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Autore: mangakagirl    12/11/2013    7 recensioni
"-Sei il nuovo Silver Bullet: sei l’unico in grado di sconfiggere questa Organizzazione che si paragona ad un vampiro per dire che è immortale. E cosa uccide un vampiro, Kudo? L’argento-“
Dopo che l'Organizzazione tende una trappola al detective liceale, il segreto di Shinichi e di Shiho viene scoperto. Il pericolo è più vicino che mai e l'FBI propone di aprire il Programma Protezione Testimoni per salvaguardare la vita delle persone con cui sono venuti a contatto. Ed è proprio per questo motivo che Ran si ritrova a Komatsu, lontana da Shinichi, con una nuova identità dopo essere venuta a conoscenza della verità da parte di Jodie. 
Mentre Anokata osserva ogni mossa del detective con maestria, Shinichi lotta con il pericolo che lo circonda e con i suoi sentimenti in attesa di sparare il suo Proiettile d'Argento e di sgominare l'Organizzazione che gli ha rovinato la vita. Ma qualcosa andrà completamente storta...
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Gin, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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A Silver Bullet as a prisoner

Capitolo 4

Entrò nella nuova casa con ribrezzo, trascinandosi dietro il trolley lilla che aveva frettolosamente riempito con tutte le sue cose, nessuna esclusa. Teneva con un braccio uno scatolone pieno zeppo di altre sue cianfrusaglie, mentre sentiva suo padre scaricare i bagagli dall’auto nel giardino: la sua nuova dimora era una casa stile giapponese con giardino.
Era in legno lungo il porticato esterno, luminosa e con tre grandi stanze, due bagni e una cucina abitabile; il pavimento era ricoperto di diversi tatami giallognoli nel soggiorno che profumavano di nuovo e le finestre scorrevoli avevano i doppivetri spessi e puliti. Si diresse alla cieca dentro, individuando subito le tre stanze che si diradavano dal corridoio: la prima era matrimoniale, con un grosso armadio chiaro e due comodini dello stesso legno agli angoli della parete; la seconda aveva un lettino singolo ricoperto da lenzuoli magenta e bianchi, un armadio in legno di frassino, chiaro e venato, una scrivania in ciliegio con una lampada sopra e alcuni post-it impilati l’uno sull’altro. Ran vi entrò dentro senza nemmeno dare un’occhiata alla terza stanza e gettò il trolley in un angolo.
Era una casa nuova, costruita appena un anno prima e mai comprata da nessuno: ogni angolo aspettava di essere scoperto e profumava di nuovo, di cellofan e di pulito.
E per quanto lei avesse sempre amato quegli odori, da quel momento cominciò ad odiarli. Sbatté la scatola che aveva sotto il braccio sulla scrivania e tirò fuori le prime cose: un portapenne, i suoi post-it, una piccola kokeshi che le aveva regalato Kogoro qualche anno prima, alcuni dei suoi libri preferiti e un portafoto. Prendendola in mano, si stupì nel vedersi insieme a Shinichi, sorridente e con le dita a V, e si chiese come aveva fatto a non accorgersi che quella foto era finita nella scatola e non nella spazzatura. La gettò con stizza dentro il cassetto della scrivania, tirando poi fuori altre sue cose dallo scatolone: alcuni biglietti di auguri, un paio di cuffie per ascoltare la musica, il suo I-Pod, un vasetto di vernice colorato con cui decorava di tanto in tanto gli angoli del muro sopra la sua scrivania…
Scaraventò la scatola vuota fuori dalla stanza sentendo i suoi cominciare a fare i primi commenti sulla casa, i primi apprezzamenti, e infastidita chiuse con un botto e a chiave la porta scorrevole sempre in frassino che fortunatamente che non aveva il vetro.
