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Autore: Radcliffe_    13/11/2013    3 recensioni
Mh, prima Scott/Isaac in assoluto (side Stiles/Derek!). La dedico interamente ad una mia amica, M., che è stata quella che mi ha spronato a scriverla. Thank you very much. ♥
"Su che lato vuoi dormire?"
"È uguale."
"Io scalcio."
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Isaac Lahey, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buon pomeriggio! Mi dispiace tantissimo di avervi fatto aspettare *conta sulle dita* quasi tre mesi (O__O), soprattutto perché per questo capitolo non ne vale sinceramente molto la pena, XD. Però mi farò perdonare con l’epilogo, lo prometto: cercherò di farlo più simpatico, meno cliché e un po’ più scorribile di questa cosa qui.
Ok, spero che abbiate ancora voglia di leggerlo dopo che l’ho completamente screditato! XD. La verità è che ce lo avevo pronto da una settimana ma continuavo a rileggerlo perché non mi convinceva. Mi spiace: non sono riuscita a renderlo meno irritante di così.
Mi scuso anche per eventuali errori che ci saranno quasi sicuramente, perché sono una capra e la mia beta è scomparsa apparentemente.
Grazie mille per tutte le persone gentili che hanno recensito ;___;: avete tutto il mio amore, davvero. In più a tutte quelle che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate: questa storia non ci sarebbe stata né senza voi che leggete né senza M.: Thank you per avermi tartassato ogni giorno con: “MA LA SCISAAC??!!??!?!11”, e scusa per averti fatto aspettare T_T. 
Il prologo è praticamente finito, guys! Quindi non vi farò aspettare tanto per il prossimo aggiornamento. (:
 



 
Terza parte:
cuddles.
 
Quando Scott si svegliò, quella mattina, aveva la testa che gli pulsava dietro il capo, e vedeva blu.
Richiuse gli occhi, respirando rumorosamente, e quando li riaprì vide normalmente. Ma si accorse anche che Isaac non era vicino a lui.
Che ora erano? Che giorno era? Isaac dov'era? 
Ci mise quindici minuti a ricordare che la sera scorsa erano usciti. Si ricordava di essere entrato al Jungle, si ricordava di un certo Miguel e del rossetto rosso sulle sue labbra. Poi, vabbe', si ricordava delle drag queen; però poi niente. Si accorse d'aver fame nello stesso momento in cui si accorse di essere in mutande e di aver bisogno del bagno.

Era domenica, era vestito di tutto punto ed erano le undici. Sua madre avrebbe sicuramente sospettato qualcosa. Aprì la porta della stanza e, appunto, la vide venirgli incontro. Aveva una maglietta bianca in mano, piegata accuratamente e l'aria un po' stanca.
            "Mamma" disse Scott, facendo un cenno con la testa.
            Quella si fermò di fronte a lui. "Devo dirti un paio di cose, Scott."
Scott annuì; non sapeva bene cosa stava per arrivare, ma sapeva in qualche modo che non gli sarebbe piaciuto. Percorse il corridoio e si sedette sulla prima sedia del tavolino del soggiorno.
Melissa si sedette su quella vicino.
            "Sai Scott" disse. "Ero molto felice quando ero incinta e mi dissero che sarebbe stato maschio anche perché non avrei dovuto preoccuparmi che frugassi nei miei trucchi. Quindi" spiegò la maglietta piegata, mostrandogliela. "immagina la mia sorpresa quando, stamattina, ho trovato questa." Scott la guardò con la coda dell'occhio: era la maglietta usata ieri, parzialmente sporca di rossetto rosso. Gli ingranaggi avevano iniziato a funzionare ed all’improvviso, bam, ricordava tutto.
"C'è qualcosa che devi dirmi?"
Lo sa,, pensò. Sa che siamo usciti.
Sua mamma aveva un tono dolce e delicato e non gli sembrava per niente arrabbiata, ma il modo in cui si era avvicinata a lui ed aveva abbassato il tono di voce lo faceva sentire così colpevole.
Scott rimase in silenzio. 
            "Oh, andiamo Scott, mi sento profondamente offesa se credi di non poterti fidare di me a tal punto da non dirmi una cosa del genere."
            Scott sgranò gli occhi. "Non ti importa?"
            Quella roteò gli occhi. "Sono stata anche io una teenager, Scott." disse. Scott pensò che non aveva mai smesso di esserlo, ma poi non lo disse ad alta voce. "Ricordo come ci si sente - non provare a fare battute sulla mia età adesso perché sto cercando di fare un discorso serio - e sappi che puoi dire tutto, a me. Sono una mamma fica."
            "Sì, ok- Afferrato."
            "Bene. Visto che hai afferrato, allora, raccontami delle foto."

