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Autore: DeliciousApplePie    13/11/2013    2 recensioni
Tom non rispose, si limitò ad avvicinarsi ancora di più a Beth e a stringerle i polsi.
–Tom lasciami andare- Disse leggermente impaurita. Il ragazzo assottigliò gli occhi e la strinse ancora più forte.
–Tom, lasciami, mi fai male!- La voce della ragazza iniziò a tremare.
–TOM LASCIAMI- Urlò Beth con tutte le sue forze.
Il ragazzo infastidito accontentò la rossa e la spinse violentemente contro la parete della camera provocando un forte tonfo e la caduta di Beth, che scoppiò in lacrime tenendosi la testa dal dolore.
Dal secondo capitolo.
“Thomas. Matthew. DeLonge. Che cazzo stai facendo a mia sorella?” Beth sobbalzò e la testa iniziò a girare.
“Tu alzati” Comandò autoritario il fratello maggiore.
Lo sguardo di Tom era perso.
“Non posso”
“Ha bevuto, e molto” Continuò il biondo indicando la bottiglia vuota di fianco.
“E tu ne approfitti, giusto?” Accusò Travis.
Dal quinto capitolo.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11
Violenza.

 
Era mattina, le nuvole cariche di pioggia oscuravano il caldo sole della California, e quella mattinata così buia rispecchiava in pieno l’umore di tutti. Tom aprì gli occhi trovando un ammasso di capelli rossi che gli oscurava la vista e gli pizzicavano il naso. Alzò lievemente il capo osservando la situazione. Di fianco a lui dormiva tranquillamente Beth che gli dava le spalle e il suo braccio era intorno alla sua pancia e le loro mani erano intrecciate. Tom si lasciò cadere nuovamente sul cuscino osservando il collo candido della ragazza ornato solo dalla collana in metallo.
“Tooom, è ora di alzarsiiii” Connie, la madre del ragazzo, urlava dalle scale.
“Cristo” Imprecò.
Beth mugugnò qualcosa per poi lasciare la mano del biondo e rigirarsi nel letto.
“Effy” La chiamò.
Ma come tutti sapevano, la ragazza, non aveva affatto il sonno leggere, e per svegliarla ci volevano le maniera forti. Con uno scatto rapido la scoprì per poi trascinarla fuori dal letto. Ma niente. Dormiva ancora, sul pavimento, ma dormiva ancora. A Tom gli si accese una lampadina (Cosa molto rara) la sollevò di peso prendendola in braccio,la portò in bagno infilandola nella doccia e aprendo il getto ghiacciato. La ragazza saltò letteralmente in piedi per poi ricadere facendo un grosso tanfo trascinando con se il ragazzo.
“Tom, ma che succede?”
“Ehm, niente mamma. Sto facendo la doccia!”
La scena era alquanto bizzarra. Tutti e due, vestiti, sotto l’acqua gelida, e Tom spalmato su Beth che le teneva chiusa la bocca con una mano.
“Fai subito che la colazione è pronta!” Si alzò non appena sentì i passi della madre affievolirsi lasciando libera la rossa.
“Perché diavolo lo hai fatto?”
“Sssh, non urlare. Mamma può sentirti! L’ho fatto per svegliarti! Mamma mi avrebbe ucciso se ti avesse visto dormire nel mio letto. Sai com’è fatta!” Nel frattempo Tom aveva bloccato l’acqua aiutando l’amica ad alzarsi.
“Ora come ci arrivo a scuola. Anzi, come ci arrivo a casa a cambiarmi e a prendere i libri?”
“Ti fai qui la doccia e ti presto qualcosa di mio, di nuovo, alle 8 passa Mark, ti fai accompagnare prima a casa a prendere i libri e poi a scuola” La ragazza tolse la maglia bagnata rimanendo in intimo. “B..Beth.. c..compriti..”
“Oh, Delonge. Mi hai visto nuda e non ti sei fatto tutti questi problemi. Faresti meglio ad uscire dal bagno però!” Annuì con veemenza uscendo e chiudendo la porta alle sue spalle per poi spogliarsi.
“Sei un coglione” era Mark a parlare. Tom scosse il capo facendo segno di stare zitto.
“Oh Tom. Io non sto zitto proprio per niente. Ma ti rendi conto? No dico.. ti rendi conto? Come cazzo ti è venuto in mente di scoparti Elisabeth solo per vincere una cazzo di scommessa. Ora che l’hai vinta cosa hai ottenuto? Un bel niente. Anzi, qualcosa forse: Un Travis molto incazzato, una Beth illusa,e un Mark.. beh, credo che tu abbia capito che io sia infuriato.”
L’espressione di Tom era disperata.Pregava l’amico di zittirsi, ma niente, continuava imperterrito finché la porta del bagno non si spalancò. Ciò che ne uscì non fu proprio una bella visione. Beth, stravolta dal pianto, ancora in intimo.
“Ancora non ti sei fatta la doccia?” Chiese titubante il biondo con un sorrisetto dipinto sul volto. “VAFFANCULO TOM. VAFFANCULO.”
“Non urlare porca troia!” La rossa gli si avvicinò minacciosa.
“Thomas Matthew Delonge. Tu sei la persona più schifosa che io abbia mai incontrato. Esci fuori dalla mia vita. Anzi, dalla nostra vita. Sei solo un casino. Riesci a rovinare sempre tutto. Sei perfino riuscito a rovinare la nostra amicizia, che era la più bella cosa che mi fosse mai capitata. E per cosa poi? Per una scommessa. Dio. Una scommessa. Tutto..tutto quello che mi hai detto, tutto quello che è successo, era solo una presa per il culo. Quanto mi fai schifo Delonge. Quanto mi fai schifo. Va all’inferno e non tornare mai più.” Detto questo la rossa, ancora in biancheria, prese le sue scarpe e uscì di casa seguita da Mark che cercava di coprirla in qualche modo con la sua felpa. Poi, aprì il bagagliaio, prendendo una coperta e avvolgendo la ragazza abbracciandola, che scoppiò di nuovo a piangere. Le lacrime le rigavano il volto, e capelli erano arruffati, e si sentiva così stupida ad aver pensato che Tom poteva realmente provare qualcosa per lei.
“Ti accompagno a casa?” Scosse il capo. ”Non c’è Travis, tranquilla. Ti rivesti e poi andiamo a farci un giro. Non mi sembra il caso di andare a scuola oggi.” La ragazza tirò su col naso per poi abbracciare l’amico.
“Grazie Mark”
“Di niente piccola. Ora andiamo, le persone stanno iniziando a osservarci” I due entrarono in macchina. Il silenziò dominò durante tutto il tragitto. Arrivati a casa Barker Beth si fece una doccia, si asciugò i capelli e si rivestì per poi raggiungere l’amico sul divano che l’avvolse con un abbraccio.
“Non dirmi che ci sei andata a letto di nuovo.” Scosse il capo. “Meglio così.”
“Mark, davvero Tom ha fatto tutto per una scommessa?” Concluse la frase con la voce tremolante.
“Si Beth, e se devo dirti la verità.. beh… l’ho spinto anche io a farlo. Ma poi me ne sono subito pentito. Ho cercato di fermarlo, ma lui era troppo orgoglioso, non poteva far vincere Cook..”
“COSA? Anche Cook? Fantastico” Le lacrime avevano preso il sopravvento e iniziarono a scendere bagnandole le guance. “Mi ero ripromessa di non piangere..” Sussurrò. Poi un singhiozzo. Poi un altro. Passarono una decina di minuti e la rossa era ancora rannicchiata tra le braccia di Mark che cercava in tutti i modi di consolarla.
“Ehmm.. Beth, ma tuo padre non c’è mai a casa?” Le scappò una risatina pensando a quanto potesse essere fuori luogo a volte quel ragazzo.
“Lavora fuori città, esce la mattina presto e rientra la sera tardi.” Mark annuì.
“Capisco.. Beh, che ne dici bella bionda, andiamo a fare colazione fuori?”
“Sono rossa, ma si, andiamo. Offri tu?”
“Certo. Ti porto in un posto dove fanno delle ciambelle….. mmmmmh… mi si apre lo stomaco solo a pensarci!” Il blu scompigliò i capelli all’amica uscendo di casa.
 
