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Autore: TheSlayer    13/11/2013    2 recensioni
I ricordi di una serata perfetta continuano a tormentare Phoebe, che dopo un anno e mezzo vorrebbe solo smettere di pensare al momento in cui ha incontrato il suo Grande Amore, perché è anche la sera in cui l'ha perso. Harry e Phoebe saranno destinati a stare insieme? Si rincontreranno mai?
"Non ho fatto apposta a baciarti."
"Non ho fatto apposta a innamorarmi di te."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Falling Hard
 
La luce del mattino illumina la camera, svegliandomi. Apro gli occhi lentamente per abituarmi a quel chiarore e mi volto verso la finestra. Le tende bianche lasciano intravedere le grandi vetrate blu del grattacielo di fronte a quello in cui abito. Guardo l’orologio. Sono le sei e quaranta del mattino passate da poco e gli impiegati dall’altra parte della strada sono già al lavoro. Gli uffici non chiudono mai a New York City. Mi capita spesso di vedere uomini e donne lavorare nel bel mezzo della notte e a volte lo trovo confortante. Non oggi.
Mi alzo e apro le tende per osservare il tempo. Nonostante siamo solo ai primi di novembre sta già scendendo la prima neve. Rabbrividisco e cerco il mio maglione di lana beige, quello che uso come vestaglia. I piedi nudi a contatto con il parquet sono freddi. Cammino fino al cassettone e prendo un paio di calzini a caso. Lancio un’occhiata al letto matrimoniale sfatto da cui mi sono appena alzata. Il mio letto. Vecchi ricordi riaffiorano nella mia mente guardando quelle lenzuola bianche stropicciate.
 
