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Autore: PandaPlaysFlute    14/11/2013    1 recensioni
Mikoto convinta ad usare la sua anima nuova, e consumarla, raggiungerà Gaya.
Vivrà la sua avventura.
La sua vita si intreccerà con quella di Kuja, di Gidan e del resto del gruppo.
"Loro sono solo dei recipienti. Io parlo di te e di me." (Mikoto, Final Fantasy IX, CD 3)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kuja, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest, Spoiler!, Violenza
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-Omissioni-

La luce rossa del tramonto avvolgeva i due jenoma e il drago argentato che camminava al loro fianco.
La stanchezza di una giornata di allenamento cominciava a farsi sentire.
Kuja le aveva detto di volerla vedere combattere.
I mostri di Gaya erano sorprendentemente deboli rispetto a quelli che Mikoto era abituata a combattere su Tera.
 
Mikoto si abbassò per toccare  quei piccoli fiori gialli incastrati nel terreno fatto di radici intrecciate.
Su Tera non c'erano fiori.
In quel momento si accorse di come il terreno fosse anormalmente freddo, come se quelle radici non assorbissero il calore del Sole.
L'aria intorno alle radici sembrava stagnante, umida. Sembravano avvolte da una tenue nebbia.
Quel freddo le ricordava la sensazione che provava toccando il tronco di quegli strani alberi artificiali che c'erano su Tera, quelli altissimi e sottili. Su Tera perfino gli alberi erano senz'anima, privi di vita, blu.
Mikoto rabbrividì.
 
L'albero vi riconosce.
 
Si girò verso Kuja, lo vide guardarsi intorno nervosamente.
-Hai sentito anche tu?- Le chiese.
Mikoto lo guardò perplessa, non c'era nemmeno il vento a fare rumore, a cosa poteva riferirsi?
-Lascia perdere...- Disse lui, poco convinto.
Proseguirono il cammino fino ad arrivare in cima ad una piccola collina fatta di rocce, terra e radici.
Mikoto capì che Kuja non l'aveva portata lì solamente per allenarsi contro quei deboli mostri, voleva mostrarle qualcosa.
Ci sono cose che un jenoma su Gaya deve vedere almeno una volta nella vita.
Oltre la collina, nonostante la lontananza, l'albero di Lifa spiccava imponente, di una bellezza diversa da quella delle creature originarie di Gaya.
Naturalmente, Garland aveva istruito i jenoma a riguardo, l'albero di Lifa aveva il compito di selezionare le anime che sarebbero entrate nel flusso diretto da Gaya verso Tera.
Mikoto osservò come l'aria fosse densa in prossimità dell'albero. La nebbia, gli avanzi delle anime.
Non aveva bisogno di chiedere niente a Kuja, conosceva la storia dell'albero: il cristallo blu nella stanza sopra il laboratorio di Tera permetteva ai jenoma di vedere il flusso di anime all'interno dell'albero.
Rabbrividì di nuovo.
 
Improvvisamente notò la mano grinzosa, mostruosa, che aveva afferrato la sua caviglia, poi si sentì sprofondare nello spazio tra le radici.
 
Kuja vide Mikoto cadere e poi sparire nello spazio sotto alle radici, provò a guardare nel buco, ma il buio assoluto all'interno non gli permise di vedere niente.
-Mikoto?- Provò.
La sentì urlare, terrorizzata.
Non aveva mai sentito un urlo così spaventato da nessuna delle sue vittime.
Valutò velocemente le sue possibilità... di entrare in quel buco non se ne parlava, inoltre era troppo stretto per lui.
Quando l'urlo della jenoma lasciò spazio al silenzio, le intimò di tenersi lontana dall'uscita.
 
Firaga.
 
La radici bruciarono velocemente.
Mikoto era caduta in una buca poco profonda, la vide rannicchiata contro la parete di pietra, sopra di lei giaceva senza vita il corpo di uno Zombie.
Si alzò, lasciando cadere il corpo del mostro, poi afferrò la mano di Kuja.
-C-cosa? Quel mostro mi ha tirato nella trappola ed è morto... addosso a me- Disse Mikoto, ancora in stato shock.
-E' la fusione che utilizzano gli Zombie per infettare i vivi, se fossi rimasta lì sotto più a lungo il corpo del  mostro avrebbe cominciato a sciogliersi. Comunque, adesso non puoi rigenerarti, le pozioni ti possono danneggiare.- La avvertì Kuja.
Mikoto lo guardò con preoccupazione.
-Cerchiamo la pozione “talismano”, ti guarirà. Dovrebbero esserci un paio di villaggi qua intorno...- Sospirò il jenoma.
 
Camminarono brevemente finché videro una costruzione vicina al mare.
Le forze di Mikoto stavano svanendo lentamente, perciò, appena furono al sicuro, Kuja andò in cerca della pozione da solo, lasciandola ad aspettare.
 
Kuja proseguì per un sentiero terroso, controllò dentro ad alcuni scrigni semiaperti in cerca del talismano, ma erano vuoti.

