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Autore: Rowan936    09/11/2013    6 recensioni
Erano passati sei anni dal Cell Game e gli umani superstiti all’esplosione avevano ricostruito tutto ciò che era andato distrutto. […]
In quei sei anni, aveva cresciuto Goten come figlio suo, cercando di comportarsi come pensava che avrebbe fatto Bulma ma mantenendo tuttavia il suo carattere scorbutico. Goten, nonostante l’influenza di Vegeta, stava venendo su molto simile al padre naturale: ingenuo e sempre sorridente, quel bambino sembrava la gioia fatta persona. Era cresciuto senza una madre, eppure non ne sentiva la mancanza, gli bastava Vegeta, il suo papà.

***
« Vegeta! »
[…]
« K-Kakaroth? » domandò, pensando che fosse solo una proiezione della sua mente.

***
Una nuova minaccia incombe sulla Terra, ma questa volta il nemico è radicato nell’animo del Principe dei Saiyan. Riuscirà Vegeta a mettere da parte il suo passato intriso di sangue e a combattere i fantasmi che gli si presenteranno davanti? E che ruolo avranno Goten e Goku in tutto questo?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Goku, Goten, Nuovo personaggio, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'My son'
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Disclaimer » Dragon Ball © Akira Toriyama.
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Capitolo 8: Combattere il passato, vincere sé stessi
 



Immerso in questi pensieri, si lasciò cadere in ginocchio, esausto, lottando per non perdere i sensi.
« Hai finito le riserve di energia, marmocchio? » lo canzonò Shaula, osservandolo mentre tentava di darsi la spinta per rialzarsi. « Il caro Vegeta non sarebbe molto contento di te, sai? »
Non appena ebbe finito di pronunciare quelle parole, una forte esplosione buttò giù una parete di roccia e il principe si materializzò tra il fumo, con un ghigno sul volto e uno sguardo più arrabbiato che mai.
« Qualcuno mi ha chiamato? » chiese, retoricamente.
Ora cominciava la vera battaglia.
 
