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Autore: SilviAngel    11/11/2013    2 recensioni
Dal primo capitolo:
Dopo aver sparso sangue romano, anche se non nella quantità che ciascun gladiatore avrebbe desiderato, Agron aveva ottenuto una ricompensa insperata, aveva finalmente potuto conoscere il nome di quella creatura che oramai non riusciva a levarsi dalla testa.
Nasir.
Un nome indubbiamente – per quel poco che aveva imparato in quell’accozzaglia di gente che abitava il ludus – di origine lontana, siriana, se poteva prestare fede alle parole stesse del ragazzo.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agron, Nasir
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 4
 
Cercando di non perdersi nel dedalo di corridoi di cui era composta quella fottuta villa, il renano raggiunse Spartacus e Crixus, nell’esatto momento in cui questi stavano lasciando il riparo concesso dal porticato per mettere piede nel cortile.
“Oh, ti unisci a noi? Ci chiedevamo in quale buco fossi finito” lo sfotté il gallo, in tono volgarmente allusivo, spingendo il capo della ribellione a frapporsi tra i due evitando così il primo scontro della giornata.
Spartacus, così facendo, si ritrovò a breve distanza dal corpo di Agron e un piccolo sorriso si aprì sulle sue labbra, constatando quanto fosse lindo e profumato il fratello.
“Penso che abbia solo avuto molta più fortuna di noi, una fortuna che spero vorrà condividere. Vedi forse su di lui i segni delle battaglie dei giorni passati?”
“Dannato” sbottò Crixus rendendosi conto di ciò che gli veniva mostrato.
Felice di aver rovinato l’umore all’altro gladiatore, ridendo di gusto, Agron si voltò andando in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti, senza degnare di uno sguardo Nasir che in quel momento si stava allineando con gli altri ex schiavi all’ombra del patio.
 
Il sole raggiunse la massima altezza sull’orizzonte, ma Spartacus ancora non aveva preso in considerazione l’idea di interrompere l’allenamento, soprattutto dimenticando che non aveva a che fare, in quel momento, con guerrieri da trasformare in gladiatori, ma ex schiavi abituati al massimo a spostare giare o riempire coppe di vino.
Solo quando sentì calare sulla propria spalla la mano del gallo, si distrasse il tempo necessario a guardarsi attorno.
Si rese conto che i suoi fratelli già apparivano sudati e rallentati negli affondi, ma ciò che lo sbalordì fu constatare che le nuove leve erano letteralmente stremate. Era evidente si reggessero in piedi solo perché era stato loro ordinato di combattere o quanto meno di tentare di imparare, per questo decise che per quel giorno quanto compiuto fosse abbastanza.
 
“Fermi” la sua voce roca e salda bloccò come un colpo di frusta i movimenti di tutti gli uomini presenti “Per oggi penso sia sufficiente. Vi siete comportati molto bene, ci siamo tutti meritati un pasto da re” e, affiancato da Crixus, riconquistò la frescura della casa, chiamando al suo fianco anche Agron.
Coloro che oramai tutti identificavano come il terzetto a capo della ribellione – pur riconoscendo nel trace il leader assoluto – si ritrovarono in un angolo del porticato con le ciotole piene di stufato dal profumo allettante, non ricordavano infatti di aver mai assaggiato nulla di così sofisticato in tutta la loro vita e un capace otre di vino.
“Fratelli” attirò l’attenzione Spartacus “non posso prendere parte attiva agli allenamenti”
“Perché?” domandò a bocca ancora piena il renano intento a ripulire con cura il fondo della propria scodella.
“Per il semplice fatto che concentrandomi solo su me e chi ho di fronte non riesco a tenere sotto controllo gli altri. Poco fa stavo portando allo stremo tutti ed è un lusso che non possiamo permetterci, per questo vi chiedo di occuparvi anche di Nasir”
“Io quello non lo voglio” si impuntò il germano passandosi il dorso della mano sulle labbra per portare via alcune impertinenti gocce di vino.
“Non credere che io non pensi la stessa cosa” si affrettò a far notare Crixus.
“Vedetevela tra voi” se ne disinteressò, apparentemente, Spartacus alzandosi e, appena prima di rientrare in casa, propose “se non vi mettete d’accordo, giocatevela davvero ai dadi”
I due gladiatori rimasti nel portico si guardarono con astio, come erano soliti fare, restando in silenzio fino a quando non fu il gallo a spazientirsi “E sia”
“Allenerai tu quel dannato siriano?” spalancò gli occhi Agron stupito da un tale gesto di gentilezza.
“Certo che no, vado a cercare i dadi” e lasciandolo da solo, prese la stessa direzione del trace.  
Agron alzò gli occhi al cielo, quanto avrebbe dato per non dover avere a che fare con quello stronzo, ma sembrava che Spartacus tenesse in considerazione l’opinione di questo tanto quanto la propria e quindi doveva necessariamente fare buon viso a cattivo gioco.
 
