Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Kingdommarco    12/11/2013    7 recensioni
Seguiamo le avventure di Him, un eroe casuale e dal nome maledettamente originale, nel suo magico mondo, all'insegna della monotonia e del nosense.
Questo è Fantasy. Buona fortuna, oh lettore.
Ogni riferimento a personaggi reali di pubblico dominio e famosi è puramente a scopo satirico e ironico, non vi è alcuna avversione da parte dell'autore nei confronti dei personaggi reali citati nella storia.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questo è… un fantasy.

Sapete cos’è un fantasy, no? Streghe, mondi incantati, castelli fatati e lande meravigliose e incontaminate, storie che fanno volare la fantasia nel regno dell’immaginazione; come in Harry Potter i magici corridoi di Hogwarts sono pervasi di magia e storia, o come a Narnia si respira un’aria di pura spensieratezza e al Campo Mezzosangue lo spirito d’avventura e la competitività prevalgono su ogni cosa, qui non prevale un bel niente, e non aspettatevi nulla di tutto ciò da questo romanzo.

Dite la verità, vi sta passando la voglia di continuare nella lettura, eh? E pensare che di solito il primo capitolo dovrebbe invogliare il lettore, incuriosirlo.

Per questo fantasy, mi serve un eroe. Un eroe vero, valoroso, cinico, testardo e pigro, masochista e anticlericale (no, le ultime due è meglio di no.), che sappia prendere di testa le situazioni, ma anche di spalla e di corpo, e se basse, anche coi piedi. Ma… chi? Un mago? No, troppo mainstream. Un cavaliere! No, già visto. Un orco? No, la Dreamworks mi citerebbe per plagio. E allora cosa? Un… un… eroe, ecco, senza scendere nei dettagli.

Ecco, e ora devo introdurlo. Ma quale romanzo inizia con l’eroe introdotto così, su due piedi? Ci vuole una bella situazione da thriller, di quelle che farebbero venir voglia di un tranquillante a Dan Brown. Ecco a voi:
 

Una goccia d’acqua, poi un’altra ed un’altra ancora.

Impattavano sulla sua schiena, ma lui correva, non poteva fermarsi. Una curva, poi un’altra ancora e la terza subito dopo. Si chiedeva se avrebbe mai trovato l’uscita, in quel dedalo di cemento armato e calcestruzzo, e se ci sarebbe mai arrivato sano e salvo. Si voltò: gli stava ancora alle costole.

Un altro passo, e via dietro un altro angolo. Il cuore gli batteva all’impazzata, i vestiti madidi di fango e sudore intralciavano non poco i suoi movimenti, ma non aveva scelta, doveva correre. Una gamba dopo l’altra, avanti e indietro, prima la destra poi la sinistra o viceversa, non aveva importanza in un momento simile. Una goccia dalla fronte imperlata di sudore gli colò sul naso, ma fermarsi ad asciugarla adesso non era propriamente definibile un’ottima idea.

Lo aveva distanziato di cento metri, ed ecco che giunse all’ennesimo angolo e la sua massa corporea impattò contro una massa fredda e solida, che interruppe bruscamente la sua fuga da… quell’essere (Traduzione: girato l’angolo, diede di testa in un muro.).

I passi del mostro si facevano sempre più intensi, e lui era in fondo ad un vicolo cieco: doveva pensare in fretta. La sua corsa… poteva fermarsi lì. Per sempre.
“Ehi, amico!” Disse. “Non dirai sul serio, vero?”



“Ehi, ce l’ho con te!”

Con… con me?

“Si, proprio con te, genio criminale! Cosa pensi di fare, ora? Uccidermi davvero, così, all'inizio del prologo?”

Non lo so, e anche se fosse, non ti riguarda.

“Ma non mi riguarda un corno, a rimetterci la pelle sono io, non tu!”

Senti, ti rendi conto che sei un personaggio e stai litigando col tuo autore?

“Stupidi tutti gli altri che non l’hanno fatto, ma sappi che non sono l’unico. Ti pare che Piton e J.K. Rowling non abbiano battibeccato per tre mesi sulla sua morte?”

Basta, basta, vuoi farmi uscire il capitolo dai limiti di lunghezza? Dimmi cosa vuoi!

“Risparmiami.”

E io… cosa ci guadagno?

“Meschino, lo scrittore… e beh, non mi ribellerò più…”

Affare fatto!

“… per le prossime due pagine, ma oramai hai accettato, niente ripensamenti! Avanti, su, trova un modo per salvarmi.”

La fai facile… ci provo, dai.

“Ti conviene.”

I passi del mostro si facevano sempre più intensi, e lui era in fondo ad un vicolo cieco. Un tonfo metallico, un esplosione e un lampo di luce. Volò all’indietro, schiena a terra, e una pietra gli cadde proprio sulla gamba.

“Insomma!”

… e una pietra gli cadde accanto, sfiorandogli la gamba.