« Finalmente, ce ne hai messo di tempo. » commentò Shaula, posando lo sguardo sul nuovo arrivato.
Vegeta fece qualche passo avanti, guardando Goten solo per una frazione di secondo, per poi tornare a concentrarsi sulla sua avversaria.
« Ho avuto qualche impedimento. » disse, continuando ad avanzare in direzione del figlio. La donna se ne accorse, ma non fece nulla per fermarlo.
Quando il principe si ritrovò davanti a lui, Goten sollevò leggermente la testa, prodigandosi in un sorriso esausto.
« Ciao, papà… » disse, con voce flebile.
Vegeta ringhiò qualcosa in risposta, inginocchiandosi davanti al figlio, mentre quello si lasciava cadere in avanti, subito sorretto dal genitore.
« Scusa, papà… » mormorò Goten, con gli occhi semichiusi. « Non sono abbastanza forte… Non ho vinto… »
Vegeta sussultò lievemente, poi sussurrò, quasi involontariamente: « Sei stato bravo. »
Goten sorrise e chiuse gli occhi.
Il principe si alzò in piedi, tenendo il figlio tra le braccia mentre setacciava il luogo in cui si trovavano con lo sguardo, alla ricerca di un posto sicuro dove lasciare il bambino. Non voleva che fosse coinvolto nella battaglia.
« Puoi anche lasciarlo lì, se vuoi. » disse Shaula, che lo aveva osservato tutto il tempo, pregustando il momento in cui lo avrebbe ucciso. « Tanto tra poco morirete entrambi. »
Vegeta le rivolse uno sguardo gelido.
« Questo è da vedere. » affermò.
Continuò a setacciare il luogo in cui si trovavano, chiedendosi distrattamente dove accidenti fosse finito Kakaroth. Avrebbe potuto portare via Goten, accidenti, perché quel cretino non c’era mai quando serviva?
Alla fine, depositò il figlio dietro una roccia vicino a una parete, sperando che lo proteggesse un minimo.
« Allora, hai finito, principe? Vorrei cominciare. » lo richiamò Shaula, impaziente.
Vegeta ghignò, volando a pochi metri di distanza da lei.
« Sono pronto. » affermò, trasformandosi in Super Saiyan. « Sappi che la pagherai. Nessuno tocca ciò che mi appartiene. »
La donna ghignò, con sicurezza.
« Sei convinto di potermi battere? Temo di doverti deludere, principe: nemmeno il tuo amico Goku ce l’ha fatta e non mi stava nemmeno affrontando di persona. Che speranze puoi avere? »
Vegeta sussultò. Kakaroth era stato sconfitto? No, non poteva essere!
« Stai mentendo. » ringhiò, ma, concentrandosi, non avvertì l’aura dell’altro Saiyan.
Come poteva aver perso contro la sua copia, quando era stato in grado di battere l’originale? Maledizione.
« Invece non mento. E te lo posso dimostrare. » replicò Shaula e, con un movimento della mano, formò una specie di fumo arancione, dove si formarono delle immagini. Sotto gli occhi di Vegeta, comparve il corpo esamine di Goku, steso a terra in una pozza di sangue.
Il principe digrignò i denti, stringendo convulsamente i pugni.
Accidenti.
Kakaroth era morto, di nuovo. E se non ce l’aveva fatta lui, che lo aveva sempre battuto, che speranze potevano avere di vincere?
« Ma non preoccuparti, non è morto. » disse la donna, in tono casuale. « È solo svenuto. Sarà ucciso a tempo debito, quando avrò finito con te. Dovrò pur saggiare la mia forza su qualcuno, no? »
Vegeta si maledì quando tirò un impercettibile sospiro di sollievo. Per quanto avrebbe voluto che esso fosse dovuto al fatto che, con Kakaroth vivo, avessero più possibilità di vincere, sapeva perfettamente che non fosse per quello. Era semplicemente felice che non fosse morto, accidenti a lui.
« Non me ne importa un accidenti di Kakaroth. » affermò, mettendosi in posizione da combattimento. « M’importa solo di ridurti in pezzettini. »
Shaula lo guardò, divertita.            
« Penso che dovrai aspettare, per questo. »
Sotto lo sguardo confuso di Vegeta, la donna fece un ampio gesto con le braccia.
« Venite avanti, amici miei. La vostra preda è qui. »
Con un fruscio, tutti gli spiriti che avevano infestato la camera di Goten appena un giorno prima – sembrava passata un’eternità – fecero la loro comparsa, provocando un brivido lungo la schiena del principe.
In prima fila, si trovava Nappa, affiancato da volti familiari ma che Vegeta non riusciva ad associare ai vari popoli. Aveva ucciso talmente tanti innocenti…
« Buongiorno, Vegeta. » disse Nappa, con un sorriso storto.
Il principe si prodigò in una smorfia di disgusto.
« Nappa. » replicò, incrementando la sua aura, pronto alla battaglia.
Non appena lo fece, però, tutti gli spiriti colsero il segnale di pericolo e si lanciarono contro di lui, sommergendolo completamente.
Il principe annaspò sotto i loro pugni, per poi riprendersi dalla sorpresa e cominciare a lanciare Kit Blast a caso, solo allo scopo di eliminarne qualcuno. Per ogni spirito che si dissolveva, però, continuavano ad apparirne altri, sembravano non finire mai.
Possibile che così tanto sangue avesse macchiato le sue mani? Possibile che così tante vite fossero state stroncate da lui?
Un tempo, ripensando a tutti coloro che aveva ucciso, Vegeta non provava senso di colpa, solo una grande soddisfazione. Perché lui era nato per essere un assassino, non sapeva fare altro.
Gli era stato insegnato che combattere e uccidere fossero una cosa sola, due concetti strettamente legati, e lui ci aveva creduto. Suo padre gli aveva insegnato che l’orgoglio venisse prima di tutto e lui aveva vissuto secondo quel credo. Freezer gli aveva insegnato che l’odio fosse l’arma più potente per accrescere la propria forza e lui aveva vissuto guidato da quel sentimento, l’unico che si permettesse.
Poi aveva conosciuto Kakaroth, ed era stato l’inizio della fine.
Adesso, combatteva non per soddisfare la sua sete di sangue, non per tentare di colmare il vuoto lasciato dall’esplosione del suo pianeta che si era portata via il suo titolo e i suoi privilegi, ma per proteggere.
Per proteggere quell’insulso pianeta, che lo aveva ospitato per tutti quegli anni.
Per proteggere quegli stupidi terrestri, che in fondo non avevano fatto nulla di male.
Per proteggere quell’idiota di Kakaroth, che giaceva svenuto chissà dove.
Per proteggere Goten. Per proteggere suo figlio.
