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Autore: _ChaMa_    13/11/2013    1 recensioni
Ero sempre stata una ragazza semplice, piena di sogni. Dopo la morte di mia madre, avevo deciso di andare alla ricerca di mio padre: troppo grande per comportarsi come un ragazzino e troppo immaturo per fare l'uomo. Poi qualcosa è cambiato. Lui è cambiato.
Anche se vivevo in un mondo di bugie, non avevo mai perso la speranza. Quella stessa speranza che mi aveva portato a Mystic Falls.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tyler Lockwood, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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≈≈ SUL SERIO? ≈≈


 

Ero pronta a saltare addosso a chiunque avesse aperto quella porta maledetta.

Non avevo idea di dove fossi né di dove fosse mio fratello.

Ero arrabbiata e ancora sentivo il sapore del sangue sul palato. Ero sicura di aver ucciso quella notte, anche se non mi ricordavano bene chi.

Una ragazza, forse.

Sentii una chiave girare; poi il rumore di un catenaccio che veniva liberato ed infine il rumore di qualcosa che veniva trascinato lontano e poi gettato al suolo.

Anche se non potevo trasformarmi, potevo attaccare con i miei artigli e i canini.

La porta si aprii lentamente e altra luce entrò nella mia cella.

Riconobbi subito la figura che avanzava verso di me, ma non credevo ai miei occhi.

<< Melissa? >> chiesi, senza ritrarre né artigli né zanne

Lei annuii silenziosamente e a testa bassa.

Istintivamente sorrisi e mi mossi verso di lei.

<< No >> disse, quasi in un bisbiglio << Non essere così felice di vedermi >>

<< Perché non dovrei? Io e Simon abbiamo attraversato metà America per riuscire a trovarti >> dissi senza pensarci troppo

<< Dov'è Simon? >> chiese lei

Alzai le spalle << Non lo so >> ammisi << Mi sono risvegliata qui dentro. Dove siamo? >>

Lei alzò le spalle a sua volta << A casa mia >>

Sorrise debolmente e, per la prima volta, alzò lo sguardo per incontrare il mio.

<< Sono io che ti ho rinchiuso qui dentro, Becky >>

<< Cosa? >> chiesi stupita

<< Mi dispiace >> disse, chinando di nuovo il capo.

<< Che sta succedendo, Melissa? Siamo venuti fin qui perché pensavamo che fossi nei guai...>>

<< Io sto bene e non tornerò sulle Black Hills >> disse ferma

<< Ma quella è casa tua >> le ricordai

<< Non più, Becky >>

 

*

 

<< Ok, ok...rallenta un attimo! Tu hai fatto cosa? >>

<< Ho liberato Becky >> ammisi un po' imbarazzata

<< Ma ti è dato di volta il cervello? >>

Tyler era arrabbiato. Anzi, furioso.

<< Non devi preoccuparti >> gli dissi << So quello che faccio >>

<< A me non sembra >>

Forse aveva ragione. Avevo agito d'istinto, senza pensarci. Ma ero così stanca di scappare. Mi piaceva stare a Mystic Falls e non volevo andare via. Ma dovevo risolvere ancora alcune cose prima di potermi considerare libera di fare quello che volevo.

Raggiungemmo la cucina dove la mia amica e Caroline stavo facendo colazione. Le salutai velocemente e mi diressi verso la porta.

<< Dove credi di andare? >> chiese Tyler

<< A casa di Stefan >> dissi

<< Ti accompagno >> propose Caroline, saltando giù dalla sedia

Mi voltai di scatto, mascherando al meglio la mia preoccupazione. Certo, dovevo andare dai Salvatore ma solo perché Katherine era là. E io dovevo parlare con lei.

Cercai delle scuse banali per convincere Car a non accompagnarmi, ma alla fine fui io che dovetti arrendermi.

Entrammo a casa Salvatore e la prima cosa che sentii furono le voci di Stefan e Damon che litigavano.

