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Autore: Alex Wolf    13/11/2013    6 recensioni
Dal primo capitolo:
« Eleonora » mormorò una voce fievole. Un fremito scosse il mio corpo e io mi voltai. Legolas mi fissò con i suoi occhi azzurri e le labbra socchiuse. Era bellissimo, ed era li in piedi di fronte a me… ma doveva essere tutto un sogno. Perché lui mi odiava, io l’avevo tradito e lui me l’aveva ricordato, gridandomi contro. « Legolas » mi uscì dalla bocca. « C’è n’hai messo di tempo a trovarmi. »
Consigliato per chi ha letto "When you let her go".
Storia ispirata al film: "Il signore degli anelli: le due torri".
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Just can’t let her go.  
 
 
 
Forse un giorno capirai, perché ogni cosa che tocchi muore.
 
-Let her go, Passenger

 
 
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Il volto di Aragorn mi fece sorridere. Certo, nessuno si aspettava il mio ritorno; e anche se così fosse stato, nessuno si aspettava un ritorno in grande stile. Titano ancora sbatteva le ali sopra il fosso di Helm. Alzai lo sguardo e mi concentrai per un attimo sull’azzurro perlaceo delle sue ali.
Spiegherò tutto loro, ora vai. Ci rivedremo prima che la guerra inizi.
E con quelle parole, lo congedai. Le sue ali diedero un ultimo potente battito, che sollevò una folata di polvere, e il mio drago sparì. Quando tornai a guardare quelli che un tempo erano i miei compagni d’avventura, le mie labbra si piegarono in una linea sottile.
« Vi spiegherò tutto, non appena leverete le mani dall’elsa delle vostre spade. » I miei occhi individuarono tutti i soldati presenti. Nessuno dava segno di voler cedere alla mia proposta. « Non vi farò del male, Aragorn », mi rivolsi direttamente al re, « sai che non ne farò a nessuno di voi. Siete miei alleati. » Gli occhi azzurri del sovrano si fecero più dolci, sapeva che non mentivo.
« Riponete le armi, soldati. » Lui fu il primo a farlo. Ci fu un rumore di metallo, che durò per qualche minuto, poi silenzio. Le donne strinsero i figli al grembo e li portarono lontano, da me. Era brutto vedere quelle cose; vedere che la gente che tentavi di proteggere scappava solo notando la tua ombra. Era triste. Era la triste verità. Se per loro prima ero una specie di eroe: “Isil la guerriera, tornata per proteggere i popoli della Terra di Mezzo”, ora non ero altro che una parte, la peggiore, di Isil. La sorella riuscita male, quella che, a prescindere dai sacrifici che faceva, da quello che provava, rimaneva sempre l’oscura. Ma dopo tutto che potevo aspettarmi d agente così? Erano contadini, e nei tempi che correvano, ero sicura, si sarebbero spaventati persino della loro stessa ombra. Scrocchiai le dita, guardai Legolas. Lui ripose l’arco e rimanemmo a fissarci. I suoi occhi blu, come il cielo senza stelle, erano spaventati ma al contempo mi sembravano sollevati. Le sue spalle erano rilassate, adesso. Socchiusi le labbra per dire qualcosa, qualsiasi cosa pur di sentire la sua voce, ma mi bloccai. Cosa mai potevo chiedere a colui che mi aveva quasi uccisa?
“Perché l’hai fatto?”, oppure avrei potuto semplicemente tenergli il muso. Forse… no. Come potevo andare avanti tenendogli il broncio? Quanti anni avevo? 7? No. Avrei aspettato e gli avrei chiesto spiegazioni in privato. Avevo il diritto di sapere il perché, reale, di quel gesto.
« Mia signora. Mia… signora? » Un bambino mi tirò per la blusa. Sbattei le palpebre e staccai le iridi da quelle di Legolas. Fissai il bambino.
« Duncan. » Gli occhi scuri del bimbo si illuminarono. « Ciao, ometto. » Mi chinai e accarezzai con gentilezza i suoi capelli color grano maturo, scompigliandoli. Lui ridacchiò e prese a giocare con una ciocca dei miei capelli scuri. « Quanto tempo che non ci vediamo, è? Guarda come ti sei fatto grande. » Lo lodai.
Il bambino si crogiolò nei complimenti e poi mi toccò il volto, gli occhi brillanti di curiosità.
« Mi fai vedere il gioco degli occhi? » Chiese tutto eccitato. Dietro di lui, una mano si protese trascinandolo indietro. Alzai di scatto il viso, pronta a attaccare chiunque avesse avuto il coraggio di trascinarlo via così da me, ma quando vidi il volto di una donna impaurita lasciai perdere la mia sete di sangue. La signora aveva i capelli biondi, che contro sole le formavano un’aureola candida attorno al viso, e gli occhi grigi cerchiati da occhiaie visibili. Indossava un vestito da contadina verde smeraldo, con sopra un grembiule bianco sgualcito. Strinse le spalle di Duncan fra le mani, e lo getto contro la sua gonna.
« Diavolo », sibilò. Poi voltandosi portò via il bambino, che non smise di voltarsi a guardarmi. Accennai un sorriso per tranquillizzarlo, e quando alla fine scomparve dentro le grotte strizzai le palpebre, strinsi i pugni e feci una smorfia per smaltire la rabbia.
Non farci caso, Ele. Passerà. In un modo o nell’altro, ma tu c’è la farai, come sempre. Passerà anche questo periodo.
« Possiamo andare in un posto appartato, per parlare? » Domandai gentilmente ad Aragorn.
« La sala del trono sarà più che ottima, per noi. » Fece qualche passo avanti e mi tese la mano, in segno di amicizia. « Credevo fossi morta », mormorò.
« Anche io lo pensavo di te. » Ammisi, e strinsi le sue dita con le mie.
Ci incamminammo per le mura, Legolas al fianco di Aragorn continuava a lanciarmi frecciatine con lo sguardo. Non potevo non notarlo, e non tornare con la mente a quello che mi aveva detto prima di scoccare quella dannata freccia.
 