***
 
Passai un dito sulla superficie del pianoforte nero e lucido sul palco e guardai il ragazzo seduto sullo sgabello. Le sue lunghe dita sfioravano i tasti, producendo una melodia intensa e ossessionante. Una canzone lenta, triste e carica di emozioni.
“Cosa ne pensi?” Harry alzò il viso e il suo sguardo catturò il mio. Aveva suonato al Blackbird altre volte prima di quella sera, ma non avevamo mai scambiato molte parole. Mi ero sempre limitata a portargli da bere, ma nulla di più. Qualche sguardo, un saluto. Anche quella sera gli avevo portato la sua birra preferita. Lui mi aveva sorriso e poi mi aveva chiesto se fosse possibile rimanere dopo la chiusura. Voleva provare a cantare un brano che aveva scritto recentemente e voleva la mia opinione. Avevo detto di sì, perché quel ragazzo mi aveva sempre affascinata. Era giovane, non poteva essere molto più grande di me. Avrei giurato che non superasse i ventidue anni, ma in fondo non ero mai stata brava a indovinare l’età della gente.
“È bellissima.” Risposi, abbassando gli occhi sul grembiule blu scuro che stavo ancora indossando. Quella sera toccava a me chiudere il bar e tutti i colleghi se ne erano già tornati a casa. Io invece avrei dovuto pulire ancora per ore prima di andare finalmente a prendere la metro. Giocai con il bordo scucito di una delle tasche e lanciai un’occhiata veloce a Harry, che mi stava ancora osservando.
“Ci tenevo a fartela sentire, perché è stata ispirata da questo posto. Da te.” Disse lui con leggerezza, come se avesse appena ordinato un’altra bottiglia di birra.
“Da me?” Domandai incredula.
“Sono mesi che suono in questo bar e ti vedo. Due giorni fa ho cominciato a scrivere e questa canzone mi ha ricordato te sin dalle prime note.” Rispose. Mi mostrò un sorriso furbo che lo fece sembrare ancora più sicuro di se stesso. “Sei misteriosa e non ti vedo mai sorridere.”
La mia mente cominciò a lavorare in fretta. Cercai di non entrare in panico, così respirai profondamente e mi calmai.
“Il mio capo non incoraggia questo genere di cose. Insomma, preferisce che rimaniamo distaccate e non diamo confidenza ai clienti per evitare episodi spiacevoli.” Replicai. E in quel momento pensai a quello che avevo appena fatto. Avevo lasciato che un ragazzo rimanesse nel locale dopo l’orario di chiusura. Forse avrei dovuto evitare. Certo, non sembrava un criminale, ma avrebbe potuto succedere qualsiasi cosa. Compresa l’eventualità che la mia cotta per lui peggiorasse. “D-devo tornare a pulire.” Aggiunsi velocemente, allontanandomi di qualche passo e scendendo dal palco.
Mi rifugiai dietro il bancone e cominciai a sistemare le bottiglie e i bicchieri davanti a me. Harry mi raggiunse dopo qualche minuto.
“Scusa, non volevo metterti a disagio.” Disse, sfoderando di nuovo quel sorriso. “Posso darti una mano?” Guardai la quantità di lavoro che mi aspettava, poi posai lo sguardo sul ragazzo. “Non sono un serial killer e non voglio rubare l’incasso.”
Suo malgrado mi strappò un sorriso, subito seguito da una risata.
“Ecco una frase che non senti mai dire dai serial killer o dai rapinatori.” Dissi con ironia. “Come faccio a sapere che non stai solo cercando di sedurmi per scappare con il contenuto della cassa?”
“Dovrai provare a fidarti di me.” Rispose lui. Mi raggiunse dietro il bancone e recuperò uno strofinaccio con cui cominciò a pulire la superficie di marmo nero. Lo faceva con gesti automatici ed esperti, come se non avesse fatto altro nella vita. “Ho fatto questo lavoro per quattro anni.” Aggiunse quando notò la mia espressione perplessa.
“Un barista musicista.” Dissi, continuando il mio lavoro. Avevo lavato tutti i bicchieri e avevo cominciato ad asciugarli e a rimetterli sullo scaffale dietro il bancone.
“Fa anche rima.” Scherzò lui. “E tu cosa sei?”
“Una barista studentessa che durante il pomeriggio lavora in un negozio di scarpe.” Risposi, alzando le spalle.
“Andiamo, avrai un sogno nel cassetto.”
“Ehi, ci siamo appena conosciuti! Non sai nemmeno il mio nome e vuoi già conoscere i miei segreti?” Scherzai, lanciando lo strofinaccio al ragazzo.
“Hai ragione, dove sono le mie buone maniere?” Disse lui, appoggiando tutto quello che aveva in mano sul bancone e avvicinandosi a me con una mano tesa. “Io sono Harry, piacere di conoscerti.”
Sorrisi di nuovo. Sapevo il suo nome da mesi, perché era sempre indicato sul programma della serata quando doveva suonare. Ero andata a leggerlo subito, dopo averlo visto la prima volta. Mi aveva affascinata sia perché era un bellissimo ragazzo e sia perché la sua voce mi aveva colpita.
“Phoebe.” Risposi.
“Quindi adesso so il tuo nome e so che il tuo sorriso è bellissimo.” Disse il ragazzo. “Direi che siamo a buon punto.”
Presi due bottiglie di birra dal frigo e gliene porsi una.
“Adesso sai anche che mi piace infrangere le regole.” Aggiunsi.
 
***
 
Svogliatamente mi dirigo verso la cucina e verso in una tazza il caffè che si è preparato automaticamente alle sette meno un quarto.
Devo prepararmi per andare a lezione, anche se non ho una grande voglia di uscire nella neve.
Finisco il caffè e mi preparo per una lunga doccia calda. E’ esattamente quello che ci vuole per iniziare una giornata così fredda. Il rumore dell’acqua mi distrae e riporta alla superficie una serie di ricordi che avevo chiuso in un angolo nascosto della mia mente.
 