Udì lontane le voci dei suoi che commentavano quel suo comportamento così ostile, e issò il trolley sul letto, aprendo le cerniere in fretta e osservando il contenuto pressato disordinatamente al suo interno: a fare capolino su tutto c’era “Il segno dei quattro”. Lo prese e lo gettò sul cuscino con fare distratto, tirando poi fuori i vari vestiti dalla valigia, piegandoli meglio di com’erano ridotti e poi sistemandoli nel nuovo armadio senza un ordine preciso, come faceva invece a Tokyo.
Lei non si sarebbe abituata a quella casa, non le sarebbe mai piaciuta: casa sua era a Tokyo, il piccolo appartamento vecchio e un po’ rovinato al terzo piano dello storico edificio che era da anni l’Agenzia Investigativa Mouri.
Come avrebbe fatto ora a tornare a casa senza prima passare là dentro, a rimproverare il padre per il troppo poltrire mentre sonnecchiava sulla scrivania ricoperta di lattine di birra vuote?
Qualcuno bussò alla porta e lei si voltò verso di essa in cagnesco, andando poi ad aprire solo dopo che suo padre disse:
-I tuoi libri, Ran!-
Aprì la porta con freddezza, prese lo scatolone che teneva lui tra le braccia e poi richiuse in tutta fretta, senza dargli il tempo di replicare. L’uomo fece per bussare di nuovo, ma poi vi rinunciò e tornò ai suoi bagagli, ancora poggiati sull’erba fresca del giardino.
Ran individuò delle mensole sopra il suo letto, attaccato al muro, e salì sulle coperte in ginocchio, estraendo i suoi libri di narrativa adorati e riponendoli sopra con cura. Almeno la loro vista, forse, l’avrebbe calmata un po’.
Saghe, saghe fantasy, storie d’amore, mondi fantastici… Il suo genere preferito era quello, perché poteva evadere dalla realtà catapultandosi in mondi del tutto diversi dal proprio, vivere storie d’amore quasi sempre a lieto fine: il contrario della sua a quanto pareva.
Finire un libro era sempre una tortura: la fine di quell’avventura straordinaria, che per ore e ore l’aveva tenuta incollata alle pagine, implicava il ritorno alla realtà, spesso troppo diversa da poter essere nuovamente accettata.
Il suo sguardo cadde nuovamente su “Il segno dei quattro”. Rimase qualche secondo a fissarne la copertina scarlatta con sopra un detective che fumava la pipa, poi lo prese con la mano destra e lo avvicinò agli occhi, figurandosi per un momento il detective che milioni di volte lo aveva tenuto in mano.
-Sembrava importante quando me lo ha dato. Prendilo- la ragazza tacque, prendendo poi riluttante il volume tra le mani e non aprendolo nemmeno. -Sai, tesoro…- mormorò Jodie a voce più bassa -Io spero davvero che non accada… Ma potrebbe perdere la vita in questo scontro, per cui on avercela così con lui: ti sta proteggendo-
Le parole che aveva pronunciato solo quella mattina l’agente le rimbombarono nella testa alcune volte.
“Sembrava importante quando me lo ha dato… Ma potrebbe perdere la vita in questo scontro, per cui on avercela così con lui: ti sta proteggendo”
Importante? Importante un libro del genere? Perché?
E… La stava proteggendo?
Ma se nemmeno si era fatto vedere per rivelarle la verità!
Ripose il volume per ultimo, nel piccolo angolino alla fine della mensola in corrispondenza di dove avrebbe avuto il ventre una volta stesa, poi si voltò verso la camera, guardandola con occhi malinconici: la sua vecchia stanza le mancava già tantissimo.
***
Shinichi si tormentò le mani con foga, passandosi poi le dita tra i capelli mentre Jodie tentava, disperatamente, di convincere il professore ad accettare il Programma Protezione Testimoni.
-Dottor Agasa, cerchi di ragionare…-
-No no e no! Shinichi-kun è come un figlio per me, e Ai-kun una nipote! Non mi rintanerò in una città sconosciuta, chiamandomi Akiko Mifune, solo perché qualcuno vuole ucciderli!- affermò chiudendo gli occhi mentre l’agente alzava disperata gli occhi al cielo.