 
Non solo il tempo era triste, ma anche Tom lo era. Il cielo era nuvolo e lui camminava a testa bassa, con le mani nella sua felpa nera e il cappuccio tirato su. Entrò nel parcheggio della scuola sistemandosi lo zaino sulle spalle.
“Ehi amico, dov’è Hoppus?” Gli chiese uno del secondo anno. Lui non rispose. Si limitò a superarlo. “Tom?” Il tizio di prima continuava a chiamarlo ma senza risultato,finchè non gli appoggiò una mano sulla spalla. Tom si girò di colpa assestandogli un pugno sulla mascella.
Tutto il parcheggio si era avvicinato ad assistere la scena. Il ragazzo era accerchiato da decine di studenti che lo incitavano a continuare mentre l’altro era a terra. La folla si aprì e lasciò passare una donna grassottella e bassa dai capelli ricci e rossi.
“DeLonge! In presidenza! SU.BI.TO.” Tom non se lo fece ripetere due volte.
Aprì la porta della presidenza sedendosi comodamente sulla poltrona del preside appoggiando i piedi sulla scrivania. Dopo qualche minuto entrò il proprietario dell’ufficio, che abituato alla presenza di DeLonge in quella stanza non ci faceva neanche più caso alla mancanza di rispetto.
“Allora, Thomas. Sentiamo, perché hai dato un pugno a McFill?”
“Non lo so. Esco scazzato. Non volevo che mi rompesse i coglioni. Volevo stare da solo. Ma lui continuava a rompere il cazzo, a chiamarmi. E non ci ho visto più.”
“Il suo linguaggio mi sorprende ogni giorno di più” Ridacchiò il preside. “Eeeh, Tom Tom, anche io sono stato giovane, e ti capisco. Per questa volta, bastano delle scuse. Ma che non si ripeta!”
“Grazie Mr.Brown” Disse il biondo alzandosi dalla poltrona in pelle verde.
Uscì dall’ufficio sotto lo sguardo divertito del preside, percorse il corridoio in tutta la sua lunghezza per poi svoltare a sinistra. Lo sguardo era sempre rivolto al pavimento finché non sentì dei passi lenti avanti a lui.
Un ragazzo magro, molto magro, con le bermuda larghe a stampa militare, la maglia gialla e la cresta era di fronte a lui che ignaro della sua presenza camminava beato.
Era Travis.
Tom sbiancò, e per poco non cadde. Deglutì pensando alla cosa migliore da fare. Ma quando gli caddero le chiavi dalla tasca della felpa provocando un fragoroso rumore si maledì in tutte le lingue del mondo. E quando Travis si girò incuriosito dal rumore, per un istante pensò perfino scappare e correre a gambe levate, ma poi pensò che la cosa migliore da fare era affrontare il punk con le buone maniere. Il punk lo riconobbe e si fiondò su di lui con una rabbia immane assestandogli un pugno sul naso facendolo cadere. Poi si mise a cavalcioni su di lui riempiendolo di pugni. Per un istante pensò ferfino che si meritava tutto quello.
“Stronzo!” urlava Travis. “Figlio di puttana. Non toccare mai più mia sorella!”
Le urla del punk richiamarono l’attenzione delle classi vicine. Dei giocatori di football riuscirono a bloccare il moro staccandolo e tenendolo fermo mentre continuava a dimenarsi e a lanciare insulti.
“Io ti ammazzo. STRONZO!”
Alcuni cercarono di aiutare Tom ad alzarsi. Ma niente. Non si muoveva da quella posizione. Aveva tutto il corpo dolorante, il sangue scorreva a fiotti dal naso arrivando a imbrattare le candide mattonelle del pavimento.
“DeLonge! Alzati che ti portiamo in infermeria!” Dissero alcune ragazze. Lui tossì sputando del sangue. “No.. sto bene”
“No che non stai bene, dai, forza!” Il punk osservava tutto e la rabbia dentro di lui cresceva sempre di più.
Si chiedeva come uno dei sui migliori amici avesse potuto fare una cosa del genere a sua sorella. Si chiedeva come lui non avesse potuto far niente per fermarlo. Si chiedeva come lui non avesse fatto ad accorgersene che qualcosa non andava. Ma nello stesso momento si sentiva male, perché sapeva che questo avrebbe comportato la fine dei Blink. E per lui, quel gruppo, era tutto.


