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Autore: funklou    10/11/2013    21 recensioni
Al Norwest Christian College le cose vanno così: o sei popolare, o non sei nessuno.
Ma c'è anche chi, oltre ad essere popolare, è anche misterioso, quasi pericoloso. E nessuno sta vicino al pericolo.
Tutti sapevano quello che Luke Hemmings e i suoi amici avevano fatto.
Ricordatevi solo una cosa: le scommesse e i segreti hanno conseguenze.
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Dal secondo capitolo:
"A me, invece, non sembri un tipo così pericoloso. Forse strano" affermò Avril, senza distogliere l'attenzione dal suo libro.
"Due." Si guardò intorno, in cerca di un banco libero.
"Due?"
"Due."
"Cosa significa?" Alzò lo sguardo e lo guardò confusa.
"Sinceramente? Nulla. Quando non so cosa rispondere, o quando non voglio rispondere, dico due." Scrollò le spalle, come se fosse la cosa più ovvia e si allontanò.
"Questo conferma la mia teoria, Hemmings."
Doped!Luke
Scene di droga esplicite. Se ne siete sensibili, non aprite.
Il trailer di Two: http://www.youtube.com/watch?v=NE35nheHyZY
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Where is the world when you kiss me?

Quella mattina, Avril si era ritrovata ad osservare allo specchio la sua immagine riflessa. Due cerchi tendenti al nero ad incorniciare gli occhi verdi e opachi, lo sguardo stanco, i capelli lisci come la seta con delle punte azzurre da ritingere. Improvvisamente, Avril si stava rendendo conto del cambiamento. Si stava lasciando andare ai ricordi che aveva di Melbourne, agli amici lasciati, a Jason. Era stata strappata dalla sua città e dalla sua vita, ed ora viveva perlopiù di mancanze lasciate durante il suo trasferimento. Ripensava alla scuola che frequentava, ai marciapiedi meno affollati su cui camminava, ai discorsi insensati con Jason, alle sue amiche con cui trascorreva i sabati, ma che ora si erano completamente dimenticate di lei.
Spalancò gli occhi.
Perché, al rimuginare di quei ricordi, le immagini di Calum e Luke si fecero spazio, proprio di fianco, quasi a soppiantarle. Li stava sostituendo. Stava sostituendo gli amici vecchi, lontani, ormai sbiaditi con Calum. E Jason... Le mancò quasi il respiro. E Jason lo stava sostituendo con Luke. 
Era decisamente assurdo. Ma allora, come poteva spiegare quel miscuglio di emozioni che Luke le procurava anche solo parlando, osservando il modo in cui le sue labbra verbalizzavano? Non poteva spiegarlo, non voleva. 
Si riguardò, riguardò la nuova Avril, e racchiuse i capelli in una coda alta. Era pronta, aveva compiuto le stesse esatte azioni meccaniche di giorni precedenti. 
Quella mattina, però, mentre entrava in macchina di Vicky, ci entrava con il corpo invaso da una strana sensazione, che circolava dentro di lei dalla sera prima. Una sensazione quasi indefinita, anonima, inspiegabile, dimenticata, accantonata. Essa sembrava quasi risvegliare Avril, che non si era resa conto, fino a quella mattina, davanti allo specchio, di essere rimasta spenta proprio dal giorno in cui fece le valigie per Sydney. 
Quella sensazione, se avesse dovuto avere un nome, sarebbe stato felicità.

