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Autore: Fairy21    11/11/2013    3 recensioni
Trama
Come si può passare dalle stalle alle stelle?
E poi di nuovo dalle stelle alle stalle?
Be questo è quello che è successo a me. Forse nelle stalle non si sta poi così male. Qui si conoscono persone importanti come lui, Derek, il ragazzo misterioso che mi ha fatto innamorare al primo sguardo, l’amore vero e puro, quello che ti fa toccare il cielo con un dito.
Ma se fossi più attratta dall’amore delle stelle?
Quello che mi ha fatto conoscere Luck, il ragazzo più bello della scuola che si da tante arie ma in fin dei conti può permetterselo?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Io no

<< Procediamo? >> chiede il parrucchiere.

<< Subito, voglio tornare come prima, il mio rosso >> rispondo entusiasta.

<< Bene, mettiamoci al lavoro allora >> dice.

Ed è quello che fa. Comincia dal taglio, poi il colore e… dopo due ore di agonia….

<< Finito >> dice Julien.

<< Sei bellissima, mi ero dimenticata quanto ti donasse il rosso >> dice Alice guardandomi soddisfatta.

<< Eccoti lo specchio >> dice Cathy porgendomelo.

Lila. La mia vecchia e cara Lila. Non pensavo potesse mancarmi così tanto, sei tornata finalmente. Chi mi ama deve amarmi per come sono. La vera Lila. Devo dire che il rosso non è proprio quello di prima, però sempre meglio del mio vecchio colore con le meches.

Ringrazio Julien e Cathy ci riaccompagna a casa. Chissà cosa ne penserà la mia famiglia del ritorno della vecchia Lila. Presto lo scoprirò.

<< Grazie Cathy, a domani >> dico saltando giù dall’auto.

Appena arrivo a casa il mio primo pensiero è papà. Cosa ne penserà del mio nuovo, ma in fondo vecchio, look? È la sua opinione che m’interessa di più tra tutte.

<< Papà? >> dico.

Non risponde nessuno.

<< Papà, papà >> insisto.

<< Lila, sei tornata >> dice mamma.

<< Dov’è papà? >> chiedo.

<< Vedo che hai cambiato look, ti sta molto bene questo colore >> risponde.

Sembra ubriaca.

<< Dov’è papà? >> insisto.

<< È dovuto partire in fretta >> risponde.

<< Così, senza preavviso? >> chiedo dispiaciuta.

<< E… tesoro, il lavoro di tuo padre >> dice andando su per le scale.

Non mi ha nemmeno avvertito. Poteva anche mandarmi un sms, invece niente. Perché, che sarà successo?

Vado in camera mia, la notte porta consiglio e magari anche qualche spiegazione in più. In questo momento sono tanti i misteri della mia famiglia. Forse è meglio fare un bel bagno caldo per schiarirmi le idee prima di andare a dormire. E proprio prima di andare a dormire ecco quello che mi aspettavo: il messaggio di papà.

“Scusa tesoro, sono dovuto partire subito, non ho potuto nemmeno salutarti, in bocca al lupo per gli esami, ci vediamo prima della tua partenza. Baci papà.”.

Ecco, questo è il papà che conosco, quello che mi racconta sempre tutto e mi rende partecipe della sua vita. Wow, dovrò passare gli esami senza di lui, senza il suo sostegno. Ma in fin dei conti tornerà subito dopo, prima dell’inizio del mio incubo.

 

 

<< Dai, almeno ci toglieremo il pensiero >> dice convinta Cathy.

<< Io non guardo, fatelo voi per me >> aggiunge Alice tenendoci per mano.

Ci avviciniamo ai risultati e con un occhio aperto e uno chiuso cerco il mio nome nella lista. Montgomery, Montgomery, eccomi. Montgomery Sheila promossa. Sì, finalmente ho finito il liceo, ho superato gli esami e questo è quello che conta di più adesso. Poi cerco quello di Alice, be lei è all’inizio della lista.

<< Promossa >> dico contenta.

<< Anch’io? >> chiede Alice curiosa.

<< Ovvio, puoi aprire gli occhi adesso >> rispondo.

<< Tutte e tre promosse, visto, che vi avevo detto? >> dice Cathy.

