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Autore: xhisdimples    09/11/2013    1 recensioni
"Tazza di the?" Harry si stiracchia appena, alzandosi, e Louis non può fare a meno di ridacchiare perché, beh, il riccio è così dannatamente inglese! In ogni caso, annuisce: se nasci inglese muori tale, e lui non faceva eccezione. "Per me solo.." "Uno di zucchero, lo so." Harry sorride, e Louis vorrebbe baciarglielo via, quel ghigno.
It's Larry, people.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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All'Inghilterra.

 

LOVE ACTUALLY

 

 

Louis non aveva voglia di vedere un film, quella sera. Era stanco, spossato, incazzato col mondo intero, e con nessuna, ripeto, nessuna voglia di incontrare qualche fan assillante pronta a tutto per un suo abbraccio.
"E dai Tommo." L'aveva pregato Zayn, ma, poi, era uscito, il bastardo, lasciandolo solo con Lou e Harry, già sistemati sul divano, un'enorme ciotola di pop-corn a separarli.
Aveva sospirato, Louis, chiedendo aiuto, con uno sguardo, a Liam e Niall che, ovviamente, avevano raggiunto il pakistano, in cerca di svago. Aveva sospirato di nuovo, mentre abbandonava il suo portatile sul letto sfatto, infilava il berretto di lana rossa regalatogli da mamma Jay e si metteva le scarpe. Aveva poi sospirato un'ultima volta, quando prima di uscire Lou aveva urlato "Niente film d'azione!", accompagnata dalla risata roca del riccio seduto accanto a lei.

Faceva freddo, fuori.
Il tour bus, quell'enorme ammasso di ferraglia nera come la pece, aveva un sistema di riscaldamento perfetto: non faceva mai troppo caldo o troppo freddo. Louis, amante del freddo come della sabbia nel letto, adorava infilarsi sotto le coperte rosse del suo letto a castello, aspettando che la luce del giorno cercasse di filtrare attraverso le tendine scure sempre tirate: nessuno doveva sapere che la famosa band anglo-irlandese chiamata One Direction viaggiasse su quel bus. Che, poi, lo sapessero tutti era un altro paio di maniche.
"Ti accompagno, Louis?" Paul, una delle enormi guardie del corpo che sembravano scortarli anche al bagno, sembrava implorare per un "no", come risposta. Il ragazzo scuote la testa, sorridendo appena, e quasi gli pare di poter sentire un sospiro di sollievo uscire dalla bocca dell'uomo.
Sono a Parigi, al momento. Il tour procede veloce come un treno, in una settimana hanno già cambiato tre Stati, e stavano tutti aspettando questo giorno libero con ansia. Tutti, tranne Louis. E' vero, anche lui non si regge più in piedi e, sempre più spesso ultimamente, ha bisogno di qualcosa che lo rilassi un po', ma durante i giorni liberi c'è sempre troppa gente, in giro, e lui ha dannatamente bisogno di un po' di solitudine. Quando sei uno dei membri della più famosa boy-band del momento, il tempo per pensare non ti è più concesso. Non che la fama gli dispiaccia, per l'amor del cielo, vorrebbe solo un po' più di tempo per sé stesso, ogni tanto.

L'autogrill non è molto lontano da dove hanno parcheggiato il bus, due o tre canzoni al massimo. Louis sorride: è sempre stato un suo difetto calcolare la distanza in canzoni, ma era un'unità di misura chiara solo a lui. Troppe volte si era sentito dire "il tempo è relativo", "alcune canzoni sono più lunghe" e stronzate del genere, come se a lui fregasse minimamente qualcosa. Ovunque andasse, anche a Doncaster quando Jay lo mandava alla panetteria dietro casa, Louis si portava il suo mp3 (sostituito ora dall'ultimo iphone in commercio) e camminava a ritmo di musica, si sentiva all'interno di un videoclip, diceva. Ora che di videoclip ne aveva girati 5 o 6, la sensazione era cambiata, ma solo minimamente.
L'edificio adibito a ristorante on the road era basso e lungo, illuminato da un'imponente scritta al neon rossa. All'interno, gruppetti di viaggiatori dall'aria stanca mangiavano panini dall'aria stantia, sorseggiando bevande calde delle quali si sarebbero pentiti presto. Non che a Louis non piacessero i ristorantini caratteristici dove capitava di fermarsi tra una tappa del tour e l'altra, anzi, ma doveva ammettere che i pasti caldi che consumavano nelle sale deserte degli hotel a cinque stelle fossero decisamente meglio.