<< Che sta succedendo? >> chiese Caroline, facendo il suo ingresso.

Elena, seduta sul divano di teneva la testa con una mano.

<< Questo idiota ha quasi lasciato che Elena si facesse ammazzare >> ringhiò Damon, riferendosi chiaramente a Stefan

Stefan strinse i pugni e indurì la mascella. Era ovvio che si stesse trattenendo dal rispondere la fratello. Povera Elena! Non la invidiavo affatto ad essere contesa tra i fratelli Salvatore.

<< Non vorrei interrompere questa conversazione piena d'affetto >> esordii io << Ma dov'è Katherine? >>

Caroline fece appena in tempo a far volteggiare la sua lunga chioma verso di me. La sua espressione stupita era sull'orlo della rabbia.

<< Proprio qui >> disse la vampira, entrando dietro di noi

<< Sul serio? >> riprese Caroline << Sei venuta qui per Katherine? >>

<< Dobbiamo parlare >> dissi io, ignorando Caroline

<< Di cosa? >> sogghignò Katherine

<< Tanto per cominciare: rivoglio il mio telefono >> dissi allungando un mano

Katherine prese il mio telefono dalla tasca dei suoi jeans attillati e sbuffando me lo riconsegnò << Se non fosse stato per me, adesso la vostra amica sarebbe morta. Dovresti mostrare un po' di gratitudine >>

<< Scherzi? >> sbottai << È stata colpa tua. Sei stata tu ad averla rinchiusa la dentro >>

<< Ma poi l'ho fatta uscire >> disse sorridente

Eccola la Katherine che ricordavo: non si lasciava mai abbattere, qualsiasi cosa le dicevi aveva una risposta.

Katherine allungò lo sguardo su Elena, ancora seduta sul divano << Che ti è successo? >> le chiese << Sembri sconvolta >>

Elena cercò di ignorarla, ma Damon rispose per lei << Chiedilo a Stefan >>

<< Damon! >> lo rimproverò Elena

<< Se non fosse stato per lui... sei quasi morta >>

<< Il piano è stato mio >> mi intromisi << Se devi prendertela con qualcuno, prenditela con me >>

Damon mi fulminò con lo sguardo << Dovevo immaginarlo che quel ridicolo piano era tuo >>

<< Visto? Anche lui pensa che il tuo piano fosse ridicolo >> intervenne Katherine, raggiungendo il comodino su cui era posato un bicchiere di vetro. Si vuotò qualcosa nel bicchiere, probabilmente shock, e bevve tutto d'un fiato.

Ok, lo ammetto: era stato un piano stupido e non era servito a nulla.

<< Mi dispiace >> dissi rivolta a Stefan e ad Elena << Quello che è successo è stata colpa mia. Non volevo che vi accedesse qualcosa >>

<< Noi stiamo bene >> disse Stefan

<< Non è stata colpa tua >> cercò di consolarmi Elena

<< Si, invece >> gridò Damon

Anche lui era furioso e si vedeva chiaramente che aveva bevuto.

<< Si può sapere che ti è saltato in mente? >>

<< La prossima volta, chiederò a te >> lo provocai

<< Non ci sarà una prossima volta >> ringhiò << Farai meglio a tenerti le tue stupide idee per te e lasciare che siano i grandi a occuparsi di queste cose >>

Non ne potevo più di questo suo atteggiamento! E che cavolo, avevo già chiesto scusa e non mi pareva che lui avesse fatto qualcosa di utile. L'unica cosa che sapeva fare era lamentarsi, ubriacarsi e uccidere persone innocenti.

<< Cioè a te? Così la prossima volta Elena morirà per davvero. Magari come la ragazza dell'altro giorno. Te la ricordi, vero? Dovresti dato che hai bevuto fino all'ultima goccia del suo sangue >>

Mi pentii immediatamente delle parole che pronunciai, ma non feci in tempo a dire qualcosa che sentii la mano di Damon stringersi attorno alla mia gola e la mia schiena sbattere violentemente contro la parete dietro di me.

