Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: maryciel    12/11/2013    3 recensioni
Ciel, oggetto sempre più frequente di strane allucinazioni notturne, decide di affrontare una volta per tutte gli incubi che lo attanagliano notte dopo notte, a suo rischio e pericolo...si ritroverà così in un lontano passato in cui scoprirà le origini del suo prestigioso casato, si scontrerà con la storia di un ragazzo misterioso non molto lontano da lui, e soprattutto conoscerà un Sebastian diverso, completamente estraneo all'impeccabile maggiordomo che è al suo fianco!
(è la mia prima Fanfiction, siate clementi *inchino*)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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//Salve a tuttiii <3 chiedo immensamente perdono per il ritardo, ma tra impegni scolastici ed extrascolastici un altro po non mi ci raccapezzo più XP Siamo arrivati ad undici capitoli, non credevo di riuscire a superare il traguardo dei dieci, in tutta sincerità, e non credevo neanche che avrei avuto un seguito così alto! Grazie di cuore a tutti! spero che questo nuovo capitolo vi piaccia e riesca a strapparvi almeno una piccola lacrima di commozione. A me personalmente è successo, ma sarà che forse mi immedesimo troppo nei sentimenti dei personaggi.
Ad ogni modo, Buona Lettura
MaryCiel

Non ricordava cosa fosse successo.
In effetti non ricordava un bel niente.
Avvertiva la testa pesante, le membra stanche ma non doloranti, comodamente adagiate su qualcosa di morbido, e coperte da un lenzuolo per proteggerle dal freddo.
Però...si, forse qualcosa era successo.
Lo ricordava, anche se non nitidamente. Era stato...dov’era stato? Ah si...era andato alla magione...con quel che ne era inevitabilmente seguito. Ma, c’era stato davvero un seguito? In effetti il corpo non gli faceva male, anzi era circondato da un lieve tepore che stava avendo un meraviglioso effetto benefico sulla sua pelle infreddolita...avvertiva un ardente desiderio di tornare a riposare, ma si sforzò di destarsi del tutto, per capire ed analizzare a fondo tutta la faccenda.
Aprì le palpebre lentamente, e la prima cosa che vide fu il candido soffitto rischiarato dalla tenue luce delle candele, sparse un po’ ovunque in tutta la stanza. Tentò di sollevarsi lentamente, scoprendo con piacere di non essere vittima dei soliti dolori che avvertiva ogni volta che si recava alla magione nelle sue visite notturne.
La seconda cosa che vide fu un demone. Ma la cosa non lo spaventò, dopotutto era abituato alla sua presenza.
Proprio così, il demone era il piccolo Lionel, che seduto ai piedi del letto e con le mani in grembo osservava il pavimento con aria assorta, come se stesse seguendo un percorso mentale di difficile comprensione, costellato di domande irrisolte.
Per un minuscolo nanosecondo Desire pensò che fosse incredibilmente bello ed attraente, con quello sguardo infuocato ed indagatore ed i fili sottili di oscurità che gli incorniciavano il volto morbidamente.
Poi, i ricordi lo invasero come una secchiata di acqua gelida.
Era nella camera di Caliste, e la donna non ci aveva pensato due volte a vendicarsi della pesante offesa subita da quello che lei vedeva solo come un inutile moccioso, e non appena aveva visto il pugnale fendere l’aria senza la solita esitazione che la caratterizzava, aveva creduto fosse davvero arrivata la sua fine, ed era stato invaso dal più puro terrore, se non che....una mano l’aveva fermata.
Una mano smaltata del più puro nero dell’inferno aveva afferrato rapida il polso della carnefice, che con uno sguardo incredulo e pieno di ira si era voltata, ritrovandosi i demoniaci occhi di Lionel a pochissimi centimetri dal suo volto, con uno sguardo che avrebbe fatto tremare le montagne più salde. Ed era stato proprio Lionel a portarlo via da quel luogo. La donna gli aveva domandato rozzamente chi fosse, ma egli non aveva replicato, lo aveva afferrato delicatamente e con passo felpato quanto quello di un felino si era allontanato dalla finestra, inseguito dalle urla di Caliste che probabilmente avranno svegliato metà magione.
