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Autore: bibersell    10/11/2013    9 recensioni
Aveva sempre amato la pioggia ma non credeva che le avrebbe portato la cosa più bella della sua vita, non sapeva che quelle goccioline d'acque le avrebbero donato la libertà.
-La sua vita era come un cd. Finiva la riproduzione e ricominciava daccapo nello stesso ordine e con lo stesso ritmo. Non c’erano canzoni nuove, cambi di ritmo. Cambio di cd.-
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella era stato di sicuro il pranzo più lungo e più bello della mia vita.
Non avevo mai riso così tanto.
Gli zii di Justin erano esilaranti, non riuscivano ad essere seri, scherzavano sempre.
Anche l’umorismo di Jeremy faceva compagnia a quello di Stephan e Raphael.
Ma c’era Pattie che con l’autorità di una madre di famiglia riportava l’ordine.
Charlotte, la nonna di Justin, era molto dolce e non perdeva occasione per giocare con i suoi nipotini.
Jaxon, Jazmine e la dolce Wendy adoravano la loro nonna, volevano sempre stare tra le sue braccia e farsi raccontare delle storie dell’amorevole anziana.
Erano le cinque del pomeriggio e alle sei avremo dovuto prendere il treno per tornare a Milano.
Pattie rivolgendosi a Jeremy disse:
-Mio caro, abbiamo fatto proprio un cattivo lavoro con nostro figlio, non ha portato nemmeno Adele a fare un giro per Venezia. E’ una così bella città.-
-Justin un Bieber non si comporta così-. Rispose Jeremy puntando il dito contro il figlio con fare teatrale.
- Figliolo tu si che facevi fare i giri alle tue ragazze. Facevano molti giri-. Disse Charlotte con fare malizioso.
- Okay, okay. Ho capito- Ribattè Justin alzando le mani.
Guardò l’ora sull’orologio che aveva sul polso.
–Sono le cinque. È ora di andare-.
- A che ora avete il treno?-. Chiese Pattie.
- Alle sei mamma-.
Pattie annuì con la testa.
-Dai Adele saluta tutti e andiamo. Ti porto anche a fare una piccola passeggiata per Venezia-. Disse Justin guardando la madre.
- Questo è mio nipote-. Disse Raphael.
Mi alzai dalla sedia e salutai con forti abbracci e baci sulla guancia tutti i parenti di Justin.
I fratellini di Justin non volevano che se ne andasse ma lui aveva promesso che sarebbe tornato molto presto. Si erano stretti il mignolo promettendoselo.
Jazmine aveva detto che se aveva dato il suo mignolino non si poteva tirare in dietro.
Justin salutò tutti e sui loro volti si leggeva la tristezza che l’addio lasciava sempre.
Quello però era un arrivederci, lo sapevano tutti.
Potevano solo sperare in quel ‘a presto’ che non si sa mai quando avverrà.
Solo il tempo può avverare i nostri desideri.

Scendemmo le scale del palazzo ad arrivammo il quel vicoletto che stamattina tanto mi aveva affascinata.
I muri erano ricoperti di antichi mattoncini grigi adornati da qualche piccola finestra in legno.
Il vocoletto era molto stretto, sembrava quasi che le due pareti si toccassero.
Usciti dal vicoletto ci avviammo sul corso.
Venezia non era molto affollata, almeno non quanto Milano.
C’erano tanti bambini che giocavano insieme e si divertivano a fare a turno per salire sulle giostre.
Le madri di quei bimbi erano sedute su una panchina e conversavano.
Forse parlavano dei loro figli o su quale ricetta fosse la migliore.
Fui riportata alla realtà dalla stretta di Justin.
-Andiamo via da qui, c’è troppa gente-. Disse.
- Come vuoi-. Risposi.
- Mai stata in gondola?-
- Mai, non sono mai venuta a Venezia –
- Le orecchie di un veneziano non possono sentire quest’eresia. Dobbiamo rimediare –
- Ti ricordo che tra un’ora abbiamo il treno –
- Un giro in gondola e poi andiamo alla stazione-
- Va bene –
Mi prese per mano e mi trascino lontano da quel posto.
Camminammo lungo il corso, percorremmo una lunga strada in discesa.
Riuscivo quasi a scorgere l’azzurro scuro di un fiumiciattolo.
Restammo in silenzio finche non arrivammo a destinazione, ma quel silenzio non mi dispiaceva.
Potei pensare a tutto quello che era accaduto quel giorno e nell’ultimo periodo della mia vita.
Oggi avevo conosciuto la famiglia di Justin mentendo alla mia.
Mi sentivo in colpa, non avevo mai fatto una cosa del genere.
Ero partita all’insaputa di tutti e di tutto.
Questo non mi rendeva una bella persona.
In me c’erano sentimenti conflittuali.
Da una parte mi sentivo in colpa per i mie genitori, ma dall’altra non sarei potuta mai essere più felice di così. Quello era stato di sicuro uno dei giorni più belli della mia vita.
Da quando conoscevo Justin tutto sembrava bello, anche la cosa più brutta con lui era speciale.
Persino fare i compiti di latino avrebbe avuto il suo fascino.
Per non parlare della morbidezza della sua pelle e delle sue mani.
Avrei voluto stare sempre mano nella mano con lui.
Passeggiare per le strade di Milano mano nella mano con lui.
Guardare un film stesi sul divano e con la mano nella sua mano.
Sarebbe stato bello accarezzargli quei morbidi capelli dorati e lasciare che le mie dita arricciassero quei ciuffetti ribelli che uscivano della sua perfetta acconciatura.
Mi stavo innamorando di Justin.
L’avevo ammesso a me stessa: mi ero innamorata del ragazzo della pioggia.
Ma lui cosa provava per me? Ricambiava?
No, sicuramente no.
-Ecco-
Sentii la sua voce dire a bassa voce.
-Questa è una gondola-.
Si allontanò di qualche passo da me e fece un leggero unchino.
– Mi concede questo onore Mademoiselle?-
- Certamente mia Romeo- . Risposi inchinandomi.
Mi porse il braccio e lo afferrai immediatamente.
Ci avvicinammo alla gondola e Justin parlò con chi ‘guidava’ la gondola.
-Cosa vi siete detti?-. Gli chiesi incuriosita.
- Gli ho detto dove dobbiamo andare, dove voglio che ti porti-
-oh..va bene-. Feci spallucce e salii sulla gondola.
Era molto piccola e rossa.
Aveva il bordo verde scuro e una piccola panchina sul davanti fatta con una trave di legno.
Ci sedemmo su di essa, mentre il ‘marinaio’ remava alle nostre spalle canticchiando le parole di una canzone italiana.