Aprire la porta del ristorante ed essere investiti da una ventata d'aria gelida avevano significato la stessa cosa: l'aria condizionata doveva essere al massimo, in quel posto. Louis non aveva nemmeno tolto le cuffie, entrando, aveva semplicemente lasciato vagare lo sguardo lungo tutte le pareti del locale alla ricerca di qualche dvd, Ed Sheeran che ancora cantava "Give Me Love". Lui e Harry discutevano spesso sull'assoluto bisogno di andare ad un concerto del rosso, tutti lo conoscevano come il grande amico di Harry, ma Louis adorava le sue canzoni e avrebbe tanto voluto sentirlo live.
La prima parete sulla destra, l'intonaco ocra leggermente scrostato, era cosparso di cd di ogni epoca, la sua faccia gli sorrideva da entrambe le copertine dei loro album. Louis non riesce nemmeno a guardarli, quei due cd. Se solo pensa a tutto il tempo passato a cantare canzoncine per adolescenti innamorate senza speranze, si sente male. Lui ha quasi 22 anni, cazzo, qualcosa di più maturo è troppo difficile da produrre?
Così, il moro, alza le spalle e si allontana, diretto al cestino in ferro pieno zeppo di dvd. Troppo distratto dall'infinità di titoli, quasi non si accorge di quel dvd. La copertina bianca, le scritte rosse, le facce di 10 attori a sorridergli sornioni. "Love Actually", il film preferito di Harry, è lì che aspetta di essere comprato, ma Louis non cederà. Non lo farà, perché il riccio lo ha costretto a guardare quel film almeno 200 volte, in tre anni. Non lo farà perché, ultimamente, l'amore gli fa schifo. Non lo farà perché, sicuramente, qualcuno lo riconoscerà ed insinuerà qualche cazzata su Larry Stylinson. All'inizio, la bromance tra lui e Harry era divertente, qualcosa su cui scherzare tra di loro e con le fan. Ora, a distanza di tre anni, la cosa era diventata pesante, ma si andava avanti per amore della musica, o almeno così crede.
"Batman", "Una notte al museo", "Love Actually", "Cantando sotto la pioggia", "Love Actually", "Grease", "Love Actually".
Per quanto si sforzi, i suoi occhi tornano a quel dannato dvd, come a dimostrare che il film non può essere ignorato. Fanculo.
Louis fa per allungare la mano quando "Louis? Louis Tomlinson?" La voce della ragazza gli arriva ovattata, attraverso le cuffiette bianche che ancora sparano musica nelle sue orecchie. Quasi sbuffando, il cantante allontana uno degli auricolari dal viso, annuendo appena. La ragazza, una folta chioma di capelli ricci neri ed un marcato accento spagnolo, boccheggia, gli occhi pieni di lacrime. "I love you." Dichiara, tra i singhiozzi, e Louis non può fare altro che affermare di ricambiare perché lui sa che, in fondo, la ragazza è davvero innamorata di lui. Certo, è innamorata di una persona che non conosce, di un'idea probabilmente troppo sbagliata per risultare anche solo credibile, ma ha importanza? E' solo grazie a quell'amore che lui porta il pane in casa. "Come ti chiami, darling?" Lei balbetta qualcosa di incomprensibile, prima di chiedere un abbraccio.
Louis adora quando qualcuno gli chiede il permesso di abbracciarlo. Dato che sono super-star conosciute in tutto il mondo, la gente pensa di avere il diritto di "usare" il loro corpo a proprio piacimento. Non che gli dispiaccia quando le fan gli si buttano addosso, dimostrando tutto il loro amore, ma la gentilezza non è mai disprezzata.
La ragazza spagnola dal nome incomprensibile è stata ormai raggiunta da un gruppetto di curiosi, e da qualcuno che davvero conosce il bel visino di Louis Tomlinson. Il moro firma qualche autografo, scatta qualche foto, dispensa sorrisi a tutti e riesce anche a non pagare quel dannato dvd che, alla fine, ha deciso di comprare.
La strada che lo separa dalla porta, questa volta, è decisamente più lunga e lui è quasi tentato di chiamare Paul, in proprio soccorso."Salutaci Harry." E' il tono malizioso di quella ragazza, capelli biondi e sorriso da ochetta, a farlo davvero incazzare. Le rivolge un mezzo sorrisetto indignato, solo il lato sinistro della bocca sollevato. Fa per uscire, quando "Au revoir Louis!" e tutto quello che il moro può fare è sperare, ardentemente, che le venga un crampo alla lingua, a quell'ochetta maleducata.