Si era assopito tra le sue braccia dunque...solo a quel pensiero il suo cuore ebbe un sussulto, e portò le mani a stringere le spalle in un gesto quasi involontario, come a voler ricreare quell’abbraccio che doveva aver avuto luogo poco tempo prima, ma che gli sembrava lontano anni luce.
A quel gesto Lionel si voltò appena, richiamato dal movimento, ma con sua grande sorpresa, non mutò affatto espressione.
Si sarebbe aspettato il solito sorriso cordiale, e il non vederlo lo turbò non poco.
Piuttosto, era come...come se riuscisse a scorgere qualcos’altro nel suo sguardo, oltre l’indifferenza....sembrava uno sguardo ferito. A quel pensiero si sentì gelare dall’interno.
-Cosa significa tutto questo Desire?-
-C-cosa significa cosa?- la sua voce era tremante, al contrario di quella del compagno, che era ferma e decisa.
-La tua fuga, quella donna, e soprattutto...- Lionel si alzò mollemente, dirigendosi tranquillo, con sguardo indifferente, come se fosse una faccenduola di poco conto, verso il baule accostato all’armadio....Desire ebbe un nuovo sussulto. Lionel lo aprì lentamente, mostrandone il prezioso contenuto
-.....questo! COSA SIGNIFICA TUTTO QUESTO? TI DEGNERESTI DI SPIEGARMI? PER POCO NON FINIVI SQUARTATO, SE NON TI AVESSI SEGUITO MI SPIEGHI CHE SENSO AVREBBE AVUTO TUTTO QUESTO?-
dal Lionel calmo e tranquillo di qualche attimo prima si era trasformato in pochi secondi in una bestia furiosa dalla voce roca, che chiedeva a gran voce una risposta a quell’interrogativo, sapendo benissimo di averne più che diritto e dispostissima ad estrapolarle anche con la forza se necessario.
-..Che cosa sei in realtà?-
Sapeva cosa voleva, ora. Conosceva il perché di quello sguardo affranto, di quelle urla demoniache. Voleva semplicemente risposte. E all’improvviso, come un illuminazione che ti porta a scoprire e risolvere in un batter d’occhio la soluzione di tutti i perché di questo mondo, Desire capì cosa doveva fare, cosa era giusto fare, che avrebbe dovuto fare fin dall’inizio. Dirgli semplicemente la verità. Rivelargli il suo segreto, scoprirsi completamente dinanzi a lui. Se non lo aveva fatto prima era perché un po’ lo temeva, ma non era questo il vero motivo. Gli costava ammetterlo, ma il suo orgoglio non gli permetteva di fidarsi di nessuno, ne di permettersi il lusso di poter dipendere dagli altri. Così aveva fatto con sua sorella ed il risultato era sotto i suoi occhi.
Si sollevò lentamente dal giaciglio con sguardo deciso, sospirante e quasi sognante, come fosse invaso dalla dolcezza di un remoto ricordo. Si alzò in piedi, avvicinandosi al demone ancora furente, ma piuttosto sorpreso dalla sua reazione, sfidandolo faccia a faccia, immergendosi ancora una volta nel suo cremisi, tentando di resistere a quella strana ed impercettibile sensazione di accarezzare quel delicato volto.
-Io sono un Conte, Lionel.-
il giovane demone arretrò incredulo di un passo, schiudendo appena le labbra e spalancando gli occhi per la sorpresa
-C...conte?-
-Si Lionel...io sono Desire Phantomhive, primogenito maschio del defunto Conte di Phantomhive, erede del casato di diritto, anche se ripudiato...-
No, non riusciva a crederci! Sul serio, non poteva essere vero. Il piccolo e giovane servo isolato ed umiliato da tutto e da tutti, in realtà era un Conte, un giovane di nobili natali, abilmente mescolato tra le genti di ogni rango, in attesa di riprendere il suo posto nel mondo, o di qualcuno che lo aiuti.
Era stato così cieco da non accorgersi di nulla, tutto preso com’era dall’eccitazione, dall’emozione....
Lionel ripercorse lentamente e con attenzione tutto il tempo passato insieme, alla ricerca di un indizio.
Si, a ripensarci, i segnali c’erano stati. Quel modo di parlare così fine e ricercato, non appartenente alla gente comune, i suoi delicati ed aggraziati movimenti, le stranissime coincidenze tra le poche informazioni sul suo passato e il misterioso incendio della residenza....e poi il contenuto del baule...certo, quello ne era la prova inconfutabile.
