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Autore: ISI    23/04/2008    0 recensioni
Un avvenimento improbabile.
Due improbabili protagonisti.
Una coppia che fino a poco tempo fa non avevo mai neanche considerato...
"Jake si guarda intorno ansioso.
L’agitazione, sempre più forte e pressante attimo dopo attimo, con una lentezza atroce ed angosciante, gli annebbia il cervello e gli stringe lo stomaco in una morsa assurda, mentre il profumo stucchevole dei fiori d’arancio che adornano l’altare quasi gli dà il volta stomaco, contribuendo così a completare il senso di malessere e di inquietudine che da quasi mezz’ora -da tanto è fisso in piedi a torcersi le mani- lo sta torturando senza pietà, come nel tentativo di togliergli anche l’ultimo barlume di autocontrollo e di sangue freddo."
Vi auguro una buona lettura sperando che le vostre recensioni siano un po' meno improbabili di questa mia storia...
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Greg Sanders
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III

 

Nessuno dei due si pentì, comunque, dell’accaduto, tanto che quel loro particolare incontro non fu che il primo di una lunga serie. Il loro ‘fare sesso’ portò, infatti, alla risoluzione di non pochi di quei problemi senza i quali, molto probabilmente, tutto ciò non sarebbe mai accaduto: in primo luogo quell’attività era l’unica per mezzo della quale Greg e Sofia potessero scaricare la tensione senza dare troppo nell’occhio o rischiare di mettere a repentaglio l’indagine e inoltre, l’essersi portato a letto Sofia,  identificava questa, davanti a tutti gli altri maschi del ‘branco’, come ‘sua’ e per questo intoccabile. Come un cane randagio che difende la sua zona di caccia, anche Jake avrebbe difeso Kimberly con le unghie e con i denti, anche a costo di rimetterci di persona.

I loro corpi cominciarono dunque a conoscersi meglio di quanto non avessero mai fatto fino ad allora, ma pian piano, orgasmo dopo orgasmo, il loro rapporto, pur non perdendo niente della carnalità iniziale che l’aveva contraddistinto da tutti quelli che avevano impegnato sia Greg che Sofia, cominciò a tingersi, se così si può dire, di sentimenti nuovi, strani che già, prima di allora, avevano provato entrambi, anche se non in maniera così forte, così maledettamente coinvolgente.

C’era in Greg, anche al di fuori del suo modo di fare sesso, qualcosa a cui Sofia non poteva resistere.

C’era in Sofia, anche al di fuori del suo modo di fare sesso, qualcosa a cui Greg non poteva resistere.

Nella situazione in cui si trovavano, tuttavia, nessuno dei due osò, neppure per celia, dare la colpa di queste nuove e straordinarie sensazioni a quel sentimento così scomodo, ma al tempo stesso meraviglioso, che è l’amore; riusciva troppo bene ad entrambi, infatti, accusare la tensione come unica e sola causa scatenante di quello che i due, in silenzio, non potendone fare parola con nessuno, dovevano sopportare. Il loro rapporto, quindi, andò avanti così, lasciando libera la carne e imprigionata l’anima, ribollente di sentimenti che entrambi tentavano volutamente, pur non riuscendoci, di ignorare. In fondo il loro voler negare la realtà dei fatti, la loro straordinaria testardaggine nel non voler chiarire la situazione avrebbe potuto concepirsi da chiunque in maniera abbastanza facile: avevano paura.

Paura di ricascare in quella trappola senza via d’uscita che sono i sentimenti e d’ingannarsi ancora, ancora e ancora una volta credendo che l’altro li corrisponda. Paura di soffrire.

Avevano già assaggiato l’amore, o comunque un suo surrogato, qualcosa che gli era parso somigliargli parecchio, e ne erano rimasti entrambi scottati, lui con la dolce Sara, lei con l’adorabile Grissom.

L’amore portava -come ha sempre fatto, come fa e come sempre farà - un sacco di casini per coloro che lo provano, mentre il sesso -se, ovviamente, consensuale e fatto con la persona giusta- No. Il sesso si era mostrato con loro, almeno all’inizio, come un piacevole diversivo per entrambi e per entrambi, poi, era finito per diventare una droga, uno stupefacente del quale nessuno dei due avrebbe potuto fare a meno.

E si sa che le droghe hanno sul corpo e sulla mente umana dei gravissimi effetti collaterali.

Ebbene, il loro gravissimo effetto collaterale era stato l’amore.