Sei tornato.

Si guardò intorno, ma fu inutile.
La voce di Garland era nella sua testa, ed era la seconda volta che la sentiva commentare sui luoghi in cui si trovava.
Sapeva cos'era quel posto, ricordava bene gli eventi di dieci anni prima.
C'era un tramonto rosso, proprio come in quel momento, quando lui con l'Invincible aveva dato luogo all'uragano che distrusse Madain Sari.
Aveva visto il tutto dall'alto, quel villaggio gli era sembrato quasi primitivo, c'erano quegli edifici di roccia e quello strano tempio circolare.
Li aveva visti affannarsi per salvare la loro vita e aveva provato disprezzo per loro, per la loro impotenza, si era chiesto perché Garland gli avesse ordinato di distruggere quelle creature così patetiche. Sciamani.
Dopo essersi informato sugli spiriti dell'invocazione tornò in quella terra, quattro anni dopo averla distrutta.
Aveva provato a penetrare nei resti di quel villaggio ridotto in rovine, in cerca di capire in quale modo gli sciamani invocavano gli spiriti.
Fu fermato da una donna.
Ricordava ancora la determinazione brillante nei suoi occhi azzurri, era pronta a difendere la sua terra a costo della vita, era una sciamana dai lunghi capelli viola e un piccolo corno bianco sulla fronte, gli si era piazzata davanti, pronta a combattere.
Quel giorno Kuja comprese quale era il vero potere degli spiriti: la donna invocò Shiva.
Kuja si trovò davanti alla bellezza divina dello spirito del ghiaccio, restò attonito, incapace di reagire, e subì il suo attacco. Faceva più male di tutti i blizzaga che aveva ricevuto negli anni precedenti da Garland, più male di qualsiasi flare. Ed era intrappolato in un cristallo di ghiaccio, sotto allo sguardo fiero della divinità.
Quando il cristallo di ghiaccio si ruppe, lasciandolo libero, vide il viso di Shiva a poca distanza dal suo, si vide riflesso in quel gelido sguardo e pensò che quello fosse il suo ultimo istante di vita... Invece Shiva svanì.
Vide di nuovo quella sciamana davanti a sé.
Gli spiriti assecondano la volontà del padrone, e la donna non aveva voluto andare fino in fondo con lui.
Kuja aveva raccolto le poche forze rimaste, poi l'aveva attaccata ripetutamente con flare e thundaga.
Si era avvicinato alla donna, sperando che fosse ancora viva, per poterla portare con sé e scoprire i segreti dell'invocazione.
Si trascinò fino a lei, anche lui in fin di vita, per scoprire che non respirava più.
Non aveva certo la resistenza di un jenoma, era solo una sciamana.
Poi vide arrivare un vecchio con in braccio una bambina neonata. Entrambi sciamani.
Kuja salì su Silver Dragon e fece appena in tempo ad allontanarsi dallo spirito che il vecchio gli voleva scatenare contro. Madain, dedusse dall'aspetto dello spirito.
L'ultima cosa che vide fu il vecchio che tentava di rianimare la donna con alcune tecniche di magia bianca, ma nessuna magia può riportare l'anima a chi la perde.
Il ricordo intenso dello sguardo di Shiva, e di quegli occhi in cui vide la morte, era ancora impresso nella sua mente.
Quindi, era quello che temeva Garland.
Kuja si rese conto di quanto l'enorme potenza degli spiriti, unita alla volontà del loro padrone, potessero essere distruttivi. 
Gli spiriti dovevano essere suoi, e i suoi occhi sarebbero stati gelidi, fieri e divini proprio come quelli di Shiva, il giorno in cui Garland, morente, ci si fosse specchiato.

Tuttavia quel momento non era ancora arrivato, dopo sei lunghi anni dal suo primo incontro con uno spirito dell'invocazione.
E lui era tornato lì, tra le aride rovine di Madain Sari per cercare un banale talismano per una jenoma, e come se non bastasse, Garland stava tenendo d'occhio i loro movimenti.
Sospirò.
Entrò in quella che sembrava essere l'unica casa resa nuovamente vivibile dopo l'attacco di tanti anni prima e si mise a cercare la pozione. Notò come tutto in quella piccola casa suggerisse il fatto che fosse ancora abitata.

 
Mikoto era seduta nel terreno polveroso.
Ogni volta che ripensava allo Zombie la sensazione di nausea, che da quel momento non l'aveva mai abbandonata, si faceva più intensa.
Perdeva forza inesorabilmente, ma tentare di curarsi con una pozione le sarebbe stato fatale.
Cercò di mantenersi lucida, cercando di focalizzare sul luogo nel quale si trovava.
Con le spalle era appoggiata a quella che sembrava una fontana, un lato era completamente crollato, tanto che se fosse stata in funzione tutta l'acqua sarebbe uscita sull'arido terreno. Gli edifici erano quasi indistinguibili, ridotti ad un ammasso di rovine, solo nel punto in cui la Luna blu di Gaya stava sorgendo si poteva scorgere un massiccio muro ancora eretto.
Doveva trovarsi nel punto più alto della città e tutti i sentieri sembravano portare verso quella costruzione.
Guardando il brillante disco lunare si accorse di come cominciasse a vedere  sfocatamente.
Chiuse gli occhi.
 
