Fumetti/Cartoni europei > Martin Mystère
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Autore: Notteinfinita    09/11/2013    4 recensioni
L'ennesima missione attende Martin Mystére e la sua squadra...ma saranno capaci di affrontarne le conseguenze?
*****
Dal primo capitolo:
«Nelle ultime settimane si sono verificati diversi casi di manufatti stregati o maledetti.» spiegò la donna «Inizialmente si era pensato ad una casualità ma poi ci siamo resi conto che le coincidenze erano troppe.»
«E avete scoperto che la causa è di una super-razza di alieni che ha deciso di controllarci tramite questi manufatti!» concluse Martin che, rianimatosi, era saltato sulla scrivania di M.o.m guadagnandosi uno sguardo omicida dalla donna.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diana Lombard, Martin Mystère, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Il bracciale è maledetto ma esiste un rito per liberare Diana dalla maledizione.» disse con voce greve «Il Rito della Condivisione della vita.»

«Bé, allora cosa aspettiamo, facciamo questo rito.» propose Martin, rianimandosi.

«Agente Mystére, non è così semplice.» obiettò M.o.m «Come dice il nome, chi compie il Rito deve essere disposto a condividere la propria vita con la persona vittima della maledizione.»

«Che problema c'è, compierò io il rito.» affermò il ragazzo.

«Martin, forse non hai capito il senso delle mie parole.» suppose la donna.

«Ho capito benissimo. Dividerò la mia vita con Diana. Se, ipotizziamo, fossi destinato a vivere altri sessant'anni ne vivremo trenta ciascuno.» spiegò. «In missione abbiamo condiviso il rischio di morire centinaia di volte, stavolta condivideremo la vita.»

Appena ebbe finito di parlare, un continuo battere sul vetro della cella portò tutti a girarsi. Impossibilitata a parlare, Diana scuoteva energicamente il capo per manifestare il suo dissenso.

«Diana è l'unica possibilità per farti tornare normale!» esclamò Martin, mentre la ragazza continuava a cercare di dissuaderlo.

«Martin, devi rifletterci bene.» consigliò M.o.m.

«Non c'è nulla da riflettere. Procediamo.» intimò il ragazzo.

Diana, disperata, continuava, invano, a battere sul vetro della cella. Non voleva che il suo amico compisse un tale sacrificio, teneva troppo a lui per chiedergli tanto. In un attimo, però, sentì le gambe cederle e si ritrovò a terra, priva di forze.

Martin poggiò le mani sul vetro, in preda all'angoscia.

«Diana, Diana, dimmi che stai bene!» urlò.

Tutti si avvicinarono alla cella mentre M.o.m controllava i parametri della ragazza.

«Si sta indebolendo.» constatò la donna, preoccupata.

«Allora non c'è altro da dire.» concluse Martin «Mi spieghi cosa dobbiamo fare.»

«Intanto aiutala a rimettersi a letto, ha bisogno di essere in forze per affrontare il Rito.» disse M.o.m provvedendo ad aprire la porta della cella.

«Posso entrare?» chiese Martin.

«Certo.» assicurò la donna.

Senza attendere altro, Martin si fiondò dentro la cella seguito da Java.

Portatisi a fianco della ragazza, l'aiutarono a sollevarsi da terra e a sdraiarsi sul letto.

«Presto starai bene.» le disse Martin, accarezzandole leggermente la guancia.

La ragazza le afferrò la mano e la strinse fra le sue rivolgendogli uno sguardo di supplica.

Il ragazzo si limitò a sorriderle incoraggiante per poi uscire dalla cella mentre la ragazza, a corto di energie, si assopiva.

«Non è più necessario l'isolamento?» chiese Martin.

«Abbiamo dovuto tenerla isolata perché non sapevamo se si trattasse di un virus o di una qualche forma di possessione. Trattandosi di una maledizione non trasmissibile non c'è più pericolo.» spiegò M.o.m. «Adesso vai a riposare pure tu, agente Mystére , il Rito richiederà, probabilmente, molta energia.»

«Non posso dormire, sono troppo in ansia!» protestò il ragazzo.

«Prendi questo.» disse la donna porgendogli una pillola «È un leggero sonnifero, ti aiuterà a riposare. Quando ti sveglierai parleremo del Rito. Anzi, non preferiresti andare a dormire in un letto dell'infermeria?» chiese la donna.

«No, io...vorrei rimanere qui.» rispose il ragazzo.