 
« Io ti amo. » Mormorai.
« Ti amo anche io. Ma non posso permetterti di mettere in pericolo le persone della compagnia. La missione va portata a termine, e tu sei la mia distrazione. Non posso avere distrazioni, non ora che se n’è andato anche Aragorn. »
« Legolas, ti prego. »  Feci un passo avanti e non staccai gli occhi dai suoi. La vista era tornata normale e potevo scorgere il blu dei suoi occhi diventare nero.
« Non posso, non posso non farlo. Mi dispiace. » Una lacrima gli rigò la guancia.
 
Allora, non avevo avuto l’opportunità di pensare vividamente, ma tornando a quella scena l’unica cosa che mi girava in testa era: come poteva dispiacergli? Gli avevo detto “ti amo” superando tutto l’orgoglio che avevo in corpo, per sentirmi poi dire “mi dispiace”, e ritrovarmi una freccia nel petto. Grazie a quella freccia, però, avevo conosciuto V… Sauron, che si era dimostrato, dopo tutto,  un buon amico e ascoltatore. Lui era corso a salvarmi da una morte certa. Era venuto in mio aiuto quando quello stregone da strapazzo mi aveva incatenata. I suoi occhi rossi, quando aveva scoperto che sapevo chi era, non avevano fatto altro che accrescere la mia convinzione che nonostante tutto in lui ci fosse ancora del bene.
 