<< Adesso dobbiamo festeggiare >> aggiunge Alice.

<< Sì, la mia partenza >> rispondo scherzosa.

<< Ah ah, divertente, il tuo volo parte stasera >> dice Cathy.

<< Infatti, possiamo festeggiare pomeriggio >> dice Alice.

<< Mi dispiace ragazze, ma devo fare le valige >> rispondo dispiaciuta.

<< Allora festeggeremo aiutandoti a fare le valige >> dice scherzosa Cathy.

<< Non penso sarà divertente, però grazie >> rispondo.

<< Credimi lo sarà >> dice Alice allontanandosi.

<< Ci vediamo dopo allora >> dice Cathy salutandomi.

<< A dopo ragazze >> termino.

Mi aspetta una bella passeggiata fino a casa adesso. Mi aiuterà a schiarirmi le idee e magari anche a mantenermi in forma. Metto gli auricolari e comincio la corsetta.

<< Ti serve un passaggio? >>

Sento una macchina alla mia sinistra fermarsi. Ti prego dimmi che non è lui. Non Luck.

<< Ehi mi hai sentito? >> insiste.

Mi giro e… le mie preghiere non sono state ascoltate.

<< No grazie >> rispondo.

<< Preferisci camminare piuttosto un comodo sedile di pelle? >> chiede scherzoso.

<< Sì, non vado con gli sconosciuti >> rispondo.

<< Ed io sarei uno sconosciuto? >> dice beffardo.

Non gli rispondo nemmeno, aumento il volume e comincio a correre più veloce.

<< Bene, vuol dire che farò una corsa con te >> continua posteggiando l’auto quasi in mezzo alla strada.

<< Fa come vuoi, non posso impedirti di mantenerti in salute >> rispondo.

E comincia a parlare, ma non capisco una parola di quello che dice. Preferisco la musica alle sue parole.

<< Hai capito? >> dice quasi vicino casa mia.

Non dico niente, faccio finta di non sentire.

<< Lila, hai ascoltato una parola di quello che ho detto? >> continua togliendomi gli auricolari.

<< Sinceramente no e non m’interessa, grazie di avermi accompagnato a casa inutilmente >> termino entrando nel mio vialetto.

<< Sappi solo che io non ho fatto niente >> dice restando fuori dal cancelletto.

Lo ignoro, apro la porta e me la richiudo alle spalle lasciandolo lì. Come può dirmi che non ha fatto niente? Ha baciato una ragazza che nemmeno io so chi è, perché insiste su questa storia? Per fortuna però non lo vedrò più. Né lui, né i ragazzi di scuola. Da quando tra me e Luck è finita, io non conto più niente. Lila chi? Ah, la sorella di Sam. Non so neanche come Sam sia rimasta famosa dopo la sua rottura con Luck. Be, non è il mio caso. È tornata la vecchia Lila e in fin dei conti non mi dispiace.

 

<< E con questo abbiamo finito >> dice Alice stanca.

<< Già tutto pronto >> dice Cathy.

<< Mi mancherete troppo >> rispondo abbracciandole.

<< Ci sentiremo tutti i giorni, resteremo in contatto, in fin dei conti cosa sono tre mesi >> dice Alice.

<< Niente in effetti, ma dai miei nonni sono un’eternità >> rispondo.

<< Lila, andiamo >> urla papà dall’ingresso.

<< È ora di salutarci >> dico con una lacrima che mi riga il volto.

<< Ci mancherai >> dice Cathy salutandomi.

<< Mi raccomando, fai conquiste >> aggiunge Alice.

<< No grazie, io ho chiuso con i ragazzi >> rispondo.

Scendo le scale con le valigie in mano e ad aspettarmi ci sono mamma e Sam.

<< Abbi cura di te >> dice Sam abbracciandomi.

<< Anche tu >> rispondo.

<< Ciao tesoro, mi raccomando comportati bene dai nonni >> dice mamma salutandomi.

Solo questo gli interessa? Pronto, tua figlia sta per andarsene!

 Annuisco, non posso promettergli niente. Saluto tutti e mi dirigo verso l’auto di papà.

<< Hai preso tutto >> mi chiede una volta salita in auto.

<< Credo di si >> rispondo.

