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Autore: Eridani    12/11/2013    1 recensioni
Non so bene, non so come, ma ecco che mi viene in mente la storia di "Cenerentola". E allora ho pensato: perchè non... ispirarmi? Quindi, storia che prende molto spunto da quella fiaba, anche se, come noterete, molte cose sono diverse.
Avvertimento: universo alternativo e personaggi un pò (tanto) sfasati, anche se ho cercato di mantenerli abbastanza IC. Altrimenti non riuscivo a far andare avanti la storia!
[partecipante alla challenge "D'infiniti mondi e AU" indetta da AleDic sul forum di EFP]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Amanda, James T. Kirk, Sarek, Sorpresa, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Della serie "qualche volta ritornano": eccomi di nuovo qui. 
Ci è voluto un pò, ma la voglia di scrivere è tornata, almeno per oggi. Sì, perchè questo capitolo l'ho buttato giù tutto di getto. Mi sembra ormai superfluo sottolinere il fatto che la storia non stia seguendo il progetto iniziale: Cenerentola? E chi l'ha più seguita!? Come al solito, tutte le mie storie crescono come piace e pare a loro, hanno un numero di capitoli imprevedibile a inizio storia, a parte sapere che sicuramente non sarà quello da me dettato, e non mi ubbidiscono. *Critiche sullo sviluppo, la trama e i personaggi le reputo colpa delle mie figliuole =P*
Perciò: ecco un ulteriore capitolo, che doveva essere la fine e che invece... no, non lo è, mi sembra ovvio. Rimandiamo al prossimo (si spera).
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Il grado di Capitano era già nelle sue mani e presto sarebbe salpato a bordo della sua nuova nave in viaggio tra le stelle; eppure James Kirk non aveva ancora mai messo piede su Vulcano. E fu per questo motivo che per un minuto abbondante non si mosse nemmeno di un millimetro dal punto in cui era stato pochi attimi prima teletrasportato. I suoi occhi rimasero fissi a contemplare l'orizzonte, quella linea marcata che divideva le terre sabbiose color mattone dal cielo rossastro, in cui la stella di quel sistema lontano splendeva della sua luce dorata e dipingeva l'atmosfera con i suoi caldi raggi. Il lieve fruscio del vento trasportava tra i suoi soffi il calore rubato al terreno, che alla vista sembrava tremare, tanto le molecole si muovevano adagiate frenetiche sulla superficie cocente. Il tutto sembrava quasi un miraggio. 

Per un breve momento ebbe il terrore di trovarsi in mezzo ad un deserto vasto e illimitato, uno di quei deserti in cui i primi esploratori avventuratisi aldilà del Mediterraneo e approdati sulle coste settentrionali dell'Africa si erano perduti, avevano sofferto il caldo e la sete, avevano invano cercato una sorgente d'acqua per poi crollare a terra senza forze.
Ma vi era una differenza sostanziale che divideva il giovane Capitano da quegli antichi esploratori: lui aveva una meta da raggiungere, e nulla, tantomeno un bisogno così radicato nella biologia umana, quello di immettere nel proprio corpo dei liquidi, lo avrebbe in nessun modo distratto dal suo obbiettivo. Perchè dopo l'iniziale smarrimento, ora la sua mente cominciava a riordinare i pensieri, a costruire una lista di priorità; e al vertice di quella piramide non si trovava una cosa così banale, seppur necessaria, come l'acqua, ma un tesoro inestimabile e ancor più essenziale che era quell'uomo slanciato e dalla voce profonda, che solo pronunciando il suo nome era riuscito a riscaldare il suo animo come nemmemo la forza di mille soli sarebbe mai riuscita a fare.
Lui non era in cerca di una sorgente d'acqua, ma di una sorgente d'affetto, bisogno e sicurezza.
Rinforzato dai ricordi, dalle sensazioni e dalla speranza, cominciò a scrutare profondamente il paesaggio che gli si presentava dinnanzi in cerca di un luogo abitato. Quando si voltò e diede le spalle alle infinite dune di sabbia che per parecchi minuti avevano occupato la sua visuale, riuscì a intravedere in lontananza la sagoma di una ricca città, mimetizzata tra le montagne aranciate. Se avesse mantenutò una velocità moderata, stimò, in un paio d'ore sarebbe giunto alle porte di quella metropoli.
Solo quando mosse il primo passo e sentì i granelli insinuarglisi tra le dita dei piedi, si accorse di essere scalzo; il suolo era bollente, e ad ogni passo le palme dei piedi chiedevano silenziosamente pietà. Ma durante il suo addestramento aveva affrontato cose peggiori, e il motivo per cui ora si trovava lì in mezzo a quella vastità era troppo importante perchè egli venisse anche solo rallentato da un simile trascurabile disturbo.