Vicky stava parlando della nuova professoressa di musica mentre camminava fianco a fianco con Avril. Questa ascoltava attentamente ciò che la cugina aveva da dirle, e ogni tanto commentava.
"Ci ha fatto fare delle strane espressioni facciali, per poi farci trattenere il respiro, e poi passare a dei versi ambigui. Ero piuttosto impaurita" affermò e scoppiò in una risata che coinvolse anche Avril. 
Era di buon umore, quel giorno, solo grazie alla serata trascorsa con Luke. Si ricordava ogni particolare, ogni tocco, ogni sguardo, ogni risata. Ma non lo avrebbe mai ammesso, se non a se stessa, che lo stesso ragazzo che fino a poco tempo era la sua maggiore paura, ora era legato alla sua felicità. 
Quando girò la testa, forse più per abitudine, verso il muretto isolato, lo vide. O meglio, li vide, perché prima diede la sua attenzione a Luke, e successivamente si accorse di Michael e Calum. 
Luke le rivolse un sorriso, uno tutto per lei, e non poté che sentirsi in paradiso. Allora anche lui ricordava. Aveva un'insensata paura che fosse l'unica a ricordare i momenti passati insieme, che fossero solo immagini costruite e messe insieme da lei stessa, perché sembravano troppo belle per essere reali. 
Riuscì solo a dedicare un sorriso generale e sbrigativo: Vicky la stava praticamente trascinando dentro la scuola. 
"Almeno non davanti a me" si lamentò e alzò gli occhi al cielo.
"Volevo solo salutarli" si giustificò l'altra, continuando ad andare verso l'armadietto, convinta di dover recuperare i libri della prima ora.
"Li saluterai dopo, siccome hai lezione con Michael e Luke." 
"Wow, come siamo acid... Aspetta, cosa?" si allarmò. Da quando aveva lezione con entrambi? 
Ci pensò su, ricordandosi che Luke aveva sempre saltato la prima ora di quel giorno. Nel frattempo, Vcky le mise sotto gli occhi il foglio con gli orari, indicando la casellina della prima ora con a fianco educazione fisica. Avril rimase a fissare quelle due parole per almeno una manciata di secondi, per poi "Da quando in questa scuola si fa educazione fisica?" chiedere infuriata. 
"Da quando hanno assunto un professore di supplenza. Sostituisce Stevens, che ora deve essere operato alla gamba." 
Ma Avril odiava educazione fisica con tutta se stessa. Soprattutto se avrebbe condiviso l'ora con Luke e Michael. Imbarazzante. 
"Ma non ho nemmeno i vestiti e le scarpe da cambiarmi" usò un tono disperato, facendo ridacchiare la cugina. 
"Non ti preoccupare, le vans e i leggins che indossi andranno più che bene." Chiuse l'armadietto e posò un veloce bacio sulla guancia di Avril "Divertiti, io vado a subirmi un'interessantissima ora di storia." 
Si salutarono e la bionda, proprio in quel momento, si rese conto di non sapere neanche dove la palestra fosse. Si guardò intorno, i corridoi quasi deserti, la voglia di cercare una bidella era sotto terra.
E ora?
L'unica cosa che le veniva in mente era uscire, andare al muretto e pregare Luke di accompagnarla. Erano quasi le 8:05, sperava solo di trovarlo ancora lì. Quando fece retromarcia, uscendo dalla scuola, le uscì un sospiro di sollievo: era ancora seduto con le ginocchia portate al petto, il braccio disteso e una sigaretta tra l'indice e il medio. Aveva paura di dargli fastidio, ma non aveva altra scelta. Finalmente anche Luke la vide che stava arrivando proprio in sua direzione e gli si dipinse la confusione in faccia.
"Avril?" domandò infatti, quando fu più vicina.
"Alla prima ora, cioè adesso, abbiamo educazione fisica. Ed io, beh, ahm... Non ho idea di dove sia la palestra. Mi chiedevo, mi chiedo, ecco, se ti va di accompagnarmi" si fermò e avvampò di colpo, "Sempre se non hai niente da fare, voglio dire" puntualizzò. Le costava tantissimo far uscire quelle parole dalla bocca, così imbarazzata. Il battito non ci pensava nemmeno a regolarizzarsi.
Luke la guardò dall'alto verso il basso, dal basso verso l'altro, poi buttò a terra la sigaretta.
"Okay." Si alzò lentamente e passò una mano tra i capelli "Non ricordavo nemmeno di avere educazione fisica." 
"Neanche io." Una sensazione di sollievo si irradiò per tutto il corpo: aveva accettato.
Luke aveva iniziato a fare i primi passi per attraversare il cortile quando mise un braccio intorno alle spalle di Avril. Ghignò appena lei sussultò vistosamente a quella mossa, diventando forse più rossa di prima. 
Scesero delle scale e percorsero un tratto sotterraneo che Avril non aveva mai visto. Faceva un freddo cane. Un gruppo di studenti andava nel senso opposto al loro, ma si fermarono non appena nella loro visuale apparve Luke Hemmings e li fecero passare. Avril si girò a guardarli, sentendo sempre quel braccio dietro di lei, e li vide riprendere a camminare. 
Pazzesco, pensò, l'effetto che Luke aveva.
Risalirono delle scale e finalmente raggiunsero la palestra. Era molto più grande rispetto a quella che c'era nella scuola a Melbourne, più fredda, ma più illuminata dalla luce che le enormi vetrate non riuscivano a coprire del tutto. Seduti sulle gradinate c'erano tutti i loro compagni, compreso Michael, che probabilmente stavano aspettando il professore. Si accorsero subito di loro, girandosi e osservandoli con occhi critici e stupiti. 
Avril desiderava che si aprisse un burrone sotto di lei. Non fecero nemmeno in tempo a raggiungere gli altri sulle gradinate che fece comparsa il professore.
"Buongiorno, ragazzi." Avanzò velocemente dopo che posò il registro sul tavolo. 