***
 
Un alcolico tirò l’altro e presto ci ritrovammo seduti sul palco con una bottiglia di Jack Daniels a ridere per una battuta nemmeno tanto divertente.
“Balliamo.” Propose Harry, alzandosi e porgendomi una mano per aiutarmi a rialzarmi. Scossi la testa, stringendo la bottiglia di whiskey al petto.
“Oh, sono così licenziata!” Mormorai ridendo.
“Prima di andarcene sistemiamo tutto. Dai, adesso divertiamoci!” Esclamò lui, facendo partire una canzone lenta dal suo telefono e aiutandomi ad alzarmi. Mi attirò a sé e finii esattamente tra le sue braccia. Qualche goccia di whiskey uscì dalla bottiglia e abbassai lo sguardo sulle mani di Harry. Una era sulla mia e l’altra intorno alla mia vita.
“Sai che ballare una canzone romantica con uno come te in un locale vuoto è il sogno di ogni ragazza, sì?” Domandai alzando lo sguardo e incontrando il suo. Era incredibile come quegli occhi verdi mi facessero sentire strana. Come se le mie emozioni si fossero infilate in una lavatrice tutte insieme e qualcuno avesse fatto cominciare la centrifuga. Mi facevano sentire felice, esaltata, nuda, vulnerabile. Come se potessero leggere i miei segreti più nascosti. Tanto che facevo quasi fatica a sostenere il suo sguardo.
“Sai che ballare con te è il sogno di ogni ragazzo?” Domandò lui di rimando. Ed ecco di nuovo quel sorriso.
“Bugiardo.” Risposi. Appoggiai la bottiglia di Jack Daniels sul piano e decisi di lasciarmi andare. Mi avvicinai a Harry e lasciai che mi guidasse. Ballammo lentamente per la durata di tutta la canzone mentre i pensieri vorticavano nella mia mente a tempo di musica.
Il mio cuore batteva velocemente ed ero nervosa, come se sapessi che stava per succedere qualcosa. Appoggiai la testa alla sua spalla e continuai a dondolare sul posto con una mano nella sua e l’altra sul suo petto.
Alzai lo sguardo per incrociare quello di Harry e mi morsi un labbro per cercare di smettere di pensare a quanto volessi baciarlo. Lui abbassò un po’ la testa per avvicinare il suo viso al mio. Mi alzai sulle punte e lasciai che le sue labbra toccassero le mie. Un brivido risalì la mia schiena e per qualche secondo mi sembrò di volare.
Avevo sempre pensato che alcune emozioni descritte nei libri fossero esagerate, ma in  quel momento capii che no, non lo erano per niente. Le stavo provando tutte, dalle farfalle nello stomaco al cuore che aveva saltato un battito quando le nostre labbra erano entrate in contatto e poi aveva cominciato a rimbombare nel mio petto come se volesse uscire dalla cassa toracica.
Ci guardammo entrambi con gli occhi sgranati, come se avessimo appena realizzato quello che era successo. Come se ci fossimo resi conto di provare qualcosa l’uno per l’altra. Ma era possibile innamorarsi di uno sconosciuto dopo una sola sera? Dopo un solo bacio?
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma Harry scosse la testa.
“Non dire una parola. Non serve.” Disse, dandomi un altro bacio più lungo.
“Mi accompagni a casa?” Domandai dopo qualche minuto, questa volta guardandolo dritto negli occhi. Sentii una stretta allo stomaco quando il ragazzo annuì.
“Prima finiamo di sistemare?” Chiese di rimando.
“Cinque minuti.” Dissi. Mi aiutò a scendere dal palco e cercammo di finire quello che c’era da con l’aiuto di un’altra bottiglia di birra. Speravo che il mio capo non si accorgesse che mancavano un paio di bicchierini di whiskey dalla bottiglia di Jack Daniels. Non volevo che mi licenziasse e se avesse scoperto anche solo la metà di quello che era successo al Blackbird quella sera avrebbe fatto in modo che non riuscissi a mettere più piede in nessun locale a Manhattan.
 
***
 
I fiocchi di neve colpiscono i miei capelli e il mio viso mentre mi dirigo verso la fermata della metropolitana. Manhattan sembra paralizzata. I clacson suonano più del solito e il traffico è ancora più intenso degli altri giorni. Scuoto la testa quando un taxista mi insulta per aver attraversato la strada sulle strisce pedonali e scendo le scale con attenzione per non scivolare.
La banchina è piena di persone avvolte in cappotti pesanti, sciarpe, guanti e cappelli. La stazione della metropolitana è grigia e buia. Anche il treno è argentato. Tutto sembra perfettamente coordinato al mio umore.
Comincio a vedere i fari da lontano e di nuovo vengo investita dai ricordi.
 