Già alla vista delle prime abitazioni Kirk capì che doveva essere giunto in una città ricca e prospera: lo si capiva dalle decorazioni simili a tappeti persiani che adornavano le porte e i particolari dorati che tempestavano le finestre. Quando alzò la testa ad ammirare i piani superiori, intravide, più alto di tutti gli altri, un tetto che gli era familiare, tante erano state le volte in cui lo aveva incrociato nella banca dati della Flotta: l'Ambasciata non era lontana. E se la sua memoria non gli stava facendo brutti scherzi, non molto lontano dal punto in cui egli stesso si trovava doveva esservi una casa in particolare.
L'unica difficoltà era trovarla.
I primi abitanti del luogo che incrociò non sembrarono fare caso a lui, ma quando tentò di avvicinarne uno per chiedere informazioni, il vulcaniano lo guardò dall'alto in basso, alzò un sopracciglio in segno di quello che Kirk riconobbe come velato disprezzo e, dopo aver pronunciato poche parole serpentine di cui il giovane umano non capì il significato, se ne andò. Come primo incontro, pensò, non era stato dei migliori. E non lo furono nemmeno il secondo o il terzo, che finirono più o meno allo stesso modo, con una donna che nemmeno proferì parola e una di qualche anno più vecchia che lo squadrò, indicò i suoi piedi e si volse a parlare con il compagno.
Di storie sui vulcaniani ne aveva sentite a dozzine, ma mai nessuno aveva menzionato una tale sgarbatezza; che fossero spocchiosi e altezzosi gli era stato riferito dal suo Dottore di bordo, ma da qui a venire quasi ignorato c'era molta differenza.
Continuò quindi a vagare per le strade della città, incrociando sguardi che se abbinati ad un essere umano sarebbero stati definiti di stupore e sdegno. 
Solo quando, ormai inoltratosi in una zona più calma e quieta, dove le case si facevano più larghe e sempre più sfarzose, circondate da grandi spazi quasi fossero un'isola in mezzo al mare, solo allora vide qualcosa che si staccava dalle tinte del fuoco che coloravano dovunque il paesaggio: un tocco di verde contrastava il rosso della sabbia; un piccolo giardino fiorito emergeva da quella terra altrimenti arida. D'istinto si avvicinò a quell'unica abitazione, come se spinto da una forza esterna: sapeva di essere sulla strada giusta.
Giusto quando mise piede in quello che potrebbe essere definito il vialetto, la porta di tale abitazione si aprì ed una veste azzurra e fine, di un tessuto che lasciava passare la luce, delicato e leggero sbucò dall'uscio, adagiato dolcemente sulla figura minuta di una donna dal dolce sorriso.
Un sorriso. Il primo che avesse visto da quando era giunto in questo angolo dell'Universo.
Ciò lo sbalordì.
Si fermò sui suoi passi, impietrito alla vista di un impiego così aperto delle proprie emozioni: un sorriso così semplice riusciva ad emanare amore, tranquillità, affetto e, per chi era abbastanza attento per notarlo, un filo di preoccupazione.
Non ci volle molto alla donna per accorgersi di quel giovane, scalzo, in veste notturna che la osservava con sguardo straniato.
Subito cercò di appianare i suoi lineamenti e rimettere sotto controllo, per quanto possibile, quell'ondata di sentimenti che in quel momento la attanagliavano; ma quando, osservato con più attenzione lo straniero, si accorse della sua carnagione, delle sopracciglia incurvate e di un paio di orecchie che da molto tempo non aveva più incontrato, si lasciò andare. Con passo sicuro gli si avvicinò.
«Buongiorno. Posso aiutarla?»
«Oh, mi scusi, non volevo disturbarla. E' solo che... sono stato attirato qui dal suo giardino; è l'unico che ho visto nei dintorni.» disse Kirk, riavutosi dal momentaneo stupore.
«Ed è l'unico che vedrà in tutta la città e in quelle confinanti, penso. E' un regalo, un piccolo privilegio donatomi da mio marito. Per questo gli sarò sempre grata.» 
Quando il giovane non disse nulla, ella cominciò a preoccuparsi.
«Sei sicuro di stare bene? Non sembri avere una bella cera. Vieni, entra.» disse, afferrandolo per l'avambraccio e tirandolo con dolcezza verso l'entrata.
«La ringrazio della sua ospitalità, ma non è necessario. E non ho tempo. Sto cercando una persona, ed è importante che la trovi il prima possibile.»