-Professor Agasa, di grazia!- esclamò Black -Lei si rende conto del rischio che corre? Che aiuto potrà mai dare loro se venissero catturati?-
-Tutto l’aiuto che posso!- insistette l’anziano dottore battendo un palmo sul tavolo -Shinichi-kun è come un figlio e…-
-Ai-kun come una nipote, lo sappiamo- finì Akai passandogli alle spalle -Non insistete, voi due- disse rivolto ai due colleghi -Non lo convincerete tanto-
-Giusto- gli diede man forte lui annuendo e incrociando le braccia al petto, mentre Shinichi si alzava sconvolto da divano.
-Beh?- domandò ai tre che avevano smesso di parlare improvvisamente -Non vi arrenderete davvero così?!- aggiunse sbattendo i palmi delle mani sul tavolo in formica al centro della stanza -Credevo che l’FBI avesse una certa autorità nell’imporre il programma quando si tratta davvero di un’emergenza!-
-Questa eventualità va presa dai nostri superiori- disse Black fissandolo a mani giunte sotto il mento -Noi non abbiamo tale facoltà, Kudo. Non possiamo obbligarlo con la direttiva che ci è stata data…-
-Ooooo ma per favore! - sbottò Shinichi andando all’ingresso e afferrando il giubbino nero -Ne ho abbastanza di tutte queste chiacchiere. Me ne vado a casa mia. E quando tornerò, Professore, voglio sentire che lei ha accettato il programma e se non lo farà, sappia che tra noi ogni rapporto sarà spezzato: non mi importa se mi ha cresciuto e se è il migliore amico di mio padre! Con me avrà chiuso- tagliò corto aprendo con stizza la porta e avviandosi alla recinzione del giardino. Afferrò la panca in legno che il dottore teneva in un angolo e la trascinò fino al muro in cemento che separava le due proprietà, poi vi salì sopra e si issò con mani e gambe sul muro, facendo scavalcare prima una gamba, poi l’altra. Quando fu sul punto di saltare giù sentì qualcuno mettere i piedi sulla panca e farla cigolare, così si voltò sorpreso: Haibara.
-Che fai?- le domandò interrogativo mentre lei si metteva a cavalcioni sul muro, con una gamba in proprietà Kudo e una in proprietà Agasa. Nonostante fosso maggio inoltrato, Tokyo in quel periodo sembrava immersa nell’autunno di fine settembre e un venticello fresco e pungente sferzava i capelli di entrambi, che rimasero a fissarsi qualche secondo negli occhi immersi nel buio della sera.
-Non accetterà il programma- affermò come un automa la ragazza mentre Shinichi si metteva nella sua stessa posizione per vederla bene in faccia. Le nuvole sopra le loro teste passavano veloci, spinte dal vento che soffiava.
-Spero che almeno Hattori non sia così scemo…-
-Anche lui non accetterà- lo interruppe lei spostandosi una ciocca dietro l’orecchio mentre i brividi le percorrevano le braccia repentini.
-Lo so- Shinichi si passò una mano tra i capelli -Dannazione, abbiamo coinvolto troppa gente testarda… Fortuna che almeno Ran è stata obbligata dai genitori…-
-Non sarei così tranquilla fossi in te-
-Che intendi?-
Shiho lanciò un’occhiata a Villa Kudo distrattamente, lasciando poi tornare lo sguardo in quello del ragazzo.