***
 
Sistemare i bicchieri e pulire il locale era diventato un lavoro più lungo del previsto, perché Harry ed io continuavamo ad interromperci per baciarci. Impazzivo quando il ragazzo mi baciava contro il bancone e smettevo di pensare per qualche istante. Continuavo a sperare che esistesse una bacchetta magica che mi permettesse di fare tuto in fretta e in automatico per permettermi di uscire da quel locale e andare a casa con Harry.
Quando uscii dal Blackbird mi trovai sotto la pioggia battente. Lavorando al chiuso tutta la sera non mi ero resa conto delle condizioni meteo e quel giorno non avevo nemmeno portato un ombrello nella borsa.
Harry ed io corremmo fino alla fermata della metro, bagnandoci completamente. Il vestito leggero che stavo indossando si era appiccicato alle mie gambe e le ballerine erano completamente piene d’acqua. La sua maglietta a maniche corte, una volta grigio chiaro, in quel momento era diventata quasi nera. I suoi capelli ricci erano fradici, così come i miei. Avevo provato a raccoglierli per contenere i danni, ma pioveva così tanto che lo chignon era diventato pesante e alcune ciocche avevano cominciato a sfuggire dall’elastico.
“Non vedevo una pioggia così da…” Cominciò lui.
“Settimana scorsa?” Suggerii io. A New York pioveva spesso e vedevamo acquazzoni così violenti più o meno ogni settimana.
Lui rise. Una risata leggera e felice che mi scaldò il cuore. Mi avvicinai e lo abbracciai. Tanto eravamo bagnati entrambi, no?
Harry mi diede un bacio sulle labbra prima che arrivasse il treno. Poi trovammo un posto dove sederci e continuammo a baciarci fino alla fermata giusta.
Una volta tornati in superficie presi la sua mano e corsi fino al mio appartamento. Non aspettai nemmeno di aver chiuso la porta. Baciai Harry e lo aiutai a togliersi la maglietta bagnata, che finì sul pavimento all’ingresso. Avevo aspettato troppo, volevo sentirmi completamente sua. Non ero sicura di come fosse successo, ma credevo di essermi innamorata di lui.
 
***
 
“Ti servono gli appunti della lezione di oggi?” Mi chiede Hayley, la mia compagna di corso. Ha notato che non ho scritto nemmeno una parola sul foglio bianco davanti a me.
“Sì, grazie. Oggi sono un po’ distratta.” Dico, chiudendo il libro con un tonfo. La lezione è finita e sono finalmente libera di andare a pranzo prima di andare al lavoro. La responsabile del negozio mi ha mandato un messaggio dicendomi che dovrò esporre la nuova collezione di scarpe appena arrivata. Meglio, almeno avrò modo di distrarmi.
Fuori dal fast food dove voglio entrare a comprare un’insalata due adolescenti si baciano appassionatamente. Lui è appoggiato contro il muro e lei ha le braccia intrecciate intorno al suo collo. Sembrano felici. Così felici che mi costringono a voltarmi dall’altra parte. E’ passato esattamente un anno e mezzo da quella sera al Blackbird eppure i ricordi non vogliono smettere di tormentarmi.
 
