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Autore: Efestiandro_    09/11/2013    1 recensioni
Vorrei liberarmi di questo fardello che porto sul cuore, di questo dolce fardello che costituisce il mio sorriso e il mio dolore, che da' voce al mio respiro e agli incubi la notte. E se sei disposto ad ascoltare, la mia musa saprà narrarti le vicende che riposano sul fondo del mio animo.
«[...] Quel ragazzo che portava il mio nome.
Quel ragazzo che ero io, e non c'era altro modo per descriverlo.
Avrei potuto essere un fantasma per loro, e in effetti mi trattavano come se fossi qualcosa di sovrannaturale.
Ero un bel ragazzo, questo lo sapevo, la dea Venere mi aveva modellato con le sue stesse mani, con la passione e la lussuria con cui due amanti fanno l'amore.
Non era questo, però, a stupire chiunque e spingerlo a guardarmi con curiosità crescente ad ogni movimento. »
{Tratto dal capitolo 1.}
Genere: Horror, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Leto, Shannon Leto
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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{Salve, bella gente *balle di fieno che rotolano* Sì, so di essere imperdonabile per aver fatto aspettare tutto questo tempo, quindi non mi dilungherò molto qua sopra. Volevo scusarmi (Ho avuto vari impegni; la scuola, la "vita sociale", il trinity e tutte quelle cose lì) e... Niente, ci vediamo sotto!}


2). E fu così che il principe salvò me 


La tappezzeria rossa mi feriva gli occhi e le spesse tende di velluto si gonfiavano come mosse dal vento, senza che esso ci fosse. In realtà non erano presenti nè porte nè finestre. Avrebbe potuto essere il salotto di un ricco produttore musicale, e non avrei notato la differenza. mossi un passo, ma anche il più semplice dei movimenti mi costava un'enorme fatica e fui costretto a trascinare le gambe, come se le ossa fossero state di piombo. Abbassando lo sguardo mi aspettavo che la moquette mi avesse ingoiato dalla vita in giù e devo ammettere che rimasi stupito nell'apprendere il contrario. Sulla pelle potevo avvertire uno strano tepore, come se alle mie spalle fosse stato acceso un falò e le fiamme stessero strisciando delicatamente sulla mia pelle in lingue di fuoco; quasi il loro crepitìo mi giungeva alle orecchie, mentre io non ero sicuro se fosse un illusione o meno.
In mezzo a tutto quel rosso spiccava una figura rannicchiata in un angolo, i capelli corvini in disordinate ciocche a coprirgli il viso, le ginocchia strette al petto e interamente vestito di nero, con la maglia a brandelli, più buchi che stoffa, mentre dalle maniche larghe spuntavano le braccia magrissime, come se fosse dimagrito molto negli ultimi tempi. 
Appena avvertì il mio respiro nella stanza si voltò lentamente e i suoi occhi profondi, circondati da scure mezze lune, si puntarono nei miei. La sua voce fu una ventata d'aria gelata e mi sentii sbiancare: "Questo posto non è per te, Jared. Questo posto è per chi non ha più aria nei polmoni". Tornò ad abbassare lo sguardo mentre la vita scivolava lentamente fuori dal suo corpo. Provai ad urlare, con i muscoli che non rispondevano più ai miei comandi e caddi, caddi per un tempo ed uno spazio infinito.
Prima di svegliarmi di soprassalto, con le coperte dolorosamente ammucchiate sotto lo sterno e, dal lieve fastidio proveniente dalla guancia, probabilmente si era impressa la piega del cuscino su di essa.