 
« Stai indietro », ordinai all’elfo dai capelli scuri. Lui mi guardò per un momento, gli occhi di fuoco ancora in stallo. « Sauron, dannazione, stai indietro. »
« Cosa, perché? » Si era ripreso, e ora sbatteva le palpebre mentre faceva ciò che gli avevo chiesto. Quando scontrammo la parete di marmo che delimitava la cella, ci guardammo. Feci correre i miei occhi sul suo copro, coperto dai soliti abiti di pelle nera, e poi ancora al suo volto. Lui fece lo stesso.
« Io… ti devo dei ringraziamenti, signore di Mordor », cominciai.
« Non capisco. » Le sue labbra piene si mossero velocemente. Chiusi gli occhi tentando di non distrarmi. Da quando l’avevo visto per la prima volta non avevo potuto fare che immaginare come sarebbe stato baciare quelle labbra. E non ne andavo fiera. Sentivo di essere innamorata di Legolas, nonostante tutto quello che mi aveva fatto; ma non potevo non pensare anche all’elfo che avevo di fronte.
« Devo ringraziarti, Sauron, per tutto quello che hai fatto per me. Mi hai presa quando stavo per morire, hai chiamato uno stregone pazzo per curare le mie ferite », d’istinto mi portai una mano sul petto, seguendo l’ormai nota linea verticale che lo tagliava, « per vermi sopportato quando ti parlavo di Legolas, e di quello che provavo per lui nonostante tutto. »
« Tu non mi devi nulla. » Lo bloccai con un cenno della mano. Lui si ammutolì all’istante.
« Per essere stato così protettivo con me. » Lo guardai piegando la testa leggermente, e scorsi delle sfumature nei suoi occhi che non avevo mai visto. I capelli, da quell’angolazione, sembravano di un intenso blu scuro. « L’ho apprezzato davvero molto. Mi piacerebbe stare in tua compagnia ancora per molto tempo. »
« Eppure sembra che tu me lo stia dicendo perché sai che non sarà così. » Irrigidì le spalle e io raddrizzai il volto. Staccai le spalle dalla parete, facendo qualche passo in avanti. Mi serviva spazio vitale, in quel momento mi sentivo come intrappolata in un discorso senza fine.
Per fortuna non ho più un cuore, sennò a quest’ora scoppierebbe, pensai.
« Ascolta, se ho fatto qualcosa... » La voce dell’oscuro signore era tagliente e triste al tempo stesso, e io sapevo il perché, o almeno credevo di saperlo. Non c’era persona da temere di più di una con il cuore spezzato; e io stavo per spezzare il suo, o così credevo.
Stò arrivando! Crea una barriera con la mente; e prima che tu lo chieda: devi solo immaginartela.
Il grido nella mia testa mi fece scattare in avanti. Poggiai le mani sulle spalle di Sauron tirandolo verso il basso, poi spostai i palmi sul marmo coprendo come meglio potevo la sua grande figura con la mia. Chiusi gli occhi e sperai che tutto andasse per il meglio. Immaginai una barriera attorno ai nostri corpi, e all’improvviso i miei pami presero a bruciare. Mi morsi le labbra a sangue pur di non mostrarmi debole, e non spostai lo sguardo dagli occhi dell’elfo.
« Cosa fai? » La sua testa si volse verso i miei palmi. « No, Elenora, smettila. Non sei abbastanza forte! Il tuo custode non lo è! Ti farai del male! » Tentò di bloccarmi, ma si bruciò.
« Lasciami fare », ringhiai. Una vampata d’aria calda ci investì e dopo qualche momento, prima che potessi ragionare, uno scudo di fuoco ci avvolgeva. Qualche minuto dopo, questo, non permise al marmo che in quel momento stava saltando in aria di colpirci. Una grande ombra scivolò sul pavimento lucido e si rimise in piedi.
Muoviti ragazza, c’è poco tempo, disse Titano.