"Aaargh!"Il terzo pugno sferrato contro la carrozzeria del tour bus non è stata una delle idee migliori, questo Louis deve ammetterlo. Il sacchetto di carta riciclata contenente "Love Actually" giace ai suoi piedi, quasi dimenticato, mentre lui sfoga la sua frustrazione contro il mostro di metallo.
"Tomlinson! La vuoi finire? Mi svegli la bambina, cazzo." Lou Teasdale, l'amabile parrucchiera della band, suona decisamente alterata: quando Lux, la figlia di appena due anni, si sveglia durante la notte è una vera palla al piede. "Scusa Teasdale." Risponde il cantante, sorridendo appena.
Le luci del tour bus sono tutte spente, il salottino è illuminato solamente dalla fioca luce data da un documentario sui pinguini che nessuno stava davvero guardando. "Che film hai preso?" Louis non l'aveva nemmeno notato, Harry. Il riccio siede scomposto su uno dei divanetti rossi imbottiti, una canottiera nera a fasciargli il busto tatuato e il suo inseparabile iPhone tra le mani. "Love Actually." E Louis può giurare di averlo visto, quell'occhiolino. "No che palle, ancora quello no. Scusa Harold ma vado a farmi un giro." E così Harry e Louis si ritrovano soli, se non contiamo la bambina addormentata, nel tour bus buio e silenzioso. "Pop-corn?" La ciotola che Harry tiene in mano è ormai quasi vuota, così Louis decide di farne degli altri, dolci, questa volta.
L'inizio del film non è mai piaciuto a Louis. Tanto per cominciare, non si capisce chi è il narratore della storia, e poi non ci trova niente di romantico in un aeroporto, davvero. Forse è a causa del lavoro che fa, chi può dirlo. Venti minuti e qualche manciata di pop-corn dopo, Harry inizia a ridacchiare sommessamente. Siedono lontani, ai poli opposti del divano, quasi avessero paura anche solo di sfiorarsi. Louis porta di nuovo lo sguardo al televisore e capisce il perché del ridacchiare del riccio: Janet e come si chiamava lui?fanno finta di scopare, ancora tutti i vestiti addosso.
Louis ricorda come fosse ieri la prima volta che avevano visto questo film. Entrambi erano molti centimetri più bassi, più immaturi e, decisamente, più impressionabili. Non che non avessero mai visto un porno, prima, ma erano cose riservate alla privacy delle loro camerette, a casa, non certo alla villa di xfactor. Quella sera, Harry era bloccato a letto dalla febbre, e Louis si era offerto di fargli compagnia. In televisione davano "Love Actually", e loro due avevano ridacchiato imbarazzati ad ogni scena dove si andava oltre il bacio.
Quelli erano bei tempi.
"Adoro Hugh Grant." La voce di Harry è quasi più roca del solito, il labbro inferiore stretto tra pollice e indice. Louis lo sa, lo sa davvero. Dopotutto, come potrebbe dimenticare tutte le serate spese nel loro appartamento a discutere dei film di Grant? Sinceramente non sapeva se fosse più consumato il DVD di "Notting Hill" o quello di "Scrivimi Una Canzone".
"Tazza di the?" Harry si stiracchia appena, alzandosi, e Louis non può fare a meno di ridacchiare perché, beh, il riccio è così dannatamente inglese! In ogni caso, annuisce: se nasci inglese muori tale, e lui non faceva eccezione. "Per me solo.." "Uno di zucchero, lo so." Harry sorride, e Louis vorrebbe baciarglielo via, quel ghigno.
No, fermi tutti.
Louis non era più innamorato di Harry, non da quando Eleanor era entrata nella sua vita. Lui non sognava più di stringere quei ricci ribelli tra le sue dita, di assaporare quella pelle così dannatamente morbida, e Harry aveva un ragazzo, che non era lui.
Allora perché le mani gli tremano, le labbra affamate del sapore di quel ragazzino, le braccia bramose del suo corpo muscoloso e snello?
Non è vero. Deve solo smetterla di pensarci.
E, per un po', sembra anche funzionare. È quando le loro mani si incontrano, sporche di burro e zucchero, intente a litigare per dei pop-corn, che Louis non ce la fa più. Ha troppa, troppa voglia di Harry, per contenersi.

