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Autore: a_whatsername    09/11/2013    1 recensioni
Sono una pendolare e la mattina la sveglia alle 5.30 è una fonte d'ispirazione. C'è chi gioca con il cellulare io salvo delle bozze infinite, leggermente filosofiche, ma con sicuramente un pizzico della giusta follia che ci vuole nella vita!
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sai, è buffo svegliarsi quando in cielo brillano ancora le stelle. Le stelle sono per la notte, sono per i sognatori malinconici. Per tutti quelli come me.. Per il giorno c’è l’immensità del cielo e le sue candide nuvole. Le nuvole sono pure come il cuore di chi sogna di giorno con il riflesso delle nuvole negli occhi. Proprio come me. Sembra anormale ma è così. Ma ti starai chiedendo come si fa a fare parte di due categorie di sognatori così diverse tra loro?  La risposta è semplice, basta sognare sempre. Forse è una malattia, si dev’essere una malattia, non si riesce a stare ancorati al suolo e si sente il bisogno costante di volare.. mi piacerebbe volare, gli uccelli volano, gli uccelli sono liberi.
 (Più tardi) ..Ma ecco l’ora perfetta, sono le 06:50 e all’orizzonte inizia a spuntare il sole e  si intravede il profilo di una vaporosa nuvoletta, però alle mie spalle resiste ancora il buio e con lui due stelle, la pallida luce del sole ha cancellato le loro simili ma loro imperterrite resistono e continuano a farsi ammirare dall’ultimo sognatore malinconico, l’unico che muore con le stelle e rinasce con le nuvole.. si fanno ammirare da me, dal sognatore solitario ma solare, in continua lotta con il suo essere due opposti, il buio e la luce, l’acqua e il fuoco.. L’antitesi dell’ordinario.
“Strappare la bellezza ovunque essa sia e regalarla a chi mi sta accanto. Per questo sono al mondo.”
Ma è giusto strappare la bellezza? Stracciare una cosa così cara e regalarla a chi più ci piace? Chi siamo noi per decidere chi merita di ricevere in dono la bellezza e chi siamo poi per strapparla dalla propria posizione. Strappare non è un verbo adatto alla bellezza, la bellezza è un fiore e come tale va colto con amore (se proprio dobbiamo estirparla dalla sua terra natia), ma la bellezza ha una patria? E se mai ce l’avesse quale sarebbe? La bellezza non ha patria, non ha padrone e non si può coglierla. La bellezza è un profumo che non ci appartiene, una lieve scia lasciata dal passaggio di una vergine dalla capigliatura fulva durante la festa più maleodorante di tutta Parigi. Possiamo solo ammirare la bellezza, sognare la perfezione o cercare di imitarla e darle dei limiti, dei canoni. Ma non esistono limiti per la bellezza, la bellezza non ha confini, la bellezza è bellezza, non è persona, non è imitabile, è unica e sola. Un lampo nel pieno dell’estate, una primula su di un ghiacciaio o un pozzo nel deserto, un attimo, che in meno di un secondo è già passato. Anche la parola “passato” è già passata, adesso è già tardi, anche adesso è passato. Tutto è passato, e anche questo mio soliloquio è già vecchio e siamo arrivati alla fine, e questa fine è l’inizio di qualcosa di nuovo, tutto è da scoprire e dopo sarà passato e i ricordi saranno presenti nei nostri racconti futuri.

 
Ho sempre creduto che per scrivere un libro basti dell’innocente fantasia, una buona manciata di creatività e spirito d’osservazione. Ma scrivere un romanzo significa molto più, scrivere un romanzo è un’impresa impossibile che solo pochi coraggiosi possono portare a termine. Per scrivere un romanzo, uno di quelli con la R maiuscola bisogna diventare, pittore, musicista e poeta. Cavaliere, cavallo e donzella. Contadino, aratro e terra. Bisogna essere carta, inchiostro e lume.
La sofferenza di uno scrittore è paragonabile al dolore del parto, alla fatica di una scalata e alla gioia della scoperta dell’impossibile. Scrittori non lo si diventa e non si nasce già predisposti, scrittori si è. Non tutti sono scrittori, ma tutti possono scrivere, che è ben diverso, il saper trasmettere delle emozioni è una conoscenza assai rara, un’arte che è nata con l’uomo, con il sapere.
  
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