-Desire...perchè?-sussurrò il demone con un fil di voce
-Perché? Beh, non dipende da me...non ho scelto io di vivere così!-
-Perchè non me lo hai detto?-
Desire si sedette di nuovo sul morbido giaciglio, stringendosi nelle spalle e cominciando a perdersi nei ricordi, ignorando, o fingendo di ignorare la sua domanda
-è successo circa un anno fa...vivevo con la mia Nobile Madre e con il mio Nobile padre, nella villa in cui ora sono ridotto a fare il misero sguattero....non mi separavo mai da mia sorella maggiore, lei era la mia guida, il mio punto di riferimento...eravamo legatissimi, e lei era la creatura più bella e dolce che madre Natura abbia mai creato.
A causa degli impegni che assorbivano completamente la nostra Nobile Madre avevamo con noi una balia, che è sempre stata buona con noi...spesso le disobbedivamo, ma non ci siamo mai cacciati in guai seri, e le eravamo davvero affezionati- il giovane si morse le labbra –insomma, era l’idillio...sino a che un’immane tragedia non ha completamente distrutto le nostre vite!-
-L’incendio....- sussurrò Lionel
-Ci salvammo per miracolo io e mia sorella, ma ciò costò il sacrificio dei nostri genitori...fummo caricati in fretta su un carro, non avemmo neanche il tempo di pensare che fummo trasportati in un villaggio sperduto, che ci sembrò ai margini del mondo, il nostro mondo.-
Per un secondo il piccolo sospirò, sotto lo sguardo attento del demone, che lo ascoltava e lo fissava con assidua insistenza
-Fummo accolti in una sede temporanea, ma capimmo subito che dovevamo tornare se volevamo far valere i nostri diritti e riprenderci la nostra casa...e quando arrivammo di nuovo a Londra...beh...trovammo la reggia ricostruita e la nostra balia che per diritto nobiliare era diventata la nuova Signora del casato...-
-Caliste!- mormorò Lionel
-Chiedemmo che ci restituisse il diritto di eredità, ma la richiesta non fu accolta...ci relegò a semplici servi, e cominciò a chiedere...a chiedermi...delle, come dire...”prestazioni”...a cui mia sorella si oppose fervidamente, dicendo che avrebbe dovuto prima passare sul suo cadavere prima di potermi mettere le mani addosso-
-Detto fatto...-
-Sapevo che qualcosa era nell’aria, lo sentivo, come una strana presenza alle nostre calcagna, come un presagio di morte...ma non dissi nulla a mia sorella per non farla preoccupare...una notte, la notte più maledetta di tutte, quella in cui si sono giocate le sorti della mia anima, mi disse che usciva perché aveva dimenticato qualcosa al castello...sapevo che se n’era accorta, provai a fermarla ma senza successo...e non tornò mai più a casa...-
A quel punto Desire si rannicchiò senza dire più nulla, con le ginocchia poggiate al petto e i ricordi a tormentargli la coscienza.