Era così strano, per lui, combattere con un volto preciso nella mente, al solo scopo di impedire che una vita si spegnesse.
Adesso, provava disgusto al pensiero di aver eliminato tanti innocenti, tanto da non riuscire a guardare negli occhi vacui di quelli spiriti che, con rabbia, gli afferravano i vestiti con le unghie, digrignavano in denti e urlavano insulti.
Volevano ferirlo, farlo soffrire, e lui, in fondo, credeva di meritarlo.
Ma non era ancora cambiato abbastanza da lasciarsi uccidere per espiare i suoi peccati. Doveva vincere, farla pagare a quella donna che era venuta a turbare la sua pace, che aveva fatto del male a Goten. Doveva vincere e riportare il suo moccioso a casa.
Con un urlo, eliminò cinque spiriti, cercando di liberarsi da quel groviglio di anime.
Uno spirito stranamente piccolo si lanciò contro di lui: aveva due grandi occhi vuoti e i denti appuntiti, il volto deformato dalla collera, ma i lineamenti indubbiamente infantili.
Eh sì, perché Vegeta aveva ucciso anche tanti bambini, che nulla avevano fatto di male se non trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Il principe rimase spiazzato per qualche istante, mentre il bambino gli graffiava il volto con le unghie, tentando di prenderlo a calci. Era così piccolo, doveva avere al massimo l’età di Goten. Com’era morto? Come lo aveva ucciso? Lo aveva semplicemente disintegrato, senza farlo soffrire, o si era divertito a ridurlo in pezzettini davanti ai suoi genitori?
Ricordava perfettamente di aver compiuto anche brutalità del genere e, pur rendendosi perfettamente conto che non fosse il momento per formulare certi pensieri, sperò che quel bambino non ne fosse stato protagonista.
Aveva ucciso tanti piccoli ancora in fasce, quindi come si era ritrovato a crescere Goten?
Non appena il pensiero andò al figlio, Vegeta riuscì a sgombrare la propria mente da quel fastidioso senso di colpa che mai gli era appartenuto, spingendolo a incrementare il più possibile la propria aura, con un urlo liberatorio.
Nella sua mente, si susseguirono tutti gli eventi di quella giornata, rivisse i suoi ricordi per la seconda volta e la rabbia montò nuovamente, spingendolo a sprigionare un’enorme quantità di energia.
Riuscì a disintegrare gran parte degli spiriti, abbastanza da riuscire a spiccare il volo, per controllare dove fosse Goten.
Quello che vide, gli fece gelare il sangue nelle vene.
Il bambino, ancora incosciente, si trovava tra le mani di Zarbon e Dodoria, che sembravano avere intenzioni tutt’altro che pacifiche.
« Lasciatelo subito! » ringhiò Vegeta, scendendo in picchiata nella loro direzione.
Il Saiyan tentò di colpire Zarbon con un pugno, ma ottenne solo di trapassarlo completamente, finendo miseramente a terra.
Non ebbe il tempo di alzarsi, che lo spirito gli assestò un calcio alle schiena, facendolo gemere di dolore.
Ancora non riusciva a spiegarsi come accidenti fosse possibile che quei nemici avessero la consistenza del fumo quando lui li attaccava, ma che divenissero perfettamente solidi quando dovevano colpirlo.
Vegeta si rialzò in piedi, caricando un Kit Blast da lanciare contro Zarbon per poi riprendersi Goten, che si trovava tra le braccia di Dodoria, ma si sentì afferrare da dietro.
Lo spirito di un alieno dalle sembianze quasi umane gli aveva immobilizzato le braccia, mentre Zarbon si era avvicinato, cominciando a colpirlo al visto e allo stomaco, ripetutamente.
Il principe scagliò qualche Kit Blast a caso, ma si fermò quando rischiò di colpire Goten.
Accidenti, doveva fare più attenzione.
In un primo momento, pensò di tentare nuovamente di incrementare la sua aura, ma accantonò l’idea quando costatò che suo figlio fosse troppo vicino.
Mentre Zarbon continuava a colpirlo, Vegeta riuscì ad assestare una gomitata allo spirito che lo immobilizzava, spingendolo a mollare la presa. Siccome lo stava immobilizzando, si trovava allo stato solido ed era riuscito a colpirlo.
Il principe non perse tempo a disintegrarlo e lanciò un Big Bang Attack contro Zarbon, per poi lanciarsi in direzione di Dodoria. Prima che potesse raggiungerlo, però, sei spiriti si lanciarono contro di lui, prendendo a colpirlo tutti insieme.
Non appena Vegeta tentava di caricare un colpo per eliminarne uno, un altro lo colpiva, interrompendo la formazione dell’attacco.
Uno spirito gli assestò un pugno allo stomaco e un altro, immediatamente, lo afferrò per i capelli, sbattendogli la faccia a terra.
Mentre i nemici lo colpivano alla rinfusa, al solo scopo di farlo soffrire, nonostante lo spirito continuasse a fare pressione sulla sua testa, Vegeta sollevò leggermente il volto dal terreno, quel tanto che bastava per vedere che Goten fosse ormai sveglio e Dodoria si stesse divertendo a farlo schiantare continuamente contro la parete.
In un attimo, il dolore dovuto ai colpi svanì, sostituito dalla rabbia, che in quella giornata gli era divenuta più familiare che mai.
Aumentò vertiginosamente la propria aura, spazzando via chi si trovava vicino a lui, per poi alzarsi in piedi e colpire Dodoria con un Big Bang Attack. Goten risentì del colpo, ma Vegeta fu più rapido che poté nell’afferrarlo e a stringerselo al petto con fare protettivo.
« Papà, ho paura. » piagnucolò il bambino, stringendolo più forte che poteva.
Il principe ebbe il forte impulso di urlargli di non comportarsi come una femminuccia terrestre, ma si rese conto che non fosse proprio il momento adatto. E, comunque, il moccioso si era comportato egregiamente fino a quel momento, non era il caso di essere troppo pignolo.
Alla fine, non gli rispose, iniziando a colpire gli spiriti al solo scopo di tenerli lontani da lui.
Sapeva che Goten non fosse al fatto al sicuro in braccio a lui, visto che i nemici miravano ad ucciderlo, ma almeno avrebbe potuto tentare di fargli da scudo, no?
Certo, non sapeva quando avrebbe resistito, continuando a respingere gli attacchi alla bell’e meglio, ma magari sarebbe riuscito a macchinare qualcos’altro.
