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Autore: LunaMag    12/11/2013    1 recensioni
Grazie alla mia migliore amica ho conosciuto i Fun. Proprio lei mi ha convinta a scrivere una storia su di loro, perchè sto passando un periodo difficile, e distrarmi mi aiuta. In questa storia parlo di una ragazzina di 16 anni di nome Miriam che, a causa del suo spirito ribelle, viene portata fuori dall'italia per passare l'estate in una specie di collegio. Anche lì lei riuscirà a far risaltare il suo spirito, conoscendo nuove persone e divertendosi da matti.
Ovviamente, non mancheranno i problemi e le preoccupazioni.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Jack Antonoff, Nate Ruess, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Quel mattino ci svegliammo a causa di alcuni forti rumori, qualcuno batteva dei pugni sulla porta, sempre più forte.
Poi sentimmo la voce di Donatina:” Ragazze, svegliatevi dai! Vi siete scordate che oggi la colazione era stata anticipata di mezz’ora?? SVEGLIA!”
Ci alzammo di scatto:ci era completamente passato di mente! Dissi a Donatina che eravamo quasi pronte e, in fretta e furia, ci vestimmo.
Circa dieci minuti dopo eravamo già sedute al tavolo, pronte per consumare la nostra colazione.
Quella mattinata saremmo dovute andare ad un museo: il museo del “belvedere”. Sapevo che sarebbe stata una giornata molto noiosa, all’interno del museo vi erano le evoluzioni nel tempo dei vestiti di gala utilizzati dalla gente ricca.
Fissai la tovaglia di un bianco molto strano, mi ricordava qualcosa, una camicia, che apparteneva a qualcuno, qualcuno che era stato molto importante per me: Jack.
Ma ormai avevo voltato pagina, lui per me ormai era solo un amico,niente di più. Avevo voltato tante volte pagina nella mia vita e questa volta l’avevo fatto nella speranza che fosse l’ultima ,dato che era sempre difficile, ma la cosa bella di quando succede è che guardi il mondoö in modo diverso, come se fossi appena uscita dal grembo materno, come se tutto il mondo fosse nuovo e stesse aspettando solo me per essere scoperto.
I miei pensieri terminarono non appena il mio sguardo passò dalla tovaglia ai biscotti al cioccolato. Ne presi una manciata, li posai su un fazzoletto e li mangiai. Poi ne presi altri e, cercando di non farmi vedere, li chiusi in un fazzoletto e li misi in borsa. Almeno avrei mangiato qualcosa durante la mattinata!
Appena finita la colazione,Donatina ci invitò ad aspettarla nella sala grande, dove facevamo lezione di postura. Dopo qualche secondo entrarono delle persone con delle scatole.
Su ogni scatola c’era scritto il nostro nome: incuriosite ci avvicinammo e Donatina disse:” Beh, dato che usciamo ognuna di voi deve indossare una divisa!”
No, ti prego, una divisa no! Io ho sempre odiato le divise, ci rendeva tutti così uguali!
Salimmo in camera, aprimmo la scatola: era peggio di quanto potessi lontanamente immaginare.
Vi era una gonna che arrivava al ginocchio di un colore simile al rosa confetto, un camicia bianca e delle scarpe rosa e bianche con un piccolo tacco. Io non capisco perché tutto debba essere rosa. All’interno della scatola c’era anche una foto che ci illustrava come indossare in modo adeguato la divisa. A me non interessava metterla in modo giusto, per me era già un grande sacrificio indossarla.
Il colore era terribile, ma il tessuto era bellissimo: si adattava perfettamente al mio corpo, e quando lo indossavi ti sembrava che ti stesse scivolando un velo finissimo lungo tutto il corpo.
Nonostante ciò, lasciai scivolare la camicia sulla gonna, odiavo metterla dentro i pantaloni, figuriamoci dentro la gonna!
Syria invece era impeccabile: aveva seguito alla perfezione la foto e si era anche raccolta i capelli in un tuppo elegantissimo,coperto da una retina, io invece li avevo lasciati sciolti.
Una volta scese Eufemia mi guardò e iniziò a ridere:” E tu saresti una ragazza elegante? Dovresti provare a legarti quei capelli da medusa e a mettere in dentro la camicia, solo così potresti somigliare alle altre!”
La ignorai. Non volevo farmi rovinare la giornata da una persona antipatica come lei. Arrivarono tutte le altre ragazze che, ovviamente, erano impeccabili. Si allontanarono da me e Syria e parlavano tra loro, notando il fatto che io non avessi seguito la foto. Nulla di più patetico.
Iniziammo ad andare in fila per due verso il museo. Eravamo quasi arrivate quando all’improvviso i miei occhi incrociano lo sguardo di un ragazzo (con  il mio stesso stile) che era seduto sui gradini del museo e che, con gli amici, si divertiva a prendere in giro le persone che vi entravano. Guardai meglio: era Alessio.
Cercai di nascondermi: non doveva vedermi vestita in quel modo assurdo.
Per fortuna in poco tempo siamo riuscite ad entrare, quindi mi tranquillizzai,di certo non mi aveva vista.
Donatina ci disse che non avevamo una guida, quindi potevamo visitare i settori che più ci piacevano.
Senza esitare andai a visitare il settore dei vestiti scartati perché troppo provocanti.
Mi fermai dinanzi ad un vestito nero, con una spacco che arrivava fin sopra le cosce e con una spallina finissima da un lato, mentre dall’altro era privo di spallina. Era fatto in seta, così sottile che si potevano intravedere le superfici grigiastre del manichino
Era stupendo. Ad un certo punto sentii una voce:” Credevi che non ti avessi vista?”