I pochi raggi del sole che filtravano dalle persiane semichiuse mi colpirono direttamente sul viso, come uno schiaffo di quelli che ti lasciano le cinque dita violacee sulla guancia. Con un mugolio di protesta mi girai su un fianco in posizione fetale,nonostante tutto il mio essere stesse gridando di protesta, tirandomi le lenzuola fin sopra la testa. Combattei inutilmente contro la vocina nella mia testa che mi intimava di alzarmi; magari, chissà, questa mattina niente scuola. Cercai di riprendere sonno, per poi arrendermi con uno sbuffo mentre mi mettevo seduto con una smorfia e lentamente aprivo gli occhi, portando una mano all'altezza dello stomaco, più o meno dove sentivo l'origine di quello stano senso di angoscia che mi attanagliava i muscoli e rendeva cento volte più difficile alzarmi dal letto, spossato da tutto quel rosso.
Ero davvero grato di avere un bagno nella mia camera, così ogni mattina potevo almeno svegliarmi con dell’acqua ghiacciata sul volto, prima di intraprendere una qualsiasi conversazione. Anche se in ogni caso rispondevo per la maggior parte a monosillabi, prima di raggiungere una tazza di caffè, poi sarei riuscito a concludere una frase di senso compiuto.
Meccanicamente, come ogni mattina, mi ritrovai a camminare verso lo stesso edificio di mattoni, senza sapere bene come fossi arrivato fin lì, fino a quel lampione pieno di scritte e di promesse non mantenute, prima di girare a destra.
Come ogni mattina il cortile era gremito di studenti infreddoliti e un lieve mormorio aleggiava sugli alberi, le auto e si aggiungeva alla rugiada sui petali dei fiori.
"Un sorriso per il giornalino scolastico!" mi giro stupito, facendo appena in tempo ad espirare l'aria dai polmoni, che svolazza in piccole volute, prima di coprirmi il viso con la mano, mentre il flash, abbagliante, scatta.
Non racconto spesso cose sul mio conto. Preferisco rimanere per i fatti miei e io per primo mi sto chiedendo come faccia la gente a conoscermi così tanto, nonostante io faccia di tutto per non dare nell'occhio.
Il fatto è che faccio parte della squadra di nuoto della scuola. Ora che ci penso, "fare parte" è una parola grossa, diciamo che il professore di educazione fisica mi lascia usare la palestra poichè sono "un ragazzo promettente".
Probabilmente sperava che avrei fatto amicizia con gli altri ragazzi, ma sono sempre stato così, le maestre riferivano preoccupate ai miei genitori che mi rifiutavo di parlare con gli altri bambini. Sinceramente non ho alcun ricordo di quegli anni, così non posso far altro che rimanere in silenzio. Nonostante tutto delle volte riesco a ricordare particolari come il colore della maglia di mia madre quando avevo cinque anni, le sfumature che le luci al neon del corridoio creavano sui capelli di Perrie, ieri, ma non interi periodi della mia vita.
Probabilmente dovevo avere lo stesso aspetto di quando le maestre si lamentavano di me, seduto ad uno dei tavoli del cortile , con un libro in grembo e la testa china sulle pagine ingiallite, piene di parole e piccole appunti presi a margine da una mano straniera, con una calligrafia a me sconosciuta. Forse è proprio questo l'aspetto affascinante dei libri della biblioteca: ognuno di essi è passato in altre mani, altre persone hanno letto quelle righe e altri cuori hanno provato quelle emozioni.
Una mano delicata, da bambina, con piccole unghie laccate di rosa, si posa sulla mia, riportandomi alla realtà come solo sua sorella riesce a fare. Molte cose ha comune con Perrie: entrambe spuntano dal nulla, con i capelli biondi svolazzanti e gli occhi grandi. Potrebbero sembrare gemelle se non fosse che gli occhi di Jane hanno il colore dell'erba tagliata e anni in meno, ben visibili nel modo in cui porta lo zaino pieno di piccoli peluches innocentemente, oserei dire. Per lei non è un fardello come per noi che abbiamo superato l'era del primo bacio, del foglio rosa, l'era in cui il mondo ti si presenta ignoto ed inesplorato, l'era del latte alla sera.
Posa lo sguardo nel mio, impacciata e rossa sulle gote, mi sorride timidamente. "Hai per caso visto mia sorella?" mi chiese con la voce flebile di un pettirosso. Sorridere mi venne naturale mentre scossi la testa desolato. Arrossì ancora di più e, mormorando qualche parola di ringraziamento, se andò com'era arrivata, quasi fosse un fantasma incorporeo, troppo delicata per essere catturata da uno sguardo.
Chiusi il libro mentre la campanella suonava.
A volte anche a me sembrava di essere un fantasma, mentre percorrevo i corridoi facendomi largo tra gli studenti colorati o quando facevo il mio ingresso in qualche aula e la gente mi guardava senza vedermi realmente. A modo mio ero "popolare", facevo parlare di me e pretendevo di essere sulle labbra di nessuno. Non si può dire che fossi asociale , sentivo solo un senso di non appartenenza verso quell'ambiente  che vuole forzarti ad indossare un'etichetta e appartenere ad un gruppo, a farti perdere l'identità e a convicerti che sei sbagliato perché non come il modello di qualche rivista .