Mette in moto e via, direzione aeroporto.

 

<< Ciao tesoro, ci vedremo presto, magari qualche volta ci vediamo a New York, ho qualche cliente lì >> dice abbracciandomi.

Be magari, almeno una figura amica. Non voglio lasciarlo, no. Ma perché devo andare via, che cosa ho fatto? Meglio non chiederglielo, altrimenti ricomincerebbero le discussioni con la mamma.

<< A presto, papà >> termino.

Prendo le valige che sono quasi più pesanti di me e mi dirigo verso il check-in. Non amo gli aerei, soffro di vertigini. Non potrò tenere la mano a nessuno o forse potrei chiedere al mio vicino. Non so, ci penserò dopo. Dopo un’ora d’attesa, ecco il mio volo. Salgo a bordo e… non penso che terrò la mano a qualcuno. È un bambino. Il mio vicino è un bambino che sembra più coraggioso di me. Non posso farmi vedere debole. Quindi chiudo gli occhi e aspetto che termini il decollo. E in meno di cinque minuti sono già tra le nuvole.

 

 

<< Grazie di aver scelto la nostra compagnia e buona giornata >> dice l’assistente di volo con il microfono.

Sono queste le parole che mi svegliano. Sono arrivata, sono a terra. Scendo dall’aereo e passo a prendere le valige. Ad aspettarmi c’è qualcuno. Un uomo che non ho mai visto con in mano un cartello. “Montgomery”. Questo c’è scritto, il mio cognome. Mi avvicino a lui, sarà per me quel cartello.

<< Io mi chiamo Sheila Montgomery, sta cercando me? >> chiedo.

<< Lei è la nipote del signor Richard Wanderbilt? >> domanda.

<< Sì, mio nonno >> rispondo.

<< Perfetto, devo accompagnarla alla villa. I suoi nonni si scusano per non essere venuti a prenderla >> dice.

Wow, i miei nonni si scusano con me. Questa sì che è una cosa da scrivere nel calendario.

<< Non c’è problema, andiamo >> rispondo.

Prende le valige e mi accompagna a un’auto bellissima che mi condurrà verso il mio incubo.

Avevo dimenticato quanto fosse bella New York. Quattro anni sono passati dall’ultima visita dai nonni. Poi sono venuti sempre loro da noi. Amo New York, i grattacieli, le luci, l’aria che si respira. È tutto diverso qui rispetto a Millville.

Questa è l’unica cosa che mi consola adesso. Sono qui nella grande Mela ma in pratica da prigioniera. I nonni sono terribili. A vederli sembrano gentili e cari, ma poi conoscendoli meglio si rivelano tutto il contrario.

Appena arriviamo al cancello, la casa mi sembra più grande. Casa, chiamiamola casa quella. È il sogno di ogni persona. Poi qui a New York, dove un monolocale costa un occhio della testa, avere due mila metri quadri tutti per te è un privilegio. Ma non mi cambierà questo. Chiunque si monterebbe la testa, chiunque persino Sam si è fatta abbindolare da loro. Io no. A me non interessano i soldi né tantomeno il potere. Già perché loro hanno anche quello. I Wanderbilt sono famosi qui a New York. Il nonno è il proprietario del famoso teatro Metropolitan, lo stesso dove la mamma si esibiva prima di trasferirci a Millville. La nonna le ha trasmesso l’amore per la danza e il nonno le ha permesso di diventare una ballerina acclamata. Già il nonno. Lui controlla tutto e tutti. Io no. Non potrà controllare anche me, non glielo permetterò. Voglio cavarmela da sola e farcela con le mie forze, non perché sono la nipote dei Wanderbilt.

<< Lila tesoro, sono felice di vederti, come stai? >> dice la nonna venendomi incontro.

<< Bene grazie nonna, non ricordavo quanto fosse bella casa vostra >> rispondo.

Che non mi chieda niente sulla questione di Luck.

<< È anche casa tua >> dice abbracciandomi.

Le sorrido, non so casa dire, preferisco stare zitta.

<< Sheila, cara, hai fatto buon viaggio? >> mi chiede il nonno scendendo da delle scale palladiane che sembrano di una reggia.

Be, questa casa in fin dei conti lo è.