-Credi che davvero si sia arresa così? Insomma, senza nemmeno parlare con te?-
-Haibara, io non so se abbia accettato davvero la cosa, ma so che è al sicuro: questo per ora mi basta- disse rassegnato lui, notando poi che si stava facendo troppo fresco per rimanere lì fuori. -Senti, entriamo in casa o ci prenderemo un malanno…-
-Arriveranno presto- affermò Haibara come se non l’avesse sentito -Mi dispiace che tutto questo stia accadendo… Non so come abbiano fatto a capire tutti i dettagli, ma…-
-È successo- tagliò corto il liceale, riportando entrambe le gambe nella sua proprietà -Rimuginarci sopra non servirà ad evitare la cosa. Torna dentro ora o ti ammalerai- finì poi, saltando dentro il suo giardino e atterrando perfettamente in equilibrio. Si voltò verso di lei rivolgendole un’occhiata pensosa mentre quella continuava a starsene seduta sul muretto come paralizzata, poi finalmente la vide muoversi e voltarsi verso la panca, per scendere di nuovo in giardino.  -‘Notte Haibara-
-‘Notte-
***
“ Le materie per il primo giorno sono Storia, Matematica, Matematica, Giapponese, Giapponese, Musica. Dovrai presentarti prima del suono delle campanella nell’aula insegnanti e chiedere della professore Minato Takao, la tua coordinatrice di classe. Il tuo armadietto delle scarpe è il numero 22. Buon inizio. Jodie ”
Ran osservò il bigliettino che aveva tra le mani per l’ennesima volta prima di mettere piede dentro il cortile in ciottolato della Tsumetai Fuyu. Letteralmente significava “Freddo Inverno”, e oggettivamente era una scuola fredda e spoglia. Due edifici a forma di parallelepipedi messi a L, con molte finestre lineari e i muri di cemento bianco-grigiastro. Al contrario di Tokyo, a Komatsu la primavera era arrivata eccome, ma la scuola non aveva ancora ordinato di indossare la divisa scolastica estiva, per cui la giacca pesante le ridusse la camicia sottostante ad uno straccio intriso di sudore. Si diede un’occhiata veloce, disgustata dal completo che avrebbe dovuto indossare tutti i giorni: una gonna a scacchi bordeaux, una camicia bianca sotto la giacca beige con un solo bottone dorato e l’odioso fiocco con la stessa fantasia della gonna legato al collo. Il tutto coronato da dei terribili mocassini chiari. (http://3.bp.blogspot.com/_y05vTp8XDxI/TNaC1j7NlQI/AAAAAAAAAm4/b2wv9RcU3Uo/s1600/A0256RE.jpg)
Un orrore.
Rimpiangeva già il suo bel tailleur blu cobalto del Teitan… A malincuore si avviò nel giardino affondando le scarpe nei ciottoli, guardando attorno i vari gruppetti di ragazzi che chiacchieravano, scherzavano, si punzecchiavano aspettando noiosamente che la giornata cominciasse. Entrò nel padiglione centrale trovandosi davanti, come anche al Teitan, gli armadietti delle scarpe, e cercò il suo numero.
19… 20… 21… 22.
Si sfilò i mocassini indossando le scarpette in gomma che la scuola imponeva e si avviò strisciando i piedi per il corridoio, in cerca della sala insegnanti con la cartella in spalla: l’FBI aveva provveduto a fornirle ogni singolo volume.
Nel corridoio già miriadi di studenti sciamavano in ogni dove, urtandosi e ridendo, urlando o sbaciucchiandosi in angolini intimi, e lei passò inosservata come se nulla fosse: del resto, chi sapeva che era una studentessa nuova?
“Nene Noriyuki. Nene Noriyuki. Nene Noriyuki.” Continuò a ripetersi nella mente per ricordarsi di non farsi sfuggire il suo vero nome.
Nene. Era semplice, no? Corto e semplice… Un inferno da ricordare. 
Arrivò davanti alla sala insegnanti e ascoltò per qualche secondo le voci provenienti dall’interno, poi posò la mano sulla porta scorrevole ed entrò un po’ in soggezione mentre lo sguardo dei presenti professori di tutta la scuola si posava su di lei.
-Emm… Buongiorno. Mi chiamo M… Noriyuki! Noriyuki Nene e sto cercando la signorina Takao…- disse un po’ agitata arrossendo e maledicendosi mentalmente, mentre una donna sui 35 si alzava dalla sua scrivania con un sorriso. Aveva capelli ondulati castano caldo corti sulle spalle, un viso dolce con lineamenti fini e una maglia beige leggera e sottile a maniche lunghe. Le fece cenno di raggiungerla e Ran si inoltrò tra le varie scrivanie, raggiungendo poi la sua e facendo un piccolo inchino col capo.
