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Autore: Alex Wolf    10/11/2013    7 recensioni
Dal primo capitolo:
« Eleonora » mormorò una voce fievole. Un fremito scosse il mio corpo e io mi voltai. Legolas mi fissò con i suoi occhi azzurri e le labbra socchiuse. Era bellissimo, ed era li in piedi di fronte a me… ma doveva essere tutto un sogno. Perché lui mi odiava, io l’avevo tradito e lui me l’aveva ricordato, gridandomi contro. « Legolas » mi uscì dalla bocca. « C’è n’hai messo di tempo a trovarmi. »
Consigliato per chi ha letto "When you let her go".
Storia ispirata al film: "Il signore degli anelli: le due torri".
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Just can’t let her go.
 



“Ogni cosa lascia il segno, ma le persone lasciano il vuoto.”
 
— Federica Maneli (via stobeneanchesetuttovamale)

 
 
 
 
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« Mio signore! Mio signore! » Un orco arrivò di fretta nella sala, dove Sauron osservava l’operato dei suoi collaboratori. L’oscuro signore chiuse con un gesto della mano il portale e si rivolse al mostro, gli occhi rossi come fiamme appena accese.
« Dimmi. » Ultimamente, da quando era riuscito a prendere e portare la ragazza nella sua torre, il signore di Mordor era diventato più tranquillo. Era come se tutto quello per cui aveva aspettato da anni, finalmente, fosse arrivato. Eleonora era in una delle sue stanze, a riposarsi probabilmente, e la cosa lo metteva di buon umore. Sebbene non fosse un sonno naturale, ma forzato dalla magia di Saruman. Aveva dovuto farlo: perché voleva espellere dall’organismo di lei tutta l’altra magia che gli era servita per far scattare il suo lato di custode. Non gli era servito molto tempo per capire come e quando avrebbe preso il sopravvento, e ora non gli restava altro da fare che aspettare che il “custode” uscisse da solo, per proteggere il corpo che l’ospitava.
« Mio signore, la trasformazione è avvenuta. Il fuoco è l’elemento e il drago è l’animale. Saruman c’è l’ha fatta. » Un largo sorriso affiorò sulle labbra piene dell’elfo.
« Ma certo: il drago! Perché non ci ho pensato prima? Il suo custode è un drago, perciò lei è parte di esso. » Si alzò velocemente e si diresse verso la porta. « Dov’è ora? Dove l’ha portata Saruman? »
« Ecco… Saruman ha deciso di portarla a Isengard, mio signore. »
Il sorriso scomparve dalla bocca dell’elfo. Fece un passo indietro, e si ritrovò a poca distanza dal suo schiavo.
« Dimmi quando se n’è andato e chi gli ha dato il permesso. » Ordinò con voce fredda.
« Mentre io venivo da voi, mio signore. Il permesso non l’ha chiesto a nessuno. »
« Risposta sbagliata. » Sauron sorrise per un secondo e poi allungò una mano verso il torace del mostro. Il palmo splendette per un secondo, poi le dita affondarono nella carne e si strinsero attorno al cuore pulsante dell’orco. Questo non gridò; rimase impietrito sul posto, gli occhi fissi su colui a cui aveva giurato fedeltà. Quando la mano si ritrasse, nel palmo di Sauron batteva flebilmente il muscolo; sangue gocciolava dalla pelle fino al pavimento, scarlatto come rubini.
« Risposta, decisamente, sbagliata. » Sauron fece cadere il cuore a terra, e poco dopo anche il suo proprietario lo seguì. « E ora torniamo al mio stregone. »
 
 
 