La prima cosa che fece sbarrare gli occhi a Scott, fu la foto che sua mamma gli mostrò. Erano quattro, a dir la verità, ma, andiamo, a chi importava di quelle innocenti? Roteò gli occhi: tipico di una madre vedere il punto stonante ovunque.
La seconda cosa che lo fece restare allibito, fu che mentre sua mamma continua a blaterare sul fatto del'uscita senza permesso, a Scott venne in mente cosa era esattamente successo ieri sera: era lui ad aver baciato Isaac, e non il contrario. Il solo ripensarci lo fece arrossire come un bambino.
            "Ti devo dire la verità, Scott." Mamma McCall scossa la testa. "Sai bene che non ho niente contro Isaac o contro questa storia, ma non posso dirti che mi vada a genio che tu e lui dormiate nello stesso letto."
Scott non si ricordava di aver mai detto così tante bugie a sua mamma sperando che fossero vere. Le aveva detto che voleva far colpo su Isaac, che era il loro primo appuntamento, sapendo che si sarebbe intenerita. Perché l'idea di Isaac come suo ragazzo gli piaceva fin troppo. Sperò solamente fosse una cosa passeggera. 
            "Sei stata anche tu una teenager, eh?"
            Melissa lo guardò un po’ male. "Sei troppo furbo per i miei gusti. Ma appena arriva ci parlo io, ad Isaac."
            A Scott andò in subbuglio lo stomaco pensando ad Isaac ed a come sarebbe stato imbarazzato se sua mamma gli avesse parlato. "Ma', dacci tregua. Gli parlo io prima. Stasera è tutto tuo."
            Melissa sospirò, arrendendosi. "Va bene. Vado a dormire un po', ora."

La prima cosa che Scott fece, tornato nella sua stanza, fu guardare la foto per bene. Se non si fosse ricordato di quell’attimo in cui aveva pensato di baciarlo, avrebbe davvero pensato fosse stato lui a farlo. Scott sembrava totalmente a suo agio della cosa, nella foto, mentre Isaac sembrava come se pensasse intensamente a qualcosa. Si sedette sul letto, sospirando. Cosa gli avrebbe detto?
Poi sentì la porta di casa chiudersi e capì che il tempo per pensarci era finito.
Aprì il primo libro sulla scrivania e ci mise dentro la foto. Quando Isaac entrò lo trovò seduto alla scrivania a far finta di leggere qualcosa.
            Scott si girò a guardarlo “Hey”, disse.
Isaac fece un cenno con la testa, mentre si toglieva la sciarpa e la giacca.
            “Bella sciarpa.” Commentò. "Mia mamma ti ha parlato?"
            Isaac tentennò, andandosi a sedere sul letto. "A dir la verità ha detto che dovevi parlarmi tu."
            "Sì, ma quello può aspettare." Sorrise. "Dove sei stato?”


La terza cosa che gli fece sbarrare gli occhi, a quel punto, fu agganciare per bene tutti i pezzi della serata precedente. Perché, diamine, gli era sfuggito un particolare bello grosso: Stiles e Derek.
Isaac era andato a casa di Stiles quella mattina, a parlargli. Non disse a Scott che il motivo era quello che non aveva dormito niente e che non riusciva bene a stare fermo: gli disse solamente che voleva parlargli prima che potesse anche Scott. Arrivato lì non solo scoprì da suo padre che non era a casa, ma che aveva detto di andare a dormire da Scott.
            Scott sbarrò gli occhi. “Lo ha sgamato?”
            “Ovvio che no, vi ho coperto le spalle.”
            Sospirò. “Dude, se non ci fossi tu. Poi?”
            Isaac tentennò un pochino. “Be’, sono andato da Derek. Doveva essere lì per forza.”
            “…E c’era?”
            “Sicuro di volerlo sapere?”
            Scott sospirò di nuovo, più rumorosamente. “Non proprio.”
Arrivato alla casa distrutta di Derek, Isaac trovò Stiles sul divano del salotto e Derek che sfogliava delle carte dall’aria importante, ingobbito sul tavolino e con la faccia concentrata.
            “Alla fine non ho parlato con Stiles, dormiva ancora troppo. Ho scambiato due chiacchiere con Derek e poi sono tornato qui.”
            “Ti ha detto qualcosa… del tipo che, non so… uh, si frequentano?”
           
 
 
 
            “Quindi…”
            “Quindi cosa, Isaac?”
            Isaac lo guardò. “Boh, dimmelo te.”
 
 
 
            “No, non penso si frequentino.”
            Scott insistette. “Ma… pensi che magari a Stiles piaccia lui?”
 
 
 
            “Dirti che cosa?”
            “Hai il suo profumo ovunque.”
            “Ci hai visti ieri: ho dovuto reggerlo fino a casa.”
 
 
 
            “Probabile.” Rispose, un po’ assente.
            “E magari… sia successo qualcosa tra i due?”
 
 
 
            “E’ diverso.”
            “Non penso siano affari tuoi”, concluse Derek.
            “Vi siete baciati?”

            Derek lo guardò. “Lui ha baciato me.” Lo corresse.
 
