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Autore: Verdeirlanda    13/11/2013    1 recensioni
**Beatrice ammirava il cielo con la bocca quasi spalancata,e sorrideva ad ogni stella che vedeva cadere.
A un certo punto prese la mano di Zoroastro: "Hai visto Zo? Le vedi? Sono bellissime!"
Il ragazzo si girò verso di lei che ancora fissava il cielo e sorrideva a quelle stelle cadenti, e sorrise anche lui: "Sì, sono davvero bellissime Bea."
Strinse forte la mano della ragazzina nella sua e tornò a guardare in alto, da dove piovevano le stelle.**
Tutto era iniziato così, in una notte d'estate.
Molti anni dopo Beatrice, suo fratello Leonardo e il loro più caro amico Zoroastro si troveranno ad affrontare eventi di cui non avrebbero mai potuto immaginare né l'arrivo nè l'entità.
Entreranno in contatto con antichi misteri e dovranno fare i conti con le trappole e gli intrighi orditi da Riario,
Leo dovrà lottare per giungere alla verità, Bea e Zo per aiutarlo rischieranno di perdere molto, ma non il sentimento celato che il lega da sempre, da quella notte.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zoroastro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Clarice Orsini aveva organizzato una festa meravigliosa. 
Quando la signora di palazzo Medici dava eventi del genere lasciava sempre i suoi ospiti a bocca aperta.
Leonardo era sbalordito da tanta magnificenza.
Appese al soffitto del salone c'erano centinaia di bocce di vetro veneziano colorato illuminate da piccoli lumi, le normali tende erano state sostitute con drappeggi porpora e oro, su ogni tavolo troneggiavano composizioni floreali con rose bianche e piccoli fiori di diversi colori.
Il salone era stato predisposto in modo che i tavoli formassero uno spazio dentro il quale si sarebbero svolte le danze; era facile distinguere dagli altri il tavolo più importante, quello dove sedevano i Medici con i loro ospiti d'onore: la tovaglia era bianca ricamata in oro, i fiori scelti erano ovviamente i gigli, simbolo di Firenze, bianchi ed eleganti, e le rose preferite di Clarice, quelle rosa gialle e rosse.
Quando entrò nel salone venne subito raggiunto da suo padre Piero.
"Buonasera. Vedo che sei puntuale. E vestito in maniera consona. Seguimi, Lorenzo e Giuliano vogliono presentarti."
Leonardo seguì il padre, e subito fu introdotto a decine di consiglieri, investitori, nobili di vario genere e rango.
Lorenzo era molto orgoglioso, Giuliano divertito nel vedere l'insofferenza di Da Vinci: "Ancora poche persone Leonardo, resistete." lo canzonò.
In effetti l'artista ne aveva abbastanza di tutti questi convenevoli e salamelecchi, ma doveva sopportare se voleva che i Medici continuassero a finanziare i suoi lavori.
Finalmente furono interrotti da Clarice: "Perdonatemi signori, ma credo sia il caso di sedersi e dare inizio alla cena, non vogliamo certo far aspettare i nostri ospiti più del dovuto."
Riario e alcuni elementi della delegazione romana erano entrati nel salone e attendevano i Medici al tavolo.
Lorenzo battè le mani per richiamare l'attenzione dei presenti e fece un discorso per introdurre gli ospiti d'onore venuti da Roma: "...e speriamo che la Vostra permanenza a Firenze sia piacevole, noi faremo in modo di renderla tale. E ora accomodiamoci, che entrino le portate." concluse.
La cena fu lunga, troppo lunga secondo Leonardo.
Ovviamente non era al tavolo coi Medici, era stato fatto sedere insieme a esponenti di poco conto della nobiltà fiorentina, incluso suo padre.
Le portate sembravano infinite, la compagnia era abbastanza noiosa, poi finalmente furono portati cesti di frutta fresca e dei liquori digestivi.
La cena era giunta al termine, ora era tempo di far divertire gli ospiti con le danze.
Entrarono i musicisti e iniziarono a suonare, i presenti si misero a ballare a coppie.
Leonardo approfittò del momento per uscire dal salone e andare a passeggiare nei giardini.
Anche questi erano stati illuminati da bellissimi candelieri in vetro colorato.
