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Autore: 365feelings    09/11/2013    3 recensioni
81. I am glad you are here with me | hunger games au
Per quanto le riguarda quel momento è solo suo. E di Mako. E se non lo bacia ora non lo farà mai più, per cui si sporge e lo fa. Lo bacia. Sulla bocca ed ad occhi chiusi.
Le labbra di Mako rimangono immobili per un interminabile secondo quindi si muovono sulle sue, dapprima piano e poi con ardore, quasi con disperazione.
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Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asami, Bolin, Korra, Mako
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Autrice: kuma_cla
Titolo: In the shadow of your heart
Pairing: Mako/Korra
Rating: verde
Avvertimenti: one shot, het, SPOILER!
Generi: introspettivo, malinconico, sentimentale
Note: la meravigliosa kuruccha mi ha lasciato un altro prompt che mi ha ispirato questa breve one shot e mi ha permesso di scrivere, per la prima volta, su un mio headcanon: Korra secondo me è stata una bambina sola. Polo Sud + addestramento Avatar + nessun legame affettivo finora trapelato = infanzia in solitudine.
Il prompt, comunque, è Ritorno al futuro. L’ho preso un po’ alla larga e ho finito per soffermarmi più sul rapporto Korra-Korra che sul piano temporale.
Ho scritto la storia di getto e in treno, ma l’ho rivista, tranquilli; può essere però che mi siano sfuggite delle incongruenze o dei dettagli: fatemi notare, please :3
Spero di essermi mantenuta nell’IC; la Korra bambina dovrebbe essere più immatura e avere una parlata infantile, ma soprattutto di questo non sono tanto sicura. Non amo i bambini, non ne ho intorno e se ci sono non li ascolto: quindi come parla un moccioso di otto anni?
[Spoiler decima puntata!]Ho finito di scrivere la storia ieri sera e ora l’ho revisionata, quindi non mi aspettavo che nella decima puntata avremmo avuto a che fare con una baby Korra tutta sola e spaventata che va a bere il the con una nostra conoscenza: sono estasiata!
 
 


 
A Nocturnia, che mi dà tante soddisfazioni
A kuruccha, che fa mille cose e vince concorsi
Ad Alexiel Mihawk, che porta la macchina da cucire
A Jales, che verrà a trovarmi
Al mio team avatar, che mi sopporta e che, a conti fatti, è migliore di quello di Korra.
 



 
Korra riprende consapevolezza di sé in una distesa bianca: neve a perdita d'occhio e un cielo terso sopra la sua testa.
È ancora distesa, un puntino blu in mezzo a tanto candore, quando sente una voce alle sue spalle e subito dopo una bambina fa capolino nel suo campo visivo.
«Chi sei?» le chiede e la guarda con curiosità, come se non vedesse da tanto tempo delle persone.
Forse è per via della posizione, ma ci mette un attimo prima di rendersi conto che la bambina che la fissa è la sé stessa dei suoi otto anni - gli abiti sono quelli cuciti da sua madre. Sobbalza e cerca di alzarsi, ma la neve è fresca e scivola ancora più in basso.
La sente ridere e poi nascondere il sorriso dietro ad una mano inguantata.
«Allora, chi sei?» insiste, fissandola con quei grandi occhi azzurri che sono i suoi grandi occhi azzurri.
Korra non sa se sia un sogno o un'illusione, se stia capitando davvero o se sia frutto della sua mente; non ricorda di essersi incontrata, non ha memoria di questa scena. Eppure ha paura (e non sa perché) che rivelando tutto, la bambina si spaventi, non capisca - e se fosse davvero accaduto e io non lo ricordassi?
«Sai parlare? Capisci quello che dico? Io sono Korra» le chiede e, illuminata dall'idea che magari non comprenda la sua lingua, inizia a parlare piano, a scandire le parole. Non ricordava di essere così fastidiosa.
«Sì, ti chiami Korra, ho capito!» sbotta e ormai in piedi leva il nevischio dai pantaloni. Come avrebbe fatto a togliersi dai pasticci questa volta? Guarda attorno e non vede niente, solo il ghiaccio della sua terra.
«E tu?» ritenta «Non è educato non presentarsi».
Poi sembra illuminarsi un'altra volta: «Non lo ricordi! Oppure sei qui in missione super segreta e non puoi rivelarti».
In risposta, bofonchia qualcosa di volutamente incomprensibile e poi distoglie lo sguardo - com'è possibile la bambina non si sia riconosciuta in lei? Stessi occhi, stessi capelli, stessa pelle.
«Ho capito, non vuoi dirmi come ti chiami» sospira «Sei strana».