***
 
Tra le sue braccia era esattamente il posto in cui volevo stare. Non lo sapevo nemmeno io prima di quel momento, ma non avevo mai provato una sensazione del genere. Era perfetto. Harry abbassò il viso per darmi un bacio sui capelli. Avevo appoggiato la testa sul suo petto e mi sentivo come se avessi trovato la pace interiore, la felicità. Un raggio di sole si posò sul cuscino di Harry. L’alba. Avevamo passato quasi tutta la notte al locale e poi eravamo tornati a casa mia, dove eravamo andati subito a letto e nessuno dei due aveva ancora chiuso occhio. Eravamo stati troppo impegnati a baciarci, a fare l’amore, a parlare e a conoscerci. Avevamo parlato di qualunque cosa.
“Phoebe?” C’era qualcosa di strano nel suo tono.
Alzai lo sguardo e incrociai il suo. Era preoccupato, sembrava triste.
“Cosa succede?” Dissi, raddrizzandomi e sedendomi. Mi coprii con il lenzuolo bianco e lo guardai negli occhi in attesa di una sua risposta.
“Non pensavo… questa sera… tu mi hai preso alla sprovvista.” Replicò. “Non pensavo nemmeno di dovertelo dire.”
“Cosa dovresti dirmi?” Chiesi. Avevo cominciato a sentirmi nervosa. Era come se sapessi che stava per succedere qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita.
“Questa è stata la mia ultima serata al Blackbird. Mi hanno offerto un contratto discografico e ho accettato. Parto domani per Los Angeles per registrare il mio disco e poi andrò in tour in Europa, dove aprirò i concerti di Jonathan Dallas. Non so quando tornerò a New York, perché il mio manager parlava di Asia e Australia...”
Fu come se qualcosa si distrusse dentro di me. Come se il mondo mi fosse caduto addosso, schiacciandomi e facendomi sentire piccola e debole.
“Q-quindi…” Cominciai a dire, interrompendomi. Non sapevo nemmeno cosa provare in quel momento. Rabbia? Angoscia? Disperazione? Mi sentivo come se la possibilità di amare e di essere amata stesse scivolando tra le mie dita, allontanandosi velocemente.
“Mi dispiace, Phoebe. Possiamo tenerci in contatto, possiamo…”
“No.” Dissi improvvisamente, bloccandolo prima che potesse dire qualcosa che mi avrebbe convinta. “Sappiamo entrambi che questa cosa non funzionerà. La distanza non aiuta le relazioni, al contrario di quello che dicono.” Aggiunsi. Sapevo che quella situazione mi avrebbe solo devastata e volevo evitare che succedesse. Volevo proteggermi, anche se il mio cuore voleva disperatamente che dicessi di sì, che continuassi a frequentarlo anche a distanza.
“Lo so.” Mormorò lui, abbassando lo sguardo.
“E’ stata solo una notte. Sarà un ricordo piacevole per il futuro.” Mi costrinsi a dire. Facevo fatica a parlare, perché mi sembrava di avere un nodo in gola che bloccava le mie parole.
“Per quello che conta sono sicuro che la ricorderò per il resto della mia vita.” Disse lui. Ignorai il pensiero che si fece spazio prepotentemente nella mia mente e scossi la testa. Volevo smettere di pensarci. Harry sarebbe andato a Los Angeles e poi in tour. Si sarebbe dimenticato facilmente della barista insignificante di New York dopo aver visto le ragazze californiane o le groupie ai concerti di Jonathan Dallas. Un brivido percorse la mia spina dorsale. Provai una stretta allo stomaco.
“E’ meglio che tu te ne vada, non vogliamo rendere le cose più difficili, giusto?”
Harry annuì lentamente, come se quel gesto fosse la cosa più difficile del mondo. Come se la sua testa pesasse una tonnellata.
Abbassai lo sguardo sulle lenzuola bianche stropicciate e cercai di nascondere il viso per non fargli vedere la lacrima che stava percorrendo la mia guancia. Perché mi sentivo così? Avevamo passato una sola notte insieme, eppure mi sembrava di conoscere Harry da tutta la vita. Era come se avessi trovato la mia anima gemella.
“Phoebe…” Mormorò lui, avvicinandosi. Appoggiò due dita sotto il mio mento per farmi alzare lo sguardo e poi mi baciò. Fu un gesto disperato, un gesto che in pochi secondi mi fece provare almeno un migliaio di emozioni diverse. Fu un bacio d’addio.
 