L'aria fresca era davvero piacevole dopo ore interminabili seduto al tavolo a rimpinzarsi di cibi tutt'altro che leggeri.
"Anche Voi fate due passi per digerire artista?" Riario lo aveva raggiunto.
Leonardo sospirò: "Due passi che speravo fossero solitari. Non volete tornare all'evento organizzato in Vostro onore?"
"Questa festa è decisamente esagerata, un modo volgare di ostentare la ricchezza di Firenze, e un vano tentativo di rabbonirci." sentenziò Riario "Per fortuna ho la facoltà di congedarmi quando voglio."
Si mise di fronte a Leonardo e lo guardò: "E ditemi artista, avete riflettuto su quanto Vi ho detto?"
"La Vostra offerta di lavorare per Voi? Sì certo, e la mia risposta non..."
Riario continuò: "Da Vinci, prima permettete che Vi illustri ciò che posso offrirVi in cambio. Potrete chiedere qualsiasi compenso, lavorereste a Roma con il permesso di accedere all'archivio vaticano, la biblioteca più ricca di volumi esistente al mondo! Potreste dissetare la Vostra voglia di conoscenza come in nessun altro posto! Vi offro tutto questo e anche di più, sarà tutto Vostro se collaborerete con me." 
"No. Ve lo ho già detto, non intendo farlo." decretó Leonardo.
Riario serrò la bocca per il disappunto. Aveva ragione Mercuri, non era un uomo facile da corrompere.
"Ponete Voi le condizioni allora...forse ciò che Vi offro non è abbastanza." 
Leonardo scosse la testa: "Mi chiedete di fare un patto col diavolo. E non posso accettare. Non voglio accettare."
Il conte si rassegnò: "Siete molto deciso artista. Ma Vi conviene accettare queste condizioni piuttosto che altre. Perché Voi lavorerete per me."
Leonardo gli rise in faccia: "Siete così arrogante! Non potete costringermi, potete anche rapirmi e torturami nei peggiori modi ma io non cederò, morirei piuttosto!"
Riario fece un sorriso freddo e gelido: "Oh, non intendo fare nulla del genere. Per quanto io la usi spesso considero la tortura un metodo ormai obsoleto e sopravvalutato, soprattutto se applicata a soggetti idealisti come Voi. No. Conosco metodi molto più efficaci per convincere le persone a fare ciò che voglio. Verrete a cercarmi artista, molto presto."
Il conte si congedò tornando nel salone.
Leonardo rimase in giardino, scosso da quelle parole. Si chiese cosa stesse architettando.
Riario si sedette al tavolo, bevve un sorso di vino e poi fece un cenno a un suo soldato che si accostò a lui, gli disse sottovoce: "Andate da Mercuri, ditegli di consegnare la lettera e di venire da me una volta finito. Voglio essere aggiornato."
Dopo un'ora si allontanò dalla festa che continuava sempre più rumorosa.
Aveva lamentato un mal di testa e dopo aver ringraziato i Medici era tornato nella sua camera da letto.
Molti pensieri lo tormentavano, in particolare ciò che Mercuri avrebbe consegnato a Goffredo.
Il piano che avevano tessuto avrebbe dovuto convincere Da Vinci a collaborare, ma comportava dei rischi. E se lui avesse comunque rifiutato? E come sarebbe apparso agli occhi di Beatrice?
La trappola l'avrebbe colpita in prima persona, come lo avrebbe guardato dopo? 
Già mi detesta, pensò, dopo questo mi odierà.
Ma perché dovrei preoccuparmene? Non dovrebbe interessarmi, si disse, lei è solo una pedina, è un niente, non conta nulla.
E invece capì che contava moltissimo, anche se non si spiegava come fosse possibile.
Mercuri nel frattempo era arrivato alla chiesa, sapeva di trovare Goffredo ancora lì.
Di solito rimaneva a pregare in una piccola cappella fino a notte inoltrata.
Troppi peccati da confessare, pensò Lupo.
Entrò nella cappella facendosi il segno della croce, vide Goffredo inginocchiato sul marmo gelido.
"Perdonate Goffredo... non vorrei distoglierVi dalla preghiera...sarò breve."