Neanche il tempo di pensarlo, che un pugno lo colpì al volto, disorientandolo per qualche istante e permettendo a un calcio ben assestato di spedirlo contro una parete.
Riuscì a proteggere Goten dall’impatto, ma lui cominciava a risentire pesantemente di tutti i colpi subiti. Non poteva andare avanti così.
« Allora, sei ancora convinto di poter vincere? » lo canzonò Shaula che, sospesa in aria, non voleva perdersi neanche un istante della scena. Inoltre, da quella posizione, le risultava molto più facile assorbire l’energia liberata dagli attacchi del Saiyan.
Vegeta fece per alzarsi in piedi, quando vide uno spirito arrivare a tutta velocità contro di lui, accompagnato da altri tre. Fece appena in tempo a spingere via Goten, che tutti e quattro lo colpirono allo stomaco e al petto, facendogli sputare una discreta quantità di sangue.
Goten si mise a quattro zampe, mentre suo padre veniva circondato e preso ripetutamente a pugni. Il bambino era ancora molto debole, ma non aveva alcuna intenzione di starsene con le mani in mano. Con un enorme sforzo, riuscì a trasformarsi in Super Saiyan e a colpire quanti più nemici possibile, allo scopo di liberare suo padre o, quanto meno, di permettergli di rialzarsi.
Vegeta, infatti, si rimise in piedi, sorridendo leggermente nel constatare che Goten fosse tornato a combattere, per poi avvicinarsi al bambino. Insieme, tentarono di eliminarne quanti più possibile, ma erano veramente troppi e, in poco tempo, si ritrovarono circondati.
Il Saiyan adulto schivò all’ultimo istante il pugno di uno spirito particolarmente accanito, ma così facendo permise ad altri due di arrivargli alle spalle e sbatterlo a terra.
Nello stesso momento, due braccia esili afferrarono Goten da dietro, sollevandolo dal terreno.
Vegeta vide con la coda dell’occhio Shaula sollevare il figlio e guardarlo con un ghigno storto sul volto, mentre il piccolo scalciava e tentava di liberarsi.
Il principe sentì la rabbia crescere, mentre gli spiriti continuavano a schiacciarlo contro il terreno. Riuscì ad alzarsi, ma non a raggiungere la donna, perché immobilizzato da degli spiriti che non si preoccupò nemmeno di guardare in faccia. Cosa avrebbe cambiato vedere i loro volti? L’unica cosa di cui gl’importasse era raggiungere suo figlio.
« Lascialo! » ringhiò, prima che gli venisse assestato un pugno allo stomaco, mozzandogli il fiato.
Shaula gli lanciò un’occhiata soddisfatta.
« Ci siamo quasi, principe. » cantilenò. « Sei sull’orlo del precipizio. Devo solo darti una spintarella… »
Mentre pronunciava queste parole, sollevò un braccio, mentre sul palmo della sua mano si formava una specie di lama di luce.
Le sue intenzioni erano fin troppo chiare, ma Vegeta non aveva nessuna intenzione di scoprire se l’orrenda immagine che si era appena formata nella sua mente si sarebbe realizzata o meno.
« NO! » urlò, lasciando esplodere la sua aura e lanciandosi in direzione della donna.
Quella ghignò, spedendolo contro una parete con un solo cenno del capo.
Il principe si rialzò, stordito dall’impatto ma ancora lucido, per poi ritentare di attaccare l’avversaria. Era patetico, lo sapeva, ma non poteva stare a guardare.
Ancora una volta, alla donna bastò un cenno del capo per spedirlo diversi metri più indietro.
Vegeta si rialzò, barcollando, lo sguardo fisso sugli occhi terrorizzati di Goten. Non gli sarebbe successo niente, lo avrebbe protetto, se l’era promesso il giorno del Cell Game.
E avrebbe mantenuto quella promessa, anche a costo di farsi ammazzare.
« Lascia… Mio… Figlio… » ansimò, avanzando a passi lenti ma decisi.
Shaula ghignò.
« Sei un osso duro, eh? Anche più di quanto pensassi. Ti propongo un patto, Vegeta. »
Il principe la fissò, confuso.
« Io e te, insieme, potremmo avere tutto l’universo ai nostri piedi. Con la mia magia e la tua forza, nulla ci fermerebbe. Non vorresti tornare a essere un principe spietato, piuttosto che avere a che fare con mocciosi piangenti? »
Vegeta non rispose.
Quella donna gli stava offrendo la possibilità di tornare a essere il Saiyan di prima. Di tornare a conquistare pianeti su pianeti, di essere di nuovo il numero uno.
Niente più mocciosi urlanti, niente più sentimenti ancora incomprensibili per lui… Solo battaglie, sangue, morte.
Per un istante, l’idea gli sembrò allettante.
Ma fu solo un fugace attimo, perché poi si rese conto che non sarebbe mai riuscito a tornare a condurre una vita come quella. Meglio avere tra i piedi un moccioso che piagnucolava perché aveva accidentalmente ferito un uccellino, piuttosto che sentire il pianto disperato delle sue vittime.
« Esigo solo una dimostrazione da parte tua. » continuò Shaula, ignara dei pensieri del principe.
La donna allungò Goten in direzione di Vegeta.
« Uccidi il moccioso. » concluse « Uccidilo, e saremo i padroni dell’Universo. »
Vegeta fissò il figlio negli occhi per qualche istante, poi, inaspettatamente, scoppiò a ridere.
« Cosa ti fa pensare che io sia disposto ad allearmi con te? » chiese, retoricamente. « No, grazie. Ho passato metà della mia vita in compagnia di un pazzo con manie di grandezza, non ci tengo a ripetere l’esperienza. E comunque, credi davvero che sia rimasto così poco del mio orgoglio da spingermi ad allearmi con il nemico per non essere ucciso? »
La donna fissò il sorriso derisorio del Saiyan e il suo sguardo s’indurì.
« Peggio per te. » affermò. « Hai appena decretato la tua condanna a morte. »
Non appena ebbe pronunciato quelle parole, lo spedì nuovamente contro la parete.
Vegeta tentò di alzarsi di nuovo, ma sentiva le forze abbandonarlo, sapeva di non potercela fare. Accidenti a lui, era troppo debole. Non era mai abbastanza.
Attraverso il proprio sguardo appannato, distinse Goten che si dimenava, sollevato da terra, chiamandolo.
« Papà, papà! »
Mise più forza di volontà nel tentare di alzarsi, ma non gli riuscì comunque.
« Papà! Aiuto, papà! Aiutami! »
« G-Goten… » mormorò Vegeta, mentre le sue palpebre si abbassavano. L’ultima cosa che sentì, prima di essere avvolto dalle tenebre, fu la risata della loro nemica.
 
