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Autore: Fuschissimo    10/11/2013    0 recensioni
Una nuova vita, un nuovo sole illumina il mondo. La storia di un ragazzo e il mare, la storia di ventiquattro isole e i suoi abitanti. Una storia di sacrifici, amore e avventura; una storia che si scontra e si intreccia con le forti emozioni che raramente proviamo nella nostra vita. Un'amicizia che ruota attorno all'avventura e alla lotta, insieme, per rimanere aggrappati ai propri sogni. E come le correnti, il protagonista percorrerà la propria strada senza quelle precauzioni che creano noia e monotonia, senza compromessi e calcoli, arrivando alla propria maturità con le proprie vittorie e sconfitte.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - parte 1
 
 
Sul tavolo in cucina venivano spesso portati dei tulipani blu. Quel giorno ne erano stati portati quattro, e sporgendosi, Matì riusciva a toccarne i soffici petali.
- Stai diventando grande, piccolo mio! –
Era sua madre, appena rientrata in casa.
- Solo un anno, e già cammini! Vorresti farti un giro per la casa, vero? Dai, ora che sono tornata, ti tiro fuo-
- Bea, dobbiamo parlare. –
Un uomo era entrato, ma Matì non riusciva a vederlo, era sfuocato, poco nitido. Distante e vicino allo stesso tempo. Pian piano iniziò a farsi tutto più scuro, e infine rosso.
- Svegliati!! Ti prego!! –
Aprendo gli occhi, Matì si trovò davanti una bambina, la bambina che era caduta con lui nella botola. Erano ancora vivi? Come sono sopravvissuti ad una simile tragedia? Toccandosi la fronte, vide le sue dita macchiarsi di sangue. Un mal di testa atroce lo opprimeva.
Guardandosi attorno, vide che sopra di loro il pavimento del piano terra aveva resistito, e che la botola, per qualche strano motivo, si doveva essere chiusa.
Dall’alto filtrava una luce fioca tra le assi di legno del pavimento, illuminando ciò che avevano attorno: circa dieci centimetri d’acqua, mobili, pentole, cibo, cianfrusaglie in disordine sparse e rotte in tutta la stanza. Galleggiavano delle travi di legno, cadute assieme ai due sopravvissuti. L’acqua era sporca, marrone avrebbe scommesso Matì, se fosse riuscito a capirne il colore.
- Tranquilla. Riesci a muoverti? –
La bambina sorrise e accennò a un timido sì con la testa.
- Il.. tuo braccio.. –
Matì tentò di alzarsi, ma un dolore allucinante gli flagellò il braccio sinistro. Voltandosi, vide il proprio braccio penzolare dall’avambraccio in giù, segno di una grave frattura.
- Beh, le gambe le muovo almeno.. mi sa che l’ho rotto. Ascolta, qui nello zaino dovrei avere degli oggetti, puoi prendermeli? –
La bambina girò attorno al ragazzo e prese ogni oggetto che Matì le indicò: delle corde, alcuni teli e dei supporti in legno.
- Ora, prendi quel coltello sul lato dello zaino.. preso? Bravissima.. adesso tagliami la manica del vestito.. fai piano però. –
Con estrema diligenza la bambina tagliò l’attaccatura delle maniche del vestito, e con prudenza la sfilò dal braccio di Matì.
- Hey, come ti chiami? –
- Rose. Tu? –
- Matì. Sono un pescatore. –
- Lo so, mio padre stava cercando uno come te.. per questo eravamo qui. –
- Ah, beh.. ora ascoltami, Rose. Controlla se non ci sono ossa o ferite che sporgono dal braccio, per favore. –
- Non c’è nulla, Matì. –
- Hai paura? –
Gli occhi della bimba tremavano.
- No, è molto buio qui.. mio papà.. -
- Fatti forza. Prima usciamo da qui, prima troviamo tuo padre. -
Non era così grave. Si era già rotto una gamba, saltando giù da una palma, vicino casa sua. Sua madre gli aveva steccato abilmente il tutto, e dopo qualche mese aveva ripreso a correre come se non fosse successo niente.
Ricordandosi la procedura, con l’aiuto di Rose Matì riuscì a steccarsi grossolanamente e molto dolorosamente il braccio, per poi appenderlo delicatamente al collo utilizzando la manica tagliata poco prima.
Alzandosi, notò che il livello dell’acqua nella stanza si stava abbassando costantemente, e che defluiva verso l’altro lato della cantina.
- Ci serve più luce.. Piccola, andremo in un posto buio ora. Tieniti a me. –
Dall’altro capo della stanza, grazie alla poca luce che filtrava, Matì vide una grata, grande un metro per un metro circa, da cui potevano passare e che, probabilmente, conduce alla città o al mare.