L'uomo si alzó: "So perché siete qui, è un motivo sacro come le mie preghiere." si avvivinó a Mercuri "Ditemi, come devo procedere?"
"Avete trovato l'uomo adatto?"
"Sì, una persona estremamente devota."
"Bene." Mercuri prese una busta dalla tasca della sua giacca "Date questa al Vostro uomo, dentro troverete due fogli, uno contiene le istruzioni a cui Voi e lui dovrete attenerVi con precisione."
Goffredo prese la busta: "Molto bene. E il secondo foglio?"
Mercuri sorrise spietato: "Una denuncia che il Vostro sicario dovrà riferire alle guardie fiorentine."

Leonardo decise di lasciare la festa, ormai era tardi e dopo le minacce di Riario era preoccupato, aveva bisogno di pensare.
Arrivato a casa entró nel suo studio e prese la pipa per l'oppio. Troppi pensieri, troppe riflessioni, tutto ingarbugliato nella sua testa, aveva bisogno di qualcosa che districasse la mente.
Prese qualche boccata di fumo, era già più rilassato.
In poco tempo sprofondò nel sonno, ma quel riposo fu tormentato da incubi.
Sognò un labirinto di gallerie, un sotterraneo.
Non vedeva una via fuga, sentiva solo la voce di Riario: "Verrete a cercarmi artista, verrete da me."
La voce non smetteva di ripeterlo e Leonardo urlò: "Ditemi dove siete! Dove siete?" 
La voce del conte si fece più forte ancora: "Io conosco un modo per convincerVi artista." e lo scenario cambió.
Era in una camera illuminata da un camino, accanto ad esso Girolamo lo fissava.
"Che volete dire?" sussurrò Leonardo spaventato "Cosa volete fare?"
Riario indicò le fiamme del camino.
All'inizio Leo non vide nulla, poi accadde. 
Un braccio, un braccio orrendamente ustionato uscì dal fuoco.
La mano si tendeva in cerca di aiuto, una voce stridente gridava dal dolore: "Salvala! Salvami!"
Leo era come pietrificato, voleva correre in aiuto ma qualcosa gli impediva qualsiasi movimento.
"Salvami!" la voce era un urlo straziante.
Le gambe erano come bloccate, anche le braccia, non poteva muovere un muscolo.
Guardò Riario disperato, supplicò che aiutasse quella povera vittima.
Ma il conte prese una spada, "NO!!" urló Leonardo ma Girolamo sorrise spietato e tirò un fendente contro il braccio che usciva dal camino.
Leonardo a quel punto fu svegliato.
"NO PER L'AMOR DI DIO NON LO FATE!"
"Leonardo! Svegliati!" la voce di Verrocchio lo aiutò a uscire dal torpore "Stavi urlando, ma che hai sognato? Devi smetterla con l'oppio, guardati, sei fradicio e terrorizzato!"
Leo respirò profondamente molte volte, poi rispose: "Ho visto una cosa orribile Andrea..."
"Un incubo dovuto al fumo ragazzo mio."
"No tu non...non era solo un incubo, era una premonizione di ciò che potrebbe accadere." era sconvolto.
"Ciò che potrebbe accadere? A chi? A te? Ma di cosa stai parlando?" Verrocchio era preoccupato e confuso. 
Leonardo capì che doveva dirgli tutto, in fondo era stato come un padre per lui, meritava la verità: "Non a me Andrea, ma alle persone che amo."  e raccontò a Verrocchio tutto quello che era successo.

Zoroastro tracciò con le dita il profilo del corpo di Beatrice, sdraiata sul letto su un fianco.
Lui era dietro di lei, ogni tanto respirava il profumo dei suoi capelli.
"Sei bellissima." le mormoró all'orecchio facendola arrossire.
"Lo hai già detto prima."
"Penso che non smetterò mai di ripeterlo." le baciò una spalla nuda.
Lei si girò, sorridendo e baciandolo: "È stato meraviglioso anche questa volta."
Zo la strinse: "Merito tuo." 
Lui si sdraiò sulla schiena e Beatrice appoggiò la testa sulla sua spalla.
"E ti ho detto che ti amo?" le chiese accarezzandole i capelli.
Beatrice sorrise: "Sì, e ti prego, questo non smettere mai di ripeterlo."