-Ero stata avvisata che saresti arrivata oggi, Noriyuki-san- disse gentile prendendo i propri libri tra le braccia -È un piacere conoscerti. Io sono la tua insegnate di Storia, Takao Minato. Seguimi, prego- si avviò verso il corridoio con Ran alle spalle, che si guardava attorno in soggezione mentre gli studenti che si apprestavano ad entrare in classe data l’imminente campanella, la guardavano curiosi commentando fra loro: forse credevano che avesse combinato qualche guaio?
Ran avrebbe voluto urlare che no, lei non c’entrava nulla in quella storia, era stata la sua famiglia ad obbligarla e che, in particolare, era tutta colpa di quello stakanovista di un detective che non era stato capace di dirle la verità in faccia.
-La tua classe è molto socievole, ti troverai bene. Ho visto i tuoi programmi scolastici: in alcune materie sei più avanti, in altre più indietro. Ma sono certa che recupererai in fretta dati i tuoi buoni voti- riprese a parlare la professoressa fermandosi qualche secondo dopo davanti ad un’aula: 3° anno, 4^ classe.
Cavolo, se lo sarebbe ricordato?! Era abituata a dire 3° anno, sezione B…
DIN DON DAN DON, DON DIN, DIN, DAN…
La campanella non si fece attendere oltre e la prof aprì la porta, dicendole di aspettare che la chiamasse. Ran deglutì a fatica, quando poi sentì la voce della prof.
-Abbiamo una nuova compagna da oggi. Prego, entra-
Cominciò a fare qualche passo incerto, poi prese coraggio e raggiunse la cattedra alzando il capo e trovandosi 24 paia di occhi a scrutarla curiosi e interrogativi.
“Cominciamo bene…” pensò deglutendo ancora e aprendo la bocca per presentarsi, ma non uscì nulla.
-Coraggio- le sussurrò la professoressa mentre lei metteva le mani giunte davanti al ventre.
-Mi chiamo…- “Nene! Ti chiami Nene!” -Noriyuki Nene. Spero diverremo amici- formulò come un automa facendo poi un breve inchino mentre gli occhi dei presenti si assottigliavano un po’. Solitamente i nuovi arrivati erano un po’ più speranzosi di fare amicizia… Lei invece sembrava molto fredda e distaccata.
-Emm…- la professoressa attese come se si aspettasse potesse aggiungere qualcos’altro, ma Ran la fissò impaziente che le trovasse un posto, così quella le indicò il banco in seconda fila accanto alla finestra con un sorriso incerto e poi si rivolse alla classe -Siate carini con lei-
Ran sgattaiolò tra i banchi sotto lo sguardo attento di tutti, si sedette al suo e tirò fuori il libro di storia tanto per far vedere che avrebbe seguito la lezione, ma non appena questa cominciò spostò lo sguardo fuori dalla finestra e sospirò.
Che diavolo ci faceva lei a Komatsu?
***
Shinichi accese il computer e digitò in fretta nel motore di ricerca “Tsumetai Fuyu High school, Komatsu”. Subito apparve la foto di una scuola apparentemente ordinaria, un edificio a L in cemento. Osservò la foto di alcuni studenti del Gruppo Studentesco e sospirò osservando le divise scolastiche diverse da quelle del Teitan e i visi totalmente sconosciuti.
-Ran mi starà odiando…- mormorò sottovoce mentre leggeva qualche informazione sulla scuola. Si era fatto dare i dettagli sulle nuove identità dei Mouri nonostante Black fosse contrario e ora era davvero ansioso di scoprire in che guaio li aveva cacciati… Inoltre Jodie gli aveva confessato la brutta reazione di Ran, e questo non faceva che aggravare il suo senso di colpa.