«Capisco. Ma non andrai molto lontano: sei pallido e disidratato. Non sei affatto abituato a questo clima così asciutto. Quando avrai bevuto, allora ti lascerò continuare nella tua ricerca: non voglio rischiare che tu svenga in mezzo alla strada. Ed ora vieni con me.»
Kirk non se lo fece ripetere due volte: innanzitutto la sete che era riuscito a sopprimere fino a questo momento si era fatta sentire, risvegliata dalla gentile offerta di un sorso d'acqua; altro motivo era la convinzione che sgorgava dalle parole della donna, così gentile, ma anche così determinata; e per ultimo, ma non meno importante, il suo istinto gli diceva che entrare in quella casa era la cosa giusta da fare.
Quando la porta si richiuse dietro di loro, la donna si tolse il velo che le ricopriva la testa fino alle spalle e lo appoggiò su un tavolino a lato. Ma Kirk non vide mai quel tavolino, perchè il suo sguardo era intento ad osservare i lineamenti, gli occhi, il colore, i capelli e le orecchie rotonde della sua ospite.
«Lei è umana.» affermò, ancora prima che l'informazione giungesse al suo stesso cervello.
«Esatto.» annuì la donna sorridenso «Sorpreso?»
«Sarebbe inutile negarlo.» riuscì solamento a rispondere.
«Siediti pure, ora ti porto qualcosa da bere. Rilassati un attimo, sembri stremato.» gli comandò bonariamente prima di sparire nella stanza a fianco.
Un'umana. Su Vulcano. Forse era la stanchezza dovuta alle poche ore di sonno e alla lunga camminata, forse era la sorpresa, forse la confusione degli avvenimenti che da tre giorni a questa parte lo avevano investito, eppure quest'informazione che, ne era sicuro, era importante non riusciva a dirgli nulla.
«Ecco qui.» offrì la donna, dirigendosi verso di lui con un bicchiere colmo di una bibita pura e trasparente.
«La ringrazio infinitamente.» affermò Kirk, prima di buttarne giù tutto d'un fiato il contenuto.
«Allora, cosa ci fa qui? Non si vedono molti umani da queste parti.» chiese la donna, incuriosita da un tale inaspettato incontro.
«Potrei farle la stessa domanda.» ribattè il giovane con un ghigno sulle labbra.
«Io mi trovo qui da molto tempo ormai. Io qui ci vivo. Felicemente.»
«E' strano sentire questa parola, "felicemente", su questo pianeta, immagino.»
«Non avere pregiudizi: i vulcaniani sono una razza, è vero, controllata e poco incline al divertimento, ma quando cominci a conoscerli meglio, quando cominci a comprendere la loro cultura, quando cominci ad abituarti al loro stile di vita, è lì che inizi a comprenderli. Sono un popolo straordinario; molto diverso da noi sotto alcuni aspetti, molto simili per altri.»
«Non voglio in alcun modo contraddirla; lei ne sa più di me. Ma quel poco che ho potuto osservare da quando sono qui, devo essere sincero, non mi sembra avvalorare la sua descrizione. Quei pochi vulcaniani che ho avuto l'opportunità di fermare, non sono stati tra i più gentili.»
«E cosa ti aspettavi? Nel tuo stato di cose è più che normale.»
«Non capisco.»
«Innanzitutto, come ti sarai accorto, non tutti qui conoscono il linguaggio standard. Inoltre, i vulcaniani sono molto rigidi e decorosi: chissà cosa avranno pensato nel ritrovarsi di fronte un umano, e per di più scalzo e in pigiama.»
Kirk non potè fare a meno di ridere della situazione. Ora che ci pensava, sì, il suo aspetto non doveva essere dei migliori.
«Sto cominciando a comprendere.»
«Ne vuoi ancora?» chiese la donna, indicando il bicchiere.
«No, la ringrazio. Posso farle una domanda? Non vorrei sembrarle sgarbato...»
«Ti stai chiedendo perchè mi trovo qui. Perchè vivo qui.»
«Esatto.» arrossì lievemente, imbarazzato dalla semplicità con cui quella donna riusciva a leggerlo.
«Mi sono innamorata. Ho seguito il mio cuore. Ed esso mi ha portato qui.» affermò con tutto il calore di cui era capace.
«Più o meno la stessa cosa che è accaduta a me.» disse Kirk a bassa voce, ancora prima di pensare alle parole che gli stavano uscendo di bocca. Quindi si riprese. «Mi scusi, ma ora devo proprio andare.»
Si alzò, e dopo aver fatto un leggero inchino del capo in segno di ringraziamento, si diresse verso l'uscita.
