Mikoto emette un gemito soffocato, portandosi la mano sull'enorme pancione che ormai da sette mesi l'accompagna. Fa cadere nel lavello il piatto che stava meticolosamente lavando, facendolo tintinnare. Emette poi un profondo sospiro. Il dolore è passato, ma non l'ha mai affranta. Abbassa lo sguardo e ritrova davanti a sé il tondo viso incorniciato da lunghi e sottili capelli corvini del suo primogenito, che la fissa preoccupato ed allarmato tirandole la gonna.

«Mamma tutto bene? Ti sei fatta male?» le chiede Itachi nella sua ingenua ignoranza, tipica e per nulla disturbante in un bambino di cinque anni, una lacrima gli punge gli occhi neri. Mikoto gli sorride, accarezzandogli la testa amorevolmente.

«No, tesoro. È solo il tuo fratellino che scalcia...»

«Perché ti calcia? È cattivo?»

«Ma no, Itachi. È che lo spazio dove sta crescendo è molto piccolo, lui si muove, e ogni tanto i suoi piccoli piedini premono contro la pancia, tutto qui!» Mikoto spiega con una semplicità disarmante un evento così meraviglioso e difficile da capire per un bambino, ma sa che il suo piccolo Itachi è sveglio, molto più dei suoi coetanei, e ciò la rende orgogliosa.

Il bambino guarda il pancione della madre perplesso, l'iniziale paura per la madre, per la quale prova un innocente senso di protezione, è ormai svanita. Ma il dubbio rimane.

«E ti fa male?»

«No, è solo un fastidio momentaneo. Passa subito, e non è per niente un dispiacere, quindi stai tranquillo, ok?»

Itachi trattiene l'aria tra le guance, gonfiandole, in una buffa espressione contrita, le braccia conserte, lo sguardo crucciato rivolto ancora verso il fratellino che ancora deve vedere la luce. Mikoto sorride, poi torna china sul lavandino a finire il suo compito. Il bambino si avvicina alla madre, sfiorandole quasi il grembiule che indossava con le sue piccole labbra.

«Se fai ancora male alla mamma ti riempio di pugni, hai capito?» mormora, come se stesse confessando un segreto al fratellino e credendo di non essere per nulla sentito dalla madre.

Mikoto fissa sbigottita il figlio che, una volta sussurrate quelle parole minacciose, sgambetta come se nulla fosse verso la veranda, dove il padre si sta riposando dopo una lunga giornata di lavoro.

Si porta di nuovo una mano al grembo, ma non perché di nuovo il piccolo secondogenito scalcia facendole ricordare della sua presenza, ma perché percepisce già il dolore che gli provocherebbe una scarica di pugni di Itachi, che seppur sia ancora un mocciosetto ha già una notevole forza nelle sue piccole braccia.

Mentalmente Mikoto pregò Sasuke di rimanere calmo per almeno altri due mesi, almeno in presenza del fratello maggiore, per il bene di entrambi.

Angolo della Panda

Boh, volevo scrivere un momento fluffoso sulla famiglia Uchiha ed è uscita questa flashfict, che spero vi sia piaciuta. Probabilmente ne scriverò altre di questo stampo, non lo so, probabilmente con protagonista anche la famiglia Uzumaki. Mi piace immaginarmi la vita quotidiana delle nostre mamme “narutiane” nel periodo della loro gravidanza XD

Alla prossima!