“ Non sono una persona esemplare,
Molte cose desidererei non aver mai fatto,
Ma continuo ad imparare”


-La conosco questa canzone-. Osservai ad alta voce.
- Lo so, l’ho vista nella tua playlist-. Rispose Justin tranquillamente.

“Non avrei mai voluto farti questo.
E quindi devo dirti prima di andare via
Che voglio solo che tu sappia che...”


-L’adoro. E’ così romantica-.
- Lo so, per questo ho voluto che cantasse questa canzone-. Ribatte Justin.
- Per questo? Volevi creare una situazione romantica?-.
- Venezia è o non è la città dell’amore?-.
- Già la città dell’amore..-. Che stupida.
Credevo davvero che lo avesse fatto per me.

“Ho trovato una ragione per me,
Per cambiare quello ero solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo”


Il marinaio continuava a cantare mentre il sole calava davanti i nostri occhi.
Stavamo navigando in un fiume di Venezia su una gondola mentre la notte si preparava ad abbracciare la città dell’amore e la luna baciava i sogni dei veneziani.
Il sole sarebbe andato via e si sarebbe portato via quella splendida giornata.
Le stelle sarebbero arrivata dando il benvenuto ad una nuova notte.

“La ragione sei tu”.

Un brivido mi corse lungo la schiena.
Quella voce roca e suadente mi aveva sussurrato all’orecchio quelle parole.
La sua voce.
Voltai il viso di qualche centimetro e vidi due pozzi d’ambra pura fissarmi.
I nostri nasi si sfioravano.
Le mie labbra percepivano il suo respiro.
In un attimo i nostri visi erano uniti l’uno all’altro, non c’era distanza.
Nulla avrebbe potuto separarci o rovinare quel momento.
Quello fu il mio primo vero bacio.
Non avrei mai immaginato che sarebbe stato così intenso e avrebbe saputo di libertà.
Da quando era entrato nella mia vita, Justin mi aveva stravolta come una tempesta stravolge il mare.
Come l’incontro di due occhi ti stravolgono .
Da quando era entra nella mia vita avevo fatto cose che non avrei mai pensata do fare.
Ero andata in moto, avevo detto qualche bugia.
Ero andata tutti i sabati in discoteca.
Avevo fatto filone.
Mi aveva dato quella leggerezza che mancava alle mie ali per spiccare il volo.
Mi aveva dato quella leggerezza che dovrebbero avere tutte le ragazze della mia età.
Mi aveva fatto godere la vita, la mia innocenza e la mia giovane età.
E se mi sentivo così felice era solo merito suo.
-Grazie-. Sussurrai a fior di labbra.

Quasi tre ore dopo eravamo in macchina.
Avevamo preso il treno in orario ed avevamo fatto lo stesso viaggio di quella mattina, ma quella volta eravamo mano nella mano.
Ora eravamo seduti su un taxi che era quasi arrivato a casa mia.
Il braccio di Justin mi circondava il fianco ed il mio volto era nascosto nel suo petto mentre stampavo piccoli baci sul tuo torso.
Con l’altra mano mi accarezzava i capelli.
Non c’era nulla di più perfetto.
-Ragazzi siamo arrivati-. Disse la voce dell’uomo alla guida.
Mi ricomposi e Justin aprì lo sportello e mi aiutò a scendere dell’auto.
Mi accompagnò fino alla porta.
-A quanto pare siamo arrivati-. Disse Justin in modo impacciato, non lo avevo mai visto così.
- Già-. Risposi. – Ci vediamo domani-. Continuai.
Justin si avvicinò a me con passo sicuro, circondò i miei fianchi e mi avvicinò al suo corpo.
Quando i nostri sguardi si incatenarono perse tutta la sua sicurezza.
Questa volta fui io a fare la prima mossa.
A baciarlo per prima.
-Ti amo Adele-

 

SALVE!
Lo so, sono pessima.
Chiedo scusa per il ritardo, ma spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo.
So che non è molto lungo, ma è il meglio che sono riuscita a fare.
Spero vi piaccia.
Passando alla storia, ci stiamo avvicinando alla fine lol
Ringrazio tutte le ragazze che recensiscono. Vi adoro asdfg
  
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