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Autore: topstiel    13/11/2013    2 recensioni
[AU, Smith!Dean/Future!Castiel]
Dean odia il suo lavoro e vuole girare il mondo.
Castiel odia la sua vita e vorrebbe studiare le stelle.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Eppure dovrei odiarti;

Dean rimane a guardare Castiel per un lungo momento, prima di schiarirsi inutilmente la voce e lasciare scivolare le parole giù per la gola. Tiene le labbra leggermente schiuse in un'espressione di stupore, e lo sguardo di Castiel non ha mai abbandonato l'attenzione alla sua figura.

"Credo ci sia stato un errore." si ricompone finalmente Dean, recuperando la propria borsa e avanzando fino a posarla sulla scrivania. Castiel non batte ciglio, un piccolo sorriso troneggia sulle sue labbra mentre l'osserva: l'ordine, la compostezza, la serietà; Castiel vuole distruggere tutto ciò, scompigliargli i capelli, sciogliere il nodo della sua cravatta, sbottonargli il primo bottone della camicia. Farlo ridere. Vedere la rigidezza nelle sue spalle scomparire. Mettergli a soqquadro la vita.

"No," scuote il capo, sollevandolo appena per rivolgere al soffitto un'occhiata pensierosa. La luce che proviene dalla finestra dietro di lui lo riscalda piacevolmente, rendendo la sua presenza ancora più strana e inaspettata agli occhi di Dean. Le parole della notte precedente tornano scombussolate alla sua mente. 

Un angelo è venuto a salvarmi dalla Perdizione. 

"Nessun errore." termina Castiel, e troppi pensieri cercano disperatamente di far centro in Dean, confondendolo e irritandolo, mettendolo in disordine e capovolgendo tutto. 
"Castiel?" risulta essere la prima cosa che esce fuori dalla sua bocca, il tono della sua voce è interrogativo e le sue sopracciglia sono aggrottate in un'espressione frustrata. La domanda si perde nell'ufficio, e Castiel riporta le gambe sulla scrivania, facendo sussultare Dean mentre dondola i piedi a destra e a sinistra. 
Ha la faccia di uno che riceve un simile sguardo abbastanza spesso a causa del proprio nome. 

"E' una variazione di Cassiel, Angelo del Giovedì." risponde con noncuranza, per poi spostare i piedi e piantare la suola delle scarpe contro l'estremità della scrivania. Si dà una leggera spinta, spostandosi con la sedia, ed il suono delle rotelle che scivolano lungo il pavimento distrae Dean. Poi, Castiel si alza e, in un'istante è davanti a Dean. Lo guarda negli occhi, i propri sono leggermente socchiusi, e può sentirlo irrigidirsi. Castiel decide di prenderlo per il polso in modo da non farlo allontanare, se lo avvicina e si ferma ad un centimetro da lui. Dean trattiene il fiato.

"Non" sussurra, lasciando scivolare gli occhi, se pur per un breve secondo, sulle sue labbra, riportandoli poi sulle sue iridi verdi, "fare" stringe la presa su di lui e gli si avvicina ulteriormente, per quanto sia possibile, "nessuna" respira contro il suo viso, percependo una sua mano posarsi sulla sua spalla, "battuta." termina, e le sue labbra si piegano in un piccolo sorriso. Fa un passo indietro, e Dean lo fissa con gli occhi spalancati e la bocca schiusa in una piccola "o". 

"Battuta?" 

Castiel ferma la sua attenzione sull'altro per un breve momento, prima di indietreggiare ed appoggiarsi contro la scrivania. Piega leggermente il capo e strizza gli occhi, esaminandolo con le braccia incrociate al petto. Davvero ci è voluto così poco per confonderlo? Pensa tra sé e sé, quasi stupito. Sarà così divertente farlo impazzire.

"Roba del genere, uh--, Ti ha fatto male quando sei caduto dal Paradiso?" risponde prontamente Castiel, sorridendo malandrino. "Anche se dovrei chiederti la stessa esatta cosa, angelo." 

Dean sospira profondamente. Cambiamento? Divertimento? Nah. Scuote il capo, monologando con la propria persona. Questo è un ragazzino che si è fatto di troppa roba. Anche se-

"Voglio che tu esca con me." Castiel dà nuovamente voce ai suoi desideri in modo brusco, almeno per il Winchester, e questa volta può vedere la mascella di Dean irrigidirsi e il suo sguardo mutare in un più duro. "Vorrei che tu te ne andassi." risponde l'altro, ben oltre che stufo. Stringe i pugni e si dirige dietro la propria scrivania, iniziando ad estrarre vari fogli dalla borsa. Castiel rimane a guardarlo per un momento, prima di sorridere e tornare alla porta.  

"Non è così semplice, andarsene." gli dice con tono intimo, come se gli stesse rivelando un segreto, una volta fermato allo stipite. Poi si volta e lo lascia al suo ordine e alla sua noiosa vita catalogata in fogli protocollo. 

Una volta fuori dall'edificio, estrae dalla tasca della sua felpa il cellulare, scorrendo frettolosamente nella rubrica. Un trillo. Due. Tre. 