In pochi risposero, ma non ci diede peso e "Sbrighiamoci, siamo già in ritardo. Oggi dobbiamo già formare le squadre di calcio, a fine trimestre ci sarà il campionato tra le scuole" continuò questo suo monologo. 
Luke tolse finalmente il braccio dalla ragazza e andò a recuperare un pallone dallo sgabuzzino. Avril aveva ancora qualche occhio puntato su di lei, ma non le importava più. Ora ciò che le suscitava più disagio erano le parole pronunciate da quell'uomo che non le andava proprio a genio. Calcio, aveva detto? E chi cazzo sapeva giocarci? 
Anche la parte femminile della classe stava sbuffando mentre si alzava svogliata dalle gradinate e raggiungeva il campo. 
"Bene, dividiamo velocemente le squadre. Voi di qua, voi di là." Fece qualche gesto sbrigativo con le mani, che Avril ovviamente non capì "Le regole, poi, le sapete. E' tutto chiaro? Io vi osserverò, dopodiché dirò le mie considerazioni." e andò a sedersi alla cattedra.
Avril era ancora lì, disorientata. Lanciò uno sguardo disperato a Luke, che rise leggermente scuotendo la testa. Si tolse la felpa, restando con una maglia a maniche corte e puntò la palla al centro del campo, aspettando che gli altri si dividessero i ruoli. Le fece segno di avvicinarsi, e lei ubbidì. 
"Ora io calcio la palla, tu cerca di bloccarla e lanciarla a qualcuno che non sia della squadra avversaria. Ok?" sussurrò piano al suo orecchio.
Avril rabbrividì, in preda all'euforia per quel tentativo illegale di Luke. Voleva aiutarla, pur a costo di far perdere la propria squadra. 
Annuì proprio sul fischio di inizio partita. In un secondo, la palla fu calciata e Avril la bloccò con dei riflessi che non sapeva neppure di avere. Si guardò intorno, e la prima persona che vide fu quella a cui la passò. 
Si guardarono: sguardi complici, sorrisi furbi. 
L'azione si prolungò, la palla andò a finire dall'altra parte del campo, e Luke prese ad inseguirla con dei movimenti decisi e sicuri, tentando di difendere la sua porta. Si scontrò contro Michael, i loro piedi continuavano a scontrarsi, la palla restava incastrata nei loro movimenti. Ma Avril, osservando la scena, lo sapeva. Sapeva che quello non fosse solo uno scontro per riuscire ad avere una stupida palla, sotto c'era molto di più. 
Poi Luke, con agilità, girò su se stesso, sempre tenendo sotto piede l'oggetto tanto bramato e riuscì con un calcio a mandarla nell'altro campo. 
Avril, semplicemente, stava immobile al margine del campo, quasi sulla linea di rimessa e non poteva proprio staccare gli occhi da Luke. I muscoli che si contraevano ad ogni azione, i capelli più in disordine del solito, il viso segnato da una concentrazione spaventosa. Aveva bisogno di respirare. 
Una palla, poi, arrivò proprio vicino a lei e non sapeva cosa fare. Tirò un calcio a caso, passandola agli avversari. Luke la guardò e "Almeno hai ricambiato il favore!" urlò per farsi sentire dall'altra parte del campo. 
Solo poco dopo alluse alla palla che le aveva regalato a inizio partita, e rise tra sé e sé per la sua incapacità. Cercò di muoversi con movimenti scoordinati, giusto per far credere al professore di star facendo realmente qualcosa. Guardava Michael e dio mio, anche lui era molto agile, nonostante continuasse e toccarsi e ritoccarsi il ciuffo. Ma poi c'era Luke, che si sballottava da ogni parte e che continuava a rincorrere quella stupida sfera di cuoio. Segnò un goal, poi un altro e il professore fischiò.
"Tutti qua!" ordinò.
Avril si guardò intorno, vedendo tutti piuttosto sudati e ansimanti, rendendosi conto di non aver faticato per niente. E di non aver fatto nulla.
"Molto bene, ragazzi. Sono soddisfatto, vedo che siete stati molto coinvolti. Beh, non proprio tutti..." Puntò lo sguardo su Avril, che sorrise falsamente. "Ma tutto sommato, è andata bene. Potete andare a cambiarvi."
La classe annuì, ma prima "Tu e tu! Qua" quel professore sclerato indicò sia Luke sia Avril. I due si guardarono, forse un po' impauriti per ciò che avrebbero sentito di lì a poco.
"Non voglio più vedere quei giochetti di squadra. Ognuno giochi per sé, e non mi interessa se la tua fidanzata non è capace, imparerà. Ma non di sicuro imbrogliando." 
Avril sbiancò subito per quel nomignolo con cui era stata definita, e in secondo luogo per essere stata scoperta con le mani nel sacco. Luke, invece, rise. 
"Okay, scusi" disse, senza nemmeno correggerlo e riprese la sua felpa.
Avril non riusciva neanche a scusarsi, annuendo e basta, pronta ad uscire dalla palestra. Quando si allontanarono, "Sei brava a calcio, eh" la prese in giro giocosamente, meritandosi uno schiaffo sulla spalla.
"Non sono dotata per questo sport, non posso farci nulla. E adesso vorrei solo sparire per questa abominevole figura di merda."
"La prossima volta non se ne ricorderà, tranquilla." 
In realtà, non le interessava più, perché vederlo così sudato, così ansimante le annebbiava completamente la ragione.
Uscirono dalla palestra prima degli altri compagni, siccome non avevano portato il ricambio e ripercorsero il corridoio sotterraneo. Avevano lezioni diverse ora, ed Avril non sapeva cosa dire per salutarlo, quando salutarlo, cosa fare: non era ancora abituata ad un amico come Luke Hemmings. Ma il problema scomparve quando, arrivati in cima alle scale, "Tu vai pure in classe, io vado in bagno. Ci vediamo!" questi l'avvisò. 
"Ah, okay. Ci vediamo, allora." 
Si sorrisero come se fosse la prima volta, come se quegli occhi avessero ancora bisogno di esplorarsi. Poi Luke scomparve dietro al muro di mattonelle bianche e suonò la campanella che segnava l'inizio della seconda ora. 