Quella voce era calda, cupa, inconfondibile: era senz’atro lui.
“A-alessio? Che ci fai qui?”
“Beh ero fuori e ti ho vista entrare…ti dona molto il rosa!”
“Oddio no, lo odio! Non avrei potuto desiderare nulla di più orribile! Quel vestito, quello si che è bello!”
“Direi che ti donerebbe parecchio…hai delle gambe bellissime” Disse guardandomi le gambe. Era riuscito a perdere tutta la timidezza che aveva il giorno prima, che ragazzo strano!
Continuammo a parlare per parecchio tempo, finchè non arrivò l’orario di tornare nel punto d’incontro.
“Beh io adesso devo andare…ma…se vuoi stasera puoi venire al mio albergo, nella mia stanza, così parliamo un altro po’…”
“Ma certo! Beh ci sentiamo su Whatsapp per l’orario, così mi dici anche in che albergo ti trovi!”
“Vaa bene”
Gli stampai un bacio rumorosissimo sulla guancia,aveva delle guancie morbidissime e molto profumate. E me ne andai.
Tornammo in albergo in tempo per il pranzo. Raccontai a Syria di Alessio.
“Miriam, in Russia stai facendo colpo su molte persone!”
Scoppiammo a ridere. “Ma cosaa…io e Alessio siamo amici. Non ci lega nesssun’altro sentimento!”
Syria mi guardò:” Non mi è nuova questa frase!!” Ricordavo bene per chi avevo usato le stesse parole,ricordavo benissimo quel giorno. La mia mente aveva conservato gelosamente tutti i ricordi che riguardassero Jack.
Ma ero seria, io e lui eravamo solo amici. Niente di più.
“Ah Miry, stasera Nate mi porta in un ristorante…ti dispiace se rimani da sola?”
“Tranquilla, tanto ci sarà Alessio a farmi compagnia.” Le dissi sorridendo. “Ma…devi dirmi ogni singola cosa non appena tornerai,altrimenti non ti faccio andare!”
“Quelle sono cose scontate!”
Syri si addormentò, io invece rimasi a giocare con Lucky, era troppo bello.
Più tardi andammo a svolgere le varie lezioni e cenammo. Syri si cambiò e uscì. Io rimasi in camera, indossai un paio di leggins e una maglia larga e mi stesi sul letto. Sentii bussare: Alessio era arrivato!
Lo feci entrare, e ci sedemmo sul divano a parlare e a guardare un po’ di televisione.
Dopo circa dieci minuti gli argomenti si fecero un po’ piccanti. Iniziò a chiedermi se fossi vergine e cose del genere. Wow, da essere timido era diventato il ragazzo più esplicito al mondo!
Dato che non sono mai stata una persona bugiarda gli dissi la verità, ovvero, che le mie esperienze si limitavano a dei preliminari, niente di più.
Lui invece, mi ha confessato di non aver mai fatto nemmeno quelli. Beh uno dei pochi! Mi sentii a dir poco onorata ad aver trovato un ragazzo che non avesse ancora fatto nulla alla sua età.
Beh subito dopo lui arrossì e cambiammo discorso. Era strano come riuscisse ad essere esplicito ma allo stesso  tempo timido.
Dopo un po’ notai che aveva la zip dei pantaloni aperta, quindi dissi:” Qualche uccellino vuole volare!” E iniziai a ridere. Lui non capì, allora toccai la zip con il dito e finalmente capì.
Continuai a prenderlo in giro dicendogli cose tipo:” Eeeh il pistolino vuole volaree!” O cose stupidi simili a queste.
Notai che divenne rosso in viso. Non riuscivo a capire se tutto ciò fosse dovuto alla vergogna oppure se si stesse infuriando. Lui mi disse:” Se non la smetti ti blocco!”
Io lo guardai fisso negli occhi. Faceva uno strano effetto, mi vennero i brividi. I suoi occhi erano così stupendi e profondi.
Per provocarlo continuai a prenderlo in giro. All’improvviso si avvicinò a me e mi fece finire per terra,sul morbido tappeto. Mi bloccò le braccia e si poggiò su di me.
Non opposi affatto resistenza, non volevo, quel momento era bellissimo. I nostri volti avevano pochi millimetri di distanza, ci continuavamo a fissare e ad avvicinare sempre più.
Notai anche che si stava iniziando a “svegliare” qualcuno, proprio sotto la cinghia dei suoi pantaloni.
Quel momento era perfetto, la vicinanza delle nostre labbra era diventata minima.
Il sorriso sul suo bel volto sembrava un arcobaleno e io voletti baciarlo.
Il primo bacio fu lento,dolce, quasi impercettibile. Poi le nostre labbra si staccarono, ci guardammo. Quello sguardo fu una delle cose fondamentali: mi guardò come se mi stesse chiedendo il permesso di continuare a posare le sue labbra sulle mie.
Ci baciammo ancora e ancora. Lui mi prese in braccio, ero aggrappata a lui a cavalcioni, ci mettemmo sul divano.
Mentre quella magia continuava,lui iniziò ad accarezzarmi i capelli, poi il collo,fino ad arrivare al seno. Io invece, gli accarezzai il petto, dopodiché la mia mano erano fuori controllo, ero presa dalla passione e scendeva sempre più, finché non trovai l’attaccatura del bottone.
Arrivata a quel punto, lentamente, gli sbottonai il pantalone a abbassai la zip,e feci una leggere pressione, lui ansimò. Le sue mani passarono sui miei fianchi e subito dopo sotto la mia maglietta.
In quel preciso istante qualcuno bussò alla porta. Non sapevo chi potesse essere, ma di certo non avrei mai immaginato che si trattasse proprio di quella persona.

  
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