« Grazie di tutto », sussurrai io a Sauron, sorridendogli lievemente. « Ma, non posso restare al tuo fianco, però. La mia gente ha bisogno di me. » Richiusi i palmi, e lo schermo di fuoco scomparve. Ora eravamo vulnerabili, in tutti i sensi. Avevo messo a repentaglio i pochi sentimenti, veri, che sentivo per quell’elfo e adesso stavo per pentirmene.
Ma, perché devo sempre soffrire e far soffrire? Mi maledissi mentalmente.
Issai di fretta le gambe e corsi verso il mio drago, che era già pronto a volare. Dispiegò un’ala verso il basso, in modo che potessi arrampicarmi, e attese. Presi a correre nella sua direzione, decisa a non guardarmi indietro, ma qualcun altro me lo fece fare. Strinse il mio poso nella sua mano, una presa dolce ma possessiva, che mi fece venire la pelle d’oca. Legolas l’aveva identica, ma più calda. E la pelle era più rosea, con qualche callo accennato sulle dita che stava a indicare l’uso dell’arco.
« Ti troverò », mi disse con il fiatone, « e giuro, qui, adesso, che farò di tutto per tenerti al mio fianco. Qualunque cosa accada. Contro chiunque deva battermi. A qualunque modo. » Ecco, l’aveva detto. Ora sarebbe stato ancora più difficile andarsene da lui, combattere contro le sue armate. Scordarsi di lui.
« Maledizione », mi passai distrattamente una mano sul labbro sanguinante, « Dovevi proprio dirlo? »
Tic Toc Tic Toc, il tempo scorre tesoro, e il signore oscuro non è il migliore con cui passarlo. E poi credi che sia facile fuggire da Isengard?! Datti una mossa, dannazione.
Si, Titano, hai ragione, arrivo.
« Si, si dovevo. » Si avvicinò, e riuscii a sentire il calore che il suo corpo irradiava dietro i vestiti. Mi sentii avvampare, ma mi trattenni. « Ti troverò. » Spostò i miei capelli oltre le spalle e mi sorrise, senza distogliere lo sguardo.
« L’hai già detto », balbettai imbarazzata. Le mie iridi si muovevano come trottole, passando dalle sue labbra ai suoi occhi.
E io ti ho già detto di muoverti.
« Lo so », si avvicinò ancora, e il suo naso sfiorò il mio.
« Devo andare », sussurrai a mezza voce.
« L’hai già detto », mi prese in giro.
« Lo so. »
« Non andare… » fece scendere le sue mani sulla mie spalle, accarezzandole e facendomi venire la pelle d’oca.
Andiamo?!
Zitta, lucertola troppo cresciuta! Sto cercando di non svenire come un’oca!
Antipatica.
Guasta feste.
« Devo. » Lasciai perdere Titano e i suoi discorsi e tornai a concentrarmi su Sauron. Poggiai le mani sul suo petto, tentando di allontanarlo, e rimasi in attesa di una sua risposta.
Lui socchiuse le labbra, come pronto a dire qualcosa, ma ci ripensò e fece risalire le mani al mio volto. Le passò dietro i miei capelli, piegandola leggermente e si avvicinò col suo volto. Le sue labbra piene si poggiarono sulle mie e premettero con dolcezza. Sussultai un poco, sorpresa e lo guardai chiudere gli occhi, mentre io ero incapace di farlo. Le sue palpebre tremavano leggermente, segno che stava cercando di trattenersi il più possibile. Allora chiusi gli occhi, e socchiusi le labbra. Le nostre lingue si trovarono e io lo strinsi di più a me, legando le mie braccia attorno alla sua schiena.
Puah.
Il mio momento di dolcezza si era andato a far fottere, dopo il delizioso commento del mio adorato custode, e dopo l’apparizione momentanea del volto di Legolas. Strizzai le palpebre, all’improvviso percossa da dei sensi di colpa acuti. Mi allontanai leggermente da Sauron, e gli battei un piccolo pugno sul petto.
« Ora devo davvero andare. »
« Ti troverò », ripeté, e rilasciò un altro bacio sulle mie labbra.
 