«Come preferisci. Voi due, invece, venite con me.» disse poi, rivolta a Billi e Java.

Quando tutti furono usciti, Martin sistemò la poltrona vicino alla cella dove riposava Diana, quindi prese il sonnifero e si sdraiò.

In attesa che facesse effetto, volse lo sguardo verso la ragazza e lasciò la mente libera di vagare.

Una dopo l'altra gli tornarono in mente tutte le missioni a cui avevano partecipato, le vacanze passate insieme, le gioie e i dolori che avevano condiviso. Ogni volta che lui ne aveva avuto bisogno lei c'era sempre stata e adesso che era lei ad essere nei guai lui non si sarebbe tirato indietro.

Doveva ammetterlo, l'idea del Rito gli metteva paura ma lo avrebbe portato a termine, a qualunque costo. Lo avrebbe fatto per lei. Istintivamente portò la mano alla tasca dei jeans dove aveva conservato la caramella di Diana, la tirò fuori e la osservò per alcuni secondi. Dopo un attimo di esitazione, la portò al naso e l'annusò.

Un sorriso gli sorse spontaneo alle labbra: quella caramella sapeva di buono, di lei. Resosi conto di quello che aveva pensato, arrossì leggermente e lanciò uno sguardo alla ragazza, temendo potesse accorgessi di qualcosa. Scossa la testa per scacciare quegli strani pensieri, cercò di rilassarsi e fu con la caramella ancora stretta in mano che si addormentò.

 

«M.o.m, ma non c'è davvero nessun'altra possibilità per salvare Diana?» chiese Billi mentre seguiva la donna in ufficio. «Il Rito, non so, mi sembra troppo rischioso.»

«Non ti mentirò, non abbiamo certezze circa l'effettiva pericolosità del Rito.» confessò M.o.m.

«Ma allora perché permetterà a Martin di farlo?» domandò, preoccupato.

«Era troppo agitato per ascoltare qualsiasi mia obiezione, per questo l'ho mandato a riposare.» spiegò «Quando si sveglierà cercherò di farlo ragionare, se sarà ancora convinto di procedere il riposo gli sarà stato comunque utile per accumulare le energie necessarie al Rito.»

«Non potere dare un pochino di anni di vita ciascuno?» chiese Java.

«No Java, è impossibile. Si tratta di un Rito da fare in due, si basa sulla contrapposizione Yin-Yang. Per certi versi è simile ad una cerimonia nuziale. Se avessi potuto avrei preso parte io stessa al Rito.»

Java abbassò lo sguardo, avvilito.

«Adesso avrei dell'altro lavoro da svolgere.» disse M.o.m «Tu Billi puoi tornare ad occuparti dei tuoi compiti e tu Java, se vuoi, puoi fargli compagnia, tanto anche se ti dicessi di tornare a casa ti rifiuteresti.»

Java sorrise grato a M.o.m quindi uscì dallo studio della donna.

Trascorse un paio d'ore, Diana si svegliò.

Dopo essersi stiracchiata, volse il capo verso il vetro della cella e vide Martin addormentato nella poltrona e la porta della cella aperta. Con la massima cautela si avvicinò al ragazzo e non poté far a meno di sorridere nell'osservare l'aria angelica che aveva mentre dormiva.

“Mi dispiace Martin, non posso permetterti di fare questo sacrificio per me. Tengo a te più di quanto immagini e voglio che tu viva una vita lunga e felice, anche se io non potrò farne parte.” pensò la ragazza quindi gli depose un leggero bacio sulla fronte e si avviò verso l'uscita.

Aveva già alzato la mano per afferrare la maniglia quando la porta si aprì e la figura di M.o.m si stagliò sulla soglia.

«Agente Lombard, dove crede di andare?» chiese la donna a voce alta.

Con un sussulto, Martin si svegliò e portò lo sguardo al punto da cui era provenuta la voce.

Vedendo Diana sulla porta, si alzò con un balzo e le si avvicinò.

«Dove stavi andando?» le chiese, preoccupato.

Per tutta risposta, la ragazza batté le ali alzandosi in volo al di sopra delle loro teste.

«Diana, cosa pensi di fare, così sprecherai inutilmente la tua energia vitale!» l'ammonii il ragazzo mentre la sua amica, imperterrita, sostava a mezz'aria in cerca di una via di fuga.

«Non costringermi ad usarlo.» minacciò Martin, portando la mano all'U-watch ma, prima che potesse fare alcunché, Diana perse quota e si accasciò a terra.

