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Autore: MandyCri    13/11/2013    9 recensioni
Un insegnante di matematica e un’alunna.
Un ragazzo scrupoloso. Una ragazza scellerata.
Un uomo di umili origini e una donna dell’alta società.
Due mondi completamente diversi che si intersecano e si uniscono come nella più banale delle addizioni.
La matematica non è un’opinione e il risultato di uno più uno è sempre due.
Un amore difficile, tenero e divertente.
Josh e Ilary si scontreranno in uno dei più famosi luoghi comuni: Teach & Love.
Ideata e scritta per il contest "Teach & Love"
Prima classificata.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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CAPITOLO 4
 
- Ilary, lei è proprio una somara! – la sgridò, alzando gli occhi al cielo, poi scoppiò a ridere – Ih, oh! Ih, oh! – fece il verso dell’animale, portandosi i due indici alle orecchie per imitare il quadrupede.
- Josh, lei è il peggior insegnante di matematica sulla faccia della terra! – protestò indignata.
Josh le si avvicinò velocemente, mise le mani sulla scrivania e si protese verso di lei con il busto – Ilary! Lei non mi deve chiamare per nome! Professore o Mr. Carper va benissimo!
- Nemmeno lei dovrebbe chiamarmi per nome! – lo riprese altezzosa – Miss Santhel è perfetto.
- Lei è una bambina e io posso chiamarla “Ilary”, portandole sempre il dovuto rispetto, s’intende! – precisò.
Josh si avvicinò ancor di più con il viso verso quello della ragazza.
Era strano, ma tutta la storia dei centri concentrici del famoso “spazio personale”, si erano completamente azzerati tra loro.
Ilary, in quelle settimane trascorse insieme per le ripetizioni, aveva abbattuto tutti i vari stadi ed era arrivata fino a quello cosiddetto “intimo”.
Adesso, se ne stavano quasi naso contro naso a guardarsi in cagnesco.
Erano lì, perché lei l’aveva ricattato, ovviamente!
O le dava ripetizioni gratis nell’ora di pranzo o lei avrebbe spiattellato tutto.
Aveva accettato, ovviamente!
Così, si era trovato a condividere la sua pausa pranzo con Miss Santhel e gli esercizi di matematica.
Fortunatamente, era migliorata. Non che si fosse scoperto all’improvviso che Ilary fosse un genio incompreso, però non era più gravemente insufficiente.
Almeno una cosa che stava andando per il verso giusto!
Nell’ultimo compito era riuscita a prendere una sufficienza stiracchiata.
Josh aveva esultato, quando aveva finito di correggerlo.
Si era alzato e aveva accennato una danza di ringraziamento, eseguendo movimenti assurdi con le braccia e il bacino, poi si era dato dello stupido e si era riseduto compostamente, per finire il suo lavoro, vergognandosi di se stesso.
Era passato un mese da quando Ilary era piombata nel suo studio, il giorno dopo il fattaccio e gli aveva fatto la sua proposta, giusto per non chiamarla “coercizione”.
Da quel giorno si erano visti tutti i giorni e quella volta in cui lei non si era presentata, si era sentito stranamente solo, dopo mille indugi e ripensamenti, si era fatto coraggio e, con la scusa più banale del mondo, ovvero la preoccupazione, le aveva scritto un messaggio, chiedendole dove fosse finita e, se per caso, le fosse successo qualcosa.
Si erano scambiati i numeri di telefono in gran segreto il primo giorno di ripetizioni, solo per motivi scolastici, aveva precisato lui.
Quando lei gli aveva risposto che era a casa con un mal di pancia infernale, Josh aveva storto la bocca e si era informato, se per combinazione, questo dolore improvviso fosse dovuto a qualche compito o interrogazione.
Era cominciata così la loro storia epistolare, fatta di messaggini scherzosi, irriverenti e spesso maliziosi, perché chattando erano solo un ragazzo ed una ragazza che si volevano conoscere.