Harry piange.
Louis riesce a sentire il salato delle lacrime a contrasto del dolce sapore delle sue labbra carnose. "Perché piangi?" Il maggiore poggia le labbra sulla fronte del più piccolo, incapace di staccarsi da quella pelle rosea e perfetta. Il riccio non risponde, si limita scuotere leggermente la testa, prima di cercare le labbra di Louis. E lì, seduto sulle gambe di Harry, Louis lo capisce, il perché. Lo capisce dalla rabbia che il riccio mette nel bacio, dai morsi a fuor di labbra, dallo scontro tra denti: Harry è furioso. E infatti "Come osi chiederlo?" sussurra tra un bacio e l'altro, la voce roca e spezzata. "Voglio saperlo." Louis passa una mano tra quei ricci disordinati che gli sono mancati come non mai. Vuole davvero saperlo: vedere Harry piangere gli spezza il cuore. Le lacrime di quel ragazzo perfetto lo fanno sentire uno schifo, ma allo stesso tempo in grado di uccidere chiunque le abbia provocate. Peccato che, questa volta, dovrebbe commettere un suicidio.

 

 

Correre, lontano, lontano da lì.
Harry infila una maglia nera, tecnica, un paio di calzoncini rubati a qualcuno, Zayn probabilmente, e stringe, forte, il nodo alle scarpe giallo fluo. "Monseigneur Arrì!" Eliza, la cuoca che Paul ha ingaggiato per questi tre giorni in Francia, lo rincorre dalla fine della strada, le gambe corte e tozze coperte dal grembiule bianco. "Le sue omelette, monseigneur Arrì!" Harry sorride, e decide che la colazione la farà dopo, dopo la corsa.
Quindi corre, l'asfalto bagnato a contatto con le suole delle scarpe.
Harry è arrabbiato, furioso, incazzato col mondo, e con sé stesso.
Non si ricorda come sia finito a letto, la sera prima, non ricorda niente dopo le labbra di Louis sulle sue. Non ricorda altro che le lacrime salate versate su quel cuscino rosso che ancora non riesce a considerare suo, non sa se Louis ha dormito con lui, se ha tradito Nick.
Nick, quello speaker tanto amato e odiato da tutti, quello che tutti credono il suo ragazzo.
Che etichetta stupida.
Harry è libero, come l'aria. Ha sempre odiato le etichette, sono qualcosa che non sopporta. Come fa, la gente, a decidere sotto quale categoria rientri? Lui e Nick, ad esempio, non stavano insieme. Si, uscivano, ogni tanto scappava qualche bacio e, molto raramente, qualcosa di più, ma questo può bastare per considerarsi impegnati?
La testa gli fa male, ed Harry corre.
Tra fuori il cappellino di lana marrone dalla tasca dei pantaloni e se lo infila, insieme alle cuffiette bianche collegate al suo iPhone. È stufo di pensare, vuole solo correre e sentirsi, per un attimo, di nuovo il ragazzino di Holmes Chapel che nessuno conosceva, tre anni fa.