Immediatamente il ragazzo le fu a fianco e, sostenendola, la fece stendere sulla poltrona.

«Sei una stupida, cosa avevi intenzione di fare?» chiese Martin, arrabbiato.

Gesticolando, Diana fece comprendere di volere qualcosa per scrivere.

M.o.m, avvicinataglisi, le porse un blocco per appunti e una penna.

«Martin, non posso permettere che tu rischi tanto per me.» scrisse la ragazza. «Se non faremo il Rito io perderò la vita ma se lo faremo non sappiamo a quali rischi andiamo incontro, potremmo rimettercela entrambi.» spiegò.

«Non hai pensato che io preferisco correre il rischio piuttosto che stare qui a guardare senza fare nulla?» chiese Martin.

Diana abbassò il capo, senza sapere cosa ribattere.

«Agente Mystére, ero venuta a chiederle se fosse sicuro di voler proseguire ma, alla luce di quello che ha detto, temo che ogni domanda sia inutile.» intervenne M.o.m.

«Sono sicuro, ci dica cosa dovremo fare.» la esortò Martin.

«Il Rito è composto da tre parti: la purificazione, la condivisione del desco e, infine, la declamazione del rituale vero e proprio.» spiegò la donna, quindi gli porse un foglio «Qui ci sono spiegate nel particolare le varie fasi e le parole del rituale. Martin tu dovrai imparare i gesti e le parole a memoria mentre tu, Diana, dovrai semplicemente assecondarlo. Vi consiglio di leggere nella vostra mente, non sappiamo se la pronuncia a voce alta attivi di per se il rituale. Io, intanto, vado a preparare tutto il necessario.»

Finito di parlare, la donna lasciò soli i due ragazzi.

Martin, sedutosi sul bracciolo della poltrona, pose il foglio a metà tra se e Diana perché anche lei potesse leggere.

«Grazie Martin!» scrisse la ragazza, dedicandogli un sorriso triste e preoccupato.

In risposta, il ragazzo le passò un braccio dietro le spalle e, avvicinatala a se, le depose un bacio sulla testa.

«Vedrai che ne verremo fuori.» tentò di rassicurarla.

Man mano che andavano avanti nella lettura delle istruzioni i due iniziarono a provare un senso di agitazione all'idea di ciò che li attendeva.

Nel tentativo di imparare per bene ogni singolo aspetto del Rito, Martin passò la successiva ora a leggere e a rileggere il foglio delle istruzioni. Quando, infine, alzò gli occhi notò che Diana si era addormentata appoggiata alla sua spalla.

Senza osare muoversi per paura di svegliarla, Martin continuò a ripetersi mentalmente le fasi del rituale, in attesa che M.o.m venisse ad annunciare che erano pronti per eseguirlo.

Quando, infine, la donna entrò nella stanza, Martin aveva ormai acquisito una certa sicurezza circa ciò che avrebbe dovuto fare, anche se un parte di lui non poteva fare a meno di temere che l'emozione gli avrebbe giocato un brutto scherzo.

«Diana, svegliati.» disse, scrollando leggermente la ragazza.

«Siamo pronti.» annunciò M.o.m.

Tenendosi per mano, per farsi coraggio, i due ragazzi seguirono la donna fuori dalla stanza.

Percorsi diversi corridoi, i tre giunsero davanti ad una porta.

«Oltre questa porta troverete tutto ciò che serve per il Rito. Non mi è concesso seguirvi.» spiegò «Buona fortuna ragazzi!» esclamò, senza riuscire a celare l'apprensione nei suoi occhi, per poi allontanarsi e raggiungere Billi e Java che l'attendevano in una sala attigua.

«Stanno per eseguire il Rito.» annunciò ai due, quindi si accomodò in una delle poltrone presenti nella stanza e si apprestò ad attendere con le braccia strette al petto e lo sguardo fisso sulla porta. Non finse neanche di essere occupata a fare qualcos'altro, era troppo preoccupata.

Rimasti soli, i due ragazzi varcarono la porta e si trovarono davanti due enormi vasche, simili a quelle dei bagni pubblici giapponesi, poste l'una di fianco all'altra e separate da una spessa tenda.

Facendosi coraggio, Martin si avvicinò tirandosi dietro una titubante Diana. Giunti davanti alle vasche l'abbracciò stretta e le schioccò un sonoro bacio sulla guancia per farle coraggio, quindi la lasciò andare e tirò la tenda che li separava per celarla al suo sguardo.