Un urlo frustrato e agghiacciante vibrò attraverso le varie stanza e il capo della ribellione che, affiancato da Mira, stava controllando le scorte trovate nella dispensa e le spade custodite nell’armeria, la osservò con apprensione.
“Non preoccuparti, prima di venire qui, ho scorto Agron e Crixus che iniziavano una partita ai dadi, evidentemente la sorte non ha arriso al bel renano” lo rassicurò lei.
“Allora da domani dovremo cercare di tenerci alla larga da lui” rispose l’uomo trattenendo a stento una risata e ricordandosi di aver dato loro esattamente quel consiglio poco tempo prima.
“Qualcosa mi dice che tu ne sappia più di quanto sembra”
“Ho semplicemente affidato loro un compito che nessuno dei due intendeva svolgere, lasciando che decidessero da soli chi lo avrebbe compiuto” spiegò il gladiatore saggiando la qualità delle lame che il vecchio Leddicus aveva negli anni collezionato.
“Sei più astuto e subdolo di Ashur”
“Ti prego non paragonarmi a quell’essere. Qui abbiamo finito, possiamo andare ad accertarci che Agron non rada al suolo l’intera villa e non uccida nessuno”
 
Agron non poteva credere che gli dei lo stessero prendendo in giro in modo così assurdo e palese: davvero avrebbe dovuto occuparsi di quel, di quel dannato siriano che non voleva saperne di abbandonare i suoi pensieri?
Non appena aveva visto che, con l’ultimo lancio, Crixus aveva inesorabilmente fatto sua la vittoria, non aveva potuto trattenere quel grido che probabilmente era stato udito fino alla soglia degli inferi.
Ora come avrebbe potuto concentrarsi su qualcosa che non fossero quegli occhi scuri che gli congelavano le membra, incendiandogli il cuore, dato che li avrebbe avuti davanti per molto tempo ogni giorno?
L’espressione che aleggiava sul volto del germano indusse tutti a stargli alla larga, consapevoli che tanto prima o poi avrebbe fatto i conti con ciò che lo angustiava e sarebbe tornato all’umore normale e nessuno più gli prestò attenzione, tranne un certo giovane uomo che non riusciva a comprendere cosa avesse riversato una tale quantità di astio e rabbia in quegli occhi così chiari e belli.
 
Nasir aveva ripensato numerose volte al tempo trascorso in compagnia del guerriero, ritrovandosi ogni volta a lasciar correre verso l’alto gli angoli della propria bocca in modo sciocco, fingendo di non accorgersi dei sorrisini di Chadara, intenta ad ammucchiare piccoli sacchi di farina e altre scorte di cibo dato che Spartacus aveva deciso: sarebbero partiti all’alba del giorno successivo.
E i pensieri, come calde folate di vento, vorticavano tornando a mostrargli il viso di Agron mentre gli parlava, mentre si lasciava lavare i capelli e poi mentre, con forza, lo spingeva lontano perché lui aveva per l’ennesima volta parlato come se fosse ancora stato uno schiavo della casa di Leddicus.
Per non essere più costretto a vedere a lui rivolta quell’espressione di delusione e rabbia e per dimostrare di aver compreso – certo non era stato facile e a volte ancora un groppo d’ansia per il futuro gli stringeva la gola – di essere libero, Nasir poco dopo il pranzo aveva deciso di condurre Spartacus nel luogo in cui il padrone nascondeva l’oro e tutti gli oggetti più preziosi.
Dopo averlo guidato attraverso alcuni bassi cunicoli che si aprivano aldilà delle cantine e serpeggiavano poi sotto l’intera abitazione, il giovane uomo si beò – e il petto gli si riempì d’orgoglio – nell’osservare la felicità sul volto del guerriero, consapevole che quei denari sarebbero di sicuro tornati utili, forse tanto quanto le armi perfettamente affilate e poggiate ordinatamente lungo muro.
 
Ritornato in superficie e ripreso il compito che a lui e ad altri era stato affidato – quello di preparare la maggior quantità possibile di viveri per il viaggio – Nasir iniziò a fremere di impazienza e, non riuscendo ad attendere oltre, decise che avrebbe cercato Agron affinché sapesse che alla fine era stato capace di prendere la scelta giusta, sperando che ne sarebbe stato fiero.
Il siriano non sapeva cosa fosse successo nel primo pomeriggio, non sapeva che il destino gli aveva sorriso permettendogli, da quel dì in poi, di passare gran parte delle giornate con lui e, lasciando il cortile, colmo di numerose sacche pronte per le spalle dei ribelli, si mise a girovagare per la casa alla ricerca dell’altro.
 