Spinsi la porta che dava sulla piscina coperta: dai cardini piovvero scintille di ruggine, per poi tornare al suo posto sbattendo. Osservai lo specchio d'acqua che mi si apriva davanti mentre entravo nello spogliatoio, deserto a quell'ora del mattino, per poi riuscirne in costume da bagno, mentre brividi freddi mi accarezzavano la pelle, facendomi drizzare i peli e battere i denti.
L'acqua mi lambì dapprima il bacino, per poi salire sempre più su, sulle costole, le scapole, il collo e infine le labbra, finchè non rimanemmo solo io e lei. Sembrava portare via con sé il mio dolore: quel sogno mi aveva colpito come un proiettile. Avevo cercato il più possibile di non pensarci e ora il liquido attorno a me stava tingendosi di scarlatto. 
Per ogni minuto che passava, per ogni volta che fendevo l'acqua con una bracciata, mi sentivo sempre più vuoto.
Ma, talvolta, il vuoto è meglio del dolore, meglio dell'angoscia e meglio che pensare.
Il sapore del cloro in bocca e lo sciabordìo nelle orecchie mi erano familiari, così come misurare la respirazione, il pizzicore ai muscoli e finalmente il peso sullo stomaco che mi trascinavo dietro dal primo momento in cui avevo messo a fuoco la mia camera era sparito; e anche il freddo che aveva perforato la mia pelle come tanti piccoli spilli stava sparendo, così come il resto del mondo. Appena formulai quel pensieri mi sentii terribilmente egoista. Ogni volta che mi trovavo in mezzo ad una folla, in fila al supermercato, bramavo di essere circondato dall'acqua che attutiva i suoni, i colori e le percezioni, un momento di assoluta pace.
Io non credo in Dio. O, per lo meno, penso che sia indifferente la sua esistenza, in ogni caso dovremo cavarcela da soli, giorno dopo giorno, dopo giorno. 
Non ho mai avuto la pretesa di dire di poter riuscire a tirare avanti da solo, ma ci sto provando, ogni minuto che passa, ogni ora, tiro avanti i cocci della mia esistenza. Non ho più cercato qualcuno con cui condividere il mio fardello da quando conobbi il ragazzo del mio sogno. Dio, è così cambiato. Era... Era energico, pieno di vita, non stava fermo un attimo. Gerard.
Fuori pioveva e i lampi illuminavano la stanza quasi fosse giorno,a intervalli irregolari. Lui aveva alzato un po' il gomito, noi tentavamo di portare avanti qualcosa che era morto da tempo, io fissavo il vuoto.
Lo avevo amato,tanto, forse troppo, ma non in quel momento.
Entrambi lo sapevamo, ma nessuno riusciva a lasciar andare l'altro, così mi alzai e dopo un ultimo bacio uscii dalla stanza. Ovviamente lui provò a convincermi a rimanere, mi strinse fino a farmi male. 
Improvvisamente sentii i polmoni bruciare ed ebbi paura. La mia schiena entrò in contatto con le fredde mattonelle e sussultai, poi una mano si posò delicatamente sul mio polso e sentii freddo, davvero freddo.
Proprio quando credevo che sarei rimasto a galleggiare nel buio per l'eternità la stessa mano mi schiaffeggiò delicatamente la guancia, riportandomi alla mente l'immagine di Gerard che faceva la stessa cosa, alcuni anni prima.
Indugiai. Volevo davvero aprire gli occhi e ritornare al freddo e crudo mondo mortale? Non ne ero così sicuro, avevo disprezzato tutto di quel posto e fose, ora, avevo una chance per dimenticarmene. 
D'altra parte non volevo buttare così questo dono. 
Una fitta allo stomaco mi travolse, e io strinsi i denti mentre venivo trascinato sempre più giù e la luce si affievoliva.
Venni scosso da uno spasmo e finalmente riuscii ad aprire gli occhi, terrorizzato. 
Quando vidi Mikey, chino sopra di me e gocciolante devo aver fatto un espressione piuttosto stupita, perché sorrise sollevato. "Ti stavo cercando per l'astuccio... E la tua ragazza mi ha detto che probabilmente eri qui" Provai ad aprire bocca per chiedergli qualche spiegazione in più e, soprattutto, da quanto tempo avessi una ragzza senza sapere nulla, ma iniziai a tossire e ad ogni colpo di mi sembrava di ricevere un pugno tra le costole. Mi aiutò a mettermi seduto, mentre le gocce d'acqua scivolavano lentamente sul mio corpo e io battevo i denti per il freddo. 
Lui non era di certo messo meglio, ma credo che fosse arrossito.
Quando finalmente la tosse si calmò, la mia voce risuonò roca "Ho una ragazza...?"
"Quella... Sì, la tipa bionda, con le punte rosa..."
"Lei... Oh, lei è Perrie. Non è la mia ragazza, Dio no! E'... come una sorella per me" accennai una risata che si trasformò in un nuovo attacco di tosse. "In ogni caso... che è successo?"
"Davvero non lo sai?"
"Davvero"
"Appena sono entrato stavi nuotando, effettivamente, e non ti sei accorto di me. Ad un tratto... sei... come se fossi stato risucchiato giù e siccome non risalivi sono venuto a ripescarti".
Ripresi a tremare, ma non dal freddo. Ugualmente abbozzai un sorriso: "Grazie. Ora, quindi, siamo pari".