***
 
Sul treno per tornare a casa dopo il pomeriggio passato al negozio di scarpe rifletto sulla giornata appena passata. Sono riuscita a non pensare a quella sera al Blackbird per un anno e mezzo intero e, improvvisamente, tutti i ricordi sono tornati a galla proprio oggi. Il mio inconscio è proprio uno stronzo. Tutto mi fa tornare in mente Harry ed io voglio solo dimenticarlo. Voglio solo smettere di pensarci, perché è assurdo quello che provo. Non posso essermi innamorata di una persona in una sola notte.
Dopo una veloce camminata arrivo al palazzo in cui abito e guardo in alto. A volte Manhattan mi fa sentire così piccola e insignificante. Come una formica in un bosco di sequoie. Sembra che i grattacieli mi tolgano il respiro.
 
***
 
Aspettai che Harry uscisse dal mio appartamento e poi mi rannicchiai tra le coperte nel mio letto. Non avevo mai provato una sensazione di vuoto così grande. Mi sentivo come se fossi finalmente riuscita a trovare il grande amore dopo anni di “prove generali” per poi perderlo solo dopo poche ore. Non era giusto. Mi sembrava di avere un buco al posto del cuore. Com’era possibile? Come avevo potuto lasciare che succedesse qualcosa del genere. D’accordo, avevo solo ventun anni, ma avevo passato gran parte della mia vita a cercare di proteggermi, di evitare di finire in situazioni come quelle. Non volevo fare la fine di mia madre, che aveva passato anni con mio padre e poi si era trovata a piangere sul pavimento del bagno quando l’aveva lasciata per scappare alle Maldive con una ragazza che aveva la metà dei suoi anni.
Mia madre era convinta che lui fosse la sua anima gemella, il grande amore della sua vita. Perderlo in quel modo l’aveva distrutta, l’aveva cambiata. Era diventata più fredda e si era rifiutata di uscire con qualsiasi altro uomo.
Nonostante tutto, però, io avevo sempre creduto nell’amore. Sapevo che era difficile da trovare, ma speravo di essere una delle poche persone fortunate e di vivere una favola. Volevo essere la ragazza dei film, quella che perde la testa per il ragazzo che la tratta come una principessa, quella che riceve una proposta di matrimonio epica e che bacia il suo amore sotto la pioggia dopo un lungo periodo separati.
Invece ero solo una ragazza con le guance rigate dalle lacrime dopo aver avuto un colpo di fulmine totalmente inaspettato.
Scossi la testa, asciugandomi gli occhi. No, non potevo essermi innamorata. Avevamo passato solo una notte insieme! Ci voleva molto di più per provare dei sentimenti per qualcuno.
Decisi di chiudere quella notte in un angolo della mia mente e di non pensarci mai più. Non avrei permesso che quei ricordi mi distruggessero. Avrei continuato la mia vita come sempre. Per quanto mi riguardava quello era stato solo un bel sogno e niente di più.
 