-
« Vegeta, svegliati! »
No, non voleva alzarsi, era troppo stanco.
« Vegeta! Dai, Vegeta! »
Controvoglia, il principe aprì gli occhi, scoprendo di essere a terra, immerso in un luogo nero come la notte.
Si mise seduto, ritrovandosi davanti a una figura luminosa e familiare.
« Ce ne hai messo di tempo, scimmione! » affermò Bulma, con un piccolo sorriso.
Il Saiyan sgranò gli occhi, boccheggiando, per poi alzarsi in piedi, esitante.
« Sono… Sono morto? » domandò.
Bulma sorrise. Il principe notò che avesse in braccio il piccolo Trunks.
« No. Non ancora, almeno. » rispose la ragazza, in tono ovvio.
« Come sarebbe? » domandò Vegeta, corrugando le sopracciglia.
« Uff, ma bisogna sempre spiegarti tutto? » lo rimbeccò Bulma. Accidenti, quanto gli era mancata! « No, non sei morto, ma ci sei quasi. Sei a metà, Vegeta. Devi solo scegliere se andare avanti a tornare indietro. »
« Vengo con voi. » affermò il principe, di slancio, senza pensarci.
Il sorriso di Bulma si allargò.
« Ne sei sicuro? Non pensi di avere ancora qualcosa da fare sulla Terra? Qualcuno da proteggere? »
Goten.
Quel nome passò nella mente di Vegeta come un lampo, spingendolo ad abbassare leggermente lo sguardo. Ora che aveva ritrovato Bulma e Trunks, non voleva lasciarli di nuovo, ma non poteva nemmeno abbandonare Goten. D’altra parte, non poteva fare niente contro quella donna, non era abbastanza forte, per quanto detestasse ammetterlo.
« Vai, Vegeta. Vai e vinci. » lo spronò Bulma.
« I-io… Io non ce la faccio. » ammise Vegeta, senza sapere se si riferisse al battere la donna o a lasciarli.
« Cosa? Non è da te dire così, Vegeta! » lo sgridò bonariamente Bulma, accigliandosi, per poi tornare a sorridere. « Io credo in te, Vegeta. Noi crediamo in te. Puoi farcela. »
Vegeta non ebbe il tempo di replicare, perché al fianco della donna apparve una figura altrettanto nota.
« Forza, papà! Puoi vincere, lo so! » affermò Mirai Trunks, sicuro.
Il principe avrebbe voluto avvicinarsi, dirgli quanto fosse fiero di lui e quanto si fosse sentito inutile nel guardarlo morire, ma non lo fece. Semplicemente, osservò quel figlio cresciuto senza di lui, chiedendosi se, sotto la sua guida, sarebbe comunque divenuto così.
« Vegeta, grazie per tutto quello che hai fatto per Goten. Davvero, grazie mille. Non hai idea di quanto ti sia riconoscente, sei un padre fantastico. » disse Gohan, con un ampio sorriso.
« Vegeta, salva il mio bambino! Non azzardarti a lasciarlo da solo, salvalo, capito?! » esclamò Chichi, agitando i pugni come un’ossessa.
« Non credevo che saresti cambiato così tanto, Vegeta. » ghignò Junior. « Mi hai stupito. Forza, vai e vinci. »
« Dai, amico mio, puoi farcela! » aggiunse Crilin, sorridendo.
« Vai, Vegeta. » disse Yamcha, con un sorriso esitante.
« Forza, Vegeta! » esclamò il piccolo Riff, mentre Thensing si limitava a sorridere leggermente.
« Dada! » concluse il piccolo Trunks, come per sottolineare il concetto.
Il principe non sapeva cosa dire.
Sapeva solo di dovercela fare.
Dentro di sé sentiva fiorire una nuova energia, come se tutte quelle persone che credevano in lui gli stessero donando la loro. Doveva tornare sulla Terra e salvare Goten. Doveva vincere.
Non aveva scelta.
« Siamo tutti con te! » affermarono i presenti, in coro.
Il principe si prodigò nell’espressione più vicina a un sorriso che gli riuscì.
Non li avrebbe delusi.
 