 
 
            “Non credo”, mentì Isaac.
            Scott sembrava un po’ preoccupato. “Devo parlare con Stiles…”
            Isaac sbadigliò, cercando invano di non far molto rumore. “Già”, disse. Poi lo guardò: “Come mai tua mamma ha detto che mi dovevi parlare?”
            Scott sembrò come ricordarsi tutto in un colpo della conversazione con la madre. "Oh”, disse, “mia mamma ha visto la foto."
            "Che foto?"
Bluff: Isaac sapeva benissimo di che foto sta parlando. L'aveva guardata per un bel pezzo della sua notte insonne, poi la aveva ripiegata e buttata nel cestino, per il bene di tutti e con la speranza che tutte quelle “farfalle nello stomaco” sparissero. Cosa che non fu, ovviamente.
            Scott rimase interdetto. "Le nostre di ieri sera."
            "Quelle alla- ?"
            "Sai di cosa parlo." lo interruppe Scott. Si guardarono per un po'. Isaac aveva il respiro pesante ed il cuore che batteva fin troppo.
            "Eravamo ubriachi." disse Scott.
            "Eri.” lo corresse Isaac. "E per la cronaca, mi hai baciato tu."
            L'altro sorrise. "Però" disse "non posso dire questo a mia mamma, no?"
Isaac continuò a fissarlo, chiedendosi se parlasse della prima o della seconda affermazione.
            Scott rise. "È strano" disse poi. "Tu sei così..." si morse il labbro.
Isaac rimase in silenzio, sentendo il proprio cuore accelerare. Sperò con tutto il cuore che Scott non se ne accorgesse. Così…?
            Isaac cercò un qualunque argomento. "Non hai mangiato la colazione." Osservò.
            Scott sembrò confuso. “Quale…?”
            "Ti avevo preparato la colazione."
            L'altro aprì la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse.
            Isaac continuò “Mi sono svegliato presto ed ho pensato che ti avrebbe fatto piacere.”
            "Wow. …Okay. Uh, grazie." Farfugliò: sembrava ubriaco, confuso come lo era stato la sera prima.
            Isaac si sentì un pochino messo alle strette. Pessimo argomento. “Domani è lunedì.” Disse, poi. Cercò di non pensare con quanta poca disinvoltura avesse detto quella frase e si grattò la testa, cercando di sembrare tranquillo.
Scott si alzò e si posizionò davanti a lui, che era seduto sul letto: i due si guardarono per un po’. Isaac decise di tacere ed i due passarono dei minuti in silenzio; si limitavano a deglutire a vuoto, trattenere il fiato, specchiarsi negli occhi dell’altro. Ci fu un momento in cui Isaac pensò che aveva due opzioni, a quel punto: avrebbe potuto alzarsi e far finta di niente, andare in cucina e guardare la tv, in modo che quel momento sarebbe rimasto solo un piccolo ricordo strano per Scott ed un’opportunità persa per Isaac; oppure avrebbe potuto baciarlo e mandare tutto a fanculo.
Ma quando Scott lo baciò per la seconda volta in meno di 24… Be’, si disse che avrebbe dovuto scegliere un po’ più alla svelta.
Isaac si scaldò così tanto che è fermamente convinto che non sarebbe neanche importato se avesse lasciato Beacon Hills o no: era come se avesse trovato il sole che cercava. E, con la sicurezza che le cose non sarebbero più state come prima – col dubbio se sarebbero migliorate o peggiorate -, rispose al bacio.
La bocca di Scott era calda, morbida ed ad Isaac piaceva già: sarebbe potuto stare così per ore ed ore; e la stessa cosa era per Scott. La verità era che Scott non aveva idea di quello che stesse facendo, ma sapeva per certo che era la cosa giusta da fare; quando quello si allontanò di qualche centimetro lo fa solo per far sdraiare Isaac sul letto e far sì di potersi mettere anche lui sul letto, per baciarlo meglio. Non era per nulla come baciare Allison: è più salato, più aggressivo, più frustrato.
E poi, effettivamente, si baciarono così tanto da sembrare ore; così, senza parlare. Ed era un po’ imbarazzante: Isaac avrebbe voluto dire qualcosa, per esempio che gli piaceva da un bel po’, che in questo momento era felicissimo e cose così; ma poi non lo fece, perché gli venne in mente avrebbero avuto tutto il tempo di parlare dopo aver finito di baciarsi come ragazzine. Magari dopo qualche spiegazione…
Ed è Isaac quello che alla fine fece finire la cosa.
            “Ho la bocca che fa male” sussurrò sulla guancia dell’altro.
            Scott si spostò di qualche centimetro: Isaac aveva le labbra rosse, sfatte, lucide; la pelle arrossata sulle guancie e l’aria di uno che si era appena alzato dopo settimane, con i capelli tutti arruffati.
La luce che filtrava attraverso la finestra era pallida, che rendeva il poco bianco nella stanza di Scott mille volte più luminoso.
            “Coccole?” chiese Scott.
            “Non ti va di parlarne?” Nemmeno Isaac ne voleva parlare, ma era una domanda che comunque doveva essere fatta.
            Scott scosse la testa. “Non ora.”
            “Coccole, allora.” Assentì Isaac. “Tua mamma…?”
            “Mh” mugugnò Scott sul collo dell’altro, mentre lasciava piccoli baci. “E’ andata a dormire.”
            Isaac annuì, sorridendo, più felice di quanto sia mai stato in vita sua. “Okay.”
 
 
 
 
 
   
 
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