Rimasero abbracciati, fino ad addormentarsi, inconsapevoli che quella serenità avrebbe presto vacillato.

Era iniziato un nuovo giorno a Firenze.
Nazareno Dragonetti arrivò al lavoro il mattino presto, era il capitano della Guardia, era suo dovere controllare che tutto procedesse regolarmente al comando.
Entrò nel suo ufficio, si tolse il mantello, il suo attendente lo salutò.
Dragonetti ricambiò il saluto: "Notte tranquilla Agosti?"
L'attendente si morse le labbra nervoso.
"Che succede? È forse accaduto qualcosa di grave?" lo interrogò.
"Capitano, poco prima dell'alba..." Agosti prese un foglio dalla scrivania "Un uomo è venuto a fare una denuncia."
"E dove sarebbe il problema? Sapete benissimo come funzionano le denunce. Non siete un milite di primo pelo."
Agosti deglutì: "Sono qui da tanti anni è vero, ma non mi erano mai capitate denunce come questa..."
Dragonetti afferrò il foglio, lo lesse e impallidì: "È uno scherzo?"
"No signore. L'uomo che ha rilasciato questa denuncia era molto determinato." constatò Agosti "Credo che la confermerà." 
Nazareno era scioccato, mai avrebbe pensato a un'accusa tanto grave rivolta a tale persona.
Si rimise il mantello: "Arnoldi! Lucchesi!" chiamò e due soldati accorsero "Venite con me, dobbiamo andare a casa di Da Vinci."

Leonardo fu svegliato dal vociare che veniva dal cortile.
Si alzò e uscì dalla camera,vide Verrocchio che discuteva con un uomo a lui molto noto, il capitano Dragonetti.
"È assurdo! Capitano, ma deve per forza essere uno scherzo di pessimo gusto!"
"Scherzo o no devo procedere all'arresto...non credete che non mi faccia scrupoli..."
Leonardo lo interruppe: "Vi fate scrupoli per me?"
Dragonetti si voltó: "Da Vinci. Che avete detto?"
"Parlavate di un arresto. Il mio immagino, di solito cercate me. L'ultima volta mi avete arrestato per aver fatto esplodere un carro in centro a Firenze, cosa non voluta sottolineo...ora cosa ho fatto?"
"Leo" intervenne Andrea: "Hanno fatto una denuncia stanotte..."
"Addirittura? E chi mi ha denunciato?" 
"Da Vinci..." la voce di Dragonetti era strana, quasi preoccupata, Leonardo non lo aveva mai visto così "La denuncia non riguarda Voi."
Leonardo lo fissó, confuso: "Chi è stato denunciato Dragonetti?" la sua voce tremava.
Il capitano sospirò, nemmeno lui voleva crederci: "Vostra sorella."

Zoroastro accompagnò Beatrice alla bottega del Verrocchio.
"Sicura di dover andare dalle figlie di Lorenzo anche stamattina? Insomma la tosse sarà passata ormai."
"Luisa fa ancora fatica a respirare normalmente. Non ci metterò molto, ti prometto che appena finito ti raggiungo da Leonardo." gli diede un bacio sulla guancia.
Arrivarono alla bottega e entrarono, videro Leo in compagnia di Dragonetti e due soldati.
"Oh no..." mormorò Beatrice "Non vorranno arrestarlo di nuovo...Leo!" chiamò "Leo che succede?"
Tutti si voltarono verso di lei, il loro sguardo nel vederla si fece ancora più preoccupato.
Beatrice e Zoroastro li raggiunsero.
"Che sta succedendo?" chiese lui "Perché sono qui? Leo?"
Leonardo non riusciva a parlare, fu Dragonetti a rispondere: "Dobbiamo procedere con un arresto. Abbiamo ascoltato una denuncia stanotte e..."
"Oh no capitano, Vi prego! Mio fratello non sta simpatico a molte persone, i suoi esperimenti spesso infastidiscono, soprattutto le esplosioni...ma Vi prego, questa volta lasciate correre..."
Dragonetti guardò Beatrice: "Non è per Vostro fratello che sono qui. In realtà" deglutì "Sono qui per Voi."
Lei lo guardò interrogativa: "Cos...per me? Sono stata denunciata? È assurdo!"