Lentamente i due iniziarono a spogliarsi.

Diana provava un certo imbarazzo al pensiero che Martin si stesse spogliando al di là di quella tenda. Dal canto suo, il ragazzo non poté reprimere un leggero rossore al pensiero che fosse così vicino ad una ragazza nuda, il fatto poi che quella ragazza fosse proprio Diana lo metteva un po' a disagio.

Quando ebbero finito di spogliarsi, i due si immersero lentamente nelle vasche, trattenendo a stendo un'esclamazione nel sentire l'acqua gelata.

Nella mente di entrambi risuonarono le parole lette poc'anzi.

“I due si immergeranno in gelide acque di fonte per purificare i loro corpi”

Giunti al centro delle rispettive vasche, s'inginocchiarono immergendosi così completamente per poi rialzarsi e uscire dall'altra parte dove, ad attenderli, c'era un telo bianco per asciugarsi e un capo di vestiario simile ad una tunica di foggia greca, anch'essa bianca.

Finito di rivestirsi, i due ragazzi si ritrovarono dall'altra parte della tenda.

Vedendola, Martin soffocò a stento un'esclamazione, la sua Diana, vestita in quel modo, sembrava in tutto e per tutto un angelo meraviglioso. Purtroppo, non avendo la certezza di poter parlare al di fuori di ciò che stabiliva il rituale, il ragazzo dovette accontentarsi di sorriderle.

Un'altra tenda celava loro la vista di ciò che li attendeva dopo. Apertala, trovarono un basso tavolino su cui erano sistemati una pagnotta e una coppa di vino e con due cuscini posti davanti. Inginocchiativisi, Martin prese la pagnotta e ne spezzò un pò.

«Nutro il tuo corpo prima di nutrire il tuo spirito.» declamò, quindi pose tra le labbra della ragazza un pezzetto di pane per poi prenderne un pezzo anche lui.

Presa la coppa l'accostò alle labbra di Diana.

«Disseto il tuo corpo prima di dissetare la tua anima» recitò. Quando lei ne ebbe bevuto un sorso, lui fece lo stesso.

Finita la parte della Condivisione del desco, i due ragazzi si alzarono e si avvicinarono alla tenda successiva. Il pensiero di cosa ci fosse al di là e del suo significato fece arrossire i due.

Martin, presala per mano, scostò la tenda. Dall'altra parte, come immaginavano, era stato preparato un talamo dalle lenzuola candide.

Nonostante sapesse che quel letto aveva solo un significato rituale, Diana non poté fare a meno di sentirsi stranamente nervosa nell'avvicinarvisi mano nella mano con Martin.

Un po' impacciati, i due si posizionarono in ginocchio al centro del letto, l'uno di fronte all'altra.

Martin si portò le mani alle tempie e, con un sospiro, si concentrò per essere certo di ricordare le parole mentre Diana, in preda all'ansia, si tormentava le mani.

«Io accetto di dividere la mia vita con te» iniziò a recitare il ragazzo «Corpo» a queste parole prese la mano sinistra di Diana e le depositò un leggero bacio sul palmo «Mente» e quindi le sfiorò la fronte con le labbra «Anima» stavolta la voce gli tremò appena ma, cercando di scacciare l'emozione, proseguì nel rituale baciandola sulle labbra. Aveva sempre pensato che avesse un sapore dolce e nell'attimo in cui la sfiorò ne ebbe la certezza.

Sapendo come il rituale proseguiva, Diana abbassò il capo, imbarazzata.

Martin, dal canto suo, non riuscì ad impedirsi di arrossire. Faceva sempre il galletto con le ragazze ma la verità è che gli era sempre andata buca.

Deglutendo a vuoto, cercò di riprendere il controllo dei suoi pensieri.

«Cuore» pronunciò, infine; quindi, stando bene attento a non scoprirla più del necessario, le abbassò la spallina sinistra della tunica per poi depositare un bacio in corrispondenza del cuore.

Nonostante l'apprensione per il rituale appena compiuto, Martin non poté evitare di sentirsi eccitato all'idea che, per la prima volta nella sua vita, le sue labbra erano venute a contatto con il seno di una ragazza. Per evitare ulteriori pensieri poco casti, rimise velocemente a posto la spallina senza però avere il coraggio di alzare gli occhi su Diana, consapevole di essere arrossito vistosamente.