-
« Papà! Papà! » continuò a gridare Goten, dimenandosi.
Alzati, papà. Alzati! Pensava, disperatamente. Ma il corpo di suo padre era inerte tra le macerie e il piccolo aveva la sensazione che non avrebbe potuto contare sul suo aiuto, quella volta.
« Non dirmi che l’ho già eliminato? Accidenti, adesso si perderà la scenetta della tua morte! Che peccato. Avrei dovuto controllare meglio il colpo. » si lamentò Shaula, con una smorfia scontenta.
Guardò il bambino che continuava a tenere sollevato da terra, chiedendosi cosa farne. Senza che Vegeta potesse vedere, non era importante come lo avrebbe ammazzato, poteva anche toglierlo subito di mezzo e andare a prosciugare l’energia che ancora zampettava attorno al corpo del principe, anche perché questa sarebbe presto svanita, dissolvendosi nell’aria. Torturare un po’ il marmocchio sarebbe stato divertente, ma non ne valeva la pena, visto che di lì a poco avrebbe avuto l’Universo ai suoi piedi. Meglio un colpo preciso, per farla finita subito.
« È giunto il tuo momento, moccioso. » disse Shaula, preparandosi a trapassare da parte a parte il corpicino tremolante del bambino. « Qualche ultima parola? »
« Io ne ho una. » intervenne Vegeta, alzandosi in piedi con un ghigno storto sul volto.
Shaula ebbe appena il tempo di stupirsi dell’enorme aura del Super Saiyan, che quello si lanciò contro di lei, concludendo: « Muori! »
Il principe afferrò con una mano il bambino, mentre con l’altra spediva la donna a terra con un pugno, approfittando dell’effetto sorpresa.
« Papà! » esclamò Goten, abbracciandolo.
« Non è il momento per le smancerie, marmocchio. » ringhiò Vegeta, riflettendo febbrilmente. Era riuscito a colpirla senza che si dissolvesse come fumo, solo perché lei stava tenendo Goten, quindi era solida per forza. Doveva riuscire a bloccarla in quella forma, in qualche modo, così da poterla disintegrare. Già, ma come?
Nel frattempo, Shaula si alzò, bloccando gli spiriti con un cenno della mano, così che non intervenissero.
Quel Saiyan la divertiva molto, un vero peccato che non volesse allearsi con lei.
« Però, pensavo di averti eliminato, invece noto con piacere che tu abbia ancora molte energie da offrirmi. Bene. » affermò, divertita.
Vegeta, istintivamente, nascose Goten dietro di sé, per proteggerlo.
Shaula ghignò, puntando il dito contro i due, in un gesto volutamente simile a quello spesso usato da Freezer.
« Bum. » disse, muovendo appena le labbra.
Un istante dopo, il punto in cui si trovavano i due Saiyan saltò in aria, spedendoli a diversi metri di distanza l’uno dall’altro.
Vegeta fece leva sulle braccia per controllare come stesse Goten, scoprendo che fosse svenuto.
Maledizione.
Il principe si alzò in piedi, lanciandosi su Shaula e tentando di colpirla furiosamente, al solo scopo di distrarla da Goten. Sapeva che lo avrebbe presto notato e che lo avrebbe ammazzato per farlo infuriare, quindi doveva farsi venire immediatamente un’idea, possibilmente che permettesse al bambino di uscirne vivo.
« Oh, non provarci, Vegeta. » ridacchiò la donna, spedendolo lontano con un gesto della mano e avvicinandosi a Goten. Giunta a un passo dal piccolo Saiyan, ghignò, caricando un pugno con l’intento di uccidere il bambino, trapassandolo da parte a parte sotto gli occhi di suo padre.
Quello era il momento che aveva aspettato con più impazienza, il momento in cui avrebbe visto la vera potenza di Vegeta.
Ma il principe non aveva alcuna intenzione di lasciarla fare.
Aveva già intuito le sue intenzioni, ovviamente, così agì semplicemente d’istinto, senza rendersi conto di aver appena trovato la soluzione al suo problema.
Non appena riuscì a darsi lo slancio, partì a tutta velocità verso la donna, che aveva già caricato il pugno e stava per sferrarlo.
« Addio, mocciosetto. » affermò, nonostante Goten fosse svenuto e non potesse sentirla. Quelle parole, infatti, erano più per il principe che per il piccolo.
Shaula sferrò il pugno con tutta la sua potenza, mentre un ghigno sadico le si formava sul volto. Quando le sue nocche s’infransero contro le costole del suo nemico, il sangue schizzò sul pavimento e sul suo volto, ma lei non si scompose, limitandosi ad assumere un’espressione sarcastica.
« Non pensavo che ti fossi rimbecillito tanto, principe. » affermò.
Vegeta ghignò, nonostante il braccio della donna gli trapassasse il petto da parte a parte, inzuppando la Battle Suite strappata con il suo sangue.
« Cos’hai da ridere? » chiese Shaula, confusa.
Il Saiyan scoppiò in una risata roca, afferrando il braccio della donna che sbucava dal suo addome.
« Ti ho fregata. » disse, soddisfatto, mentre piazzava il palmo della mano libera davanti al viso dell’avversaria, i cui lineamenti cominciarono a deformarsi dal terrore che la comprensione comportava.
« Addio. » concluse Vegeta. « Big Bang Attack! »
Un istante dopo, della donna rimaneva solo cenere.
 