-In tutto questo però non hai ancora risposto alla mia domanda!-
-Quale sarebbe?-
-Perché non mi hai detto nulla di tutto ciò?-
-Perché...beh...perchè io...- il giovane sollevò appena gli occhi sul demone, in piedi, in attesa, le pupille che brillavano dall’emozione
-Perché...non ero sicuro di potermi fidare di te. Tutto qui-
Per Lionel fu come se lo avesse colpito un fulmine a ciel sereno...come...come aveva potuto dirgli una cosa del genere? Lui, lui che lo aveva salvato più volte, lo aveva aiutato, avevano vissuto fianco a fianco per, non aveva contato neanche il tempo...lui che invece si era fidato, lui, un demone, che aveva persino cominciato ad affezionarsi a quel piccolo cucciolo di umano senza famiglia, sperduto nella notte sotto la pioggia...era furente di rabbia, ma non glielo lasciò scorgere, poiché si coprì in un secondo lo sguardo con la frangia, mentre un lampo di ira cremisi gli inondava lo sguardo
-Già...non ti fidi di me, è ovvio, dopotutto sono un demone...una creatura infernale, un rifiuto...-
-No Lionel, non è questo, io..-
-SILENZIO!-
con un urlo inferocito il demone piombò addosso al più giovane, inchiodandolo con il corpo sul giaciglio, il corpo fremente per l’emozione
-Dopotutto...sono solo un demone, e come tale...richiedo sempre un compenso per i miei servizi...-
-Ti..ti ho promesso la mia anima, l’avrai!- sussurrò Desire, che cominciava ad essere spaventato da quel comportamento così insolito
-Già, quella...ma tu...mi hai venduto l’anima soltanto per “quel” servizio...ma per gli altri...gli aiuti, i salvataggi..cosa mi darai in cambio?-
la sua voce era differente, diversa, roca, quasi minacciosa, sussurro e presagio di sventura
-Non...non ho nulla da darti..-
-Uhm..- Lionel lo squadrò con i suoi occhi da demone, un sorriso beffardo sul volto
-dopotutto qualcosa ce l’avresti..-
-C-cosa?- chiese Desire in un sussurro, quella conversazione stava prendendo un brutto corso
-Ad esempio..- il diavolo si abbassò fino al suo orecchio, come se volesse confidargli un segreto -..il tuo corpo!-
Con un brusco movimento delle mani, sino a quel momento inchiodate al materasso, il più grande strappò senza ritegno la giacca e la camicia dell’altro, esponendolo al gelo della stanza
-L-LIONEL!-
Desire si rannicchiò di scatto, terrorizzato, cos’era tutto ad un tratto quel cambiamento repentino? Non..non stava mica per...
-No Lionel...non farlo!-
l’altro non lo ascoltò, intento com’era a prendersi la sua rivendicazione su quel giovane impudente che aveva osato trattarlo come un volgare servo.
Insinuò velocemente una mano nei suoi intimi anfratti, accarezzandolo come dolcemente lungo il suo tratto maschile non ancora del tutto formato, e mancante completamente di esperienza. Desire non potè far altro che lasciarsi sfuggire un sospiro, avvampando in volto come un fiammifero, non avvezzo a certe attenzioni.
Il demonio sorrise malizioso, aveva visto la sua preda imbarazzata in molte occasioni, tuttavia vederla sconvolta ed allo stesso tempo preda del piacere era una vista che non aveva assolutamente eguali...candido come un bocciolo di rosa, macchiato dal rosso peccato, il più grave di tutti.
Continuò a rendergli attenzione, indifferente alle suppliche del giovane, che a tratti riusciva a sussurrare deboli richieste di pietà, nulle contro la collera del demone.
Dal suo canto infatti Desire era spaventato a morte, sentiva l’impulso di scappare, voleva scappare, tuttavia dentro di se avvertiva il desiderio di continuare quel piacevole gioco per i suoi sensi intorpiditi, tantopiù che il suo corpo non era coerente con le sue suppliche, poiché si spingeva impudicamente contro la mano del peccato, alla ricerca di più attenzioni, stupido corpo adolescente in balia degli ormoni. Sentiva dentro di se che era completamente sbagliato, dovevano finirla, non riusciva a sopportarlo, per lui era come una dolce tortura, desiderava ma non voleva, si opponeva con tutto se stesso.
-Ti prego...Lionel..-
-Zitto!..maledetto...-
-Lionel..L-LIONEL!-
le attenzioni del demone fecero arrivare al culmine il giovane, che si riversò per la prima volta in tutta la sua vita, tra le dita dell’altro, che ridacchiò portandole alle labbra impudicamente
-Tzk! È stato più semplice del previsto..-
Avrebbe continuato fino a sfinirlo del tutto, si, lo avrebbe fatto, si sarebbe preso il suo corpo, la sua anima, e sarebbe andato via per sempre, lontano da tutto ciò che erano stati...lo avrebbe fatto se solo non si fosse accorto dell’unica, sofferente, innocente ed indifferente lacrima che lentamente scivolava lungo il volto del giovane, percorrendone i graziosi lineamenti, inumidendogli la candida guancia, sfilando accanto alle labbra, serrate e tremanti, nello sforzo di trattenere i gemiti ed i singulti del pianto, che leggermente si stava impossessando di lui...
come incantato, seguì il suo percorso, fin quando non ne scorse altre, piccole, quasi uguali alla prima, compiere il suo stesso percorso, nascere dalle palpebre sofferenti, inumidendo le ciglia, e morire sotto il suo collo, testimoni del dolore interiore di colui per cui, per la prima volta, aveva provato un po’ di affetto.