Nessuno, il giorno della partenza, aveva ricordato a Harry quanto faccia caldo, in Francia. Avrebbe dovuto sospettarlo, certo, ma lui aveva sempre odiato la geografia e, sinceramente, cosa se ne faceva di sapere a memoria tutte le tipologie di clima del mondo, quando c'era google?! Beh, ora ha trovato una risposta.
Ormai ha abbandonato la strada principale da un po', il sentiero strerrato che sta percorrendo sembra non finire mai, la campagna Francese si estende a perdita d'occhi ad entrambi i lati della strada. Quando, all'orizzonte, sembra stagliarsi il profilo metallico della Tour Eiffell, Harry decide di fermarsi, e quasi non la nota, la panchina. Esattamente di fronte a lui, il viso rivolto verso i confini della città, siede una ragazza dai capelli biondi, o forse scuri, ha davvero importanza? La schiena ritta, la testa immobile, solo un filo di vento a scompigliarle i capelli, le cuffie nelle orecchie.
Harry non sa cosa fare: la scena gli sembra troppo surreale per compiere qualsiasi movimento e disturbare la ragazza. Vorrebbe sedersi, davvero: è più di un'ora che corre, e la stanchezza inizia a farsi sentire, ma non vuole interrompere i pensieri di lei. Decide, così, di sedersi a terra, a qualche passo dal legno della panchina, ed osservare, anche lui, il paesaggio. La skyline di Parigi è qualcosa di meraviglioso e, allo stesso tempo, totalmente diverso da Londra. Tanto per cominciare, la prima cosa che salta all'occhio non sono i grattacieli, ma, piuttosto, l'insieme di casupole dai tetti in mattoni, che sembrano formare una serie di cerchi intorno alla torre più famosa del mondo. Loro ci sono stati, sopra la torre, e Harry ancora si ricorda quanto fosse rimasto affascinato dal mischiarsi di forme e colori, vecchio e nuovo, che era la capitale francese.
Un movimento stanco, forzato quasi, lo distoglie dai ricordi: la ragazza ha spostato lo zaino viola scuro ai suoi piedi, e Harry non lo sa se questo è un invito, ma lo accetta comunque. "Grazie", sussurra in iglese, e, ne è certo, può vedere le spalle di lei sussultare leggermente. Per un po' se ne stanno così, due sconosiuti su di una panchina, ad osservare il sole diventare alto nel cielo. Poi Harry lo sente, il singhiozzo, e non può fare altro che voltarsi verso di lei. "Tutto bene?" Domanda, pentendosene quasi subito: che razza di idiota, se una persona piange non va tutto bene. "Sì grazie, Harry Styles." Questa volta è lui, a sussultare: come fa, la sconosciuta, a sapere chi è?! Fa per domandarglielo, quando lei lo precede. "Oh, ti prego. C'è solo una persona al mondo ad avere questa voce, ed io la ascolto tutti i dannati giorni che manda Dio." Oh perfetto, nel mezzo della campagnia francese lui riesce a incontrare una fan, che culo. In ogni caso, non sa cosa dire, e lei non sembra aspettare una risposta.
Improvvisamente Harry si accorge di voler sapere tutto di questa sconosciuta: che cosa porta una persona normale a perdersi nel bel mezzo del nulla? "Cosa ci fai qui? Non sembri francese." Lei ridacchia appena, forse della sua domanda idiota, ma non smette di fossare l'orizzonte, prima di parlare. "Sono venuta a cercare il ragazzo che amo." La voce le si spezza legermente, nel pronunciare la frase, ma sorride. Nel profondo, abbastanza egoisticamente, Harry si ritrova quasi a sperare che lei stia parlando di lui: che stupido. "E tu? Non hai un concerto?" Annuisce, comunque, e si rende conto che lei non l'ha ancora guardato in faccia, sembra quasi troppo affascinata da quello che ha di fronte, per degnarlo di uno sguardo.
Il silenzio cala nuovamente tra loro, e Harry non vede l'ora di spezzarlo. Come mai è tanto interessato a questa ragazza? A lui non piace fare conversazione, tipo, mai, eppure "Da dove vieni?" domanda ancora, troppo curioso per frenare i suoi istinti. "Italia, ho viaggiato tutta la notte per essere qui oggi."