«Detti dalla mocciosa che se ne sta da sola in mezzo al nulla» ribatte «Quanti anni hai? Sei, sette? Che ci fai qui?»
La vede gonfiare le guance (ricorda bene come la infastidisse essere trattata come la bambina che era) e incrociare le braccia al petto: «Ho quasi nove anni e quello che faccio è affar mio».
Korra alza le spalle, senza darle soddisfazione e continua a scrutare l'orizzonte.
«Cosa stai cercando? Non c’è niente qui» riprende a parlare dopo qualche minuto di silenzio e dalla voce capisce che è ancora offesa, ma la tentazione di impicciarsi degli affari altrui è troppa.
«Lo vedo, che non c'è niente».
«E allora ci fai qui?»
«Mi sono persa» ammette, alla fine, e questa è la verità - non lo aveva mai detto ad alta voce e le fa uno strano effetto. Si sente più leggera, può essere?
«Stai bene?» si sente chiedere «Hai l'aria strana».
«Sì, certo, è tutto a posto. Ora puoi lasciarmi da sola, devo...» ma non sa neanche lei come continuare e la bambina la guarda scettica. Illusione o meno, Korra si rende conto che agli occhi altrui sembra una pazza. Una pazza spuntata dal nulla.
Con nervosismo riprende a cercare qualcosa, una qualsiasi cosa che la riporti dov'era prima di quell'assurda situazione; non ha tempo da perdere e ha deciso che non le importa se appare folle. Quindi inizia a camminare e, dal momento che c'è solo ghiaccio, una direzione vale l'altra.
I piedi affondano nelle neve fino alla caviglia, ma ogni tanto capita che sia più fresca e allora le sembra di cadere; sa che è incredibilmente pericoloso camminare su quel terreno, ci è cresciuta in quella terra dimenticata dall'uomo e sa che sotto lo strato di morbida neve si possono celare lastre di ghiaccio sottili e pronte a rompersi sotto il suo peso. Dunque rallenta, si impone la calma e inizia a mettere i piedi con più attenzione. Cerca orme di animali da seguire, ma, se c'erano, il vento le ha cancellate.
Non sa da quanto stia camminando e se è andata da qualche parte o se ha girato in tondo: la cosa la irrita, perché ha davvero il bisogno di tornare alla realtà, quella in cui suoi zio cerca di liberare Vaatu. Il mondo ha bisogno di lei.
Impreca e poi calcia un cumulo di neve, quindi si siede.
Poco lontano da lei, la piccola Korra ripercorre la sua strada.
All'inizio non ci fa caso, ma poi lo sguardo si sofferma sulla bambina infagottata nel parka blu che sua madre le ha cucito. Arranca piano, le gote arrossate dallo sforzo e dal caldo. Ogni tanto incespica perché la falcata che cerca di replicare è troppo grande per le sue gambe.
Guardandosi, Korra prova un tuffo al cuore. Nei suoi stessi occhi riesce a leggere la determinazione che non l'ha mai lasciata. E poi, dietro l'azzurro delle iridi, coglie una solitudine che conosce fin troppo bene.
«Saranno in pensiero per te» le dice quando la raggiunge e la vede scrollare le spalle.
«Non mi mandi via?»
«Dovrei?»
«Non sembravi entusiasta della mia compagnia».
«Vero» è costretta ad ammettere «Infatti mi chiedo se tu non abbia di meglio da fare. Non è divertente stare qui. Ti sei persa anche tu, non è così?»
La vede arrossire e negare; invece sa la verità. Perché si ricorda di una volta in cui era scappata dal villaggio per dispetto e quell'infantile ripicca si era presto trasformata in un noiosissimo girovagare nel nulla perché alla fine si era persa - ma neanche allora lo aveva ammesso.
«Non c’è nulla di male nell'ammettere di essersi persi» le dice «Credo sia il primo passo per ritrovare la strada».
«Non ti ho mai vista. Vieni da lontano? Tribù del Nord? E cosa ci fai qui? Come ci sei arrivata?»
«Ho delle faccende da sbrigare» cerca di tagliare, perché nemmeno saprebbe come spiegarle la situazione.
«Cose da grandi» borbotta con il broncio «Siete tutti così. Non vi porta altro che di voi stessi e dei vostri grandi problemi come se foste al centro del mondo. Siete insopportabili, io non diventerò mai così».
Io non diventerò mai così.
All'improvviso Korra capisce.
Capisce dove ha sbagliato. Capisce come ha fatto a finire in quella situazione e perché. Capisce cosa c'è che non andava, in lei.