***
 
Sento il familiare “bip” dell’ascensore e le porte si aprono al piano del mio appartamento. Mi fermo di colpo davanti alla mia porta quando noto un mazzo di fiori sullo zerbino. Il biglietto dice solo: “Scusa”. Raccolgo le rose rosse e le annuso. Chi potrebbe essere il mittente? Penso velocemente a tutte le persone che conosco. No, nessuno mi ha fatta arrabbiare. Non più di tanto, almeno. Per un momento il viso di Harry compare nella mia mente, ma scuoto la testa per mandarlo via. Per una sola giornata ho lasciato che i ricordi di quella sera mi tormentassero abbastanza.
Recupero le chiavi dalla borsa e apro la porta con fatica, perché ho paura di schiacciare quelle bellissime rose. Hanno bisogno di essere messe in un vaso.
Non faccio nemmeno in tempo ad arrivare in cucina quando sento il campanello suonare. Abbandono i fiori sul mobile dell’ingresso e apro la porta.
Harry è lì e mi guarda con quei maledetti occhi verdi e il sorriso furbo che mi ha rivolto quando ci siamo conosciuti. Non dice una parola, mi osserva e basta, come se volesse capire cosa sto provando.
“Cosa fai qui?” Domando, confusa. Il mio cuore ha fatto un tuffo quando l’ho visto e non voglio che le emozioni traspaiano dai miei occhi. Non voglio che sappia quanto sono contenta di vederlo. Voglio che pensi che lo odio, perché in fondo un po’ è vero. Mi ha fatta innamorare di lui e poi mi ha confessato che non ci saremmo più visti.
“Sono finalmente riuscito a tornare a New York e ho trovato il coraggio di venire da te.” Risponde.
Un brivido. Il mio stomaco sembra un quadro di Pollock e il mio cuore sta battendo all’impazzata. Ti odio, Harry Styles.
“Chi ti ha dato il permesso di ripiombare nella mia vita così, dal nulla?” Domando. Il mio cuore e il mio cervello hanno cominciato una battaglia e non so nemmeno io chi vincerà. Il primo mi dice di saltargli in braccio e cominciare a baciarlo, perché ho passato un anno e mezzo vuoto e senza emozioni e adesso lui è lì ed è come se non fosse mai andato via. Il secondo, invece, mi dice di farlo restare sulle spine, di mandarlo via a calci.
“Ho pensato che… forse mi sono sbagliato.” Risponde abbassando lo sguardo e dando un piccolo calcio allo zerbino. E’ imbarazzato e nervoso, è convinto che non lo perdonerò mai. “Pensavo che quella sera avessi provato anche tu quello che ho provato io.” Aggiunge, tornando a guardarmi. Sono così arrabbiata che non lo faccio nemmeno entrare. Rimango sulla soglia della porta e lo guardo con l’espressione più cattiva che conosco. In un anno e mezzo avrebbero potuto cambiare tante cose, avrei potuto aver trovato l’amore della mia vita, essere sposata e avere anche avuto un bambino. Ma ovviamente non è successo nulla di tutto ciò. Non ho trovato un ragazzo perché mi sembrava di non avere più un cuore, perché inconsciamente ho paragonato tutti quelli che ho incontrato a lui e nessuno è stato all’altezza.
“Ti sei sbagliato.” Dico. Mento. Non è vero, ho provato più emozioni quella sera che in ventidue anni di vita, ma non voglio concedergli quella vittoria.
“Allora ho frainteso tutto. E’ che… dal momento in cui mi hai baciato al bar pensavo che…”
“Non ho fatto apposta a baciarti.” Lo interrompo. E comunque io ricordo le cose in modo diverso. E’ stato lui il primo ad avvicinare il viso al mio. Oppure no? Il Jack Daniels e le birre hanno reso i particolari quella serata un po’ confusa. Non i sentimenti, però. Quelli sono ancora ben impressi nella mia memoria. Così tanto che ho ricominciato a provarli nello stesso istante in cui ho visto Harry fuori dalla mia porta.
“Non ho fatto apposta a innamorarmi di te.” Dice lui, arrossendo. Penso di non aver capito bene, così sgrano gli occhi e mi blocco. Le sue parole mi hanno colta di sorpresa, come una secchiata d’acqua gelida in faccia. Le ha dette davvero ad alta voce? “Non volevo ferirti. Non pensavo che quella sera avrebbe significato tanto per me.”
“T-ti sei innamorato di me?” Domando, balbettando.
“Sì e non vederti per un anno e mezzo è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. Sono stato uno stupido ad accettare di non rimanere in contatto.” Risponde.
Improvvisamente la mia battaglia interiore finisce e so chi è il vincitore. Il mio cuore esulta e si esibisce in un salto carpiato quando contro ogni logica mi avvicino e bacio Harry. Lo bacio come se mi fosse mancato più di qualunque altra cosa al mondo. Come se avessi bisogno di lui più che dell’ossigeno. Come se non esistesse nessun’altra persona. Come se fossimo tornati a quella sera.
 