***

"E poi?" Chiese Perrie lanciandomi un popcorn.
"E poi nulla, ho ripreso a tossire come un dannato e mi ha portato in infermeria".
Adoravo fermarmi da lei dopo la scuola per mangiare schifezze. Era una delle mie poche sicurezze, quasi come sapere il mio nome. Non mi aveva mai chiuso la porta in faccia, nemmeno quando mi ero presentato alle tre di notte, bagnato fradicio, perché avevo smarrito le mie chiavi. Da brava mamma mi aveva messo i vestiti ad asciugare sul termosifone ed eravamo rimasti a guardare i film horror in TV fino a che Morfeo non ci aveva portati con sè con la forza. 
"Comunque questa mattina ti cercava tua sorella"
Mi guardò per un lungo attimo.
"Jared, lei sapeva benissimo dov'ero"
"Davvero?"
"Davvero. Ma le piaci, scemo. Voleva solo una scusa per parlare con te!"
"Davvero?"
"Buonanotte, Jared".




 
{Se siete arrivati fin qui, i sacchetti per il vomito sono a destra, gli insulti sono gratuiti e volevo ringraziare... *rullo di tamburi* Anna e Monica per avermi aiutato con la recensione; Arianna per il sostegno morale e dany_smile per avermi dato la carica con la sua recensione che in verità è stata la prima recensione che io abbia mai ricevuto, quindi grazie mille <3}
  
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