Italia, la prossima tappa del tour: chissà se la sconosciuta verrà ai concerti. "Cool." Si lascia fuggire, e lei sorride "Non c'è niente di cool, credimi." Ecco perchè Harry ama viaggiare: ogni Paese ha qualcosa di stupendo che i suoi abitanti non notano, e, magari, sognano tutti l'Inghilterra, quella terra promessa dove, in realtà, piove sempre e si mangia da schifo.
Harry torna a fissare l'orizzonte, quando lei parla guardandolo per la prima volta. "E tu cosa ci fai qui, Harry?" "Tour, ovviamente." "Non intendevo Parigi, ma piuttosto la panchina dove sei seduto ora, in fianco a qualcuno che potrebbe essere un serial killer, per quanto ne sai." Harry sorride, il fatto che il suo inglese non sia perfetto la rende decisamente tenera. "Non sei una serial killer, vero?" Lei ridacchia, e fa segno di non con la testa. Il riccio sospira sollevato e divertito, per poi concentrarsi sulla domanda: cosa ci fa lì? Ha iniziato a correre, senza una meta, per scappare dai ricordi della sera prima, dai suoi sentimenti, da Louis.
Che codardo.
"Scappo." Risponde in tutta sincerità, e lei annuisce: che davvero capisca? "Come ti chiami?" "Federica." E Harry quasi si aspetta la stessa domanda, ma ovviamente non arriverà: lei sa già con chi sta parlando. Federica, gli piace, come nome. Prova a ripeterlo, letamente, storpiandolo un poco a causa del suo dannato accento inglese, e lei ridacchia.
"L'hai trovato, il ragazzo che ami?" Sarà passata mezz'ora da quando lei gli ha detto come mai è a Parigi, ed Harry non ha fatto altro che chiedersi se fosse riuscita nel suo intento. "Sì" sussurra "ma forse avrei preferito non farlo."
Anche sedendole in fianco, Harry riesce a vedere gli occhi marroni diventare lucidi, e si sente un idiota per aver tirato in ballo l'argomento. "L'ho lasciato andare, Harry, e lui si è sentito tradito. Sono stata una stupida, davvero, e ora ne sto pagando le conseguenze. Non lasciare mai, mai, che qualcuno che ami se ne vada: non tornerà indietro." Ormai tutto il corpo di lei è scosso dai singhiozzi, si porta le mani al viso tentando di asciugare le lacrime calde, per poi sorridergli. "Scusa" gracchia " non credo ti interessi." Ed, in situazioni normali, sarebbe così.
Ma questa non è una situazione normale.
Lui, Harry Styles, ha appena passato la notte in lacrime, dopo aver baciato il suo ex ragazzo non che membro della sua stessa band, e, per finire, fidanzato con qualcuno che non è lui.
Harry ha lasciato che Louis se ne andasse, e, da quel giorno, non fa altro che pentirsene ed auto-insultarsi. Forse lui e Federica, questa fan sconosciuta incontrata per caso, non sono poi tanto diversi, vorrebbe dirglielo, ma lei si sta alzando. "Sai Harry, sono due anni che sogno di incontrarti, ma mai avrei immaginato di farlo così." Allarga le braccia, mentre parla, e lui non può fare a meno di scontrarsi con la surrealità della situazione. "In ogni caso grazie: della chiacchierata, delle canzoni, e di essere come sei, anche se non posso dire di conoscerti." "Adesso cosa farai?" E lui vuole davvero saperlo: in un'ora, questa ragazza lo ha aiutato a capire molte più cose della sua vita di quell'idiota di psicologo che la Modest! gli aveva affibiato. "Ne hai bisogno Harry, per il tuo bene!" gli avevano detto, e, solo adesso, si rendeva conto dell'enormità di tale cazzata.
Federica sorride "Me lo vado a riprendere. Si vive una volta sola, e io lo amo troppo per rischiare di passare il mio tempo a chiedermi e se..?" Lo guarda un'ultima volta, prima di sfiorargli leggermente la guancia con le labbra e voltarsi, diretta verso la parte opposta a dove Harry è venuto. "Dimmi almeno come ti chiami su twitter!" Urla, per poi sentirla ridacchiare. "Non lo voglio il tuo stupido follow, Styles. So che me ne pentirò, e appena arriverò a casa inizierò a tirare testate al muro, ma conoscerti è stato il più grande regalo che mi sia mai stato fatto. Per ora sono a posto così, magari la prossima volta. Ci si vede a Wembley." Ammicca e, questa volta, se ne va davvero.