Agron, bisognoso di schiarirsi le idee, aveva attraversato intera villa per raggiungere il portone principale e, arrampicatosi sul muro, osservava ora l’orizzonte, seduto accanto a Lugo, indeciso se sperare di vedere sopraggiungere le aquile o accontentarsi del paesaggio.
Fortunatamente il suo conterraneo era al momento di poche parole e, anche per questo motivo, non faticò a sentire dei passi che sopraggiungevano alle loro spalle e voltando solo il capo scorse Nasir che si avvicinava guardandosi attorno come se stesse cercando qualcuno.
“Ehi ragazzino” esordì il germano cogliendo di sorpresa il moro e facendolo sobbalzare “hai perso qualcosa?”
“No” avrebbe tanto voluto essere sincero e aggiungere Stavo cercando te, ma si zittì, senza sapere cos’altro dire.
“Sali” si rivolse a lui Lugo, sorprendendo l’altro gladiatore che lo osservò a lungo in attesa di una spiegazione che giunse veloce “Potrebbe avere occhi buoni, meglio provare che ne dici? Ma lascio a te il compito di farlo, io ho fame e soprattutto sete ed è ora che qualcuno mi dia il cambio”
Portando le gambe all’interno del perimetro delle mura, osservando bene l’area in cui sarebbe atterrato, l’uomo si lasciò scivolare e flettendo a tempo debito le ginocchia, ammortizzò l’arrivo e si diresse – dopo aver donato una sonora pacca sulle spalle al ragazzo – verso l’interno della casa, dove alcuni canti e grida risuonavano alti.
“Pensi di essere in grado di arrivare fino a quassù?” la voce di Agron pungolò Nasir che volendo mostrare di esserne capace, si limitò a domandare di mostrargli come ci fosse arrivato lui.
Individuato il barile e immaginando i passaggi per giungere fino al fianco del renano, Nasir, con un’agilità che di certo il maggiore non avrebbe mai immaginato, si ritrovò seduto sul muro, solo nella direzione opposta a quella del guerriero e muovendosi ora con maggior attenzione portò le gambe all’esterno e sorridendo scrutò l’orizzonte.
“Come vedi non sono un completo incapace” ci tenne a puntualizzare il moro.
“Mai detto né pensato questo, ragazzino”
Rimasero poi entrambi in silenzio, incapaci di capire ciò che l’animo di ciascuno di loro pareva urlare a una ragione eccessivamente sorda, fino a che il minore non informò il germano delle azioni compiute poco prima “Ho mostrato a Spartacus il tesoro e l’armeria privata di Leddicus” disse senza prendere fiato e stupendosi di non sentire timore nel pronunciare quel nome da sempre conosciuto, ma mai pronunciato ad alta voce.
“Hai fatto la cosa giusta e dimmi quali meraviglie vi erano custodite? Armi o solo gioielli e denari?”
“Otri di monete e gioielli e molte spade e lance. Se vuoi posso mostrartele”
“No, o almeno non ora. Sono, o meglio, siamo – dato che hai dato a Lugo una scusa per svignarsela – di guardia e fino al cambio siamo obbligati a rimanere qui e anzi dovremmo restare in silenzio guardando l’orizzonte”
“Tu hai viaggiato molto?” domandò Nasir mentre i suoi occhi vagavano perdendosi nello spazio davanti a sé.
“Molto più di quanto avrei voluto” si limitò a rispondere il gladiatore.
“Non capisco, cosa intendi?”
“Avrei di gran lunga preferito vedere meno terre e avere in cambio una lunga vita nel mio villaggio. Immagino che anche tu ne hai fatta di strada per arrivare qui, vero?”
“Immagino di sì. Come ti ho detto, non ricordo molto della mia vita prima di essere venduto al padrone di questa casa. Tutti però mi ripetevano che nelle mie terre fa molto caldo, la terra è arida e si parlano lingue difficili da comprendere”
“Difficili da comprendere? Anche la mia non scherza”
 
“Nasir, Nasir dove sei?” la voce preoccupata di Chadara li interruppe e volgendo indietro il capo il siriano ne attirò l’attenzione.
“Sono qui”
“Ah, finalmente! Non sapevo più dove cercarti. Abbiamo preparato la cena, non ti va di mangiare?”
“Io, io ora sono di guardia, non posso”
“Ma”
“Niente ma, donna” si fece sentire Agron “mangeremo quando potremo. Tieni qualcosa in caldo da parte per entrambi e sii generosa”
La stizza con cui Chadara se ne andò non passò inosservato, ma entrambi non le badarono più di tanto.
 
Quando se ne fu andata e lo sguardo dei due uomini poté tornare all’orizzonte, il germano portò la conversazione su argomenti più divertenti o forse interessanti “Certo che la tua ragazza è fastidiosa”
“Non è la mia ragazza, ti ho detto che… anzi, ha fatto parecchi apprezzamenti su di te, se ti va” confessò smorzando inconsciamente la voce sul finire della frase.
“Non mi interessa”
“Chadara è molto bella e”
“E immagino anche molto capace, ma come detto non mi interessa il genere” concluse con tono sicuro, regalandogli uno sguardo divertito e un sorriso da mozzare il fiato che obbligarono Nasir a ritornare rapido al guardare il cielo pur di non arrossire come una Vestale.
   
 
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