Vegeta barcollò, compiendo un’enorme sforzo per estrarre il braccio, ancora integro, della sua avversaria dal suo petto. Lo lanciò lontano, mentre sentiva tra le labbra il ferroso sapore del sangue.
Con il respiro affannoso, si lasciò cadere a terra, supino, mentre realizzava di stare per morire.
Era strano.
Gli era già capitato, su Namecc, ma quella volta era diverso.
Non sapeva come mai, ma era diverso.
Con lo sguardo, prese a cercare il figlio, fino a individuarlo con la coda dell’occhio.
Si girò su un fianco e prese a strisciare nella sua direzione, sperando che fosse ancora vivo. Ma che andava a pensare, era vivo e basta! Non era abbastanza in forze da concentrarsi per sentire la sua aura, ma lo sapeva lo stesso. Era vivo. Punto.
« G-Goten… » rantolò, continuando a trascinarsi verso di lui.
Come si era ridotto, stava strisciando su un pavimento zuppo del suo stesso sangue. Patetico.
Quando si trovò abbastanza vicino, allungò di più il braccio, fino a sfiorare la guancia del figlio con le dita zuppe di vermiglio.
« Goten… » ripeté, in una specie di sospiro, mentre il bambino, con sua somma gioia, apriva gli occhi.
Solo allora Vegeta sorrise e si lasciò andare, chiudendo gli occhi per l’ultima volta.
 