 

Harry non sa quanto veloce abbia corso, sa solo che, quando arriva al tour bus è appena passato mezzogiorno. Dovrebbe farsi una doccia, odia quando il sudore gli si asciuga addoso, ma ora ha qualcosa di più importante da fare.
"Riccio!" Niall, calzoncini rossi e occhiali da sole più grandi della sua faccia, gli viene incontro stringendo un pallone da calcio tra le mani. "Dove sei stato amico? Ti cercavano tutti." "Louis. Dov'è Louis?" L'irlandese appare sorpreso, ma gli indica il bus senza fare domande.
Lo sbalzo di temperatura tra dentro e fuori è pazzesco: qualcuno deve essersi divertito a giocare con l'aria condizionata. Non curante del fatto che potrebbe prendersi un accidenti, Harry inizia a cercare il maggiore, scoprendo che il dannato bus è molto più grande di quanto sembri. "Dove cazzo sei?!" Impreca, e quasi non si accorge di essersi scontrato con Zayn. "Cosa cerchi?" La voce del pakistano è fin troppo allegra, ed Harry risponde "Louis" sussurrando tra i denti, innervosito. Il moro gli indica le stanze da letto, per poi annunciare che la sua fidanzata li raggiungerà in tour, la settimana prossima. "Fantastico amico, fantastico." Perrie gli sta simpatica, davvero, ma al momento non potrebbe importagliene di meno.
La porta automatica che si apre sulla zona notte sembra essere l'unico ostacolo da abbattere. Harry prende un respiro profondo, forse due, e poi preme il pulsante.
Louis, una tazza di the in una mano, e il cellulare nell'altra, siede su uno dei letti in alto, le spalle rilassate appoggiate alla testiera in velluto rosso. "Louis." Il maggiore alza lo sguardo, confuso, per poi piantare i suoi occhi blu in quelli verdi di Harry, e quest'ultimo sente vacillare tutte le sue sicurezze. Le parole della ragazza, accienti, come si chiamava? gli tornano in mente chiare, lapidarie "Non lasciare mai, mai, che qualcuno che ami se ne vada: non tornerà indietro." e "ti amo." sussurra.
Gli occhi di Louis sono sempre stati un libro aperto per lui, quindi riconosce tutte le emozioni che li stanno attraversando: stupore, rabbia, indecisione. "Scusa?" Tra tutte le risposte che Harry si era immaginato, quella era una delle più dolorose. "Ti amo, Louis William Tomlinson." Harry scandisce bene ogni parola, ogni lettera, per poi sorridere, in attesa. "Okay." "OKAY?!" Il riccio sta gridando ora, ma porca troia, quella di Louis è proprio cattiveria. "Ho detto che ti amo, razza di idiota, e tutto quello che sai dire è okay? Ma vaffanculo." Fa per andarsene, incazzato, quando la voce sottile del maggiore lo ferma. "Ci abbiamo già provato Harry, e non ha funzionato." "Non lo volevamo abbastanza."

 

 

