Stavolta ci ho messo meno del previsto è___é. Sto migliorando, right? In realtà sono in vacanza fino al 28, che poi diventa il Primo Maggio e uao, A Week For One's Own. La settimana scorsa abbiamo dovuto formattare il picci (no, non è un plurale magestatis o come si chiama, eravamo in due sul serio perché io sono un'incapace), il che non ha risolto i suoi problemi di connessione, ma almeno ha eliminato il pericolo di collasso al quale, ahimé, stava seriamente andando incontro. Per fortuna sono una ragazza previdente e ho dicimila copie di backup di quello che scrivo. Sono previdente solo in quello, anyway, perché ho perso dei giga di musica... e sono triste.
Capitolo corto e non particolarmente significativo. Ma per la mia filosofia del cerchio comunque importante.
Domenica tre Giugno
Successe un episodio che mi
ricordò l’inizio di tutta la nostra storia. Era l’una di notte, ed io non
riuscivo a prendere sonno. Qualcosa ronzava insistentemente nella mia testa
assieme alle immagini della nuova stagione. Quando mi succedeva, tornavo
in camera mia e passavo la notte leggendo per non disturbare il sonno di Mircea.
Ma poi –
Sentii delicatamente bussare alla
portafinestra del balcone comunicante tra le nostre due stanze. Scostai il
tendaggio, aprii la porta e lo guardai fermo sulla soglia, gli occhi rivolti
verso il basso, i capelli sciolti che gli ricadevano sulle spalle strette dalla
fredda brezza notturna. Non entrò subito. Rimase qualche secondo a tremare e
poi cominciò a parlarmi con una voce spezzata dal pianto.
“Mi sono svegliato e non ti ho
più visto – ho pensato – un anno fa è morto mio padre. Proprio questa notte.”
Qualcosa di pesantissimo mi colpì sulla testa. “Mi sento solo.”
“Me lo ricordo.” Ero senza
parole. Lo fissai con la stessa intensità con cui si fissa un apparizione.
Gli presi la mano teneramente
come un bambino e lo condussi all’interno.
“Scusami, sono un idiota. Dovevo
ricordarmelo. Scusami, scusami, non voglio che tu ti senta solo.” Mi
sentivo in colpa per non averci pensato, per averlo lasciato in balia di se
stesso in un momento così delicato.
“Non ti preoccupare.” Sembrava
ancora scosso.
Quando si sedette sul letto e mi
chiese gentilmente: “Posso dormire con te?” mi sembrò di vederlo ringiovanito
di dieci anni, di osservare ancora il bambino bellissimo che giocava con me e
mi voleva un mondo di bene senza sapere niente, senza capire niente di quello
strano legame contorto che ci univa. Dieci anni prima ero io che, piangendo,
bussavo alla sua porta e venivo accolto da un calore familiare e buono. Allora,
dopo tutto quel tempo, mi sembrò di assistere a una scena reiterata. Il suo sguardo un po’ perduto
ed il suo corpo premuto stretto contro il mio nella disperazione dell’angoscia
sembravano voler dire – questa è la chiusura di un cerchio, questo è il tornare
al punto di partenza, nella maniera meravigliosa in cui tutto ha avuto inizio,
questo è semplicemente mettere la parola fine ad ogni incertezza, ad ogni
insicurezza, ad ogni dubbio. Avevamo concluso il nostro percorso circolare che
ci aveva sostenuto per così tanto tempo, per così tante epoche della nostra
vita.
Mi baciò con la sua solita
delicatezza, timido, un po’ sconfortato. Volevo succhiare via
tutto il gelo che per un momento si era impadronito della sua splendida felicità. Non doveva
sentirsi solo. La mia vicinanza, il nostro contatto, dovevano
risvegliare dentro di lui la sicurezza che io gli sarei sempre stato accanto ed
avrei asciugato le sue lacrime, come aveva fatto lui a partire da
quella notte di tanti, tanti anni fa, ormai indistinta nella memoria ed
ammantata da un alone onirico e soffuso.