«Posso sapere chi stai cercando? Forse posso darti una mano.»
Kirk rimase interdetto. La situazione era già abbastanza delicata e privata; il fatto di includere un'altra persona in questa storia non gli suonava una buona idea, gli sembrava di macchiare il legame che lo collegava a Lui, al suo Ufficiale. Ma la fiducia che questa donna gli ispirava riuscì a sorpassare questo senso di intrusione, e Kirk non potè fare altro che cedere alla disponibilità dell'umana.
«Di certo lei può aiutarmi molto più di quanto possano farlo tutte le altre persone presenti sul pianeta.»
«Su questo sono d'accordo. Ma, ti prego, non darmi del Lei: mi fa sentire così vecchia. Diamoci del tu. Io mi chiamo Amanda, Amanda Grayson.»
«Io sono James Ki...» si fermò. Quel nome gli era familiare.
«Qualcosa non va?»
«Io... io ho già sentito questo nome da qualche parte...»
«Sì, può essere.» rise la donna «Sfortunatamente, come moglie dell'ambasciatore Sarek, il mio nome appare spesso in giro.»
Al chè, a Kirk si illuminarono gli occhi.
«Lei è quell'Amanda, la moglie dell'ambasciatore.»
«Sì, è quello che ti ho appena detto.»
«E madre di Spock.»
«Sì. Ma come fai a saperlo? Nostro figlio non è mai apparso in alcuna notizia, in pochi conoscono il suo nome; appare solo nella banca dati della Federazione...» disse lei di rimando, con un filo di preoccupazione.
«Piacere, signora Sarek... Amanda.» si corresse «Io mi chiamo James Kirk, e sono il Capitano della nave stella Enterprise. Sono qui per chiedere a tuo figlio di entrare a far parte del mio equipaggio.»
Amanda non disse nulla. 
«La persona che sono venuto ad incontrare» continuò Kirk, ora incoraggiato dalla situazione favorevole «è proprio tuo figlio.»
«Mi dispiace per te, ma hai condotto un viaggio vano: Sarek ha impedito a mio figlio di incontrarti, come ben saprai; si figuri diventare il tuo nuovo ufficiale.» disse lei dispiaciuta.
«Ti prego, Amanda, fammelo incontrare per almeno un'ultima volta. E' in casa?»
«Andrei contro il volere di mio marito se lo facessi.»
«Amanda, te lo sto chiedendo con il cuore: lasciamelo incontrare.»
La donna si stupì della determinazione presente in quegli occhi verdi e dorati: non era quella semplice di un Capitano in cerca di un ufficiale, era qualcosa di più forte, qualcosa che non riusciva a spiegarsi, ma che non poteva combattere.
«Anche se volessi, non potrei; Spock è di sopra, a letto: le sue condizioni sono peggiorate subito dopo essere tornato a casa dalla festa a bordo della tua nave. E non sembra migliorare.»
«Lasciami andare, non mi preoccupa un semplice malessere.»
«Non è per te che mi preoccupo, ma per lui: la riservatezza è molto stimata su questo pianeta. Se permettessi a te di vederlo in questo stato, non me lo perdonerebbe.»
A Kirk si fermò il cuore. Spock stava male, magari non gravemente, ma stava male. E gli era impedito di stargli accanto, di rassicurarlo, di curarlo. Le mani cominciarono a tremargli, tanto che dovette stringere i pugni per fermare quell'atto involontario.
«La prego. Ti prego.» furono le uniche parole che ora era in grado di dire e di pensare.
Era da tempo che una visione così triste e devastante non gli si presentava dinnanzi: la disperazione di un uomo. Un uomo che provava sentimenti, emozioni forti, un uomo a cui suo figlio non era legato solo da una nave e da un lavoro... doveva esserci di più. Che suo figlio fosse riuscito in quelle poche ore a trovare un amico? Un amico fidato, che riesca a comprenderlo e ad accettarlo. Amanda non lo sapeva. Ma quello era il minimo che potesse essere accaduto; perchè nulla inferiore ad un'amicizia così forte sarebbe mai riuscito a esprimere e scaraventare tutte quelle emozioni in due sole parole: "Ti prego".
Amanda non poteva più negargli nulla. Non poteva impedire a questo giovane Capitano di vedere il suo Ufficiale, il suo amico, il suo... qualsiasi cosa ci fosse tra quei due; e tantomeno poteva negarlo al suo stesso figlio.
Così disse semplicemente «Vai. La seconda porta a destra.» e si sedette sulla sedia, in attesa di qualsiasi cosa sarebbe successa di lì a pochi minuti.
   
 
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