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Autore: Cocomero_    14/11/2013    0 recensioni
Non so quali siano i suoi piani malefici, ma se il suo obiettivo è quello di farmici credere ci sta riuscendo benissimo...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E poi tu sparisci e io sparisco, non ci sentiamo per un intero weekend.

Dopo una settimana passata ad ascoltare Jovanotti sull’autobus tu sparisci e io sparisco; che poi a te neanche piace Jovanotti, prima dell’estate conoscevi solo “Mario” ma non per altro, solo perché se la politica entra in qualcosa tu la conosci. Adesso canticchi continuamente “Piove”, non la versione originale, quella più veloce di non so che concerto in America, canticchi “Piove” tutto il giorno infilandoci in mezzo anche la parte strumentale, ma non sai che è una delle mie preferite, sai che amo il cantante, non che “Piove” è una delle mie preferite…

Dicevo, sai quando ormai il cielo è buio perché stiamo ormai a fine ottobre, quando siamo solo io e te a dover prendere l’autobus per tornare a casa tra tutti gli amici, quando alla fermata non c’è nessuno e passa per primo il pulman che ci mette di meno? Ecco, quello è uno dei momenti che preferisco di tutta la giornata. Magari è anche uno di quelli a due piani e saliamo sempre sopra perché io sono capricciosa e te sei un bambino che non vedeva l’ora; i posti ovviamente sono quelli davanti, anche se potremo metterci dove ci pare visto che siamo soli, potremo sdraiarci su cinque sedili, invece ci sediamo vicini in quegli scomodi posti stretti, lo facciamo non perché i gomiti sul appoggiabraccio si toccano né perché se accavalliamo le gambe sfioriamo con il piede il polpaccio dell’altro, lo facciamo perché dopo cinque secondi che siamo seduti te tiri fuori il tuo iPod verde, dopo dieci secondi sei riuscito a districare il filo, arrivati a  dodici mi porgi una cuffietta mormorando “Ok, Jovanotti” non te l’ho chiesto, io ascolto un po’ di tutto, ma te metti sempre quel concerto, forse ormai un po’ piace anche a te.

Quindi parte “Piove” velocizzata, “Bella” più calma e “Mi fido ti te” praticamente identica, io so le parole, tutte, a memoria, e le canticchio a mezza voce, te ne conosci alcune, una frase spezzata e i ritornelli, quelli si; quando arriva il punto in cui chiede al dottore i sintomi della felicità non riesco a non chiedermelo anche io, ma poi, in fondo, la felicità è una malattia? Se si cura, prima o poi finisce?

“DOTTORE CHE SINTOMI HA LA FELICITA’” l’ho scritto in stampatello maiuscolo sul bordo dello schienale della sedia davanti al banco, l’inchiostro nero sul giallognolo del finto legno, adesso che ci penso credo di essermi scordata il punto interrogativo. E dopo tre giorni te ne sei accorto, me lo hai indicato sorridendo e mi hai chiesto se avevo visto quella scritta, si, ti ho dato del cretino e ti ho informato del fatto che eravamo seduti vicino il giorno in cui l’ho messa lì, hai ridacchiato contento per mezz’ora.

E poi tu sparisci e io sparisco, non ci sentiamo per un intero weekend.
  
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