L'unica cosa che riuscivo a vedere chiaramente erano i suoi occhi azzurri pieni di rabbia. Ma non lo avevo solo fatto infuriare di più. Lo avevo anche ferito.

<< Lasciala, Damon >> gridò Caroline

Nessuno si mosse. Tutti pensavano, io compresa, che non mi avrebbe fatto niente. Era arrabbiato, ma gli sarebbe passata. Non avrebbe lasciato che una ragazzina lo ferisse. E invece, ci sbagliavamo.

<< Sai, hai ragione >> sussurrò al mio orecchio << Io ho scelto di essere un mostro. E mi piace >>

Subito dopo un inteso dolore si propagò da un punto ben definito del mio collo. Sentivo i suoi canini affondare nella mia pelle e il sangue caldo scorrermi lungo la pelle. Non usò nessuna delicatezza e fu brutale mentre mi succhiava via la vita. Passarono solo pochi attimi, ma per me furono come minuti interi.

Damon venne lanciato lontano e io riuscii a prendere un po' di fiato. Mi sentii improvvisamente debole e iniziai a scorrere lentamente lungo la parete, quando una mano mi sostenne e mi aiutò ad alzarmi. Ero sicura che fosse stata Caroline.

Mi rialzai e mi portai una mano al collo, nel punto in cui Damon mi aveva morsa << Tu... tu mi hai morsa >> dissi incredula

Lo vidi rialzarsi, quasi scioccato. Guardai le espressioni stupite di Stefan ed Elena, mi voltai verso il mio soccorritore e solo allora mi accorsi che a salvarmi era stata Katherine.

Deglutii a disagio e mormorai un debole “grazie”.

 

*

 

<< Non posso crederci! >> esclamò Caroline, agitandosi con le bende

Ne cosparse una con un po' di disinfettante e me la premette sul collo

<< Ahi >> esclamai

Ti sta bene, dissi tra me e me. Così impari a tenere quella boccaccia chiusa!

<< Scusa >> disse, sistemandomi meglio la benda sul collo << Tyler mi ucciderà >>

<< Non è stata colpa tua, Car. Sono io che non imparo mai >>

Caroline mi guardò con uno sguardo compassionevole << Hai avuto coraggio >>

Le sorrisi di rimando << Sono stata un'idiota. E dopo tutto, Damon ha ragione. Dovrei lasciare che siate voi a occuparvi di queste cose. Io sono solo una ragazzina >>

E lo pensavo davvero! Ma, già sapevo che avrei continuato a seguire quello che mi diceva l'istinto.

<< Non sei un'idiota. Ma prima di parlare, pensa la prossima volta >>

Scoppiammo a ridere e per pochi minuti mi dimenticai di Becky. Caroline mi coprì la ferita con un pezzo di garza e Elena mi diede una delle sue sciarpe per assicurarsi che non si vedesse nulla.

Quando tornai in salotto, Katherine era sparita e anche Damon. Buttai un'occhiata sull'orologio a tendolo nel salone.

<< Devo andare >> dissi, battendomi una mano sulla fronte

<< Dove? >> chiese Stefan

<< Al Grill. Il mio turno inizia tra poco >>

Era una bugia, almeno in parte. Il mio turno non sarebbe iniziato prima di qualche ora ma dovevo fare una cosa importante ed era essenziale che la facessi da sola.

M'incamminai velocemente verso la strada che portava in centro, ma appena sparii dalla traiettoria di villa Salvatore deviai nel bosco.

La mani già cominciavano a sudare e non riuscivo a calmarmi: perché dovevo sempre complicarmi la vita?