La giornata, tutto sommato, era passata velocemente. Ora stava scendendo le scale per dirigersi verso la macchina di Vicky, ma proprio in quell'istante due mani le coprirono gli occhi, facendo diventare tutto buio. Si spaventò immediatamente, irrigidendosi al contatto e fermandosi.
"Indovina chi sono!" disse l'anonimo che aveva le mani freddissime. Ma quell'accento e quella voce erano inconfondibili.
"Calum, sei un coglione! Mi hai spaventata a morte!" Gli tolse le mani dal proprio viso e si girò per guardarlo con una finta rabbia. 
Lui, forse come una scusa, la abbracciò senza pensarci due volte, mentre rideva di gusto.
"Scusami, ma è stato troppo divertente!" Sciolse l'abbraccio e le pizzicò dolcemente la guancia. 
Avril sbuffò, alzando gli occhi al cielo, ma mantenendo il sorriso. 
"Non sbuffare con me, signorina. Lei deve raccontarmi un po' ciò che è accaduto stamattina con Luke, vi ho visti dalla finestra del terzo piano mentre vi coalizzavate a calcio!" assunse un tono che andava dall'inquietante al perverso, facendole alzare, per la seconda volta, gli occhi.
"Mi sento osservata così, però. Non c'è in corso nulla, Cal. Non devo raccontarti niente, se non che ora devo proprio andare." Indicò la macchina che ormai aveva già il motore acceso.
"Se lo dici tu..." 
"Ma a parte questo, dov'è ora?"
Era strano come Luke sparisse senza lasciare tracce. Si era rintanato in bagno, per poi dissolversi. Non lo aveva visto nei corridoi, nemmeno a mensa. 
Appena fece quella domanda, Calum stranamente si accigliò e abbasso lo sguardo. 
"Non lo so. Tua cugina ti sta aspettando, ti conviene andare" le consigliò. Ma c'era qualcosa di strano, di così evidentemente strano, che chiunque se ne sarebbe accorto. Calum aveva sviato il discorso, e doveva ringraziare solo che Vicky avesse davvero una faccia incazzata, altrimenti gli avrebbe fatto il terzo grado.
"Uhm, non sei per niente convincente" gli disse infatti "Ma ora devo proprio andare, ciao!" Gli diede un bacio sulla guancia, poi corse letteralmente verso la Range Rover.
Quando aprì la portiera, uno dei soliti discorsi di rimprovero uscì dalla bocca di Vicky, ma Avril non stava ascoltando una sola parola. Anche se la cugina non ricevette neanche una risposta, concluse il tutto con un sorriso, perché anche se Vicky le sbraitava addosso, in fin dei conti era solo per la sua salute. Lo sapeva, Avril, che la cugina si sentiva un po' come sua madre, che doveva essere come una protezione, che in fondo le voleva bene.