“La botola si sarà chiusa col peso delle macerie, dev’essere sicuramente coperta da qualcosa..”
- Meglio passare da qui, su! Dovresti passarci facilmente tu.. Non ti preoccupare per il buio –
Dopo aver detto questo, con un amo fece leva sulla vecchia grata, la quale venne sradicata facilmente dal muro.
Rose si fece coraggio e, chiudendo gli occhi, si abbassò ed entrò nel buco.
Il cunicolo era stretto, umido e scuro. Matì dovette sedersi e trascinarsi con i piedi, tenendo con un braccio lo zaino, che lo seguiva strisciando a terra. La luce dell’entrata in pochi minuti si fece quasi impercettibile, tanto che Matì dovette fermarsi un paio di volte a rincuorare Rose, abbracciandola. Il suo pianto rimbombava nel tunnel, il quale sembrava non finire mai. Oscurità davanti a loro, oscurità dietro di loro. Si sentiva le gambe e la schiena a pezzi, per non parlare delle braccia, che non sentiva già da un bel po’.
Percorsero il piccolo tunnel per quelle che sembrarono ore, ritrovandosi a svoltare due volte, una a destra e una a sinistra, finché Rose non andò a sbattere con la testa contro quella che sembrava una grata simile a quella all’ingresso del cunicolo.
- Ahia! –
- Rose.. –
- Ho fame Matì.. –
Con tutte le sue forze, Matì iniziò a prendere a calci la grata, spostando Rose a lato del tunnel. Al quarto calcio, la grata venne giù, e dopo un tonfo metallico, uscirono.
Il senso di libertà s’arrestò subito. Dovevano essere diventati ciechi, o il tunnel si era solo allargato. Ora si trovavano in un tunnel più grande, simile a un grande canale di scolo, dove al centro l’acqua toccava le ginocchia e ai lati, due rialzi gli permettevano di stare in piedi tranquillamente.
Non si vedeva niente, nessuna luce e nessun foro permetteva loro di percepire forme e colori, si basavano ormai da ore sul tatto e sull’olfatto per muoversi. Matì si sedette al lato del tunnel, mise a fianco a sé lo zaino e fece capire a Rose che si dovevano riposare.
- Dev’essere sera.. o notte. Domattina ci sveglieremo con la luce del sole.. –
Sentì le braccia della bambina stringerlo attorno al tronco, seduta di fianco a lui. Tremava paurosamente. Le poggiò una mano sulla fronte.
- Hai la febbre Rose.. –
- Matì.. –
Con le sue ultime forze prese due coperte nello zaino e le avvolse a loro, infine, si addormentarono.
- HAAAAA! –
Matì sobbalzò, svegliato da un urlo. Di fianco a lui, Rose stava in piedi e si teneva il volto con le mani.
- Rose, che succede? Che c’è? –
- Il tuo zaino.. –
Si voltò. Metà dello zaino era sparito, la metà inferiore, dove Matì teneva le provviste.
- Sono stati i topi.. –
- No Matì, erano blu, lucertole blu! –
Se fosse stata la verità, erano nei guai. Aveva sentito dagli agricoltori dell’isola che esisteva una varietà di lucertole blu, capaci di generare piccole scariche elettriche, che venivano avvistate ogni tanto quando si irrigavano i campi, e che chi le toccava poteva perdere l’uso della mano, per molti mesi. Ma erano storie, non conosceva nessuno che le aveva toccate, e visto che la varietà più comune di tulipani è quella blu, potevano benissimo aver scambiato qualche petalo strano per una lucertola, e aver inventato la storia per dei bambini.
- L’hai viste veramente? Lucertole? Blu? –
- Sì. Si muovevano nell’acqua, come dei pesci.. mi hanno svegliata perché si continuavano a tuffare. Erano carine, poi hanno iniziato a mordere lo zaino.. ho avuto paura.. –
- Che.. Quante erano? –
- Tantissime! Erano più scure sulla schiena, e sulla pancia erano luminose. Non so quante, ma ne ho viste tante più delle dita della mia mano! –
- Bene. Abbiamo finito le provviste e siamo in un cunicolo sperduto. Dove finiremo? –
- Ma.. Matì, guarda! –
Rose indicava un foro, circa a cinque metri sopra di loro, dal quale entrava luce. Luce! Si era dimenticato che ora ci vedevano tranquillamente.
Le pareti del tunnel erano in mattoni di pietra, molto vecchi, ricoperti da muschi e eriche che sembravano tappezzarlo all’infinito, tanto da farne parte.
L’acqua del canale al centro era fangosa, probabilmente l’inondazione era arrivata fin lì, entrando anche dal foro.
- C’è nessuno?! HEEEY! Quaggiù!! –
Nessuna risposta. Matì continuò per cinque minuti, ma non sentiva nessun suono ritornargli tranne l’eco che rimbombava per il tunnel.
- Dove siamo finiti.. –

 
  
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