Ha sempre messo i suoi problemi prima di quelli degli altri, ha sempre preteso attenzione e importanza, ha sempre voluto riconoscimenti.
Lo ha fatto con tutti, con suo padre, con Tenzin, con Mako.
Ma la verità è che non è il centro del mondo, che anche gli altri hanno problemi e lei non ha saputo, non ha voluto ascoltarli. Era troppo presa da se stessa per dedicare del tempo anche a chi ama di più.
Lo ha perso così, Mako: non aveva colpe, non c'era alcun tradimento. C'era solo lei che non voleva dargli retta, che non voleva fermarsi nemmeno per un secondo. E lo stesso con Tenzin: lo ha mandato via in malo modo quando entrambi sapevano che aveva ancora bisogno di lui.
«Ho degli amici che si aspettano che io faccia una cosa per loro» inizia «In realtà non si aspettano che io faccia nulla, cioè inconsciamente lo sanno, ma non lo hanno detto esplicitamente» si sente in dovere di spiegare e solo a frase conclusa si rende conto di quanta confusione abbia fatto, ma continua «Insomma, devo sistemare un problema con mio zio e mi sono persa strada facendo».
Korra trattiene una risata e poi commenta il suo tentativo di renderla partecipe delle sue faccende: «Era meglio se non dicevi niente. Non si è capito molto. Che c'entrano i tuoi amici con tuo zio?»
«È un po' complicato da spiegare. Mio zio è una persona importante e cattiva. Solo che io non lo avevo capito e mi sono comportata male con i miei amici».
«Sanno che sei qui, i tuoi amici?»
La ragazza si gratta il capo e risponde di no.
«Non mi sembrano molto legati a te se non sanno dove sei».
«Me ne sono andata senza dire dove andavo».
«E non ti hanno seguita?»
«Che ne sai tu di cosa fanno gli amici» sbotta senza volerlo, irritata non per quello che la bambina ha detto ma per la verità delle sue parole. Solo dopo si rende conto dell'errore: è con se stessa che sta parlando e prima di Republic City non ha avuto occasione di stringere veri legami con i suoi coetanei.
«Non molto, hai ragione» la sente borbottare, lo sguardo fisso a terra.
«Tranquilla, nemmeno io sono esperta di come far durare un'amicizia» cerca di rassicurarla e così facendo si rende conto di quanto poco sia cambiata la sua situazione da quando giocava con Naga nella neve.
«Se ti spieghi così anche loro» cerca di scherzare e si ritrovano a ridere entrambe.
«Spero che facciate pace, tu e i tuoi amici».
«Non è che abbiamo proprio litigato. Con uno solo, ma era un amico speciale».
«Hai litigato con il tuo ragazzo!» esclama sgranando gli occhi.
«Beh, sì» ammette.
«Mi dispiace» le dice e le dà una pacca sul braccio. A Korra quella situazione sembra davvero surreale: si sta facendo consolare dalla se stessa dei suoi otto anni.
«La mia maestra ha detto che lì fuori, nel mondo, c’è una persona che mi attende, una persona a cui sono destinata» inizia la bambina dopo un po' «E che quando l'avrò trovata non la perderò perché saremo legati l'uno all'altra».
«La tua maestra è una persona saggia».
«È anziana, ha visto la Nazione del Fuoco attaccare il suo villaggio. Allora era piccola. La seconda volta che sono venuti, c'era anche il Principe che poi è diventato suo amico. Ma non si sono sposati, no. Lei si è innamorata di un bambino che è uscito da un iceberg e lo ha seguito fino in capo al mondo. Hanno sconfitto il Signore del Fuoco e poi si sono sposati» le racconta e Korra prova un moto di tenerezza ad ascoltare quella storia, narrata da se stessa «Ma poi lui è morto e adesso la mia maestra è sola. Non lo mostra, ma io sento che è triste, che gli manca».
Ricorda bene come a volte Katara avesse un'aria tanto triste che i suoi sorrisi non riuscivano a mascherarla. Soprattutto quando le chiedeva se voleva andare in slitta sui pinguini con lei. All'epoca non capiva appieno, intuiva solamente.  
«Deve essere una persona incredibile, la tua maestra» commenta solamente. A questo punto non sa perché continua a fingere di non essere Korra, potrebbe dirle la verità perché in fondo è con se stessa che sta parlando; ma ha paura che una simile verità abbia delle ripercussioni.
«Eccome! Guarda cosa mi ha insegnato!» esclama con gli occhi che luccicano dall'eccitazione. Allunga le mani e poi compie un movimento con il polso: dal suolo innevato si innalzano tremolanti stalattiti di ghiaccio.
