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Autore: _Firestorm_    13/11/2013    1 recensioni
Una lettera che fa riaffiorare vecchi ricordi dimenticati costringerà una donna a fare i conti con il proprio passato. Solitudine e rabbia, orgoglio e amore: il tentativo di Erza Knightwalker di capire perchè è diventata la donna spietata che tutti conoscono.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Knightwalker, Mistgun, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Scalata (parte 2) / Rivelazioni
 
 
 
Erza si svegliò poco prima dell’alba tutta indolenzita, passare una notte su un albero non era esattamente il massimo della comodità. Il cielo iniziava a rischiarare così raccolse le sue cose e iniziò la discesa; una volta scesa a terra tirò fuori dallo zaino qualcosa da mangiare e si mise ad esaminare una mappa della regione ma subito si distrasse pensando a dove potesse essere Gerard, se stesse bene o se, per qualche disgrazia, si fosse fatto mangiare dalle bestie che abitavano la montagna. “Di sicuro si sarà cacciato in qualche casino, mi sembra di vederlo. Come minimo avrà cercato qualcosa da mangiare, mi ha perfino chiesto come avremmo fatto con le provviste, e sarà rimasto avvelenato da qualche bacca o robe simili… Per quale motivo avrà insistito tanto nel partire se fin dall’inizio sapeva di non essere adatto a un viaggio del genere.”
La donna si rimise a studiare la cartina, temporeggiando per aspettarlo, ma alla fine si rimise in marcia.
“Aspettarlo qui non ha senso, ci ritroveremo al valico” pensò.
Non fece nemmeno una ventina di passi che le parve di sentire un rumore. No era molto più simile ad un fruscio e sembrava provenire dall’alto. Ad un certo punto Erza venne colpita e si rese conto che qualcosa le era appena caduto addosso da un albero.
 
 
“Ahi. Mi fa male dappertutto, se penso che oggi dovrò camminare anche più di ieri… non so se riuscirò ad arrivare al valico entro stasera, Erza di sicuro mi avrà superato e sono senza una cartina. Erza… se mai riuscirò a rivederla non la farà franca con la scusa delle informazioni. No, non è il momento di pensarci. Adesso devo scendere di qui. Va bene, un passo alla volta, senza guardare in basso” si disse Gerard.
Si sporse per guardare in basso e nel rendersi conto dell’altezza a cui si trovava i suoi propositi di scendere svanirono in un attimo. Dopo aver indugiato per circa mezzo’ora si costrinse a scendere ma, che si chiami sfiga o incapacità assoluta il risultato non cambia, pochi secondi dopo il ramo su cui aveva poggiato un piede si ruppe e il ragazzo perse la presa e cadde.
L’impatto fu meno doloroso di quanto si aspettasse, doveva essere caduto su un mucchio di foglie.
Un mucchio di foglie che si dimenava e imprecava sonoramente.
 