<< Sì grazie >> rispondo garbatamente come una vera Wanderbilt.

Ma che sto facendo? Cinque minuti in questa casa e già mi comporto da brava signorina? È vero, i ricchi hanno il potere di persuaderti e di farti cambiare. Non ci credevo fino a poco fa. “Io no”, forse diventerà un “Io non lo so”.

<< Che cosa è successo con quel ragazzo, come si chiamava? >>dice il nonno facendo finta di non sapere.

Lui sa tutto, più di quanto vorrei.

<< Niente, non è successo niente >> rispondo.

<< Ci sarà un motivo per cui tua madre ti ha mandato qui >> dice il nonno.

Ecco, vorrei saperlo anch’io il motivo. Tutti lo sanno. Io no. Io non so mai niente, sono sempre l’ultima a sapere le cose.

<< Me lo stavo chiedendo anch’io >> rispondo.

Ecco, questa è la Lila che conosco. Mi ero preoccupata.

<< Richard non è il momento di parlarne >> lo interrompe la nonna che sembra stia prendendo le mie difese.

<< Infatti, sono stanca, dove posso sistemarmi? >> chiedo.

<< Vieni, ti mostro la tua stanza >> risponde la nonna facendomi strada.

Wow. È più grande di camera mia e Sam messe insieme. È ampia e spaziosa e… tutta rosa. Odio il rosa, è da femminucce. È più adatto per una come Sam. Forse l’avevano progettata per lei, la nipote prediletta, la nobile erede dei Wanderbilt. Ed io? Io no. Ormai ci ho fatto l’abitudine, non mi arrabbio più. E non mi dispiaccio nemmeno. Mi dispiace una sola cosa: dover restare per tre mesi in una stanza tutta rosa con i fiocchi. Sembra un confetto.

<< Questa è la tua stanza >> dice la nonna orgogliosa.

<< Ah, è… grande >> rispondo.

Non sapevo cosa dire. Non ammetterò mai che mi piace il rosa, nemmeno sotto tortura.

<< Bene, se hai bisogno chiama pure. Buonanotte tesoro >> dice nonna dolcemente.

Non ci casco nel tranello. Nemmeno quando mi riempivano di giocattoli, li pensavo persone dolci, tantomeno adesso che sono cresciuta.

<< Grazie nonna, notte >> rispondo.

Be notte, sono quasi le quattro del mattino. Ho preso l’ultimo volo da Millville ed eccomi qui, tutta sola in una stanza che sembra delle barbie. Non fa per me, mi sa che dovrò rivoluzionarla un po’. Ci penserò domattina, adesso non ho neanche le forze per pensare. Una bella dormita e tutto tornerà normale. Be, ci vorranno tre mesi prima che tutto tornerà “normale”: Dovrò tornare a casa mia.

 

<< Eccola la bella addormentata si è svegliata finalmente >> dice ironico il nonno.

<< Buongiorno >> rispondo.

<< Buongiorno, è già ora di pranzo, il sole è alto nel cielo e tu hai saltato la colazione >> dice quasi scocciato.

Che gli ho fatto? Sono arrivata da meno di dodici ore di cui più della metà le ho trascorse a dormire, cosa avrò mai fatto?

<< Non faccio mai colazione >> rispondo.

<< Be, da adesso la farai, in questa casa ci sono delle regole che dovrai rispettare. Oggi è un giorno per ambientarti, da domani signorina ti sveglierai come le persone “normali” >> dice soffermandosi su quest’ultima parola.

Perché io non sarei normale? Si è visto lui che per prendere una tazzina di caffè chiama la cameriera?

Loro non sanno nemmeno cosa sia la normalità. Ecco perché mamma è scappata da loro. Lei non lo ammetterà mai, ma io sono sicura che sia così. Non è diventata un’alcolizzata per il lavoro perso, né tantomeno per la famiglia, ma per lo stile di vita. Anche se papà lavora come un pazzo per mantenere la sua famiglia non è abbastanza. Non per lei. Non apprezza cosa fa lui per noi, no. Ma in fin dei conti, come potrebbe, è cresciuta in quest’ambiente. Chiunque sarebbe come lei ma spero di non diventarlo io. Io no.

 

 

 

 

 

 

  
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