La osserva mentre cerca di dominare l'elemento, la lingua la tra i denti e lo sguardo attento; sorride e con gentilezza accompagna i suoi movimenti.
«Ecco, prova così, più sciolta» le consiglia.
Il ghiaccio ora ha preso consistenza e non sembra più pronto a creparsi al minimo soffio di vento: Korra la guarda ancora più estasiata e la ringrazia, mentre prova ancora una volta perché vuole essere certa di avere padronanza della tecnica.
«Raccontami del tuo amico speciale» le chiede.
«Cosa vuoi sapere?» arrossisce «Non c'è molto da dire».
«Come vi siete incontrati, chi ha fatto la prima mossa, com'è. Cose così» la incalza, la curiosità nello sguardo attento.
«Non mi aveva nemmeno vista, all'inizio» si ritrova a raccontare «Non nel senso che non sapeva chi fossi, ci conoscevamo anzi. Lui è, anzi era perché ora fa il poliziotto, un atleta, diciamo. E io ero una sua compagna di squadra. Ma non mi aveva vista davvero, non aveva capito che gli piacevo. Sono stata io ad aprirgli gli occhi, perché poco dopo che ci siamo conosciuti lui ha incontrato una ragazza molto bella».
«Lo hai rubato!»
«No, io non l'ho...».
«Sì invece!» e chissà perché c'è ammirazione nello sguardo della bambina «Sei una che ottiene quello che vuole».
E che cosa vuole davvero?
«Se è per questo, l'ho anche perso» continua «Mi sono comportata male, in modo scorretto con molte persone e lui per primo e quindi mi ha lasciata».
«Sei stata così cattiva?»
Korra non la metterebbe proprio in questi termini, ma annuisce.
«Oh. Beh puoi sempre fare la pace».
«Ci proverò, quando lo rivedo».
«E com'è lui?»
«È alto, capelli neri. Indossa sempre una sciarpa rossa che era di suo padre» riprende a raccontare «Ha avuto un’infanzia difficile, ma è diventata una persona bellissima, una persona di cui fidarsi, una di quelle che si prende cura degli altri e lo fa perché è giusto».
«Ti piace proprio, eh?»
«Sì» ammette arrossendo: sta raccontando a se stessa cose che non ha mai detto a nessuno, nemmeno a Mako «Ho capito che era lui quello giusto perché anche se era antipatico e scontroso e non mi dava retta, quando lo guardavo, quando ci parlavo, quando ci stavo insieme mi sentivo bene. Perfino litigare con lui, in fondo, mi rendeva felice, perché sentivo di essergli vicina, di avere la sua attenzione, di importargli».
«Se gli dici questo, sicuro che ti perdona» commenta la bambina e Korra pensa che sì, forse se gli racconta le stesse cose, se gli fa capire quanto ci tiene, quanto lo ama Mako la perdonerà.
Continua a pensare che rasenti la follia quella circostanza, ma parlare a se stessa, sedute in mezzo al nulla, è la cosa migliore che abbia fatto negli ultimi mesi.
L'abbaiare dei cani giunge come un eco lontano che rimbalza contro il cielo azzurro e si fa piano piano più forte: guardano entrambe all'orizzonte e all'improvviso vedono delle persone avvicinarsi. All’inizio sono solo sagome blu, poi riescono a cogliere i particolari dei volti. Korra ora ha la certezza di star rivivendo un episodio della sua infanzia: tra poco arriveranno gli uomini del suo villaggio guidati da suo padre e la troveranno assopita tra le neve, quindi la sveglieranno e le chiederanno se sta bene (perché è pericolosissimo addormentarsi; i suoi genitori continueranno a ripeterglielo ogni volta che uscirà dall’igloo e ai suoi «Lo so» risponderanno che non ne sono sicuri dati i precedenti), infine la riporteranno da sua madre.
«Chissà da quanto ti stanno cercando, saranno preoccupati. Vai!» la incoraggia. Ricorda bene la preoccupazione sul volto di suo padre, i lineamenti contratti dalla paura di averla persa. Anche con lui si è comportata male e al pensiero prova un’altra fitta al cuore.
«Tu vai a fare pace?»
«Prima risolvo la questione con mio zio» risponde, anche se non ha la più pallida idea di come, dal momento che si trova bloccata nella sua memoria.
La bambina guarda prima gli uomini del suo villaggio e poi lei, infine la abbraccia.
«Buon viaggio, Korra».
 
Quando Korra apre gli occhi, la prima cosa che nota è che non c'è neve attorno a lei.
Era solo un sogno, pensa.
Il suo sogno.
   
 
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