Non vi fu, comunque, un attimo di tempo per pensare a tutto ciò, né Greg e Sofia avevano cercato di trovarne, in quanto, finchè il sesso rimaneva semplice sesso, senza implicazioni sentimentali di sorta, non ci sarebbe stato il  pericolo di future sofferenze e rimpianti. In fondo erano due persone adulte e consenzienti, completamente coscienti di quello che facevano, non avevano dunque da rimproverarsi nulla, se non lo schiavismo che loro stessi imponevano ai propri sentimenti.

Oltre al tempo, poi, non vi fu neppure l’occasione per i due di ragionare sull’accaduto, in quanto Greg, dopo avere incontrato Grissom di nascosto da John e da tutti gli altri -Gill si era travestito da prete e Greg, inginocchiatosi sul legno duro del confessorio, nell’ombra ben poco rassicurante di una chiesa, gli aveva confessato le ultime notizie raccolte da infiltrato per poi ricevere un sarcastico ‘Ego te absolvo’ ed un ‘grazie’ appena sussurrato - aveva riferito a Sofia che la terza  parte della loro missione, ormai, era volta al termine, che avevano raccolto prove a sufficienza da sbattere al fresco almeno metà della criminalità organizzata di Las Vegas.

Ora, però, il discorso cominciava a farsi seriamente complicato.

Arrestare un membro criminale dopo l’altro sarebbe stata indubbiamente una mossa stupida quanto inutile che sarebbe andata, inoltre, a risvegliare e a fomentare le voci, da diverso tempo sopite, della presenza di alcuni poliziotti sottocopertura, mentre catturarli tutti in una sola volta sembrava una cosa impossibile, un’utopia. Accade, però, -o si trova comunque lo stratagemma, anche se con un po’ di fatica, di fare in modo che ciò avvenga- forse non di raro, che i sogni e le utopie diventino realtà possibili, concrete e, soprattutto, attuabili.

Durante la sua confessione Greg aveva chiesto al suo capo, dopo avergli snocciolato tutte le informazioni, come andasse la vita là fuori, nel mondo ‘civile’.

“Come al solito...” gli aveva risposto Gill in un sospiro rassegnato “ ora come ora ho per le mani un caso abbastanza delicato...”

Ovvero?” gli aveva domandato Greg in vena di chiacchiere e Grissom, abbassando ulteriormente il tono della voce gli aveva confidato la natura della sua indagine.

“Si tratta di un paio di minorenni, due ragazzini rispettivamente di tredici e quattordici anni che hanno subito violenze sessuali ripetute... a quelle parole Greg aveva emesso una specie di grugnito e Grissom aveva potuto intravedere dalla retina metallica traforata che separava i loro volti, un’espressione di disgusto dipingersi sul volto del ragazzo.

“Mio Dio...” l’aveva sentito sussurrare poi con un tono di voce che non nascondeva -né ci teneva a farlo- un odio smisurato per chi aveva osato rubare la purezza e l’innocenza a due bambini “si sa chi è il bastardo?”

“Crediamo sia il prete della chiesa in cui vanno sempre di domenica con le loro famiglie e nella quale fanno i chierichetti... gli aveva spiegato Grissom e lo stomaco di Greg aveva fatto un’altra capriola per il disgusto e per la mancanza di scrupoli che certe persone dovrebbero  avere, invece, più di altre.

Poi qualcosa di geniale, un’idea fantastica si era materializzata nel suo cervello addestrato ormai da quasi due anni a trovar espedienti e soluzioni alle circostanze più critiche e fattosi prestare tutti i soldi che Grissom aveva con sé era passato in una gioielleria per poi tornare nel covo di John con un anello di diamanti ed un piano infallibile in testa che si basava, principalmente, su di una sola domanda.

“Kimberly, vuoi sposarmi?” aveva chiesto a Sofia, davanti a tutti e lei, ovviamente informata, aveva si era finta sorpresa per poi dare la risposta tanto desiderata.

“Si, Jake, lo voglio.”

 

E adesso eccoli lì, davanti a loro c’è un prete pedofilo, dietro i massimi esponenti del crimine organizzato i Las Vegas e fuori della chiesa un manipolo di poliziotti pronti ad entrare in azione, tutti ben bardati ed equipaggiati di giubbotti antiproiettile, mitra e lacrimogeni.

Il sacerdote sta ormai per terminare il suo lungo sermone, quand’ecco che Sofia, con la bravura dell’attrice che è diventata in questi due interminabili anni passati sottocopertura, tentenna fingendo uno svenimento, per poi lasciarsi cadere tra le braccia forti e pronte di Greg. tutti i presenti, invitati da John -che ha voluto fare del loro matrimonio anche il loro grande debutto nella vera criminalità del Nevada- si alzano in piedi curiosi di sapere cos’è successo alla sposa, ma non fanno in tempo ad accalcarsi intorno all’altare che, al di fuori dell’edificio, risuona forte un colpo di pistola che con il suo riecheggiare spaventoso spegne il brusio creato dal finto, ma indubbiamente credibile, mancamento di Sofia, o meglio, in questo caso, di Kimberly.