L'arena è piena di ragazzine urlanti, Louis riesce a sentirle anche dal backstage: c'è chi canta, chi ulra i loro nomi, chi urla e basta. Ha sempre amato l'atmosfera che si crea prima dell'inizio di uno show: l'adrenalina gli sale fino al cervello, i muscoli tremano e lui non vede l'ora di cantare, perché lui ama cantare.
Oggi, però, la situazione è diversa.
Louis è nervoso, distratto, infastidito. Continua a vagare con lo sguardo per la stanza: cerca Harry, ovviamente, ma il riccio non cerca lui.
Mancano 20 minuti all'inizio dello spettacolo, forse meno che di più, e riesce a sentire i 5SOS intonare "Unpredictable", la sua canzone preferita, tra le loro. "Lux vieni qui!" La voce di Harry è divertita, ridacchia mentre rincorre la bambina vestita di rosa che gli fa le pernacchie. Perché quella dannata poppante riceve sempre più attenzioni di lui? Fanculo.
"Harry." La voce di Louis esce grave, più bassa di almeno un ottava rispetto al normale. Nella stanza, quasi come conseguenza, cala il silenzio, ed il riccio si blocca. "Posso parlarti?" Il ragazzo annuisce appena, e Louis gli fa segno di seguirlo attraverso l'uscita d'emergenza.
Fuori, l'aria si sta facendo frizzante: il sole che al mattino ha bruciato gli zigomi del riccio sta sparendo dietro gli edifici della città, lasciando il posto ad una pallida luna piena. "Che.." Harry non fa in tempo a finire la frase, le labbra sottili di Louis sono sulle sue, bramose, affamate. Il riccio ci mette un attimo a capire cosa sta succedendo, ma poi risponde al bacio, le mani grandi che non trovano pace sulla schiena di Louis.
Potrebbero essere passati minuti, mesi, anni, e Louis e Harry non se ne rarebbero accorti. Stanno così, le fronti appoggiate l'una all'altra, i respiri corti e gli occhi aperti a studiare quelli dell'altro. Harry è il primo a rompere il silenzio "Scusa?" sussurra, e Louis non può fare a meno che ridacchiare, riconoscendo le sue stesse parole. "Hai ragione Harry. Non ci abbiamo provato abbastanza. Oggi pomeriggio ho riguardato Love Actually, e sai cos'ho capito?" Il riccio non muove un muscolo, sa che Louis ha ancora qualcosa da dire, quindi attende. "A parte il fatto che Hugh Grant è un figo pazzesco," sorride, quando Harry gli schiaffeggia teneramente una guancia "ho capito che l'amore, quello vero, bussa una solo volta alla tua porta, e io non voglio lasciarlo là fuori ad aspettare." Il riccio si ritrova ad annuire, per poi lasciare baci leggeri su tutto il viso di Louis. "Quindi non ti farò più aspettare Harry Styles, perché ti amo da morire."

 

 

Federica non riesce a dormire.
Stesa su di un letto che non è suo, si limita a fissare l'alba prendere piede fuori dalla finestra, regalando un colorito lilla ad un'ancora addormentata Parigi.
Quando il telefono vibra, impreca spaventata: deve abbassare la potenza della vibrazione, o la prossima volta le verrà un infarto. Preme il pulsante centrale del suo iPhone di seconda mano, rivelando la presenza di un nuovo tweet. Chi, tra le persone delle quali riceve le notifiche, può aver twittato qualcosa alle 4.30 del mattino? Eppure, quando legge "@Harry_Styles" non rimane del tutto stupita.
Sblocca lo schermo, aspettando che la connessione lentissima si risvegli per Grazie F. leggere e, poi, scoppiare a ridere.
"Che c'è amore?" Mattia, il suo ragazzo partito per Parigi qualche settimana prima, si strofina un occhio ancora gonfio di sonno. "Niente tesoro, torna a dormire." Gli posa un bacio delicato sulle labbra, per poi abbandonare il telefono sul comodino: forse, un giorno, farà sapere ad Harry Styles che anche lei ha ritrovato il suo grande amore, e forse lui non capirà nemmeno di cosa stia parlando.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE

 

Ciao people :)
Dopo quasi due mesi di assenza da EFP, eccomi qui, di nuovo.
Lo so, ho pubbliato una OS Larry, una Elounor e ora di nuovo Larry.. non shippo nessuna delle due coppie.. seguo solo i miei stupidi pensieri e scrivo :)
L'altro giorno, vagando per tumblr, ho rivisto una gif di quando Louis è andato a comprare "Love Actually" e mi è venuta l'idea. Non so se fossero effettivamente in Francia, non so se Harry sia mai andato a correre in campagna (?) e sì, la ragazza sulla panchina sono effettivamente io :) o, almeno, un'ipotetica versione di me che avrebbe le palle di andare a cercare il ragazzo che ama solo per dirglielo ;)
Ora, se sei arrivato fin qui, ti dispiacerebbe lasciare una recensione piccola piccola?
A volte, passare dei giorni a scrivere e poi non ricevere nemmeno un commento è davvero frustrante. Ti chiedo solo la tua opinione, positiva o negativa che sia :)
In ogni caso, spero la storia ti sia piaciuta :)

pace e amore,
F.
twitter - @xhisdimples

   
 
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