto.
Incertezza,
Preoccupazione,
Paura.
Con
una mano ti scosto una
ciocca di capelli dal viso raccogliendo un po’ di sangue che
scivola dalla tua
fronte.
“Pensa
solo a riposarti”
Ti
dico cullandoti tra le mie
braccia posando un bacio tra i tuoi capelli prima che tu ti addormenti
vinto
dalla stanchezza.
Rimango
a fissarti a lungo,
come quando mi svegliavo prima di
te al mattino
aspettando l’alba…
E
mentre ti guardo,
Le
mie labbra si increspano
in un sorriso sarcastico.
Forse sono impazzito davvero.
********************************************
Mi
dirigo lentamente nella
stanza assegnatami mettendomi sul letto.
Presto
riceverò visite.
Presto
verranno a prendermi.
Non
faccio nemmeno in tempo a
chiudere gli occhi che sento bussare alla mia porta con insistenza.
“Capitano
Smoker! Mi apra la
prego!”
La
voce di Tashigi arriva
sconvolta alle mie orecchie…..so già cosa mi
dirà.
Mi
alzo, andando ad aprire la
porta scorgendo il viso della mia tenente in preda alla più
ceca disperazione
mentre calde lacrime corrono lungo le sue guance.
La
faccio entrare guidandola
sul letto, facendola sedere.
“Capitano,
hanno un mandato
di arresto per lei! Dicono che ha
aiutato a fuggire un pirata! Io non volevo crederci!
e—“
Le
sue parole si bloccano non
appena alzo una mano deciso a fermare quel suo fiume di parole misto a
singhiozzi.
“Tashigi,
ascolta….”
La
mia voce risulta seria e
chiara, mentre guardo il mio vice negli occhi ancora rossi dal pianto
apprestandomi a dargli probabilmente il mio ultimo
insegnamento….
“
tutto quello che hai
sentito su tutta questa storia è vero.”
Dico lapidario accendendomi
un sigaro,
aspirando una profonda boccata di fumo.
“
non cercherò giustificazioni
alle mie azioni, odio questo genere di cose, lo sai
bene….”
I
suoi occhi ora sono
sgranati mentre tremante ascolta con attenzione ciò che gli
dico ancora
incredula.
“
…non sono pentito di ciò
che ho fatto. Ho agito secondo quello che ritenevo più
giusto” chiudo gli occhi
riaprendoli sul paesaggio fuori dalla finestra. Quando un altro bussare
ci
distrae entrambi mentre vedo gli occhi di Tashigi sgranarsi dalla paura.
“Capitano
Commodore Smoker, è
pregato di aprire immediatamente la porta, per ordine del governo
mondiale!”
“arrivo
subito, un momento”
Dico
rivolgendomi alla porta
chiusa alle mie spalle per poi spostare nuovamente la mia attenzione su
di lei.
“
E’ solo questo che voglio
che tu capisca. Non eseguire sempre gli ordini per tutta una vita, ma
pensa e
agisci come credi sia più giusto. Mi hai capito?”
Domando
guardando gli occhi
della mia tenente riempirsi nuovamente di lacrime.
“si,
Capitano!”
Mi
avvicino posandogli una
mano sulla sua testa in una carezza gentile per poi voltarmi
“e
smettila di piangere, le
lacrime non si addicono ad un ufficiale!”
Apro
la porta con un colpo
secco squadrando il marinaio tremante davanti a me.
Non
mi volto, mentre richiudo
la porta alle mie spalle.
***
Vengo
scortato da un intero
plotone; a testa alta mi avvio verso la cella che è stata
riservata per me.
Un
sorriso sarcastico anima
il mio volto non appena mi ci trovo davanti, riconoscendo questo luogo
come quello
in cui prima ti ospitava.
Certe
volte il destino è
davvero beffardo.
Mi
sembra quasi incredibile
il fatto che passerò le mie ultime ore nella tua stessa
cella.
Entro
nella stanza con passo
sicuro voltandomi poi verso i marinai.
Nessuno osa toccarmi.
Nessuno sembra intenzionato a
muoversi di un solo
centimetro.
Sbuffo
impaziente,
mentre sottile fumo
bianco esce dalle
mie labbra disperdendosi nell’aria.
“che
vi prende!?devo forse
incatenarmi da solo!?”
Al
suono della mia voce tutti
i marinai sobbalzano mentre due di loro con aria incerta si avvicinano
a me.