 
<< Erza? Che ci fai qui? Ti sei fatta male? Mi dispiace, aspetta ti aiuto… >> le chiese Gerard, preoccupato che si fosse ferita.
<< Ti aiuto? Te lo do io l’aiuto, per ucciderti! Ma che diavolo ti è saltato in mente? Guarda dove metti i piedi, incapace! Io… >>
E tanti saluti alla segretezza.
Se ci fosse stato qualcuno nel raggio di 500 metri li avrebbe localizzati subito a causa dei toni soavi della donna e del pugno che sferrò al tronco per non colpire il re.
<< Erza… >>
<< Erza un accidente, scappa prima che ti metta le mani addosso, disgraziato! >>
Al che Gerard, notando che la furia della donna non accennava a placarsi, iniziò a correre riportandosi sul sentiero per il valico. Ovviamente Erza lo stava seguendo decisa a porre fine alla sua vita, o almeno così pareva dato che non smetteva di urlargli che se lo avesse preso “lo avrebbe ucciso”; non aveva però tenuto conto del fatto che fosse lei ad avere i bagagli di entrambi quindi era notevolmente rallentata.
Gerard non aveva la minima intenzione di fermarsi tanto che alla fine fu Erza a desistere dalla caccia preferendo fermarsi e lanciare il bagaglio diritto alle sue gambe: la distanza che li separava era breve, con un po’ di fortuna l’avrebbe preso, cosa che accadde pochi secondi dopo quando Gerard si ritrovò disteso a terra. Erza lo raggiunse e iniziò a scuoterlo per le spalle fregiandolo di ogni genere di insulti perché “era un idiota, l’aveva fatta preoccupare per nulla, avrebbe potuto essere ucciso praticamente da qualsiasi cosa in quella foresta”.
<< …E se devi scendere da un albero almeno guarda dove metti i piedi e reggiti invece di fare l’idiota! >> gridò la donna.
<< Erza, non sono un idiota, non mi sono messo a raccogliere e mangiare bacche velenose come credi tu, in più mi stavo reggendo per scendere ma si è rotto un ramo e sono caduto >> mugugnò offeso.
<< … >>
<< Ah già, mi devi ancora delle spiegazioni per l’altro giorno >> aggiunse Gerard approfittando del silenzio della compagna.
<< Non… non ti devo nessuna spiegazione hai fatto tutto tu >> ribatté lei arrossendo leggermente al ricordo di quel bacio.
<< Balle >>
<< Siamo in ritardo dobbiamo ripartire, qualcuno potrebbe aver sentito il chiasso di poco fa, dobbiamo allontanarci di qui. Alla svelta! >> disse Erza cercando di evitare quella conversazione imbarazzante. Conversazione che non aveva nessuna intenzione di iniziare.
<< Eh no non la passi liscia un’altra volta >>
<< Passo e chiudo pure. Andiamo! >>
<< No >> disse lui, dopodiché l’afferrò per un braccio prima che potesse allontanarsi e la tirò verso di sé.
<< Mi lasci! >>
<< Se lo faccio tu te ne vai e non mi starai ad ascoltare, per cui mi dispiace ma prima, perlomeno, mi ascolti. Dopo sarai libera di fare quello che ti pare. Io non mi pento di quello che ho fatto l’altra sera, non pretendo niente da te ma in un modo o nell’altro l’avresti saputo prima o poi. È andata come è andata ormai, non si torna indietro, quello che vorrei sapere è se… se… Maledizione! >> Gerard faceva fatica a trovare le parole, era il momento della verità e all’improvviso ne aveva paura. Paura della risposta di lei, nonostante sapesse che le sue speranze di essere ricambiato fossero praticamente inesistenti. Si prese qualche secondo di pausa poi continuò:
<< Erza, fin dall’inizio io sapevo che eri diversa da tutte le altre donne che conoscevo, basta solo guardarti per accorgersene: sei testarda, orgogliosa, forte, sei una persona leale, con degli ideali per cui combatti. Ti ammiravo per questo, perché hai avuto il coraggio di andare avanti nonostante tutti cercassero di ostacolarti e di impedirti di raggiungere i tuoi scopi.
È da un po’ che ci penso e quello che all’inizio avevo scambiato per ammirazione si è rivelato qualcosa di più. Non so che cosa io rappresenti per te ma volevo dirti che per me sei molto… importante >> concluse incapace di osare di più, dopodiché le lasciò il braccio.
 
 
Appena fu libera, Erza si sedette su un masso lì vicino, sconvolta per le parole che aveva appena sentito. L’ultima persona ad averle detto che era importante era stato il capitano, anche se chiaramente NON era lo stesso tipo di “importanza”.
“Che devo fare? Che si fa in una situazione del genere? Ovviamente non è possibile che ci possa essere qualcosa tra noi, insomma siamo troppo diversi tanto per cominciare e poi io sono un soldato e lui un re…non bastava che avessi iniziato a preoccuparmi per lui, adesso mi faccio pure problemi su come non ferire i suoi sentimenti…” .
Mentre rifletteva sull’assurda situazione di cui si era resa, inconsapevolmente, protagonista si rese conto che le faceva piacere essere di nuovo importante per qualcuno.
Dopo aver passato gli ultimi anni a trincerarsi dietro un muro per scoraggiare qualsiasi contatto emotivo con altre persone era sorprendentemente piacevole sapere che qualcuno si preoccupasse e  fosse interessato a lei.
In quel momento si rese conto che ciò che temeva di più non era tanto l’avere rapporti affettivi con qualcuno, ma il momento in cui questi fossero venuti meno. Se fosse successo di nuovo non l’avrebbe retto, due volte era stato già abbastanza: ogni volta era rimasta da sola, poco importava che fosse stato per un rifiuto come era successo con la sua famiglia o perché la persona che era diventata il centro del suo mondo fosse morta. Per colpa sua.
Non poteva permettere che succedesse di nuovo; era un circolo vizioso da cui non si usciva: l’isolamento volontario era diventato l’unico mezzo per sfuggire alla solitudine derivante da un’ulteriore ed eventuale perdita.
Quella storia doveva finire, prima ancora di iniziare. Doveva allontanarlo prima che fosse troppo tardi ma quando si rivolse a Gerard, per la prima volta, si accorse di non avere abbastanza coraggio per farlo.
 