Ormai è mattina e abbiamo passato la notte a letto insieme anche se nessuno dei due ha dormito. Abbiamo visto l’alba dalla finestra e ho ascoltato tutti i racconti sul tour con Jonathan Dallas, le avventure che ha vissuto in Giappone e in Cina, gli incontri con gli animali pericolosi dell’Australia e la vita a Los Angeles. Lui ha voluto sapere tutto quello che mi è successo in questo anno e mezzo. Gli ho raccontato che ho quasi finito gli studi e che lavoro ancora al Blackbird e al negozio di scarpe. Sono rimasta rannicchiata contro di lui per tutto il tempo e niente mi è mai sembrato più perfetto della sensazione di essere tra le sue braccia.
“Devi ripartire?” Chiedo.
“Ho due settimane libere.” Risponde lui, guardandomi negli occhi. “Poi devo ripartire per Los Angeles. Mi trasferisco là.”
Annuisco. Vorrei buttarlo fuori di casa un’altra volta, perché so che ogni minuto che passiamo insieme peggiora solo la situazione. Non voglio dirgli addio un’altra volta.
“Mi mancherai.” Dico a bassa voce, sperando che non mi senta.
“Vieni con me.” Propone improvvisamente, agitandosi. Si alza a sedere e mi guarda dritta negli occhi, facendomi provare una stretta al cuore. “Tra pochi mesi ti laurei, giusto?”
“Sì.” Rispondo lentamente mentre rifletto su quella novità. Potrei lavorare come giornalista a Los Angeles. E poi i grattacieli di New York stanno cominciando a farmi sentire claustrofobica, sono sicura che in California mi troverei meglio. Sono davvero disposta a lasciare una città per amore? Per un ragazzo che ho incontrato solo due volte?
“Non devi darmi subito una risposta.” Dice Harry come se mi stesse leggendo nel pensiero. “Questa volta rimaniamo in contatto. Scambiamoci i numeri di telefono, usciamo insieme durante le due settimane in cui starò qui. Voglio portarti a un vero appuntamento.” Aggiunge.
“E poi?” Domando.
“E poi proviamo come va a distanza. Tu rimani qui e finisci di studiare e io vado a Los Angeles a registrare il mio secondo album. Posso tornare qui un paio di volte al mese e puoi venire tu a trovarmi, così cominci a vedere come ti sembra la California.” Propone. Il suo piano mi piace e comincio a pensare che potrebbe funzionare.
“Non so se mi abituerò al Natale senza neve.” Dico, guardando fuori dalla finestra. Non ha nevicato molto durante la notte e il sole della mattina ha già cominciato a sciogliere quella che è rimasta sui tetti.
“Possiamo tornare qui tutti i Natali.” Risponde lui.
“No, credo che potrei provare a festeggiare con un falò in spiaggia.” Dico con un sorriso. Ormai sa che sto solo cercando di farlo impazzire perché mi diverte vedere la sua espressione preoccupata. E’ il minimo che posso fare dopo quello che mi ha fatto passare quella sera.
“Guarda che non fa così caldo a Los Angeles a dicembre.”
“Sarà sempre meglio che qui.” Ribatto. Non ho mai viaggiato e non ho mai vissuto realtà diverse da quella di New York. E mi è sempre andato bene così, almeno finché ho incontrato Harry. Adesso provo una voglia improvvisa di buttarmi a capofitto in una nuova avventura, di viaggiare, di vedere il mondo e di vivere.
“Non ti mancherà il lavoro al Blackbird?” Mi chiede dopo qualche minuto.
Scuoto la testa, poi alzo lo sguardo per incontrare quello di Harry. Lui mi dà un bacio sulle labbra ed io sorrido, felice di averlo ritrovato.
No, sono sicura che il Blackbird non mi mancherà, perché lo rivedrò spesso nei miei pensieri. Ho una foto indelebile di quel palco nella mia mente. La foto del momento più bello della mia vita, quello in cui ho incontrato la mia anima gemella.
 
The End
 


Innanzitutto dò il benvenuto a chi non mi conosce e saluto chi invece ha già letto alcune delle mie storie. Spero che questa vi piaccia e grazie in anticipo se la leggerete!
Dopo aver finito di scrivere Teenage Kicks ho cominciato a pensare a varie nuove storie e ieri non riuscivo a smettere di pensare a questa one shot, così l'ho scritta ed eccola qui :)
Volevo sperimentare un po' e scrivere qualcosa di diverso. L'ispirazione è stata "Hush Hush" di Avril Lavigne, soprattutto la prima strofa.
Alla prossima :)

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