-
Goten aprì lentamente gli occhi.
La prima cosa che avvertì, fu un tocco ruvido sulla guancia, una carezza leggera, la prima datagli da quelle mani callose che lo avevano allevato.
« Goten… »
La voce di suo padre era un sussurro strozzato, un mormorio roco ma carico di un amore perfettamente percettibile.
Il bambino sorrise, con una felicità che contrastava sul volto sporco di terra, mentre la mano di Vegeta scivolava a terra, fino a rimanere inerte tra la polvere.
Goten rimase immobile per qualche istante, quasi senza respirare, come in attesa di un’altra mossa da parte di suo padre. Quello, tuttavia, rimase immobile, gli occhi chiusi e il volto quasi sereno, nonostante il sangue che lo solcava.
Il bambino si mise seduto, la testa che gli girava per la stanchezza accumulata, poi si voltò in direzione di Vegeta, come in attesa che si alzasse. Aspettò qualche istante, poi prese a scuoterlo con gentilezza, esitante.
« Papà… » lo chiamò « Alzati, dai, dobbiamo andare via… »
Nessuna reazione, il principe rimaneva a terra, immobile. Goten ignorò il suo colorito pallido e il gelo che si stava impossessando della sua pelle, scuotendolo più forte.
« Papà! Dai, papà! »
Ma cosa stava succedendo? Il suo papà si era sempre svegliato al minimo richiamo, anzi, bastava che mettesse piede nella sua stanza per ridestarlo dal suo sonno leggero. E allora perché, quella volta, non apriva gli occhi?
Si ricordò di quel topolino che, anni prima, aveva smesso di muoversi, spirando in una pozza di sangue.
« È morto. » aveva detto il suo papà, alla sua richiesta di spiegazioni. « Tutti muoiono. »
No, non poteva essere. Non era… No…
« Papà! » chiamò ancora, scuotendolo con sempre più energia, mentre le lacrime, prepotenti, iniziavano a rigargli le guance.
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e, quando si voltò, trovò Goku che lo fissava con aria seria e rammaricata.
« Non può sentirti. » gli disse, con dolcezza, tentando di allontanarlo dal corpo esamine del Saiyan.
Goten, però, si aggrappò con forza al petto del padre, ignorando il sangue che gli stava inzuppando i vestiti e urlando, tra le lacrime: « Non è vero, adesso si sveglia! »
Goku continuò a fissarlo con compassione, poi disse, con voce ferma: « Mi dispiace, piccolo… È morto. Non si sveglierà. »
« No, bugiardo! Non è vero! Adesso torna, lo so! » singhiozzò il bambino, il volto nascosto nella Battle Suite strappata del principe. Goku lo staccò a forza dal suo corpo e lo abbracciò.
« Non può tornare… Mi dispiace, figliolo… » disse, cullandolo.
I singhiozzi del bambino non accennarono a calmarsi, mentre tentava di liberarsi dalla sua stretta per tornare a tentare di rianimare il suo papà.
A un certo punto, Goten riuscì a sgusciare via dalla presa del Saiyan, ma non tornò a tentare di svegliare Vegeta. Si asciugò invece le lacrime, poi, con uno sguardo speranzoso, disse: « Il mio papà tornerà! »
Goku stava per ribattere nuovamente, ma il piccolo lo precedette.
« Tu sei morto! Però sei qui lo stesso! Sei tornato! » affermò, con convinzione.
Il Saiyan si trovò in evidente difficoltà. Come spiegargli che il suo fosse un caso speciale, che Vegeta non sarebbe mai potuto tornare indietro?
« Io… Io volevo stare con te e- » provò a spiegare, esitante.
« Anche il mio papà vuole stare con me! Tornerà! » lo interruppe il piccolo, sempre più convinto della sua teoria.
« Vedi, il fatto è che- »
Ma non fece in tempo a continuare quella spiegazione che, comunque, non suonava convincente nemmeno nella sua testa, perché il corpo di Vegeta sparì sotto i loro occhi.
« Ma… Cosa…? » mormorò il bambino, con gli occhi spalancati dalla sorpresa.
Goku era incredulo, ma non per la scomparsa del Saiyan, quanto per quello che sapeva significare: Re Yammer gli aveva permesso di mantenere un corpo. Non avrebbe creduto che sarebbe successo, pensava di essere uno dei pochi ad aver visto il bene nel suo animo.
« Dov’è andato?! » urlò Goten, cercando il padre con lo sguardo.
« É… Gli hanno… Permesso di mantenere il suo corpo… » rispose il Saiyan, ancora incredulo.
« Ma che dici? » domandò il bambino, che non aveva capito niente.
Goku gli spiegò brevemente cosa accadesse dopo la morte, concludendo che Vegeta, adesso, si trovasse con tutte le persone che se n’erano andate quando lui aveva solo un anno.
« Quindi… Quindi lì è felice… » mormorò Goten, abbassando la testa nel tentativo di nascondere le lacrime che iniziavano a riempirgli gli occhi.
« Be’… Sì… Suppongo di sì… » rispose il più grande, esitante.
« Quindi non tornerà… » continuò il piccolo, la voce rotta da un singhiozzo.
Goku lo abbracciò.
« No, non tornerà. Ma non perché non lo voglia, semplicemente… Non può. Chi muore non torna, capisci? »
« Ma perché tu sì? » domandò Goten. Era una cosa brutta, ma avrebbe preferito che al posto di Goku fosse tornato il suo papà.
« I-io… Ho avuto… Un… Un permesso speciale… Perché… Ho salvato la Terra tante volte… » farfugliò il Saiyan, a disagio.
« Non è giusto però… » mormorò il bambino, affondando il volto nel suo petto e scoppiando in un pianto dirotto.
Goku non si offese per quelle parole, capendo che il piccolo dovesse sentirsi molto scosso, e si limitò a stringerlo più a sé.
Pensando all’amico, nonostante la sua morte, le labbra gli s’incurvarono in un lieve sorrisetto: adesso Vegeta era con Bulma e, sicuramente, era felice.
Se lo meritava, poco importava se non l’avrebbe rivisto per un po’. In fondo, quello non era un addio, ma solo un arrivederci.
Nel frattempo, sarebbe stato vicino a Goten e si sarebbe goduto suo figlio, prima che si ricongiungesse a quello che era il suo vero papà. Quando si trattava di affetto, lo sapeva per esperienza, il sangue contava poco o niente.
« Un giorno lo rivedrai… E starete insieme per sempre. »
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
*usa il piccolo Goten come scudo per non essere brutalmente uccisa dalle fan di Vegeta*
Vi prego, non mi uccidete, pietà!
Giuro, non lo volevo uccidere, solo che… No, ok, lo volevo proprio uccidere. Io amo Vegeta, lo adoro, è il primo pensiero che al mattino mi sveglia e di notte mi culla (?), ma… Ehm… Ecco, proprio per questo ho dovuto ucciderlo.
No, ok, non mi sono spiegare.
Diciamo che ho lo strano complesso chiamato “Amo-ammazzare-il-mio-personaggio-preferito-o-in-alternativa-fargli-patire-le-pene-dell’Inferno”. In questa fanfiction ho fatto entrambi, ma ok.
Insomma… Dovevo rimandarlo da Bulma, ecco! Mettendola così, magari mi vorrete uccidere meno violentemente u.u
Ok, mi sento in colpa.
Vegeta ç_ç
Mi sento un mostro ç_ç
Ah, per la cronaca, questo capitolo continua a non piacermi, ma dettagli.
Ma come ho potuto? ç_ç
Vegeta si è da poco sacrificato contro Majin-Bu *sniff* e io lo ammazzo anche qui? Ma perché? ç_ç * “Se non lo sai tu!” ndVoi*
D’accordo, basta insultarsi da sola. Adesso inserisco i ringraziamenti, il solito spoiler, dopodiché siete pregati di dirigervi ordinatamente in fondo alla sala, dove troverete un set di armi varie. A sinistra ci sono le asce, al centro le spade e a destra mezzi di tortura vari.
Io vi attenderò pazientemente dall’altra parte della sala e non opporrò resistenza.
 
Ora, ringrazio tutti coloro che seguono/ricordano/preferiscono questa storia e in particolare chi ha recensito lo scorso capitolo:
_unknown_
Shora
MegaMary
Topesia
Silver saiyan
khaleesi_saiyan
 
Grazie, siete davvero in tante e tutte gentilissime ^_^ *Dopo questo capitolo lo sarete un po’ meno, ma va be’*
Niente, vi ringrazio ancora, in fondo trovate lo spoiler :)
Ora, potete andare a prendere le armi u.u
*non appena le fan si voltano, si dà spudoratamente alla fuga*

 
 
 
 
 

**SPOILER**
**SPOILER**
**SPOILER**

 
 
 
Da quando il suo papà era morto, si recava tutte le domeniche da lui, sfidando qualunque intemperia, e gli raccontava quello che era successo durante la settimana, quasi avesse paura che potesse sentirsi escluso dalla sua vita. Gli raccontava di Valese, la sua ragazza, di Goku, che aveva preso a fare il padre, dei suoi amici e dei suoi interessi.
Tutto.
Come se lui fosse stato ancora lì, ad attenderlo ai fornelli come quando era piccolo e tornava da scuola, ansioso di raccontargli la sua giornata.



 
 
  
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