"Pronto?"

"Hai voglia di venire da me?"

 
"Non mi hai detto come si chiama." 
 
La voce di Balthazar attira l'attenzione di Castiel, intento a contemplare la silhouette del mondo al di fuori della sua finestra, mentre tiene tra le labbra una sigaretta ed un alone scuro lo avvolge. Una luce nel palazzo accanto si spegne, una donna fatta di ombre chiude una finestra, un computer con la schermata completamente blu risplende in un'anonimata stanza.
Prende il suo tempo, aspira il fumo e fa un profondo sospiro, andando, poi, a poggiare ciò che rimane della sigaretta dentro il posacenere che si trova sul comodino. Infine, volta il viso per ritrovarsi davanti quello del suo amico, il quale sorride e preme la guancia contro il cuscino. 

"Come si chiama chi?" Castiel preme le labbra insieme e corruga la fronte in un'espressione interrogativa, e Balthazar non può far altro che allargare il suo sorriso ed allungare una mano per passargliela tra i capelli. Stupido adorabile Cassie. 

"Andiamo," lo incita a parlare con un cenno del capo mentre sposta il guanciale in modo da mettersi a sedere, appoggiandosi alla testata del letto. Ricevendo un ulteriore sguardo interrogativo da Castiel, rotea gli occhi verso il soffitto. "Hai lo stesso aspetto che avevi quando mi hai incontrato per la prima volta." spiega Balthazar, vagando con gli occhi nella stanza semi buia, conoscendone ormai ogni minimo dettaglio; così come sa a memoria ogni sfaccettatura della personalità di Castiel (per quanto quest'ultimo insista con tono impertinente che nessuno lo conosce). 

Balthazar non ha bisogno di guardarlo per sapere che le sue guance si sono tinte di rosso, che i suoi occhi sono spalancati, e che presto si stringerà maggiormente nel lenzuolo, raggomitolandosi su sé stesso e chiudendosi al resto del mondo. Tranne che con Balthazar. Balthazar è diverso. A Castiel piace Balthazar. Non ha pretese, è intelligente, e gli porta sempre qualche pacchetto di Philip Morris e una bottiglia di vino quando viene invitato.

"Non capisco cosa tu intenda." mormora di rimando il più piccolo, e Balthazar copre una risata con un colpo di tosse, facendo voltare il capo a Castiel, il quale gli rivolge un'occhiataccia. "Be'? Cosa c'è di tanto divertente?" 

"Non fare finta di non ricordartelo, Castiel Novak." sbotta Balthazar con tono sfacciato, nonostante il sorriso non abbia abbandonato il suo volto. "Dov'è che ci siamo incontrati? Hm, sì! A quella festa di un qualche scrittore. Chuck Shurley, mi pare si chiamasse. E tu eri con quella ragazza-- June? April, ecco. Dio, era così irritante! Poi tu mi avevi visto, e hai creduto che fossi chissà chi, sei venuto a parlarmi e ti ho fatto penare un pochino prima di darti il mio numero. Mi hai conosciuto e alla ti sei reso conto che non sono nulla di che. Con chi andavi a letto prima di me? Meg?" fa una breve pausa, leccandosi le labbra. "Devi comunque ammettere che il vino che ti porto è sempre il migliore."

Castiel arrossisce, storcendo il naso. "Non ti vedo davvero in modo così infimo, Balthazar." precisa, decicendo di mettersi a sedere a sua volta. Recupera i propri boxer da sotto le lenzuola e se li infila con calma, pensando alle parole da pronunciare. "E Dean mi sembra diverso." Vede l'amico sorridere, scuote la nuca e riprende a parlare. "Sai che preferisco il whisky al vino."

"Dean, uh?"

Castiel si sofferma a ripensare all'incontro nella mattinata. Dean Winchester. Accenna un sorriso stanco e si sporge in modo da poggiare la nuca contro la spalla di Balthazar. "Non è nulla." sussurra.

"Nulla?" enuncia l'altro, sorpreso. "Cassie riesce sempre ad ottenere ciò che vuole."

 
Dean ritrova il primo biglietto sulla scrivania il giorno dopo l'incontro con lo stramboide.
E' un semplice post-it giallo, e sopra è marcato da inchiostro nero. "Esci con me?" recita, e, inizialmente, Dean è confuso. Girando il foglietto, la confusione viene sostituita da un'ondata di frustrazione. La firma è coincisa e chiara, così come la scrittura è tonda ed ordinata. "Da Castiel" c'è scritto e Dean, lasciando fuori il contesto, non avrebbe mai collegato una simile calligrafia ad un personaggio come Cas. Cas?
Dean decide di ignorarlo. Lo ripiega senza fare troppa attenzione, infilandolo in un cassetto. Solo perché il cestino è troppo lontano, si dice.

Il secondo è marchiato con la stessa domanda, e Dean lo trova nello stesso punto del giorno precedente. Non ho intenzione di giocare al tuo gioco, pensa, riponendo via il pezzo di carta. Gabriel sorride troppo ampiamente quel giorno, ma ormai tutto sembra innervosire Dean.

