Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: HuGmyShadoW    24/04/2008    1 recensioni
E' una vita davvero fantastica, quella dei Tokio Hotel... Fra concerti, interviste, passaggi da un albergo all'altro, non hanno quasi il momento di riposare. Ma ecco che un giorno, proprio a Bill Kaulitz càpita l'incontro più importante della sua vita, che da quel momento, non sarà più fantastica: sarà meravigliosa, unica ed inimmaginabile. Non mancheranno però gli intrighi, le cospirazioni, le passioni e le gelosie... Perchè la vita, in fondo, non è mai solo rose e fiori....
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Bill sbuffava e ansimava. Si era appena reso conto del peso effettivo di Tom, che non era esattamente “leggero”!
Le gambe e le braccia gli tremavano, oppresse dal corpo inerme del fratello, mentre il suo fiato si condensava in regolari nuvolette di vapore, che immediatamente si perdevano in quel nero cielo di velluto.
Sorretto solo dagli incitamenti di Jade e dall’affetto per Tom, andava avanti.
Il cammino verso l’enorme auto scura parcheggiata sull’altro lato della strada, poco più avanti, pareva non finire mai.
-Forza Bill, manca poco, resisti!-, esclamava con foga Jade, che lo aspettava già con una mano sulla portiera lucente.
Bill si fermò un momento a riprendere fiato, si risistemò meglio sulle spalle il corpo di Tom, che fece sbatacchiare qua e là le braccia, poi inspirò profondamente e riprese la sua marcia.
Infine, la sagoma mastodontica della Cadillac gli si parò davanti, e Bill rese mentalmente grazie a chiunque ci fosse lassù.
-Jade, puoi prendere tu le chiavi? Sono un pochino incasinato…-, chiese Bill, ironico, voltandosi in modo che la ragazza potesse frugare nelle tasche di Tom.
E così Jade fece.
Arrossendo leggermente nell’ombra, prese ad esplorare con le mani delicate le infinite tasche di Tom, trovando infine le chiavi dell’automobile.
La Cadillac fece le frecce due volte quando Jade schiacciò il tasto di apertura, poi si chetò, immobile e mansueta come uno smisurato cane con le ruote.
La ragazza aprì la portiera posteriore sinistra a Bill, che scaricò con uno sbuffo il fratello sul sedile, gli legò la cintura di sicurezza e richiuse lo sportello con uno schianto secco.
Batté le mani l’una contro l’altra, poi, evitando di guardare la ragazza che senza una parola gli porse le chiavi, prese lo slancio e montò al posto del guidatore.
Un momento dopo, Jade era al suo fianco. Si mise velocemente la cintura, poi si girò a guardare Bill. Il ragazzo aveva tutti i muscoli tesi e lo sguardo sbarrato e fisso davanti a sé; le sue nocche erano bianche da tanto forte stringeva il volante. Pareva aver perso la consapevolezza di un corpo e di una lingua.
Jade gli posò una mano sulla guancia, facendogli voltare la testa rigida.
-Devi farlo…-, mormorò con decisione guardando intensamente i begli occhi spaventati del ragazzo.
Bill sospirò, a fondo, batté più volte le dita sul volante tentando di prendere tempo, e infine infilò la chiave nell’apposita fessura.
VRUUMMM!
La Cadillac sembrò risvegliarsi di soprassalto e iniziare a fare le fusa, attendendo di ricominciare ad ingoiare la strada.
Tremando dalla tensione, Bill inserì la marcia e premette con prudenza l’acceleratore. L’auto schizzò in avanti. Poi frenò.
Bill, pallido come un lenzuolo e con la fronte ricoperta di fredde goccioline di sudore, era disperatamente aggrappato al freno a mano.
Si voltò a guardare Jade, disperato, ed esclamò:
-Non posso farlo! Non ci riesco, non ce la faccio! Non ho superato l’esame, non posso guidare! È illegale, per di più!-, strillò istericamente agitando le braccia.
Jade sospirò, affranta, e chiuse gli occhi.
Rimase immobile nella medesima posizione svariati minuti, sembrava si fosse addormentata.
Improvvisamente, sollevò la testa e parlando lentamente, annunciò:
-Guido io, allora…-.

-Egh! S- scu-u-sa la do-do-domanda… Qua-qua-qua…-.
-Non fare la papera!-.
-J-Jade… Ma qua-quanti anni hai?!-.
La ragazza non rispose subito. Con la lingua fra i denti, schivò agilmente un’auto un po’ troppo giudiziosa, il cui proprietario si attaccò immediatamente al clacson, e continuando a percorrere la strada a zig-zag, quasi fosse ubriaca, fece una curva a gomito che per poco non li fece andare addosso a un lampione solitario. Bill trattenne a stento uno strillo, ma niente accadde.
La Cadillac si rimise semplicemente in carreggiata con qualche scossone, e il marciapiede riprese a scorrere tranquillamente accanto a loro.
Gettandosi una ciocca ribelle dietro la testa e senza staccare lo sguardo dalla strada, Jade finalmente rispose:
-Ho sedici anni, quasi diciassette a Marzo…-, annunciò tranquillamente.
Bill, abbarbicato al sedile e alla maniglia sopra la portiera, impallidì incredibilmente in fretta.
-Se-se-sedici?! E come fai a saper guidare?!-, chiese flebilmente, stupito.
-Oh, mamma lo fa centinaia di volte… Ho copiato da lei...-, ribattè Jade ridacchiando leggermente.
Attaccandosi alla sola forza di volontà, Bill riuscì a non svenire, e finalmente, la bianca e squadrata sagoma dell’ospedale si parò in contrasto con il cielo di pece.
Il parcheggio era semivuoto.
Jade si fermò con un testacoda impressionante occupando tre parcheggi, e lasciando l’auto incurantemente di traverso, ritirò le chiavi e scese con un balzo dall’auto.
Dopo aver chiuso la portiera, alzò le braccia in alto, stiracchiandosi, ed esclamò:
-Fiuuu… Che tesa che ero! Avevo proprio paura di non farcela! Per fortuna è andato tutto bene, non è vero Bill? …Bill?!-, chiamò guardandosi attorno.
In quel momento, Bill apparve, sconvolto e barcollante, da dietro la Cadillac, appoggiandosi a qualunque cosa gli capitasse sottomano.
Arrivò davanti a Jade e si sedette pesantemente a terra, mettendo la testa tra le ginocchia e continuando a ripetere ossessivamente: -Mai… mai… mai più… mai…-.
Jade gli si accovacciò accanto, premurosa, e circondandogli le spalle con un braccio, domandò:
-Bill? Ma ti senti bene? Posso fare qualcosa?-.  
-Sì…-. La voce roca e acuta di Bill arrivò soffocata ma ugualmente perentoria.
Sollevò la testa asciugandosi il sudore dalla fronte, e fissando negli occhi la ragazza, continuò:
-Per il ritorno, chiamiamo un taxi!-.

