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Autore: PoisonQueen    09/11/2013    0 recensioni
''«Un messaggio. Un messaggio inviato a mezzanotte e letto solo la mattina seguente. Un messaggio che quella mattina le era pesato, come un muro che le si sgretolava addosso. »
Irene, adolescente simile a tutte le altre, introspettiva più delle altre.''
E' una storia che ho cominciato nel lontano 2011, ma che mai ho avuto il coraggio di pubblicare.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I
Camminava lenta per il corso. Non voleva  incontrare nessuno, voleva solo starsene con le cuffie e i Korn sparati nelle orecchie per un po’. Voleva stare sola con se stessa. Voleva capire.
Dall’oggi al domani aveva perso l’unica certezza che c’era nella sua vita. L’amore. L’amore del suo Marco, che l’aveva riempita di baci e carezze, che per mesi l’avevano fatta sentire una principessa. Con lui aveva già immaginato un futuro, ma non chissà quanto lontano, immaginava anche semplicemente l’estate. Passare ferragosto insieme in spiaggia a guardare le stelle cadenti e a desiderare amore eterno…
Lei non era mai stata una ragazza riflessiva, aveva cercato sempre di prendere gli avvenimenti della sua vita con leggerezza; molto spesso era stato utile perché le aveva evitato inutili sofferenze, anche se c’era sempre chi la reputava “superficiale”. Ma da quando l’aveva conosciuto, per meglio dire da quando una mattina era entrato nell’aula di scienze senza nemmeno bussare per chiedere alla professoressa di prestargli un certo barattolino di vetro dal nome strano, l’aveva osservato.
Osservato ma non come si può osservare un quadro ad una mostra che, per quanto possa interessare, lo si guarda passivamente, ma cercando di capire che tipo fosse. Voleva capire se era un ragazzo di qualche determinato “genere”, perché nella sua scuola c’erano due gruppi ben distinti: quello dei fighetti e quello degli alternativi. Questi, poi, avevano delle suddivisioni interne complicate ed intrecciate, difficili da capire se non ci si viveva all’interno già da un po’. L’importante era solo entrare a far parte di uno di questi due gruppi fin dalle prime settimane del primo anno, sennò si finiva per trovarsi in mezzo, fra quelli disprezzati perché “strani” e che di conseguenza finivano nell’anonimato più totale. Lei faceva parte del secondo gruppo, gli alternativi, e ne andava fiera. Preferiva passare ore ad ascoltare musica piuttosto che a fare la piastra; il sabato quando usciva andava in centro a passeggiare senza una destinazione ben precisa, invece gli altri normalmente passavano il pomeriggio a sistemarsi per andare la sera a ballare in mezzo a tanti scimmioni e ochette come loro.Voleva anche capire se era il solito “bello ma irraggiungibile”, o il “bello ma bastardo di una botta e via”, o, magari, solo un bel ragazzo con un cuore.
Non sapeva bene cosa l’avesse colpita, era successo tutto molto velocemente… il tipico “colpo di fulmine”; era entrato e per lei la stanza era come diventata anonima, non le importava dei compagni, della prof., o tantomeno dell’esperimento a cui stava assistendo fino a pochi secondi prima, le interessava solo studiare quel volto sconosciuto dai capelli scombinati.
Da quel giorno aveva osservato discretamente i suoi movimenti, le sue amicizie. In meno di un mese aveva capito che era un anno più grande di lei, che era uno socievole e che faceva parte del gruppo degli alternativi. Non le sarebbe importato più di tanto se avesse fatto parte dell’altro gruppo, lei era una ragazza aperta alle diversità, ma si sa: la mente umana non è ben predisposta ad accettare il diverso. La mente umana ha grandi pregiudizi.
Apparentemente non avevano amici in comune, ma un giorno ebbe la “fortuna” di perdere l’autobus e  di arrivare con 10 minuti di ritardo a scuola, la prof. non la fece entrare in classe e dovette aspettare giù dal preside. Dopo mezz’ora arrivò anche un suo compagno ripetente per il quale era un’abitudine arrivare tardi a scuola, che si sedette accanto a lei senza nemmeno risponderle al buongiorno. Passarono interminabili minuti, quando arrivò un altro ragazzo nella stanzetta. Era il ragazzo dai capelli scombinati!
Salutò il suo compagno ripetente che lo chiamò per nome, Marco.
Con una cordialità mai vista il suo compagno li presentò e da allora iniziarono a salutarsi a ricreazione, dopo pochi giorni Marco le chiese l’amicizia su facebook e la contattò. Parlarono molto da allora, di musica, di film… avevano molti interessi in comune.
Si strinse una strana amicizia e pian piano questa si trasformò in amore.
Da allora erano stati felicemente insieme per 8 mesi, ma ormai era finito tutto.
  
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