"Certo è un errore!" intervenne Zoroastro.
"No, mi spiace...nessun errore."
"Di cosa sarei accusata sentiamo." Bea vide i volti di Leonardo e Verrocchio, due maschere di cera.
Dragonetti quasi non riusciva a dirlo, continuò a fatica: "Di stregoneria."
Beatrice impallidì: "Cosa..." la sua voce era leggera e flebile.
Tutti sapevano cosa comportava una tale accusa.
"Siete tutti pazzi?" quasi urló Zoroastro "Beatrice una strega? Chi è stato a dire tali menzogne?"
"Sapete benissimo che non posso fare nomi, solo a denuncia confermata si potranno avere queste informazioni. Sono costretto a procedere, mi dispiace."
Dragonetti si mosse verso Beatrice, ma Zoroastro gli sbarrò la strada: "Non la potete arrestare, è assurdo!"
"Zo non fare sciocchezze!" intervenne Verrocchio.
"SpostateVi." intimò Dragonetti "Non Ve lo ripeterò una seconda volta."
"È una bugia, una disgustosa bugia!! Bea non è una strega, non ha mai fatto del male a nessuno!" Zo era deciso a non muoversi "Chiunque abbia fatto quella denuncia sta mentendo, non capisco come Voi possiate..."
"Credete che non abbia lasciato sconvolto anche me? Io per primo conosco la bontà di Beatrice! Se non fosse stato per lei le mie figlie sarebbero morte a causa di quell'epidemia che ha ucciso tanti bambini due inverni fa! La considero più vicina a una santa che a una strega, e credetemi, arrestarla mi sembra un crimine. Ma non ho scelta." Dragonetti mise una mano sulla spalla di Zoroastro "Lasciatemi fare il mio lavoro, non costringetemi a portare in prigione anche Voi."
Zo rimase fermo, ma fu Beatrice a supplicarlo: "Ti prego Zo...spostati." lui si voltò e la guardò interrogativo, lei gli accarezzò il volto "Andrà tutto bene, si chiarirà tutto vedrai."
Poi Beatrice si avvicinò al capitano: "Verrò con Voi al Bargello."
Leonardo, Zoroastro e Verrocchio non poterono fare altro che rimanere inerti e vedere Beatrice che si allontanava scortata dai soldati.

"L'uomo di Goffredo ha svolto il suo dovere." commentò Riario mentre faceva colazione in compagnia di Lupo.
Goffredo aveva fatto arrivare un biglietto in cui diceva che il suo sicario aveva denunciato Beatrice.
"Molto bene! Non ci resta che aspettare l'arrivo di Da Vinci, non ci metterà molto a capire che si tratta di un nostro inganno." disse Mercuri soddisfatto.
Riario annuì: "E questa volta non potrà rifiutare di collaborare."

Nel laboratorio di Leonardo regnava il silenzio.
Zoroastro era seduto su a panca, la testa tra le mani, gli sembrava stesse per scoppiare. 
Leo gli era seduto accanto, anche lui non si capacitava di quanto era accaduto.
Fu Verrocchio a parlare per primo: "Ricordo l'ultimo processo per stregoneria che si è svolto a Firenze, molti anni fa, ero un ragazzino. Credevo che certe superstizioni fossero state ormai debellate dalla mia città." guardò gli altri due "Cosa facciamo?"
Zoroastro si alzò e iniziò a parlare per chiarirsi le idee: "Allora, a Firenze la legge segue un percorso ben preciso. Dopo la denuncia si procede all'arresto e l'accusato viene portato al Bargello, la prigione della città, e viene tenuto lì per una settimana..." gli si bloccò la voce al pensiero di Bea costretta a rimanere in quel tugurio per così tanto tempo.
"Già" commentò Verrocchio "Il tempo che l'accusatore ha a disposizione per confermare la denuncia."
"Esatto." continuò Zoroastro "Se la denuncia viene confermata si va al processo, altrimenti l'accusa è fatta cadere e chi è stato accusato può tornare a casa."