Li
squadro sovrastandoli con
la mia altezza per poi allungare i polsi verso di loro; e mentre vengo
incatenato con le braccia tese verso l’alto con della
seastone, non posso far a
meno di pensare a te e al luogo in cui ti trovi.
Chiudo
gli occhi aspirando l’ultimo
tiro prima di far cadere il mozzicone a terra schiacciandolo sotto la
suola
delle scarpe.
Domani
sarà il mio ultimo
giorno.
Sbuffo
in silenzio mentre
continuo a guardare il cielo cosparso di stelle.
Cerco
di stirare le mie
braccia ormai intorpidite a causa probabilmente dell’arresto
di sangue causato
dalle manette troppo strette, sospirando prima di riconcentrarmi sul
manto
stellato dominato dalla luna che con i suoi raggi pallidi mi accarezza
la
pelle.
Sono
ore che fisso il cielo,
guardando ogni sua leggera sfumatura mentre cambiava:
dal
cielo pomeridiano azzurro
pastello, al tramonto e ai suoi colori accesi… fino al
chiaro-scuro della notte
illuminata di stelle.
Ho
una voglia matta di accendermi
un sigaro, ma temo che non mi sia possibile; mentre la mia mente vaga
portandomi ancora alla mente il tuo viso.
Non
sono pentito.
Come
non ho rimorsi di alcun
genere….nemmeno quello di aver disobbedito alla mia
posizione, conducendoti
lontano da qui, al sicuro.
L’unico
mio rammarico è di non
poterti più stringere a me, di non sentire più
tuo profumo; e di non sentire
più la tua voce che mi chiama con quel solito appellativo
che io detesto.
Un
impercettibile sorriso si
fa strada sulle mie labbra.
Penso
che mi mancherà tutto
questo.
Un
rumore di passi mi avvisa
che presto non sarò più solo mentre il mio
sguardo torna al cielo in via di
schiarimento,
L’alba
si avvicina, così come
l’ora della mia esecuzione.
Ancora una volta l’alba
ti porterà via da me….
solo che questa volta
sarà per un periodo molto più
lungo.
Volto
il mio sguardo
osservando i due marinai venuti a prendermi,
Tranquillo,
mi faccio
scortare da loro, mentre la tua immagine rimane impressa nella mia
mente.
Non odiarmi per questo.
Ho sbagliato come marine,
è giusto che paghi.
***
Mi sveglio di soprassalto
guardandomi in torno,
osservando una stanza che non riconosco.
Dove sono?
Anzi…
Dove sei?
Cerco di alzarmi a sedere, sentendo
immediatamente una
fitta al petto che mi costringe a tossire e a respirare pesantemente,
ma mi
alzo ugualmente; notando che tutto il mio corpo è ricoperto
di bende.
Rimango a fissare il tessuto bianco
ancora per un po’
ipnotizzato da tutto quel candore, per poi spostare il mio sguardo ora
catturato da un altro oggetto lasciato
sopra le coperte: la tua giacca.
Corrugo la fronte, mentre me la
porto al volto
aspirando il suo profumo.
Strano,
solitamente
non vai mai in giro senza.
Mi alzo dal letto, avvicinandomi ad
una sedia poco
distante da me con sopra dei vestiti e un biglietto.
‘Appena
riprendi conoscenza vattene
immediatamente da qui.’
Una calligrafia pulita ed elegante,
Proprio da Smoker; e in effetti non
si poteva
aspettare niente di meno da lui.
Aprì la grande finestra
che dava sulla piazza
principale, dove nonostante l’ora, si era radunata un bel
po’ di gente…
Si vestì con i nuovi
vestiti prima di infilarsi il
biglietto in tasca ed uscire dalla stanza calandosi il cappuccio della
maglietta sul volto.
Si guardò in torno nel
luogo che presto riconobbe come
una locanda, non
trovando nessuno.
Non una singola persona nei
paraggi…
Strano
Pensò la sua testa, ma
infondo era meglio così no?
Si decise ad uscire
dall’edificio, ormai mancava poco
all’effettivo sorgere del sole.
Si avviò verso una
stradina secondaria, quando un
rullo di tamburi non attirò la sua attenzione;
guardò meglio al centro della
piazza dove il grosso telo sul patibolo veniva tolto rivelando proprio
sotto i
suoi occhi una grande ed imponente ghigliottina.