Quel pomeriggio lo aveva passato quasi interamente seduta sul sasso vicino a casa sua, dal quale poteva osservare tutta la città. Sua madre, poi, si era affacciata alla finestra, avvertendola della cena pronta. Allora rientrò in casa svelta, cenando davanti alla donna che quasi non riconosceva più. Sua madre era spenta, svuotata. La vedeva tutti i giorni impegnata a pulire, a mettere in ordine, a cucinare. Ogni tanto, soprattutto la sera, la scorgeva anche a fermarsi a guardare il vuoto, come se dovesse bloccare la realtà che aveva intorno, per fare un riassunto della situazione. 
Quando poi "Tuo padre non ha chiamato neanche questa settimana" affermò posando il bicchiere mezzo pieno sul tavolo, Avril sapeva quanto le fossero costate quelle parole, quanto le fosse costato concretizzare in una frase il pensiero che la stava turbando sempre di più.
Allora, la figlia sorrise.
"Non fa niente, possiamo restare anche da sole, noi" la rassicurò. Doveva essere il contrario, sì, ma Avril sentiva il bisogno di confortare la madre vedendola così debole. Suo padre aveva un'altra famiglia a cui pensare, di certo non si sarebbe ricordato facilmente di loro. Aveva smesso di pensarlo e cercarlo quando capì che non avrebbe avuto senso tenere ad una persona che l'aveva abbandonata, ma a sua madre questa mancanza sembrava essere il principale motivo per cui smetterla di sorridere. Si sentiva così in colpa Avril per averla lasciata sola il più delle volte mentre si rintanava nella sua camera, sola nelle sue ansie, preoccupazioni, incertezze.
"Hai ragione" le risposte continuando a mangiare. Eppure era percepibile la sua insicurezza in ciò che aveva appena detto.
La cena, nonostante tutto, continuò con in sottofondo la voce di un presentatore televisivo, qualche parola strappata, qualche commento. 
Ma non bastava.
Così, quella sera, Avril uscì di casa, intenzionata a comprare, in tutti i sensi, la felicità di sua madre. Voleva trovare un negozio di dischi per la città, così che il giorno dopo, alla luce del sole, avrebbe potuto comprare il cd dei Beatles, il gruppo preferito della donna. Ricorda quando ancora le loro canzoni echeggiavano per tutta la vecchia casa di Melbourne, per quasi tutta la durata del giorno. Era davvero una patita e sfegatata fan. Poi, col trasferimento, il cd è andato perso, e niente più Beatles. 
Voleva farle riavere quel cd, che non aveva solo un significato materiale: era un nuovo inizio, o meglio, un continuo della vita ordinaria che vivevano prima di partire per Sydney.
Così, col suo giubbotto nero in pelle a ripararla dal freddo, camminava su un marciapiede ricoperto da foglie il gialle. Il vento le soffiava addosso senza freni, sembrava quasi che volesse strapparle il vestiti. Si strinse più forte nel cappotto, come se quello fosse l'unico modo per non essere spazzata via dalla sera. 
Evitava le scorciatoie cupe, quelle in cui i suoi occhi verdi sarebbero stati l'unico disturbo all'oscurità, mettevano una certa inquietudine. Si ritrovò in una strada vicina al centro, con schiere di negozi, tutti spenti e chiusi, ma con i prodotti sempre esposti. La maggior parte erano negozi di vestiti, ma ad Avril non interessavano. Cercava solo quello di dischi. Alcune coppie passeggiavano tranquillamente, immerse nei loro pensieri, incuranti di lei.
Poi, un suono proveniente dalla sua tasca fece eco per quella via silenziosa. Si ricordò solo in quel momento di essere proprietaria di un cellulare, così lo recuperò.