Non c’erano più il professore e l’alunna e Josh si sentiva libero di corteggiarla, anche se cercava in tutti i modi, non riuscendoci, di darsi un freno
Josh viveva per quei brevi momenti e si era reso conto, a malincuore, che non riusciva ad addormentarsi la sera, se non riceveva la buona notte da parte di Ilary.
- Mi vuole baciare, Josh? Lo sa che non può fino a domani – gli disse Ilary, riportandolo alla realtà, con un sorriso perfido sul viso.
Josh sbatté ripetutamente le palpebre come un idiota, si allontanò di qualche centimetro dal viso della ragazza, si mise a posto i polsini della camicia, già perfetti e la guardò con aria di sfida – Le ho già detto che non mi può chiamare per nome! – rispose stizzito.
Ilary cercò di nascondere, invano, una risata.
Josh si girò e si diresse verso la finestra, sorridendo come un imbecille.
Più i giorni passavano e più l’agitazione cresceva.
Il calendario parlava chiaro: il conto alla rovescia diceva meno uno.
L’indomani sarebbe stato il compleanno di Ilary e lei avrebbe compiuto diciotto anni.
Si portò una mano sulla fronte, preoccupato.
Questa non era una cosa a cui lui doveva pensare, in fin dei conti, non sarebbe cambiato nulla: lui restava lo stesso il suo professore di matematica, maggiorenne o no che fosse.
Eppure non riusciva ad evitarlo.
Ilary Santhel era diventata il suo più bell’incubo, ma sapeva che era tutto sbagliato.
Cristo! Era il suo professore!
Non doveva nemmeno permettersi di fantasticare su certe cose, nonostante, fortunatamente, nessuno poteva incriminare un essere umano per i suoi desideri.
Josh deglutì e obbligò se stesso a continuare a fissare il nulla al di là dei vetri.
Ilary era off-limits per lui, per una svariata serie di ragioni, prima tra tutte la sua età.
Poco importava che il giorno dopo avesse compiuto diciotto anni, i nove di differenza che incombevano tra loro, non sarebbero mai e poi mai diminuiti e restava sempre il suo professore, per Dio!
Avvertì una mano calda appoggiarsi sulla schiena.
Lei cercava sempre un qualsiasi tipo di contatto fisico.
Lo sfiorava continuamente, ogni scusa era buona e lui, a malincuore, la allontanava.
Magari un giorno, lei lo avrebbe ringraziato per questa sua delicatezza.
- Ilary… - supplicò, come se quella semplice parola, potesse farle capire la tempesta che aleggiava in lui.
- Josh! – squittì lei, affiancandolo e alzando gli occhi verso i suoi, con il suo solito modo impertinente.
Era tutto un Ilary soffiato tristemente e un Josh pronunciato allegramente e in questo modo di riconcorrersi, si racchiudeva l’enorme differenza tra loro due.
Il desiderio represso dalla consapevolezza dell’errore e la genuinità esaltata dall’incoscienza della giovane età.
Erano il giorno e la notte.
La luna e il sole.
Il polo sud e il polo nord.
Due esseri che per nessuna legge della natura o ragione al mondo si sarebbero dovuti incontrare e che invece erano lì vicini, insieme.
Ilary staccò la mano dalla sua schiena e lui, inconsapevolmente, avvicinò la sua a quella della ragazza.
Quando le sue dita si incrociarono con quelle della ragazza, Josh le strinse forte.
Facevano così ogni volta, prima dell’inizio delle lezioni vere e proprie.
Se ne stavano cinque minuti mano nella mano a guardare il nulla alla finestra, come se fosse stato il panorama più interessante del mondo eppure per lui, erano gli istanti migliori di tutta la giornata.
Josh sapeva che c’era qualcosa tra di loro, però non poteva permettersi di portarlo avanti.
Non voleva rovinare la sua vita e, tantomeno, quella di Ilary.
Strinse ancora di più la mano della ragazza per trovare un po’ di coraggio.
Sapeva che doveva abbandonare la nave. Era giunto il tempo per farlo.
- Credo sia arrivato il momento di sospendere le lezioni private – sussurrò con la morte nel cuore.
Ilary appoggiò il viso al suo braccio e lui staccò la presa per poterla abbracciare.