Mi avvicino con fare circospetto,
mischiandomi alla
folla, guidato unicamente dal mio istinto.
E mentre la mia mente urla che
c’è qualcosa di strano,
vedo il cancello della prigione aprirsi, facendo avanzare la scorta in
città.
Guardo
i cancelli aprirsi
impassibile mentre mi scortano verso la mia ultima destinazione.
Avanzo
con passo sicuro
fissando dritto davanti a me e il destino che mi attende, troncato
senza via di
scapo dalla lama della giustizia, fino ad arrivare sotto il patibolo.
Aspiro
profondamente l’aria
fresca del mattino chiudendo per un attimo gli occhi, prima di
riaprirli e
salire sugli scalini arrivando in cima.
“Per
decreto:
Qualunque
marine accusato di
diserzione e tradimento,
sarà
punito con la legge
marziale, che prevede lo sconto della pena,
Con
la morte.
Capitano,
Commodore Smoker!
Lei
è accusato di estrema
fraternizzazione con un pirata,
Aiutandolo
a scappare dalla
città di Impeldown.
Ha
qualcosa da dire in sua
difesa?”
Per
la prima volta da quando
sono salito qui sopra, apro gli occhi alla luce del giorno, osservando
la piazza
gremita di folla.
Tu
sicuramente ora sarai
lontano.
“No,
niente.”
Dalla mia bocca aperta non esce
alcun suono, mentre ti
guardo tranquillo, come se niente fosse in piedi in mezzo al patibolo,
lo
sguardo che guarda lontano .
Nella mia mente una sola domanda:
Perché!?
Perché sei rimasto?
Eppure sapevi che sarebbe andata a
finire così.
“Capitano,
Commodore Smoker,
Lei
è giudicato da questa
corte:
Colpevole.
Allo
scopo di punire il suo
comportamento,
lei
è condannato alla pena
capitale,
affinché
sia da esempio per
tutti coloro che, come lei,
vogliano
compiere questo
gesto orribile di alto tradimento nei confronti del governo
mondiale.”
Ci
siamo.
Ti guardo con il cuore in gola
mentre ti conducono
dinnanzi alla ghigliottina.
Mi gira la testa mentre ti vedo
inginocchiarti
appoggiando la testa pronto a quello che sta per accadere.
Per la prima volta in tutta la mia
vita non so cosa
fare.
So perfettamente che sei stato tu a
sceglierti questo.
Cazzo,
Stupido marine del cazzo!
Sento pungermi gli occhi dalle
lacrime,
ma non distolgo lo sguardo.
Infondo lo sapevo,
l’ho sempre
saputo….
Sapevo cosa sarebbe successo nello
stesso momento in
cui mi hai liberato,
come lo sapevi tu.
E sapevo che sarebbe finita
così, anche se non volevo
crederlo.
Tu sei
decisamente troppo buono per
essere un marine,
troppo
marine per fuggire,
troppo
legato ai tuoi principi di
giustizia, lealtà e senso del dovere….
per
scappare via con me.
MALEDIZIONE!
Alzo
lo sguardo al celo, dove
vedo scintillare con la coda dell’ochio la lama che presto
calerà su di me.
Sospiro
guardando dritto
davanti a me mentre il tuo volo si staglia nuovamente davanti a me, ma
questa
volta non sei un illusione.
Cosa
ci fai qui?
Saresti
dovuto partire,
andartene lontano da qui.
“procedete”
Ecco,
ci siamo,
ancora
pochi secondi…
Fa che tutto finisca in fretta.
Tutto questo non può
accadere,
ditemi che non sta accadendo.
Sento le lacrime scivolare via
sulle mie guance quando
il tuo sguardo si posa su di me;
e mentre sento il tuo sguardo
sfiorare la mia pelle in
una dolce carezza,
L’ultima.
La consapevolezza si fa largo
dentro di me come un
coltello impiantato nel mio cuore.
Non
vuoi essere salvato.
“Nooooo!!”
La
tua voce straziante di
dolore riempie la piazza, facendo scendere un silenzio surreale.
E
come in una scena a
rallentatore…
Sento
il rumore metallico
della lama scendere implacabile, mentre il mio sguardo per un attimo
incrocia
il tuo, rosso dal pianto.
Sorrido.
Non
piangere.
………………………….
………………….
….
[End]
In effetti non ho parole….solo….ok….sono pronta al linciaggio ç.ç
Kiss