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Autore: LostInParadise    11/11/2013    1 recensioni
Dal Capitolo 6
"La sua testa è leggermente inclinata di lato, i ricci che si allungano o si smuovo in base a come ferma la testa per osservare l’altra.
La osserva con un leggero sorriso che ne allunga le labbra, mentre lei prende la sua borsa e comincia a tirare fuori i libri sistemandoli davanti con difficoltà visto che maneggiare tutto con una sola mano sarebbe difficile per chiunque.
E lui ne osserva la faccia che a tratti si corruga per lo sforzo di ingeniarsi la maniera più comoda per scostare i libri.
Continua a fissarle rapito il volto, rendendosene conto solo quando anche lei gli rivolge il suo sguardo, così scuro e diverso dal suo, ma mille volte più bello.
Uno scontro tra due occhi così diversi che dura per una manciata di secondi in cui l’imbarazzo fa bollire le orecchie e distogliere gli sguardi per lasciarsi andare ad una risata."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Prologo

Avete presenti quelle giornate in cui tutto è noiosamente normale? Lo stesso si poteva dire per quella piccola città inglese sulla quale batteva la pioggia. E contro la pioggia c’era il postino, in sella al suo motorino che si stringeva nel suo cappotto antivento di un colore catarifrangente, lo stesso postino che cercava di non bagnare le lettere quando, parcheggiato il motorino, doveva imbucarle nella buca delle lettere per ogni casa. Contro la pioggia c’era una signora che attraversava le strisce pedonali con una mano che regge l’ombrello e l’altra delle buste della spesa. Contro la pioggia c’erano le macchine che sfrecciavano sulla strada con i tergicristalli attivi, i quali spazzavano via a un ritmo noiosamente uguale e anonimo, meccanico, l’acqua che finiva sul vetro.
Ecco cosa vede Harry ogni giorno, durante ogni giorno di pioggia. E oggi è uno di quelli.
Sta seduto nel sedile posteriore della macchina, il padre alla guida e la madre sul sedile davanti del passeggero. Entrambi stanno parlando ma l’oggetto della loro conversazione non suscita il minimo interesse nel diciannovenne, troppo preso nei suoi pensieri. O semplicemente inghiottito dalla noia quotidiana, tanto da isolarsi e vagare con al mente. Per esempio poggiando lo sguardo sulla signora che sta passando sul marciapiede accanto, quella sulla sessantina dalla maglietta fucsia appariscente, e chiedendosi che tipa sia stata in passato, solo per il puro gusto di capire da dove se ne sia uscita con quella maglietta, e specialmente con quel colore. Magari era una star di lapdance. Al solo pensiero, il ragazzo arriccia di poco il naso, mentre sistema meglio la tempia sinistra poggiata contro vetro, senza mai distaccare lo sguardo dalla strada che corre.
Neanche si accorge che si sono fermati, fino a quando non salta in macchina la sua sorellina più piccola, sedici anni di mancata discrezione e sano “farsi i fatti propri”. Virginia, capelli scuri ma dannatamente lisci come spaghetti, lunghi oltre metà della schiena con una frangetta che le impegna la fronte ma che non oscura gli occhi verdi, proprio come quelli del fratello. E nonostante si chiami Virginia, Harry ha seri dubbi sulla sua verginità da quando le ha beccato il cellulare con messaggi di ragazzi più grandi e che lui conosce essendo della sua vecchia comitiva. La stessa comitiva che ha deciso di lasciare quando le cose si stavano facendo pesanti.
Non era più l’uscita serale con una birra e un pezzo di pizza, non esistevano più quei ritrovi stupidi a casa di uno di loro per azzannarsi sulla Xbox. Le cose erano cambiate, perciò non stava più con loro da un po’. Quando la birra diventa alcool, le liti amichevoli per le partite di fifa diventano scazzottate per un pugno di polverina bianca, la musichetta blues della solita pizzeria di periferia diventa quella assordante della discoteca e l’invitante profumo della pizza mangiata in compagnia diventa quello del fumo, molte cose cambiano.