Ed è un secondo: mentre tutti si voltano verso la porta della chiesa, Greg, con un mossa alquanto repentina e decisamente dettata dall’istinto, prende in braccio Sofia, come se questa fosse una sposa vera e propria, giacché correre con i tacchi -o almeno così gli viene subito spontaneo da pensare- non è certo la cosa più semplice di questo mondo e letteralmente vola verso la sacrestia, la cui porta di pesante legno massello si apre un secondo prima che entrino per poi chiudersi subito dopo alle loro spalle, grazie alla prontezza di riflessi di Nick.

“State giù!” ordina Grissom alla sua squadra finalmente riunita che subito esegue l’ordine, ma Greg non si sdraia a terra come fanno gli altri perché riesce, addirittura, ad inciampare nei suoi stesi piedi, finendo così disteso lungo sul pavimento sopra Sofia, che protetta dalle braccia di lui non si fa alcun male.

Poi un confondersi di spari, tonfi, urla, imprecazioni e bestemmie, un caos tale da far accapponare la pelle e chiudere gli occhi per lo spavento, almeno fintantoché le acque non si calmano ed il silenzio non torna sovrano del luogo.

“A...alzati Greg...” mormora Sofia in un soffio al ragazzo; solo ora -molto probabilmente a causa della tensione precedente che pareva dovesse ucciderlo- lui si accorge che, con la caduta, il suo volto è sprofondato tra i seni di lei, cosa che ad entrambi ricorda le piacevoli notti trascorse in reciproca compagnia e mentre gli altri non riescono a trattenere le risate un lieve rossore s’impadronisce dei volti di Greg e Sofia.

“Scusa...” le risponde lui dopo un attimo d’esitazione dovuto all’imbarazzo, aiutandola, però, prontamente a rialzarsi.

“No, figurati...” fa lei, mentre Grissom e gli altri si meravigliano non poco dell’accondiscendenza di lei -si aspettavano, infatti, una scenata, da parte di Sofia, tipo wrestling-, ma quelle loro movenze l’uno nei confronti dell’altra, quel loro modo di parlarsi, quella forte intimità che pare esserci in ogni loro piccolo gesto e che da ogni loro piccolo gesto traspare con una certa evidenza li confondono non poco “E poi non lo hai fatto apposta...” chiarisce infine lei e lui sorride, o meglio ghigna malizioso, e avvicinando le proprie labbra al suo orecchio le mormora qualcosa che gli altri non possono udire, ma di cui possono facilmente intuire la natura, dato il pudore che nuovamente le tinge le guance di un tenue rosso, facendola sorridere.

“Non ti dispiaceva neanche quando lo facevo apposta, se è per questo...” lei sente il respiro caldo di lui sul proprio collo e rabbrividisce, mentre la voglia di averlo in sé le cresce dentro come una fame insaziabile. In momenti del genere più che mai le è molto difficile controllarsi, ma deve assolutamente mantenere la calma, non può di certo sbatterlo al muro e dare sfogo alle proprie fantasie di fronte a tutti gli altri.

E così la nostra missione è finita, he?- fa lei indecisa se porre una domanda o affermare un fatto certo.

“Da come l’hai detto quasi che ti dispiaccia... le fa notare Greg, che in realtà ha il cervello affollato dai suoi stessi dubbi, dalle sue stesse paure. Soffrire è certamente terribile, ma convivere con un tale rimpianto è sicuramente peggio, non vi pare?

“Una volta qualcuno mi disse che la sofferenza più grande per l’uomo è la paura stessa che esso ha di soffrire...” inventa lei sul momento, nel disperato tentativo che lui capisca, che abbia abbastanza coraggio da gettarsi nell’insicurezza di un implicazione sentimentale troppo a lungo schivata e fuggita. Greg tace fissando le sue iridi castane sul pavimento, come incapace di aprire bocca, allora lei, delusa, fa per andarsene, quando sente, per la seconda volta nella giornata, le braccia di lui cingerli i fianchi e stringerla.

E se io ti chiedessi di sposarmi davvero? Che cosa faresti in quel caso?” le chiede lui e lei sorride in quel modo dolce, vero e sincero che sa scioglierlo e renderlo felice come poche altre cose al mondo.

“Correrei il rischio...”

 

Fine.

 

  
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