In quell’istante una stretta di mano non era più sufficiente.
Come al solito dovette sopprimere tutti i suoi sensi.
Aveva bisogno del calore di Ilary perché, molto probabilmente, sarebbe stata l’ultima occasione per averla e sentirla vicina – Dobbiamo lasciar perdere anche i messaggi, Ilary… - continuò sempre più avvilito.
Lei gli strofinò il viso sulla camicia – Domani sarò qui all’una esatta e la prima cosa che farò, sarà baciarti, Josh!
Poi rise.
La solita risata cristallina e gioviale che gli scaldava il cuore, ma non in quel momento.
Josh si morse il labbro superiore – Miss Santhel, il fatto che lei domani sia maggiorenne, non cambia la situazione: io resterò lo stesso il suo professore.
Ilary sbuffò – Lo sai che sei pesante? – domandò roteando gli occhi buffamente – Mamma mia… sei palloso Josh. Potevi essere solo un professore di matematica, tu! Burbero, vecchio e acido professore cazzone di matematica!
- Ilary non parli così! – la riprese.
- Cazzone. Cazzone. Cazzone. Mi metti la nota adesso? – lo prese in giro lei.
Josh si mise la mani sui fianchi – Non sto scherzando, Ilary! Primo, non mi deve dare del tu. Secondo, io sono “professore” o Mr. Carper per lei, quante volte glielo devo dire? Terzo, una ragazza come lei non dovrebbe usare certi termini.
Ilary sbuffò sonoramente – Ascolta bene Mr. Uomo di Neanderthal. Primo, ci frequentiamo da un mese e se permetti, quando siamo soli e non stiamo studiando ti dò del tu. Secondo, io ti chiamo Josh, quando mi abbracci, mi stringi la mano o semplicemente siamo vicini e non stiamo facendo gli esercizi di matematica. Terzo, “cazzone” non è una parolaccia – rispose lei con un sorriso strafottente.
Josh riempì d’aria le guance – Cazzone è una parolaccia, invece! – soffiò, prima di scoppiare a ridere, vedendo l’espressione sbigottita di Ilary.
- Tu non sei normale – mormorò lei, lanciandoglisi addosso.
Josh l’abbracciò, le accarezzò la schiena con dolcezza e possessività.
Non ce la faceva proprio ad allontanarsi da lei.
Ilary alzò il viso verso il suo e in quel momento Josh mandò tutti i suoi buoni propositi a fare un viaggetto, possibilmente senza ritorno, per i minuti che rimanevano prima del suono della campanella.
Si avvicinò titubante ad Ilary.
Desiderava baciarla così tanto…
E poi non si fece più scrupoli e posò le sue labbra su quelle della ragazza.
Si sarebbe pentito, lo sapeva, ma in quell’istante, scacciò anche i sensi di colpa.
Quando la campanella suonò, si dovette staccare per forza da Ilary – Sono proprio un cazzone – mormorò imbarazzato.
Ilary scoppiò a ridere – Puoi dirlo forte! – disse allegra – Fossi stata in te, io l’avrei fatto molto prima, ma tu sei così rigoroso… Uomo di Neanderthal! – concluse, facendogli l’occhiolino e dirigendosi a grandi passi verso la scrivania per prendere le sue cose.
- Josh ci vediamo tra cinque minuti in classe – lo salutò con la mano e sparì dietro la porta.
Che casino!
Era riuscito ad essere bravo per un mese dopo il fattaccio e proprio quando doveva tenere duro, si era arreso.
Ilary Santhel non era una ragazza vuota come aveva sperato.
Oltre ad essere bella era intelligente, caparbia, spigliata, allegra e solare.
Era tutto quello che desiderava nella donna che avrebbe voluto come madre dei suoi figli e come amante al suo fianco… peccato che le mancasse il requisito fondamentale.
Ilary Santhel non era una donna, era solo una ragazzina, di cui lui si era follemente innamorato.
Si coprì il volto con le mani e strofinò forte.
La galera, se non stava attento, sarebbe stata la sua nuova casa!
 

 
   
 
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