17/feb/2013 21:37
Ciao Avril! Cosa stai facendo?  
Cal x

Fissò perplessa lo schermo, mentre una folata di vento spostò inavvertitamente un ciuffo di capelli fino a coprirle la visuale. Tirò dietro l'orecchio la ciocca, pensando a dove volesse arrivare Calum con quella domanda. Che poi, da quando le inviava messaggi?

17/feb/2013 21:39
Ehi Calum, sto facendo un giro in centro. Perché? x

Riprese a camminare, stando attenta ad ogni singolo negozio, ma sembrava proprio sconsiderata la musica, qui. Passarono non più di due minuti che dovette sbloccare il telefono.

17/feb/2013 21:41
Noi siamo al parco, avevamo pensato di chiederti di aggiungerti a noi. Sei già nei paraggi, non puoi dire di no! 

Avril ci pensò su. Ripensò al parco, a quella sera in cui sapeva solo il nome di Luke, ai fari della polizia puntati su di lei, ai discorsi sulle droghe pensanti, alle persone sbagliate a cui era stata vicina. Poteva fidarsi? Doveva farlo, nonostante tutto. Doveva dimostrare a Calum di non temerli più, di poter instaurare una vera amicizia.
Poi pensò a quel "Noi", scritto a inizio frase, che le fece spuntare un sorriso. "Noi" voleva dire anche Luke, voleva dire rivedere i suoi occhi. E non poteva perdersi quell'azzurro che rimandava al cielo in un pomeriggio caldo d'estate.

17/feb/2013 21:44
Ok, mi hai convinta. Dammi 5 minuti, potrei anche perdermi.