 
 
Aragorn aprì le immense porte della sala del trono e i suoi capelli ricaddero in avanti. Il re, seduto su un trono che mi pareva di pietra alzò il busto, irrigidendosi. Accanto a lui Isil e Gring sorrisero sollevati.
« Sei vivo. » Le sue labbra formavano una perfetta “O”. Era ridicolo.
« Siamo vivi. » Lo corressi io entrando, sorpassando il mio compagno e oscurandolo, per quanto mi fosse possibile vista la sua statura.
« O santo cielo. » Parlò tutto d’un tratto mia sorella, portando d’istinto una mano all’elsa della sua spada.
Oh, credimi Isil, ti servirà a poco quella spada quando avrò finito con te, pensai.
« Chiudi quella bocca, sorella. E’ fatta per ingoiare uccelli, non aria, la tua. » La freddai io. Lei sbiancò e poi assunse un colorito rosso, era imbarazzata. Le guardie attorno a me trattennero una risata, mentre Gimli si lasciò liberamente andare.
Sono felice che tu sia tornata. Legolas sospirò, non accorgendosi che potevo leggere i suoi pensieri.
Anche tu, ma non glielo dissi. Avrei aspettato il momento giusto.
Restammo a discutere con il sovrano per molto tempo. Aragorn gli fece capire che io non ero una minaccia, e gli dimostrammo che riuscivo a tenere sotto controllo i miei poteri. Lo convincemmo del fatto che io potevo essere l’ago della bilancia in questa guerra, sebbene lui sostenesse che nessuno avrebbe mai oltrepassato le mura del fosso di Helm. Era un uomo cocciuto.
« Un grande esercito, dici? » Theoden voltò le spalle a tutti e si mise a fissare il fuoco che briciava nel braciere.
« Isengard è stata svuotata del tutto. »
Isengard, così si chiamava il luogo da cui Titano mia aveva salvata. Quando l’avevo sorvolato, migliaia di orchi e Uruk-ai si stavano radunando in attesa di ordini.
« Quanti sono? » Chiese il re.
« 10.000 come minimo. » Intervenni io. Tutti si voltarono a fissarmi, sorpresi che avessi preso parola.
« 10.000? » La voce del sovrano si era abbassata paurosamente, e quando si voltò a guardarmi colsi nel suo sguardo un lampo di terrore.
« E’ un esercito creato per un unico scopo: distruggere il mondo degli uomini. » Affermai.
Theoden si fece avanti e poggiò le mani sulle mie spalle.
« Ne sei sicura? »
« Purtroppo si, vostra maestà. Saranno qui al calar della notte. » Regnò il silenzio per un attimo.
« Bazzecole, vuoi solo spaventarci! » Scattò in avanti Isil. Il tono più glaciale e fermo che le avessi mai sentito usare.
« Credi sul serio che ne sarei capace? Che sarei capace di mentire su una cosa del genere? » Ringhiai.
« Non so più di cosa sei capace, sinceramente. » Affermò, gli occhi freddi. « Hai tentato di uccidermi! »
« Stavi per baciare il ragazzo che amo. Lo hai convinto a scoccarmi una freccia dritta nel petto! »
« Te la meritavi: sei un mostro. » Strillò. « E perirai in battaglia, come perirà il tuo drago. »
« Ehy, ehy, ehy. » Legolas si intromise nella conversazione. « Qualcuno mi vuole spiegare la storia della freccia? »
« Bella scusa, fare finta di niente quando sai esattamente cos’è successo. » Borbottai io avvilita. Ferita dalle parole uscite dalle labbra di mia sorella. Ormai non mi sarei dovuta più meravigliare dei suoi comportamenti, ma non era così.
« Io non ho schioccato nessuna freccia, contro nessuno di voi. » Protestò il principe. Ora tutti ci fissavano per davvero. Eravamo un triangolo, incasinato.