Spense tutto e si gettò sul suo letto posandosi le mani sugli occhi stanchi. Sapeva che alcuni agenti dell’FBI monitoravano 24 ore su 24 Sonoko Suzuki, di cui si era capito essere meglio lasciare perdere l’idea di cambiarle identità, ma Hattori?
Il suo migliore amico era quella che poteva essere definita la persona più testarda del mondo… Non avrebbe accettato di sicuro!
Si voltò su un lato dando l’occhiata all’ora sulla sveglia: le 8.45.
Ran era a scuola… Chissà come le stava andando…
-Kudo- Haibara si ritrovò alle sue spalle e lui sobbalzò vistosamente, voltandosi poi di scatto e sbarrando gli occhi.
-Ok, ti ho dato le chiavi di casa mia… Ma potresti evitare di farmi questi agguati?!- domandò sdegnato mentre quella raggiungeva il suo letto, sedendocisi sopra a braccia e gambe incrociate. I loro sguardi si fusero per alcuni secondi, poi Haibara riprese a parlare.
-Passeremo tutti i giorni a cazzeggiare al pc o impiegheremo questo tempo a cercare importanti informazioni su Anokata, Organizzazione & Co?-
***
Tornò a casa col nervoso addosso, sbatté ogni porta che attraversava e si rinchiuse in camera sua gettando la cartella in un angolo e la giacca a terra. Lanciò il fiocco sopra di essa e si lasciò andare sul suo nuovo letto, fissando il soffitto.
Scappare. Sì, era la soluzione migliore… Ma dove?
Sentì i suoi rientrare a casa e il padre parlare dell’attività al bar. Era felice? Anche sua madre lo era? Bene. Ah, lei era l’assistente di un avvocato bravissimo? Perfetto. Le mancava il suo lavoro? Pazienza, era stata una questione di vitale importanza il trasferimento. No, non le dispiaceva poi così tanto la nuova vita, si sarebbe abituata in fretta? Fantastico! Dov’era Ran? Oh, ma questo era ovvio, no?
La ragazza si fiondò alla porta e la chiuse a chiave mentre i passi di lei si avvicinavano sempre di più.
-Ran- Eri la chiamò con tono dolce bussando alla porta. -Tesoro, apri. Perché non mi racconti come è andato il primo giorno di scuola?-
-Vattene- ordinò lei brusca e scorbutica, tornando sul suo letto e sfilandosi sia la gonna che la camicia, rimanendo in biancheria e calzini. Si girò su un lato e chiuse gli occhi.
Non sarebbe rimasta a lungo a Komatsu: poco ma sicuro.



Mangakagirl's Corner:
Minna Konnichiwa!
Lo so, sono in perfetto RITARDO MOSTRUOSO!
Ma se solo voi sapeste la mole interminabile di lavoro che la mia scuola mi assegna ogni giorno e il livello di stress che mi sta divorando, capireste anche il perchè della lunga attesa u.u
Chiedo umilmente perdono, ma finalmente ce l'ho fatta a tornare :)
Come state? :D
Allora Allora... Avete già dimenticato la storia? Nooo, vero? xD
*tono minaccioso*
u.u
Dunque, il capitolo è forse un po' statico, ma ci voleva per far capire l'evoluzione dei fatti e, soprattutto, per sottolineare l'umore di Ran... Che non è arrabiata *eufemismo* nera: di più ^^" Oh, e che mi dite dalla favolosa divisa scolastica che le ho appioppato? Un amore, vero? <3
xD
Dal prossimo ci saranno le prime svolte e tornerà la parte dinamica e... Ben presto anche Shinichi Kudo in veste di detective u.u
Che ne pensate comunque di questo capitolo? Recensite, mi raccomando *-*
Grazie a chi mi sta seguendo, recensendo e aggiungendo la storia alle preferite, seguite, ricordate <3
A presto (si spera ^^" scuola permettendo gente :S)
Managakagirl!!!
  
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