E, inconsciamente, stava mettendo un'altra volta da parte sua madre. Avril era fottutamente condizionabile.
Fece dietrofront, prendendo a camminare nel senso opposto, cercando di ricordarsi le strade che aveva percorso qualche settimana fa per raggiungere il parco. Il vento ora sembrava essersi calmato, dando pace ai suoi capelli che fino a pochi minuti fa sembravano essere impossessati. Era come se, quella in cui stava andando, fosse la giusta direzione. 
Si fece una mappa mentale di quella che doveva essere la zona centrale della città e, sbagliando almeno due volte il vicolo in cui girare, trovò finalmente l'insegna 'Movida' della scorsa volta. Non era cambiato niente: sempre pieno, sempre movimentato, sempre assordante. L'oltrepassò. 
Finalmente intravide la sua destinazione e attraversò la strada. Estrasse il cellulare dalla tasca, premette un tasto a caso facendo luce: stavolta il buio non l'avrebbe fregata. La luminosità era comunque limitata, forse era per questo motivo che quel parco continuasse ad essere uno dei loro luoghi preferiti. Le sue vans calpestavano i piccoli sassi, producendo un rumore minimo, ma che riusciva comunque a far voltare molte teste in sue direzione.
Quasi non fece in tempo a fare più di quattro passi che udì qualcuno venirle incontro sbracciandosi.
"Qui!" urlò Calum. 
Riuscì a scorgerlo in mezzo a tutto quel buio, dirigendosi verso lui.
"Ehi" lo salutò appena furono abbastanza vicini.
"Meno male che sei venuta, mi stavo annoiando un po'. Vieni, andiamo dagli altri." l'accolse con quel suo tono allegro, spensierato, a volte serio misto all'ironia. Insomma, c'erano mille sfumature dei toni usati da quel moro. Perennemente attivo e sorridente. 
"Okay, ti seguo." 
La condusse in fondo al parco, vicino ad una piazzetta circondata da delle panchine. E su quelle, aumentando i passi, vide subito la felpa blu scuro di Luke. 
Aveva già la tachicardia.
Eccolo lì il mare in tempesta, quell'azzurro che sembrava brillare nell'oscurità. Incontrò subito i suoi occhi, forse più stanchi rispetto al solito. Non se ne curò più di tanto, poiché quella stanchezza, in ogni caso, le stava sorridendo. 
Successivamente, notò anche Michael, che si stava facendo i suoi benedetti affari, facendo l'analisi della sua sigaretta. Scrollò le spalle, quel ragazzo era sempre assopito nei suoi pensieri, a quanto pare così profondi, e non aveva neanche la briga di farsi conoscere. Così, Avril usava la tecnica del 'chi se ne frega'.
Anche altri ragazzi sedevano non lontano da loro, alcuni che rollavano beatamente canne, altri occupati a passarsi bottiglie di alcolici sconosciuti, non prima dei due sorsi concessi ad ognuno.
Ma non importa, con lei c'erano Luke e Calum.
Quest'ultimo posò la mano dietro la schiena di Avril per diminuire la distanza con il biondo e per invitarla a sedersi, ma Luke la precedette, alzandosi. Avril si sentì quasi sovrastata da quell'altezza così prominente.
"Io ed Avril andiamo a farci un giro, torniamo presto" comunicò, sorprendendo la ragazza in questione. 
Calum le lanciò uno sguardo di intesa, sentendosi ancora di più persa. Ma non aveva importanza, perché incastrata nella sua mano, c'era quella di Luke. Questa volta, però, era più fredda, più indecisa nella presa, come se avesse perso vita.
"Tutto ok?" fu lui a toglierle le parole di bocca, mentre si allontanavano dalla compagnia e si immergevano nel buio. 
"Sì, tu?" chiese con una preoccupazione che si era promessa mentalmente di nascondere, invano.
"Due" la voce sommessa, bassa, come a voler sfuggire alle orecchie degli altri. 
Avril stette in silenzio, un silenzio che copriva l'ansia e la preoccupazione che non volevano smettere di invaderla. 
Poi Luke si diresse verso il prato e "Sediamoci qui" disse.
"Qui?" 
"Sì." 