"Ma non nei casi di stregoneria." intervenne Leonardo "I reati gravi come questo non cadono mai in prescrizione. Chi ha accusato Beatrice potrebbe non confermare la denuncia entro sette giorni, lei tornerebbe a casa ma avrebbe sempre questa spada di Damocle sulla testa. In qualsiasi momento la denuncia può essere confermata, anche dopo mesi, e lei verrebbe processata."
Leo aveva ragione, la legge che regolava questo tipo di reati era molto più severa.
"Quindi, ripeto, che facciamo? chiese nuovamente Verrocchio.
"Dobbiamo capire chi l'ha denunciata." sentenziò Leonardo battendo un pugno sul tavolo "Se scopriamo chi è stato forse possiamo smontare le sue accuse."
"Giusto." commentò Zoroastro "Ma chi può avercela con Beatrice? Tutti nel quartiere le vogliono bene, non c'è persona che non abbia in qualche modo usufruito delle sue cure e del suo aiuto. Perfino i Medici hanno solo buone parole per lei!"
"Non ha senso..." mormorò Verrocchio.
 "Non ha davvero senso...chi può volerla vedere imprigionata al Bargello! Chi vorrebbe vederla sul rogo!!" la voce di Zo era quasi disperata all'idea del destino che aspettava Beatrice se fosse stata condannata.
"Il rogo..." disse Leonardo ripensando al sogno che aveva fatto "Ma certo...il rogo!" 
Gli altri due lo guardarono.
"No intendo dire che...ho capito! Hai ragione, nessuno a Firenze potrebbe volere questa sorte per mia sorella, chiunque si schiererebbe al suo fianco in un processo. Beatrice non è stata denunciata per qualcosa che ha fatto lei, ma per qualcosa che ho fatto io."
Zoroastro non capiva: "Aspetta Leo, come al solito ragioni troppo velocemente. Spiegami."
"Ieri sera ho parlato con Riario. Ha tentato nuovamente di convincermi a cercare il Libro delle Lamine per lui. Io ho rifiutato e lui mi ha detto che avrebbe trovato un modo per convincermi, molto più efficace della tortura."
A quel punto tutti capirono.
"Riario ha organizzato tutto, sa che faresti di tutto per salvare tua sorella." commentò Verrocchio.
Salvarla..."Salvami!" aveva gridato quella figura tra le fiamme.
Zoroastro incrociò le braccia: "Dunque, quale è la nostra prossima mossa?"
"Devo parlare col conte Riario. Devo andare da lui. Maledetto, ecco perché era così sicuro che sarei andato a cercarlo, maledetto!"
Leonardo si mise la casacca e uscì per andare a palazzo.
Zoroastro avrebbe voluto accompagnarlo ma Leo glielo aveva impedito, doveva andare da solo a trattare.
Sapeva che gli appartamenti del conte avevano un'entrata privata, si diresse lì.
Alla porta c'erano due soldati, lo interrogarono vedendolo avanzare: "Fermo! Chi siete?"
"Mi chiamo Leonardo Da Vinci, desidero parlare col conte Riario."
I soldati lo fecero entrare, come se fossero stati avvisati del suo arrivo.
Percorse un corridoio, c'era un uomo ad aspettarlo.
"Sono Lupo Mercuri, signor Da Vinci, curatore dell'archivio vaticano. Venite, il conte è nel salottino."
Sapevi che sarei arrivato vero Girolamo? Sapevi che avrei capito e sarei corso qui, pensó Leonardo.
Fu condotto in una stanza, all'interno c'erano delle librerie, un caminetto acceso.
Seduto su una poltrona c'era il conte, si girò sentendoli arrivare.
"Artista! Sedete, prego. Mercuri, lasciateci soli."
L'archivista se ne andò, e Riario e Leonardo rimasero soli, seduti uno di fronte all'altro.
"Sono felice abbiate deciso di passare a trovarmi. Cosa Vi ha spinto a riconsiderare la mia proposta?" chiese Riario.
"Oh andiamo, vogliamo davvero perdere tempo con la Vostra falsa curiosità? Sapete perché sono qui! Ho capito il Vostro gioco, dunque giochiamo." Leonardo era spazientito "So che ci siete Voi dietro la denuncia contro mia sorella, e certamente avete mandato un Vostro sicario, uno come Voi non si sporcherebbe mai le mani in prima persona. Ma questa trappola è opera Vostra."