°     °
 
 
Mi sentivo così maledettamente strana. La testa mi girava leggermente, le gengive pulsavano e i palmi bruciavano: come ustionati, in un certo senso. Tentai di muovermi, ma delle manette ancorate alla parete me lo impedirono. Tentai ancora, con più forza, ma nulla. Tutti i muscoli mi dolevano e non riuscivo a capire il perché. Ricordavo solo Vëon che si metteva accanto a me, mi abbracciava e basta. C’era come un vuoto nella mia testa.
 « Sei sveglia. Era ora, ragazza del drago. » Uno stregone uscì dall’ombra. Indossava una lunga tunica bianca, che gli strusciava a terra; e portava capelli e barba del medesimo colore. Gli occhi scuri erano due piccole fessure sotto la pelle bianchiccia del viso lungo. « Pensavo ci avresti messo di più a far uscire il custode, invece », portò le lunghe dita al mio mento e lo alzò, voltandolo in varie direzioni, « sei stata più veloce del previsto. Qualche ora, nulla di più. Ammetto che quando la trasformazione è avvenuta sono rimasto alquanto… impressionato. » Si abbassò col volto fino a raggiungere il mio e rimase fermo, a osservarmi. Sputai sul sui viso e lui si allontanò. Tirai d’istinto indietro il capo e presi un colpo contro il muro. Feci una smorfia e rimasi ferma. Lo stregone fece uno strano verso, poi si voltò e scomparve dalla scura cella, lasciandomi sola. Allora, mi permisi di guardarmi attorno: quattro mura di marmo bianco mi avvolgevano. Nulla di più di quelle quattro cose.
Eleonora. Non ero mai stata più felice di sentire quella voce.
Titano.
Finalmente mi ascolti. Sono giorni che provo a parlarti.
Io, non ti ho sentito. Ma ora, dimmi come mai questo tizio mi ha incatenat? Perché tutti vogliono sapere che mi accade dentro? Che diamine è un custode?!
Anche io sono felice di sentirti, ragazza. Mi era mancato la tua parlantina. La sua voce si era fatta più limpida nella mia testa. Ma ora non abbiamo tempo.
Anche a me sei mancato ma ora dimm… Interruppi la comunicazione con Titano.
Il rumore delle catene che venivano strappate dal muro mi fece sobbalzare un poco. Quando i miei piedi toccarono terra, le gambe diedero segno di un cedimento momentaneo: nulla che a cui non potessi resistere aggrappandomi al muro.
« Ehy. Ehy, guardami. » Due mani mi circondarono il volto, costringendomi ad alzare lo sguardo. « Elenora, guardami. » Continuava a ripetere l’elfo. Gli occhi rossi spaventati. « Ti senti male? Ti ha fatto del male? Saruman, ti ha fatto del male? »
Allontanati da lui, Ele! E’ Sauron, allontanati da lui!
Non è Sauron. Lui si chiama Vëon, è un mio amico.
E’ quello che ti ha fatto credere per tutto questo tempo. Lui si chiama Sauron; è il signore di Mordor.
Titano interruppe il contatto. Rimasi muta per qualche istante, incapace di spiccicare una parola; messa davanti a una scomoda verità. Eppure, sebbene quell’elfo mi avesse mentito, non potevo fare a meno di sentirmi felice nel sapere che lui era accanto a me. Che era venuto a “salvarmi”. Ero felice di vedere il male che teneva a me.
Questo è sbagliato. Mi dissi. E lo era; era sbagliato sentire la felicità inondarmi il petto, sapendo che l’oscuro signore si preoccupava per me. Che per lui ero importante.
« Sauron. » La mia voce uscì in un sussurro. La presa del ragazzo si congelò, rimase in stallo. Le sue labbra si socchiusero leggermente mentre i suoi occhi vagavano per il mio viso.  « I-io non ricordo. Mi ero appena svegliata e lui era li. » Non feci più tanto caso al suo “raffreddamento” improvviso, e con una mano tremante gli indicai l’angolo da cui era spuntato lo stregone.
« Come… come mi hai chiamato? »
« Sauron », tornai a guardarlo, « è il tuo nome, no? »
« Come facevi a saperlo? »
« Una donna sa sempre tutto. Specialmente se fa parte del lato oscuro. » Ironizzai io. Scansai le sue mani e cominciai a guardarmi attorno, spinta da un’improvvisa voglia di curiosità. Presi a osservare tutto: dalle cose più grandi a ogni singola venatura presente nel marmo. Mi avvicinai alla parete che puntava a ovest, credo ( tutto dentro quella stanza non era ben comprensibile ), e passai una mano su una ventura più scavata dal resto delle altre. Sorrisi inconsciamente.
Ho trovato un punto debole.
Titano? Sei nella mia testa? Alzai un sopracciglio, interdetta. Cosa diavolo fai nella mia testa?
Ti spiegherò tutto durante il volo. Ora, vai più lontano possibile dal punto in cui ti trovi.
Perché?
Ti spiegherò tutto dopo. Ora, fa come ti dico.
Contro voglia feci come mi aveva chiesto.
 
 
 
°    °
 
 


« Che brutto aspetto. » Aragorn sorrise a Legolas. Non era cambiato dall’ultima volta che l’aveva visto, prima di cadere giù da quel dirupo e salvarsi per un pelo; tuttavia, c’era qualcosa che rendeva il suo aspetto triste. Raccolse la collana di Arwen dalle sue mani, e abbozzò un sorriso. L’aveva conservata per lui.
« Qualcosa ti turba, mastro elfo? »
« A parte Gimli che ha minacciato di piantarmi la sua ascia nella schiena se non bevevo almeno un boccale di birra? Nah, nulla. » Mosse velocemente la mano, enfatizzando quella risposta ironica. Aragorn sorrise.
« Dove sono gli altri? Isil, Gring… Eleonora? » Il corpo del principe ebbe un sussulto, all’ultimo nome.
« Sono nel castello a parlare con il re. »
« Tutti? »
« Tutti… tranne una. » Il re capì al volo. Il sangue nelle sue vene si congelò, e i suoi occhi azzurri divenne ghiaccio.
« Lei è… caduta? Mi stai dicendo che lei è morta? »
« No, le non è… » Legolas ebbe un altro sussurro, e abbassò il capo velocemente. « non è morta. Avrei preferito che lo fosse, sinceramente. »
« Cosa le è capitato, Legolas? »
« Lei è… Isil dice che lei è diventata un custode. Che si è fusa con Titano, che non riesce a controllare gli istinti animali, e… e, che è scappata a Mordor, dopo aver tentato di ucciderci. »
« Non può essere vero. » Le labbra di Aragorn si socchiusero in un muto urlo di terrore. Proprio in quell’istante una donna, poco lontana dai due, gridò realmente. Un’ombra gigantesca oscurò la fortezza e vi rimase sopra. Quando Aragorn alzò il capo, distinse fra le grigie nubi due possenti ali cristalline, che battevano velocemente. Una figura atterrò davanti a loro con un tonfo; cont anta forza che il terrendo sotto i loro piedi si crepò profondamente. Quando la ragazza rizzò le spalle, due rubini si accesero nei suoi occhi, per poi scomparire e lasciare posto al tanto noto castano.
« E infatti non è così. Abbiamo molte cose di cui parlare. »
  
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