Mentre Cea si addormentava tra le
mie braccia, pensai che poteva succedere
davvero così, che poteva essere terminato per noi quel periodo meraviglioso e
dorato dell’adolescenza, e che le prime responsabilità di una vita matura,
indipendente, lontana dalla prigione di cristallo che ci aveva sempre
rivestiti, spezzata sotto il peso del Cambiamento, avrebbero cominciato ad
arrivare. Non sapevo cosa ne sarebbe stato
di noi mesi dopo, stagioni, anni dopo. Sicuramente saremmo rimasti insieme.
Forse saremmo andati lontano, forse avremmo viaggiato in posti meravigliosi ed
esotici, forse avremmo semplicemente condiviso un altro letto in un’altra
stanza solo per noi. Qualunque cosa ci avesse
riservato il futuro non potevo che incoraggiarla col sorriso che lui mi aveva
insegnato.
Lo strinsi più forte a me, come
per accertarmi che fosse davvero lì, sdraiato, addormentato, sereno anche dopo
certi abissi. Desideravo abbracciarlo in quel modo per tutte le notti della
nostra vita.
“Ti amo da morire,” Gli sussurrai
all’orecchio, anche se lui era già addormentato tranquillamente. Non importava.
Me l’aveva sentito pronunciare talmente tante volte da non aver nemmeno più
bisogno di conferme.
Chiusi gli occhi. Vidi per
l’ultima volta l’immagine del cerchio e mi convinsi ancora, definitivamente,
che ogni cosa è destinata a tornare al punto di partenza, qualsiasi sia il
percorso che compie sulla superficie del mondo, e che pure noi arrivavamo ad
una compenetrazione perfetta.
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We are the Youth Gone Wild! Questa canzone ha conquistato la mia testa, oggi. Oltre a Tangerine e a tutte le canzoni acustiche degli Zep. L'altro ieri un mio amico mi ha portato i suoi sacri bootleg dei Led Zeppelin, i libi, il cofanetto e persino uno dei (tutti) vinili che ha, comprati da suo padre ai tempi in cui Jimmy Page aveva ancora i capelli neri da stregone. Uao. Roba da collezionista. Mi teneva d'occhio mentre sfogliavo il materiale e copiavo i bootleg. Continuava a dire: Martina, stai attenta. Ok, è più fissato di me. Ok, è davvero incredibile. Ma sto ascoltando quasi solo Zeppelin da tre giorni. Ma perché dovrebbe interessarvi? Lunedì sono entrata nell'aula d'esame cantando l'ultima di Elio e le Storie Tese. Imbarazzante...
Credo di riuscire a
postare il prossimo capitolo non in tempi escatologici, ergo
entro una quindicina di giorni. Ma non vorrei illudervi. Non prendetemi
sul serio! Mai!
Manny-chan - Mia adorabile commentatrice fissa, non lo so se sei buffa o meno nella vita, ma lo sei qui, e va benissimo XD! Comnque è giusto immaginarsi le cose, intendo, è così che faccio di solito quando leggo... L'Eterea è proprio così anche nella mia mente, è eterea - nome scelto non a caso-, è inconsistente, è pareti di vetro e profumo, in fondo. Le persone che ci camminano lo sono altrettanto per suggestione, o per convinzione, non lo so. Niki è così, almeno, ed ovviamente ci restituisce il quadro filtrato dai suoi occhi delicati... By the way l'Eterea è in sfitto ormai, mi sono evoluta verso Rainbow e Wiskey-a-go-go, ultimamente, LA Sunset Strip, party e un sacco di casino. All'Eterea non ci sono casinisti, sono tutti poeti e pensatori... Sono tutti seri... Die ringrazia per le coccole e ripete che con Hansi sistemerà tutto prima o poi. Lui è un po' Youth Gone Wild...
Baci a tutti. Buon ponte del Primo Maggio!
Martolina