“Così va meglio.”

Socchiuse gli occhi, e raccolse gli occhiali da terra. Inforcate le lenti, non potette fare a meno di notare che la parete che bloccava il passaggio era saltata in aria, e fu semplice scoprirne il motivo. Un elicottero, con la scritta gialla SWAT su un fianco, era sospeso a mezz’aria appena fuori l’apertura. Un agente gli tendeva la mano. “Afferrami e salta su!” Gli urlò.

“Cosa? La SWAT? Sul serio?”

Tu volevi un salvataggio e io non avevo idee migliori, non ti sta bene?”

“Per niente, non è verosimile!”

Stai scappando in un labirinto da un mostro, questo è un romanzo fantasy e io sto litigando con un personaggio che non esiste e che ho creato io, nulla è verosimile qui, insomma!

“Calmo… Trova un’altra soluzione, dai… che ne so… Ecco, dammi una spada!”

Spada? Non è troppo scontato?

“Dammi una pistola, allora.”

E’ fuori luogo!

“Avevi inserito la SWAT e ora mi dici che una pistola è fuori luogo?”

Ok, hai vinto tu. Pistola sia.

I passi del mostro si facevano sempre più intensi, e lui era in fondo ad un vicolo cieco. Il mostro sopraggiunse, e potette finalmente vederlo, faccia a faccia. Era alto almeno tre metri, stava retto su due zampe… o erano tre, impossibile dirlo. La coda spinata sbatteva contro il pavimento, come la zampa d’un toro che carica per attaccare. Il muso era quello di un alligatore, e il presagio di morte emanato dalla sua bocca era tangibile nell’aria. L’uomo ebbe appena il tempo d’estrarre l’arma e caricarla, che il mostro gli fu addosso. Il tempo di sollevare il braccio armato e di contrarre il dito indice, schiacciando il grilletto e sparando un concentrato di piombo e morte dritto nel collo della bestia.

La belva esitò, e un’altra pallottola la raggiunse, al centro del petto. Cadde in terra all’indietro, esalò i suoi ultimi respiri e dalla bocca iniziò a sgorgare rigoglioso un ricco rivolo di sangue.

“Ottimo.” Disse l’uomo. “Adesso l’uscita. Ci pensi tu, amico?”

Cosa? Ovviamente no, almeno quella te la trovi tu!

“Mi fai lavorare senza pagarmi, ho appena ucciso un mostro tutto da solo e devo anche cercare l’uscita!?”

Non ti pago perché neanche esisti e il mostro l’hai ucciso con la pistola che ti ho dato IO.

“E dammi anche un uscita, che ti costa?”

Mi costa che ai lettori non interessa vedere un eroe che ha tutto sotto il naso, per fare un bel fantasy devi guadagnarteli, gli obbiettivi!

“E quindi… per un bel fantasy, devo trovarmi l’uscita?”

Esattamente.

“Da solo.”

Esatto.

“E va bene.” Si voltò e si incamminò lungo il corridoio da cui era arrivato, scavalcando con un balzo il cadavere del mostro. Avanzava a passo spedito lungo il corridoio. Ad un bivio, decise di prendere la strada che non aveva preso prima, in modo da esplorare una nuova area. Altri cento metri, un’altra curva a sinistra e infine una sala rotonda, con una finestra.

“Ah, ecco! Ora esco di qua, tanto quanto saremo in alto…”

Affacciatosi, dovette ritrarsi per non essere colpito da un attacco di panico. Almeno duecento metri di vuoto si estendevano sotto la sua testa, e la nebbia rendeva impossibile vedere il suolo.

“Ci trovi gusto a farmi ‘ste cattiverie, eh?”

In effetti… ora voglio vedere come te la cavi.

L’uomo si ficcò due dita in bocca, e soffiando emise un potente fischio. Un rombo metallico si fece sempre più vicino, fin quando l’elicottero della SWAT di prima non sbucò dall’alto.

“Afferra la mia mano!” Strillò l’agente, tendendo il braccio verso l’uomo, mentre ormai il velivolo aveva accostato completamente alla finestra. L’uomo obbedì e uscì dalla finestra, posandosi sul sedile dell’elicottero, mentre l’agente chiudeva il portellone e insieme si allontanavano, via, dal dedalo di cemento che era stato per lui quell’edificio.

Uhm… astuto, il mio personaggio, ma ha vinto la battaglia, non la guerra.

 
Come ogni storia anche questa ha una morale, lascia un insegnamento ai lettori. E la morale è…
Non entrare mai in un palazzo labirintico senza pistola, amici nella Special Weapons And Tactics di New York o forti capacità persuasive nei confronti dello scrittore, o rischiate di stirare le cuoia, lì dentro.
Questo prologo non ha senso, come questo romanzo.
Questo è Fantasy. Buona fortuna, oh lettore.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Kingdommarco