Dopo alcuni secondi un “click” ed un lieve tonfo annunciarono che il bracciale si era staccato dal braccio di Diana mentre le sue ali svanivano in un turbine di piume. Appena il bracciale atterrò sulle lenzuola, una luce abbagliante ne fuoriuscì.

Impaurita, Diana lanciò un urlo e Martin, prontamente, la strinse a se per proteggerla.

Udendo le urla, anche M.o.m, Java e Billi si precipitarono nella stanza.

Quando la luce svanì, di fronte a loro aleggiava uno stupendo angelo con le fattezze di una giovane donna dai capelli biondi e dagli occhi azzurri.

«Non abbiate timore.» li rassicurò l'angelo. «Ero prigioniera del bracciale ma voi, spezzando la maledizione, mi avete liberato.»

«Perché ti hanno intrappolato nel bracciale?» chiese Martin, incuriosito.

«Alcuni secoli fa, quando vivevo ancora in paradiso, m'innamorai di un umano così scesi sulla terra e, usando quel bracciale, mi trasformai in un' umana.» iniziò a spiegare. «Ciò, però, era contrario alle regole celesti perciò i miei superiori vennero sulla terra e, per dimostrami che il mio amore non sarebbe potuto sopravvivere alla scoperta della mia natura angelica, m'intrappolarono nel bracciale e lo maledissero:chiunque l'avesse indossato si sarebbe tramutato in un angelo.»

«Ma angeli non dovrebbero essere buoni?» chiese Java, confuso.

«Lo sono, di norma, ma in passato l'unione tra angeli e umani aveva creato dei problemi al mondo, perciò erano molto severi su questo punto.» le rispose l'angelo. «Per quasi tre secoli sono rimasta chiusa nel bracciale a vedere l'amore finire a causa della maledizione. Alcuni sono scappati appena hanno visto la trasformazione, altri hanno cercato la soluzione senza trovarla, molti per la disperazione si sono suicidati...è stato tremendo! Ma oggi il vostro sentimento sincero mi ha liberato.» concluse, rivolta a Martin e Diana.

«Ora cosa farai? E che ne sarà del bracciale.» domandò Billi.

«Quel bracciale non farà più del male!» annunciò per poi puntagli un dito contro e farlo esplodere in mille pezzi. «Io tornerò in paradiso e, se avrò fortuna, ritroverò l'anima del mio amore e potrò trascorrere il resto dell'eternità con lui.»

«Te lo auguriamo di cuore!» le disse M.o.m, commossa dalla sua storia.

«Prima di andare, però, volevo rassicurarvi, la vera maledizione si basava sull'incapacità degli umani di rischiare il tutto per tutto per un' altro. Tu, invece, non hai esitato nel mettere a rischio la tua vita e così l'hai spezzata» spiegò, rivolta a Martin.

«Vuoi dire che Martin non ha perso metà della sua vita?» chiese Diana, speranzosa.

«Proprio così.» la rassicurò l'angelo.

A quelle parole, Diana ruppe in un pianto di gioia e gettò le braccia al collo del ragazzo senza riuscire ad arrestare i singhiozzi.

«Per me è tempo di andare.» annunciò l'angelo «Vi auguro tanta felicità e coltivate sempre ciò che avete nel cuore.» raccomandò, prima di svanire in uno sfavillio multicolore.

Dopo che l'angelo fu scomparso, M.o.m, Java e Billi si avvicinarono ai due ragazzi.

«State bene?» chiese la donna.

«Si, tutto ok!» esclamò Martin, sorridente.

«Tutto bene.» confermò la ragazza.

«Comunque adesso andrete in infermeria per un controllo. La trasformazione in angelo e il Rito sono comunque stati fattori di stress per il vostro fisico.»

Rassegnati, i due ragazzi si alzarono dal letto ma, appena ebbe poggiato i piedi per terra, Diana ebbe un capogiro. Martin le fu immediatamente a fianco e, prendendola tra le braccia, le evitò di cadere.

L'intero gruppo si trasferì in infermeria.

Dopo aver deposto Diana su uno dei letti, anche Martin, seppur recalcitrante, si sdraiò a sua volta per farsi visitare.

Mentre i medici controllavano i loro parametri, i due ragazzi continuavano a guardarsi negli occhi e a chiedersi di che natura fosse il sentimento sincero di cui parlava l'angelo...era davvero solo amicizia?

Il viso dell'altro fu l'ultima cosa che i due videro prima che i sonniferi somministrati dai medici facessero effetto trasportandoli nel mondo dei sogni.

 

 

 

 

  
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