Riario sorrise: "Mi spiace essere arrivati a questo punto, ma Vi avevo avvertito Da Vinci."
"Già certo, siete molto contrito. Dunque veniamo al punto, cosa volete?"
"Sapete già cosa voglio, come avete detto Voi stesso cerchiamo la stessa cosa con motivazioni diverse. Voi cercherete l'ubicazione della Volta Celeste, e una volta trovata recupererete il Libro delle Lamine, consegnandolo a noi." Girolamo sorrise "Fate quello che Vi chiedo e la denuncia contro Beatrice cadrà nel dimenticatoio."
"Come faccio ad esserne sicuro?" chiese Leonardo "Come faccio a sapere che rispetterete questo patto?"
Riario rispose: "Io sono un uomo di parola Da Vinci, so che non nutrite grande stima per me, ma state sicuro che se mi porterete il Libro io farò in modo che quella denuncia sia dimenticata per sempre. Voi assecondatemi e Beatrice non dovrà mai temere che l'accusa torni a perseguitarla."
"E se io mi rifiutassi?" azzardò Leonardo. 
"Allora il mio uomo confermerà le accuse e Vostra sorella sarà processata come strega."
Leonardo rifletté e poi disse: "Beatrice è molto amata, tanti miei concittadini sarebbero disposti a testimoniare in suo favore, il Vostro uomo sarebbe il solo ad additarla. Il giudice ascolterebbe i genitori dei bambini che Bea ha fatto nascere o che ha curato, uomini e donne che lei ha guarito da infezioni e malattie, tutte persone che le sono riconoscenti. E di fronte a tanto affetto e stima qualunque giudice la assolverebbe."
"È vero" annuì Girolamo "Beatrice riceverebbe l'aiuto e il sostegno di tante persone. Ma non le servirebbe. Avete mai seguito un processo per stregoneria artista?"
Leonardo non ne aveva mai visto uno.
Riario era gelido, quasi immobile: "I processi per stregoneria sono diversi dagli altri. Chi è accusato di tale crimine non è imputato solo davanti agli uomini ma anche davanti a Dio. E dato che il Padre Eterno non può certo presenziare in prima persona ha incaricato coloro che amministrano la Sua legge di agire in Sua vece. Pertanto chiunque sia accusato di praticare le arti nere non sarà giudicato solo dal tribunale di questa città ma anche dal tribunale della Chiesa." 
Leonardo sbiancò: "Il tribunale di Firenze dovrà collaborare con l'Inquisizione."
"Giusto Da Vinci. E sapete cosa succederà? Vostra sorella rimarrà in prigione per tutta la durata del processo, e in tribunale certo riceverebbe le parole di sostegno dei suoi amici, decine e decine di persone pronte a testimoniare la sua bontà, ma una volta tornata in cella Beatrice vivrà interminabili ore di interrogatorio nelle mani di un inquisitore che userà con lei i suoi strumenti di persuasione, ore in cui le sarà chiesto di confessare di avere praticato la magia nera, di aver giaciuto col diavolo e i suoi demoni, di aver volutamente fatto ammalare le persone per compiacere Satana." Riario scosse la testa "Povera Beatrice...quanto tempo credete che resisterà? Quanti giorni passeranno prima che confessi pur di interrompere quell'agonia? Alla fine tutti cedono, credetemi, ho visto persone innocenti confessare i crimini peggiori, ho visto valorosi soldati supplicare come bambini.
La spezzeranno Da Vinci, romperanno ogni sua resistenza, alla fine inevitabilmente lei firmerà un foglio con la sua confessione già scritta nero su bianco, con essa sarà giudicata colpevole e verrà bruciata sul rogo."
Leonardo era sconvolto all'idea di ciò che avrebbe potuto subire Beatrice, non aveva pensato al coinvolgimento dell'Inquisizione. 
"Va bene." cedette "Accetto, lavorerò per Voi."
Riario sorrise compiaciuto: "Domattina darò disposizione di non procedere con la conferma della denuncia e tra pochi giorni Beatrice tornerà a casa."
Girolamo tese la mano verso Leonardo "Abbiamo un accordo." disse. 
Leo gli strinse la mano, e gli sembrò di aver firmato col sangue un patto col diavolo. 
  
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