Mi guardai intorno e appena scorsi la cripta mi esposi di poco,per vedere che ci fosse qualcuno. Dato che non vedevo anima viva mi mossi lentamente e poi mi appoggiai ad un albero, per cercare di calmare i nervi.

<< Ti faccio ancora questo effetto? >>

Mi bloccai all'istante, con il cuore a mille e la testa confusa. Era lì. Era venuto per davvero.

<< Ciao Simon >>

Lui mi sorrise e avanzò verso di me << Sono contento di vederti >>

Era stranamente calmo e questo non faceva altro che aumentare la mia agitazione.

<< Te ne devi andare >> dissi, il più freddamente possibile

Lui inclinò appena la testa << Ma come? Sono appena arrivato >>

Era ovvio che mi stesse prendendo in giro, ma feci finta di niente. Sapevo perché era venuto, era inutile chiederglielo.

<< Io non vado da nessuna parte >>

Si portò le mani dietro la schiena e cominciò a camminare avanti e indietro davanti a me. Sembrava stesse riflettendo << Hai parlato con Becky, vero? >> poi trattenne una risata e mi guardò << Che stupido! Naturalmente, tu sapevi che ti avrei trovata. Sapevi che sarei venuto per riportarti a casa >>

<< Io non voglio andare via >> specificai

<< Nessuno ha detto che tu devi essere d'accordo >>

Con uno scatto mi fu addosso e mi bloccò contro l'albero a cui ero già appoggiata.

Restò fermo a guardarmi, occhi negli occhi. Mi era mancato, ma ogni giorno cercavo di dimenticarlo. Il suo profumo riempiva l'aria e i miei polmoni ne furono presto pieni.

<< Simon... >>

Lui mi posò un dito sulle labbra e mi disse di non parlare. Poi mi sfiorò una guancia e la mia temperatura salì così tanto che credetti di poter scoppiare.

<< Mi sei mancata >> disse, mentre le sue labbra diventavano sempre più vicine.

Poi un rumore improvviso mi fece riprendere il controllo. Lo allontanai e mi sottrassi da lui.

<< Non mi importa di quello che fai, Simon. Qui c'è la mia famiglia ed è qui che io go deciso di restare >>

Mi voltai e feci per andarmene, ma la sua voce mi fermò << Hai trovato tuo padre? >>

Mi immobilizzai e un forte senso di colpa si diffuse in me.

No, pensai, non l'ho trovato.

<< Ti do una settima >> disse << poi io e Becky ce ne andremo >>

Aggrottai le sopracciglia, ma senza voltarmi per guardarlo. Era stato troppo facile convincerlo. Simon era sempre stato testardo e quando voleva una cosa la otteneva. In un modo o nell'altro. Aveva in mente qualcosa.

Ma poi capii.

<< E tu verrai con noi. Che lo voglia o no >>

 

*

 

<< Melissa hai detto, vero? >> chiese per la centesima volta il ragazzo biondo davanti a me. Io annuii divertita e continua a pulire il bancone.

Ogni venerdì sera era la solita storia: Dick si ubriacava e ci provava con tutte le ragazze del Grill, poi poco prima della chiusura veniva e si comprava una birra. Proprio come adesso.

<< Lasciala stare, McKenzie >> disse una voce famigliare

Il ragazzo si voltò, incrociando il volto severo e annoiato del professor Saltzman.

<< Dammi qualcosa di forte >> chiese sedendosi sul primo sgabello vuoto

<< Perché quel muso lungo? >> chiesi io

Dick ridacchiò qualcosa di incomprensibile.

Alaric gli rivolse un'occhiataccia << McKenzie... >> disse << Come siamo messi con i compiti di storia? >>

Il ragazzo si zittì all'istante << Siamo in vacanza >>

Rick ridacchiò mentre gli allungavo un bicchierino di Bourbon << Non vorrai partire anche quest'anno con un bel quattro, vero? >>

Dick si alzò sconsolato e si dileguò tra la folla.