Harry non era un santarellino, lo sapevano tutti, o almeno, era questa la fama che si aveva di lui all’interno della città.
Non esisteva una persona che non lo ritenesse un puttaniere, pieno di ragazze che gli cadevano ai piedi.
Quelle c’erano ma l’unica differenza era che lui non se le portava a letto per farci quello che voleva. Mai.
Si pensava che se la tirasse tantissimo, come se nessuna fosse degna delle sue attenzioni, e perciò si divertiva ad ammaliarle, farle crollare nei suoi pozzi smeraldo, per poi mollarle lì a crogiolarsi in quel verde che non potranno mai avere. Sbagliato. Lui non faceva niente. Loro gli andavano a presso.
A pensarci, nonostante tutto, da quando ebbe la sua prima ragazza quattro anni addietro, prima che lei si trasferisse molto lontano da lì, da allora non ha mai avuto neanche un’altra fidanzata.
- Harry!
Gli occhi verdi si sgranano impercettibilmente, staccandosi dalla strada che si muove in tutta quella uniformità di uggioso grigio, andando a favore della sorella accanto a lui nell’abitacolo del suv di famiglia. L’occhiata che le rivolge ha un che di scocciato che non può che far roteare le iridi smeraldine all’altra. Un piccolo scatto del capo per scostare la frangetta da sopra gli occhi. Il diciannovenne sospira rumorosamente, socchiudendo un attimo gli occhi prima di donare la sua attenzione alla sorella, nonostante su di lui aleggi una certa aria di sufficienza.
- Dimmi Virgi…
- Tra due mesi c’è una festa all’Airwave Disco. Mamma ha detto che posso andarci solo se vieni anche tu con me
Harry sposta lo sguardo sulla madre, alla ricerca di una conferma che non tarda ad arrivare: un semplice cenno del capo come conferma delle parole della ragazza. Un’implicita richiesta di accompagnarla ad una festa della quale non sa nulla, non sa chi ci sarà, se conoscerà qualcuno lì in mezzo. Se è una di quelle feste che ha accuratamente evitato, anche lasciando la vecchia compagnia.
- Non so se ti accompagno
L’occhiata della madre non è molto soddisfatta della risposta del figlio, tanto che sembra stia cercando di ammonirlo da dietro le due iridi scure, la sorella invece continua a fare la supplichevole. Chissà che sciocchezze le avrà mai raccontato su quella festa. Magari le ha detto che è una festa tranquilla, di una sua amica che ha affittato la discoteca per festeggiare i suoi sedici anni in maniera serena e con della sana musica; mentre invece una volta arrivati lì si rivelerà una di quelle feste in cui tutti si scoppiano il cervello tra musica, pasticche e alcool. Solita routine. Solite feste, solite schifose feste. Perché ormai, se dici festa, includi tutto quello.
Una volta risposto si gira nuovamente verso il finestrino, seguendo una delle tante gocce anonime che rigano il vetro mentre la sorella alle sue spalle sta mettendo in scena la solita lagna. Tanto Harry sa che lei sarà capace di esaurire così tanto la mamma da essere costretto ad accompagnarla. Ogni volta finisce sempre nello stesso identico modo. Al solo pensiero si lascia andare in un sospiro pesante, pensando già alla biologia che deve studiare per il compito del giorno dopo.

 

 

 




~ all the stories are true.
bene, come avevo annunciato in passato
sono tornata con la mia nuova long.
mi ero ripromessa di postarla una volta finita ma...
non ho resistito.
sta di fatto che è completa fino al decimo capitolo
quindi ho tutto il tempo per scrivere gli altri
spero che questa storia vi piaccia
- magari dai prossimi capitoli visto che dal prologo si capisce poco -
e se recensite vi amo il doppio (L)
~ silv.

   
 
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