In un solo, minuscolo istante, sembrò tornare il Lionel di sempre, la coscienza si risvegliò di scatto, seguita irrimediabilmente dal rimorso dell’errore commesso.
Con la stessa mano con cui gli aveva inflitto quella deplorevole tortura, ora tremante, si avvicinò al suo viso, provando a sfiorarlo con dolcezza, viso che si ritirò di scatto, come se si fosse ustionato, mentre i suoi occhi più profondi dell’oceano tornavano a guardarlo, in un misto di dolore e terrore.
-Desire...- sussurrò Lionel, con sguardo basso
Il giovane voltò il capo come sprezzante, serrando i denti, voleva apparire indifferente ed irritato, ma riusciva solo a sembrare un pulcino spaurito, fin troppo coraggioso.
-Hai...hai terminato?- cercò di usare un tono fermo per quanto gli fosse possibile
-Desire, io...-
-Ti ho chiesto se ti sei divertito abbastanza...-
-Non è stato un divertimento per me-
Desire lo fissò con uno sguardo così penetrante e terrificante che avrebbe potuto procurare incubi a chiunque avesse potuto scorgerlo...venature rosse, pupilla ridotta a poco più che un puntino tremante ed un volto deturpato dal dolore.
E difatti Lionel restò non poco scosso da quello sguardo.
-Oseresti dire che non lo è stato? Ti conosco troppo bene demone, il peccato è il tuo mestiere-
Desire si rannicchiò su un fianco tremante di rabbia, ad occhi chiusi, come rassegnato al seguito, come se non fosse più affar suo continuare, come se avesse deciso di morire da un momento all’altro solo per ripicca.
Lionel lo guardò per un momento, senza sapere cosa fare...come scusarsi per le sue imperdonabili azioni? Come giustificare quel deprecabile gesto? Come farsi perdonare? Dopo tutto ciò che aveva appreso non credeva esistesse al mondo un essere dalla mente più impenetrabile del suo padrone, e d’altro canto non era un essere umano, non conosceva i loro sentimenti, ne modi di fare...conosceva solo l’istinto, ed esso gli diceva soltanto una cosa, si spingeva dentro di lui, affacciandosi man mano alla sua mente, sovrastando ogni possibile ragionamento...alla fine l’ebbe a vincere, non sapeva nemmeno se avrebbe funzionato.
Si sdraiò dietro di lui, come era solito fare per proteggerlo durante la notte, passandogli una mano sul braccio e portarlo a far aderire la sua schiena contro il proprio petto, sussurrandogli flebilmente all’orecchio.
-Ti prego, perdonami...-
Desire, dopo le prime strenue opposizioni rilassò finalmente i muscoli, cedendo alla sua ferma ma delicata stretta...d’altronde, non avrebbe potuto fare altro.
Era ormai l’unico essere al mondo di cui avrebbe potuto avere un briciolo di fiducia...in cui avrebbe potuto riporre un minimo di speranze...era apparso quando tutti lo avevano abbandonato, lo aveva aiutato, e lui cosa aveva fatto? Aveva anche tradito la sua fiducia...inoltre, c’era qualcos’altro dentro di lui, che lo spingeva irrimediabilmente a perdonarlo, a perdonargli tutto...sentiva ogni momento crescere qualcosa, nel cuore, nello stomaco, nella mente, una consapevolezza che lentamente prendeva forma, che cercava di reprimere in tutti i modi, ma che era arrivata inevitabile...si era limitato però a catalogarlo come “affetto”, e ciò doveva rimanere.
Si voltò di scatto, stringendolo forte tra le braccia e premendo il capo contro il suo petto.
Era un segno di riappacificazione, una muta richiesta silenziosa, che Lionel stavolta intese alla perfezione...sorrise dolcemente, cominciando ad accarezzargli il capo come aveva preso a fare da un po’ di tempo per farlo assopire, specialmente nelle notti in cui era particolarmente agitato.
Non parlavano, si sentivano, vivevano e perdonavano a vicenda, il tutto stretti l’uno all’altro, in attesa dell’alba che avrebbe segnato la fine, ed un nuovo inizio per entrambi.

  
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