<< Poverino! >> esclamai

Rick fece per guardarsi indietro, ma poi buttò già tutto il liquido marroncino << Un vero genio >>

Allungai il braccio per riempire di nuovo il suo bicchiere << Offre la casa >> dissi

Alaric mi era piaciuto fin da subito, solo non capivo come potesse essere amico di un'idiota come Damon.

<< Che hai fatto al collo? >> chiese

Istintivamente portai la mano a sistemare meglio la sciarpa di Elena, ma sapevo che era inutile.

<< Niente >> dissi, senza dar peso alla cosa

<< Ti hanno morsa? >>

Scossi la testa,ignorando i suoi sguardi inquisitori

<< Chi è stato? >> insistette

<< Non è successo niente >>

<< Damon? >>

<< Non preoccuparti >> riprovai io

<< È stato Damon >> intuii al primo colpo, poi si alzò di scatto << Che bastardo >>

<< Non è stata colpa sua >> cercai di sistemare la cosa come meglio riuscii << io ho detto delle cose che non avrei dovuto dire. E lui si è arrabbiato >>

<< Non è una giustificazione >> disse << Non puoi mordere qualcuno solo perché ti ha fatto arrabbiare >>

<< Sai com'è fatto Damon... >>

Lui scosse la testa << Già. Purtroppo, lo conosco meglio di quanto vorrei >>

<< In realtà, sembra che abbiate un bel rapporto >>

<< A volte >> ammise lui << Credo di poter essere definito un suo amico. Anzi, sono l'unico che può essere definito in quel modo >>

<< Come fai ad essere amico suo? >> chiesi di getto

Lui alzò le spalle e sembrò rifletterci << Ho visto qualcosa in lui. Qualcosa di umano. Qualcosa che voleva tenere nascosto >>

 

*

 

<< Eccoti qua >>

La voce di Katherine arrivò cristallina e acuta alle mio orecchie. Non mi voltai per guardare il suo bel volto. Rimasi , semplicemente sdraiato a terra. Fermo a guardar il cielo stellato.

<< Ti diverti? >> mi chiese

Emisi un grugnito in risposta. Non avevo alcuna voglia di chiacchierare, specialmente dopo quello schifo di giornata.

Elena era tornata ad odiarmi, la luce del mio perfetto fratellino era tornata a splendere e Katherine mi aveva umiliato.

<< Andiamo, Damon >> disse << Non sarai arrabbiato per il nostro piccolo scontro >>

<< Che vuoi Katherine? >>

<< Aiutarti >> disse con semplicità

Voltai appena il capo e mi ritrovai a studiare le sue scarpe firmate. Nere e tacco alto.

<< Mi hai attaccato >> dissi

<< Tu hai attaccato lei >>

Con uno scatto mi alzai in piedi e la fronteggiai << Che vuoi da Melissa? >>

<< Credevo che te ne volessi sbarazzare >> sorrise; erano poche le volte in cui riusciva a sopraffarmi. Anche se lei era più vecchia, io ero più forte.

<< Perché ti interessa tanto? >>

Mi passò una mano sul petto e mi guardò maliziosa << Dammi Melissa >>

<< E io che cosa ci guadagno? >> le dissi avvicinando il mio viso al suo

<< Tu dammi Melissa e io sparisco dalla tua vita >>

<< E dei suoi amici licantropi? >>

Alzò le spalle, menefreghista << Fanne quello che ti pare. Non mi importa >>

Si alzò sulle punte e si accostò al mio orecchio << Pensaci >>

Restai fermo a guardarla mentre si allontanava da me << Perché ci tieni tanto? >>

Katherine si fermò << Perché a volte permetto alla mia umanità di riemergere. E l'ultima volta che l'ho fatto, lei c'era >> disse, poi si voltò verso di me << Ci tengo davvero a lei, Damon, perciò non farle mai più del male. O sarò io a fartene >>

  
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