Fu coerente con le sue parole e si sedette sull'erba umida del parco, illuminata solo da un lampione in lontananza, che poteva spegnersi a momenti. Lui le prese la mano, tirandola giù, così anche Avril prese posto di fianco a lui. 
Luke, quella sera, era strano. Strano nel biascicare parole, strano nei movimenti estremamente lenti. Avril ora lo guardava come si guarda un'espressione di matematica incomprensibile e irrisolvibile. Eppure, non riusciva ad andare oltre al pensiero che fosse irrimediabilmente bellissimo. 
"Non guardarmi così" parlò Luke, riscuotendola. Le guance riuscirono a colorarsi di un leggero rosso, nonostante la temperatura bassa e il vento che non aveva intenzione di smettere di soffiare. Avril voleva assecondarlo, lo giura, ma quando anche Luke si girò e puntò le iridi nelle sue, fu come se qualsiasi discorso avvenuto precedentemente si fosse cancellato. Come se ogni cosa intorno a loro si fosse dissolta e il vento avesse smesso di essere così tanto incazzato. Non aveva idea di che espressione avesse assunto in quel momento, di dove fosse: sapeva solo che guardare quell'azzurro fu come affogare nell'oceano più limpido, profondo e mosso. Poi quell'azzurro si spostò sulle labbra di Avril, ignara di tutto e delle sue intenzioni. 
Allora Luke stravolse ogni sua più cupa immaginazione, rendendola reale. Rese la distanza tra i due insignificante, avvicinandosi sempre di più. Avril deglutì, pensando che quello non poteva essere davvero ambientato nella realtà.
Voleva baciarla?
L'oceano sparì, Luke chiuse gli occhi, inclinò la testa e non diede il tempo alla ragazza di realizzare che posò le labbra sulle sue. Avril non chiuse gli occhi, non ordinò al suo cervello il comando di farlo, non lo fece. Non pensò: ogni cosa, pensiero, persona, ambiente si azzerò. Ciò che sentiva erano solo quelle labbra premute sulle sue. Luke dopo secondi, ma che secondi proprio non sembravano, fece finire il contatto, e tutto iniziò a riprendere colore. La guardò negli occhi, ed Avril vide quella parte di vita che le mancava da sempre, la vedeva riflessa in ogni cosa. 
Ma non ne avevano abbastanza.
Lui le posò una mano dietro la testa, accarezzandole con un gesto spontaneo i capelli biondi. L'azione si ripeté, si riavvicinò e le labbra si riunirono. Non ne avevano abbastanza. Si appartenevano, ora. Avril sentì Luke chiederle accesso, e non glielo negò. Le loro lingue si incontrarono e cominciarono a saettare, facendo mille acrobazie l'una sull'altra, perlustrandosi come se si fossero mancate per troppo tempo.
Avril non pensava più a Daniel, quello sconosciuto, a Vicky, al cd dei Beatles per sua madre, a suo padre, a Melbourne. Non pensò a niente, se non al sapore di sigarette o al profumo che la felpa di Luke le stava inebriando le narici. 
Glielo stava urlando, con la passione con cui lo stava baciando, che baci così neanche Jason gliene aveva mai dati. 





 

Hei people!
Eheh, questa volta ho aggiornato dopo una settimana. Questo capitolo è un po' più lungo rispetto agli altri, e doveva anche contenere un accenno alla stranezza di Michael, siccome mi avete detto che sta diventando fin troppo inquietante, ma non faccio in tempo, devo andare a studiare i Promessi Sposi. Allegria.
Eccolo qui il loro primo bacio, spero di aver reso un po' l'idea della situazione. Da come avete capito, sono fissata con gli occhi di Luke, li amo così tanto, omg. Che poi io sono curiosissima di sapere come ve le immaginate voi le scene, perché io ovviamente immagino tutto nella mia palestra, nel parco della mia città... 
Devo ringraziare Martina, quella che contribuisce alla storia, perché è lei che ha creato il banner di questa storia ed è lei che risolve i miei dubbi riguardo a "Two." 
E mi chiedevo, ma voi, se Ashton è morto, vi siete mai chieste come?
Ok, vaaaado, i Promessi Sposi mi stanno bestemmiando contro.
Bye, ily <3


il mio twitter: funklou
quello di Martina: danswtr

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