Il terzo giorno, passato il weekend, Dean trova una piccola scatola sopra la propria scrivania. Sopra riposa un giallo post-it. "Credo questa ti appartenga." vi è scritto, e dietro di esso c'è la solita firma, accompagnata dalla solita domanda, con, a lato, un insolito ed inspiegabile disegno di un'ape stilizzata. Aprendo il piccolo pacco, Dean vi trova dentro una cravatta rossa, ma non è la stessa che ha usato per fermare la perdita di sangue di Castiel. E' nuova e piacevole al tatto. Dean la infila nella propria borsa, dicendosi che, dopotutto, se la merita.

Una settimana e quattro giorni dopo, il cassetto di Dean è pieno di piccoli fogli gialli, e Castiel inizia ad essere più fantasioso. "Il destino ha voluto che fossi tu a salvarmi, perciò perché non esci con me?" scrisse una volta. "Hai un bel culo." si era limitato a scrivere, un altro giorno.
Dean, che inizialmente andava di matto, ormai ci ha fatto l'abitudine.
Gabriel, però, continua a sorridere troppo ebetemente e, nella pausa pranzo di quel giorno, Dean lo guarda sospettoso mentre addenta un tramezzino. Anche Jo e Victor lo guardano in modo diverso.

"Allora, avete intenzione di dirmi cosa succede?"

I tre si scambiano un'occhiata d'intesa, poi Gabriel fa spallucce, prendendo la parola. "Dovresti dare una chance al ragazzo." annuisce con convinzione, impegnato a giocare con l'involucro che ricopre una caramella.

Dean sgrana gli occhi, sentendo il sangue pulsare sulle guance ed il retro del collo pizzicare. "Voi- ah-" Si passa una mano sul viso, tenendosi la radice del naso tra l'indice ed il pollice. "Questo spiega tutto." dice con tono più basso.

Jo ride, e Gabriel scuote la testa. "Non sei tu quella che viene fermata ogni mattina da un ragazzino che ti chiede di recapitare un messaggio alla sua cotta." Il sorriso della ragazza si allarga, facendo sbuffare Victor. "Io, intanto, ci ho perso venti dollari."

"Anche io, se è per questo." aggiunge Jo.

"Fermi un attimo!" Dean agita un palmo aperto al vuoto, zittendo i tre amici. Il suo viso è completamente arrossato. "Avete scommesso sulla mia sessualità?"

Gabriel annuisce con noncuranza, accartocciando la carta della caramella e lanciandola in faccia a Dean. "Come detto prima, dovresti uscire con quel poveretto."

"Voi- sapete che non sono gay, vero? Io non- Castiel si dimenticherà presto di me. E' immaturo, non mi conosce nemmeno." spiega con tono esasperato. "Sono come un trofeo. Vuole uscire con me ed andare dai suoi amici fattoni a vantarsi."

Jo preme le labbra insieme, pensierosa. "Stai dicendo che ti piace?" domanda, e Gabriel schiocca le dita verso di lei, soddisfatto. "Avanti, Losechester, lo sai che a noi non importa. E' come quella volta in cui io e Sam-"

Dean sbatte un pugno contro il tavolo, ricoprendosi il viso con una mano. "Non voglio veramente saperlo!" esclama, riportando l'attenzione al pranzo. Gabe ridacchia compiaciuto. "Dico sul serio, il ragazzo esce così presto solo per darmi un foglietto. E' quasi adorabile."

"Ugh, Gab, lasciami mangiare."

Succede dopo circa un mese dall'incontro di Dean e Castiel.
Ritrovatosi sommerso da post-it ricoperti di proposte e complimenti, a volte anche poesie e versi di canzoni che piacciono a Castiel, Dean non ha più resistito.

Così ha strappato l'estremità di un foglio della sua agenda, scribacchiandovi sopra una semplice domanda, e, dietro, un indirizzo ed un orario. Ha ignorato la faccia di Gabriel quando gliel'ha consegnato, e, per una volta, si è trovato in pace con sé stesso.

"Hai voglia di uscire con me?"


 
Se mi darai un paio di ali,
io volerò per te
anche se la terra intera
dovesse venire sommersa dall'acqua
Se tu mi farai una spada,
io combatterò per te
anche se il cielo intero
dovesse trapassarti di luce

 
SWIGGITY SWATO HO AGGIORNATO.
Perdono per l'immanso ritardo. Il Lucca Comics e la scuola si sono messe in mezzo. Anche tumblr e la noia, a dir la verità. Sigh, spero non accada più.
Oh, qui la storia inizia veramente, perciò stay tuned! A meno che non vi piaccia. Ehhe non sono molto soddisfatta di questo capitolo a dir la verità.
Ringrazio l'anonchan che su ask mi ha incoraggiato a scrivere. Mi hai reso la cosa più semplice. 
AH, la poesia alla fine, viene da un numero 40 di Bleach, e mi ha fatto sempre pensare a Castiel.

Peace out, bitches.
Toppy
 
 
   
 
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