I due ragazzi erano stati ricevuti immediatamente. Il nome “Kaulitz” apriva ogni porta.
Un medico molto anziano, dall’aria austera e fragile, arrivò quasi veleggiando da loro.
Il suo corrucciato sguardo azzurro aveva scrutato con attenzione prima Jade, leggermente in soggezione nonostante la minuta corporatura dell’ometto, e poi Bill, che si era subito affrettato a raccontare l’accaduto. Infine, si era rivolto a Tom, provvidenzialmente adagiato su un divanetto nella sala d’attesa da una diligente infermiera: le ginocchia di Bill non avrebbero retto ancora per molto!
Con un cenno al dottore di passaggio, il medico aveva fatto stendere il corpo inerme del rasta su un lettino, che aveva spinto con un’insolita energia nella stanzetta dalla quale se n’era venuto, senza mai dire una parola.
Capendo di dover aspettare, i due ragazzi si sedettero sul divanetto, ora vuoto, e chi con la testa fra le mani, chi con le gambe e le braccia incrociate, aspettavano.
Diversi pensieri affollavano la mente di Bill: cosa era successo al suo Tomi? Come? Perché proprio a lui? E chi era stato? Sempre se di avvelenamento si trattava… In questo caso ce l’aveva un’idea in proposito… E se invece fossero state cause naturali? Una malattia o chissà altro? No, no, impossibile… Sicuramente, avvelenamento…
In quel momento, la porta immacolata si aprì ancora, sbatacchiando e spandendo nell’aria un forte odore di alcool. Bill e Jade storsero il naso.
Il piccolo medico arrivò, sempre fluttuando, davanti ai due ragazzi, che per buona educazione si alzarono, e l’ometto dovette inclinare indietro la testolina dai soffici capelli cotonati.
Si tolse un paio di guanti di gomma, e parlando con una vocetta acuta e raschiante, annunciò:
-Bene, signori... Il vostro amico è stato drogato-.
Bill scoccò un’occhiata da ‘te l’avevo detto’ a Jade, che scrollò solo le spalle e gli fece cenno di tacere.
-Gli è stata somministrata una droga con una specie di “effetto ritardato”, che aveva il compito di stordirlo e addormentarlo durante uno specifico momento. Dobbiamo agire con una lavanda gastrica, ripuliremo ogni traccia della sostanza, ma il signor…-, e controllò velocemente una cartella clinica. -…Kaulitz, dovrà rimanere nostro ospite per qualche giorno…Si rimetterà…Andate a casa, ora-, aggiunse in risposta alla muta domanda che galleggiava nell’aria.
Un unico sospiro di sollievo percorse i due ragazzi, che, non appena lo scocciato dottore scomparve dietro un angolo, si abbracciarono a vicenda.
Bill, fra le braccia rassicuranti di Jade, chiuse gli occhi, immaginando di tornare piccolo, e mormorò fra i capelli odorosi di lei:
-È un sollievo sapere che sta bene… Sai, per un attimo ho avuto paura di perderlo…-.
Di rimando, Jade accarezzo teneramente la testa di Bill, e gli sussurrò dolcemente all’orecchio:
-Non è successo niente… Tomi sta bene, fra pochi giorni potrà perfino tornare a casa… Va tutto bene…-.
Ed entrambi si staccarono, un sorriso di speranza che illuminava i loro volti stanchi.
Mano nella mano, uscirono, promettendo mentalmente a Tom di tornare l’indomani. Bill si asciugò una lacrima.

Arrivarono al parcheggio, e rinfrancati, respirarono l’aria fredda e pulita della notte.
La Cadillac li aspettava, mansueta, a fanali spenti e innocua, ma Bill prese velocemente per il braccio Jade e la trascinò dalla parte opposta, verso un telefono pubblico.
Si frugò nella tasca ed estrasse con un sorriso qualche monetina.
Le infilò nella fessura e compose velocemente un numero.
-Hallo? Ehm, sarebbe possibile mandarci un taxi all’ospedale… sì, quello…fra dieci minuti? Molto bene! Danke!-, e chiuse la chiamata.
-Fra dieci minuti vengono a prenderci!-, annunciò con un sorriso a Jade.
-Lo so, ho sentito…-, ribattè acidamente lei.
-Cosa c’è?-, chiese Bill, stupito del suo atteggiamento.
Jade sbuffò, e sbottò:
-Se non ti piace come guido basta dirlo!-.





   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: HuGmyShadoW