Travis fu spedito in presidenza mentre Tom riuscì ad alzarsi e accompagnato da qualche professore andò in infermeria dove lo medicarono e lo fecero riposare per qualche ora. Al suo risveglio trovò due occhioni blu che lo scrutavano attentamente.
“J..Jennifer” Disse sorpreso.
“Ehm, Tom. Ehi. Scusa, se vuoi vado via”
“No, rimani” La trattenne per un polso. “Ti prego. Mi.. mi sento così solo.”
La ragazza si intenerì e lo assecondò.
“Non sei solo. Hai i tuoi amici. Cioè, gli altri tuoi amici.”
“Loro erano gli unici amici veri che avevo. E ho rovinato tutto. Ho rovinato tutto con Elisabeth. Ora lei mi odia. Io.. Io..”
“Tu le vuoi bene, lo so..”
“No Jen. Io.. la amo. Lei.. lei mi ha.. mi avrà per sempre.. come la violenza, come il dolore. E come essi lei mi uccide. Ma io la amo.”
“Perché non glielo dici?”
“Io.. non ho il coraggio.” La ragazza gli accarezzò una guancia.
“Sai Tom, a volte bisogna mettere da parte l’orgoglio, l’imbarazzo, la rabbia… e bisogna solamente aprire il cuore e lasciare spazio ai sentimenti.”
“Si ma tu non sai tutt-“
“Tom, dammi retta. Digli tutto. E quando dico tutto, intendo tutto. Tutto quello che in questi anni ti sei tenuto dentro. Diglielo. Andrà tutto bene se lo farai.” Il biondo annuì.
“Lo farò. Grazie, Jen.”
“Di niente” La ragazza con un segno della mano salutò e uscì dalla stanza.
 
“Barker, poco prima mi ha fatto compagnia il tuo compagno di avventure, il signor DeLonge, ora tu. E mi hanno detto che il tuo bersaglio è stato proprio il tuo amichetto! Che dovrei fare ora? Eh? Delle scuse non credo che bastino”
Il punk non rispose. Aveva il capo basso e si massaggiava le nocche rosse.
“Va bene Landon, non hai voglia di parlare. Allora parlerò io. Credo che 3 giorni di sospensione vadano bene. Ora puoi andare.” Travis tranquillamente si alzò, salutò il preside e uscì dall’ufficio per poi uscire da scuola.

 

FINALMENTE SI SONO PICCHIATI OLE'! 

O meglio, Travis ha picchiato Tom! HAHAHAHA
Ditemi un po che ne pensate! Recensite se volete. Mi farebbe molto piacere c;

Ringrazio Layla e staywith_me per aver recensito lo scorso capitolo :D Grazie ragazze!
 
  
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