« E invece l’hai fatto: la stessa sera in cui è successa quella cosa… » Abbassai lo sguardo imbarazzata e ferita. La sua messa in scena mi dava sui nervi, ma non avevo nessuna voglia di attaccare lite: perciò stavo tentando di mantenere un tono calmo.
« Quando è successa quella cosa », le sue guance si imporporarono, « io ho discusso con Isil, è vero, ma qualcuno mi ha colpito in testa e sono svenuto. Mi sono svegliato quattro giorni dopo, su un letto, con tua sorella che mi medicava e mi diceva che eri stata tu a farmi del male, dopo che avevi perso il controllo, e poi era scappata a Mordor. »
« Mh, la trama si infittisce. » Borbottò, tutto preso da quella conversazione, Gimli.
« Ma, io ti ho visto… tu… tu hai parlato con lei, e poi mi hai schioccato la freccia in petto. Mi hai uccisa. » Portai una mano sulla cicatrice coperta dalla blusa bianca.
« Io non l’avrei mai fatto. » Socchiuse le labbra l’elfo.
« Eppure, è successo. » Mi avvicinai a lui, presi la sua mano e le feci percorrere il profilo della cicatrice. La fermai proprio sul cuore. « Mi hai colpita qui, ricordi? » Alzai il volto e incontrai i suoi occhi, ora di un azzurro chiaro, ricchi di domande. Sembrava non ricordarsi di niente sul serio.
« Bhe, io me lo ricordo », Isil dondolò sui talloni, per poi piegare le braccia al petto e alzare il mento, « e non è stata una bella scena, principe. »
« Io non l’avrei mai colpita! » Ululò Legolas, mettendo d’istinto un braccio attorno alle mie spalle per trascinarmi contro di lui. Avvampai e poi mi scostai. Avevo una reputazione da orgogliosa da mantenere.
« E infatti non sei stato tu, è stato uno dei tirapiedi di Sauron, che si è presentato, grazie ad un incantesimo di Saruman, sotto tue sembianze. » Strillò, perdendo le staffe. « Sapevamo benissimo che tu non le avresti fatto del male, anzi, al contrario l’avresti protetta. E così abbiamo dovuto mettere questa stupida messa in scena in atto. Mi è dispiaciuto quando Gring ti ha colpito così forte dietro la testa, ma andava fatto. » Si fermò per riprendere fiato, e ricomporsi.
Sentii i miei muscoli farsi leggeri dopo quelle rivelazioni.
« Isil. » Gring la richiamò, approfittando dei suoi minuti di silenzio.
« Che c’è?! » Lo incenerì con uno sguardo di fuoco vivo.
« Ci sei appena costata la vita. »
« Oh, puoi ben dirlo. » Ringhiai io, e con uno scatto aprii le mani, prima chiuse a pugno. Dai palmi scaturirono due fiammate di rubino. Gli occhi grigi di Isil, resasi conto di quello che aveva appena fatto, si allargarono fino allo stremo. La pura era nata al loro interno.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Yeah!
Questo  è uno dei miei capitoli più lunghi. Come potete vedere è scritto diversamente dagli altri, perché avevo promesso a una ragazza che l’avrei fatto così per lei.

Elanoriel, spero sia di tuo gradimento. C’è l’ho fatta, sono sette pagine di formato Times New Roman n° 11, solo per te. Che ne dici? Ti è piaciuto questo capitolo?

Un altro GRAZIE enorme va a LilyOok­_ che mi fa sempre delle recensioni lunghissime, che io adoro leggere. Mi fai fare sempre mille risate.

Un grazie anche ad AnnaLove: le tue recensioni mi fanno morire, sul serio.
Esempio: “Amo tutti e due gli elfetti alla follia T.T non puoi farle abbandonare Sauryyyyyyyyyy!!!!!!!!!!! NON PUOINONPUOINONPUOINOOONPUOOOOIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Ahahahahah. Grazie mille a tutte le altre. Continuate a recensire numerose. 
  
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