<< Io… non lo so… non so che cosa tu sia per me ma anche se lo sapessi non cambierebbe nulla. Tu sei un re, io non sono una regina né tantomeno una principessa. È impossibile >> disse Erza puntando sulla differenza che c’era tra loro. Pur sapendo che sarebbe stato inutile.
<< Non iniziare con questa storia, se è un no preferisco che tu me lo dica chiaramente senza stare a girarci attorno. In ogni caso, proprio perché sono il re posso fare ciò che voglio. Chi dice che avresti dei privilegi da una relazione del genere dovrebbe solo tacere dal momento che non ti conosce. Tu non sei quel tipo di persona >> disse lui anticipandola prima che potesse ribattere.
<< Ma succederebbe e io non lo sopporterei. Sai meglio di me che non c’è nulla di meglio che per la gente di qualcosa su cui spettegolare. E non dire che alla fine capiranno perché non è così, anche se tutta questa situazione della guerra si risolvesse io non verrei comunque accettata per quello che sono realmente ma per quello si suppone abbia ottenuto con altri mezzi.
Poi te l’ho detto, non so che cosa sei per me per cui è meglio se ci mettiamo una pietra sopra e andiamo avanti >>
Gerard la guardò, in quel momento era sicuro di iniziare a capire cosa le passasse realmente per la testa, il motivo per cui teneva tutti a distanza. Una perdita troppo grossa per essere sopportata. Poi le disse:
<< … Dovresti iniziare a pensare di andare avanti Erza, non puoi restare attaccata al passato per tutta la vita. Non te lo dico per il mio tornaconto personale ma per il tuo bene. Lui non tornerà >> dopodiché raccolse il suo bagaglio e si rimise in cammino.
<< Lo so che non tornerà… >> sussurrò lei, credendo di non essere sentita.
 
L’ultima parte della scalata fu dura, non tanto per la difficoltà ma per il silenzio, pesante come un macigno. Nessuno dei due sapeva cosa dire, erano consci che non si tornava indietro dopo una conversazione simile e che a quel punto avevano solo due scelte davanti: la prima era una possibilità di stabilire una relazione, l’altra un tentativo di andare avanti come se nulla fosse, cosa impossibile a quel punto.
Entrambe dipendevano totalmente da Erza.
Gerard era stato fin troppo chiaro riguardo alla sua posizione, non si sarebbe tirato indietro senza provare.
Quando arrivarono in cima al valico e si guardarono alle spalle videro il sentiero che avevano seguito serpeggiare sui fianchi della collina, apparendo e sparendo tra gli alberi. In fondo alla valle la strada che aggirava le colline fino alle prime propaggini dei monti sembrava lontanissima: il loro percorso originario in definitiva avrebbe allungato di molto il loro tragitto ma avrebbe garantito una copertura.
Dei passi alle sue spalle fecero capire a Gerard che Erza si era rimessa in cammino quindi si voltò e la seguì, per restare totalmente immobile a fissare il paesaggio che aveva di fronte.
Era pomeriggio inoltrato ma nella valle davanti a loro, all’ombra delle montagne, era già notte. Una distesa d’erba sconfinata, con pochissimi alberi vicini alle radici dei monti, qualche luce sparsa qui e là che indicava qualche accampamento nomade. Per il resto era tutto buio fino alla città di Berg: arroccata sulla montagna più lontana, splendente come un faro in quella desolazione oscura.
Alzando lo sguardo al cielo si poteva ammirare un tramonto scarlatto che pareva incendiare perfino i ghiacciai, tingendoli di rosso.
Erza, accorgendosi che il suo compagno si era fermato, si girò e lo vide osservare quel paesaggio come se non credesse ai suoi occhi.
<< Benvenuto nelle Pianure Morte >>
 
 
Note:
Uccidetemi, non ho avuto un pc MIO a disposizione per pubblicare, ho dovuto traslocare per l’inizio dei corsi all’università e come se non bastasse ho 4 esami da preparare per Dicembre, quindi vi prego, uccidetemi almeno smetto di soffrire ___________TT^TT___________
Mi dispiace moltissimo di aver mollato la storia così per un mese e più ma non ho mai avuto intenzione di lasciarla perdere, andrò fino in fondo solo che non so se potrò garantire aggiornamenti settimanali ogni volta ( s’era capito eh? ). Mi scuso con chi ha seguito questa storia, davvero vorrei sprofondare, spero non si ripeta.
Beh… spero di essermi fatta perdonare un pochino con il capitolo, in ogni caso se c’è qualcosa che non vi torna contattatemi pure, non mordo nessuno : )
A presto (stavolta sul serio),
_Firestorm_
  
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