Sentì una mano sulla spalla che la scosse leggermente.
Non poteva dire quanto tempo fosse passato.
Kuja era chinato vicino a lei, teneva in mano una piccola pozione, un liquido rosa.
 
Solamente qualche ora dopo si sentì meglio.
Era ormai notte, l'aria era più fresca e il cielo sereno lasciava scoperte le stelle.
Erano per terra, appoggiati a quella fontana distrutta, riposandosi in silenzio.
Mikoto guardò verso Kuja, stava fissando quella strana struttura che aveva notato anche lei prima.
-Grazie, adesso sto meglio.- Mormorò.
Lui annuì lievemente.
-Cosa può essere successo qui? Questo posto è in rovina...- Gli chiese.
Kuja abbassò lo sguardo. -E' il luogo dove vivevano gli sciamani.- Si limitò a dire.
Mikoto lo guardò incuriosita, non era proprio una risposta alla sua domanda, ma un indizio del fatto che Kuja sapeva qualcosa su quel luogo.
-Gli sciamani possiedono gli spiriti dell'invocazione.- Disse, in ulteriore spiegazione il jenoma -Ve ne ha mai parlato Garland?- Le chiese.
-No.- Mikoto abbassò lo sguardo. Non ne aveva mai parlato ai jenoma, ma lei sapeva di Alexander. E di Bahamut. E non le piaceva mentire a Kuja.
-Il drago che hai portato quel giorno, nell'osservatorio...-
Kuja la guardò sorpreso. -C'eri anche tu?-
Mikoto annuì, sorridendo. Si sentì orgogliosa davanti all'espressione di stupore di Kuja, in qualche modo lei era più in gamba di ciò che lui immaginava.
-Vorrei vedere quel luogo- Mikoto indicò il muro dell'invocazione.
-Anch'io.- Ammise Kuja.
Camminarono silenziosamente verso il tempio, come per non disturbare le anime che dormivano tra le rovine.
Mikoto entrò per prima, osservò le colonne di pietra all'interno, e i dipinti antichi sui muri, illuminati dalla luce lunare.
Individuò Bahamut.
Poi si avvicinò all'unica altra immagine familiare, il dipinto di Alexander.
Toccò delicatamente il muro, quasi accarezzandolo, provò una sensazione piacevole, come se le sue forze fossero appena state completamente rigenerate.
Kuja era al centro del tempio, si sentiva intensamente il profumo di incenso, segno che quel luogo non era mai stato abbandonato.
Guardava verso il dipinto di Shiva, poi rivolse la sua attenzione a Mikoto, improvvisamente interessato a ciò che stava facendo. La osservò guardare incantata la figura di Alexander e accarezzare il dipinto.
-Sai...- Disse Mikoto, indecisa.
-Quel giorno, non solo ho visto Bahamut. Ti ho seguito di nuovo sull'Invincible.-
Sentì lo sguardo di Kuja fisso su di sé, ma non percepì nessuna reazione.
-Ho visto Bahamut nei cieli di Gaya. C'era Garland sull'idrovolante, non c'eri tu.-
Mikoto rielaborò frettolosamente i fatti nella sua mente. Probabilmente non era stato Kuja a distruggere Alexandria, doveva essere stato Garland. 
-Garland ha usato quel tuo drago, Bahamut, e ha distrutto la città, e poi c'era Alexander...-
Mikoto proseguì con crescente ed evidente angoscia.
-L'Invincible attaccò Alexander e da allora...-
Quella notizia poteva renderla una buona arma per combattere Garland agli occhi di Kuja.
Avrebbe voluto essere apprezzata per la sua forza, non per quel fatto accidentale.
Si chiese se fosse una buona idea dirgli proprio tutta la verità.
E quella verità era così strana da dire... -Alexander è mio.- Concluse.
Si stupì nel vedere Kuja abbassare lo sguardo, quasi come se non fosse sorpreso.
Kuja aveva un grande controllo delle sue emozioni, pensò.
 
-Voi due!- Vennero interrotti.
 
Alzarono lo sguardo.
Una giovane guerriera con un'enorme ascia era sopra ad una delle colonne del tempio.
Mikoto avanzò qualche passo verso l'uscita, verso Silver Dragon.
-Non avete il permesso di entrare in questo luogo.-
La donna saltò agilmente giù dalla colonna, piantando pesantemente l'ascia nel terreno, a pochi passi da Kuja. Il jenoma fece appena in tempo, con un gesto del braccio, a creare una barriera magica prima che lei lo colpisse.
Mikoto vide la guerriera, respinta indietro da un lampo di luce, restare a fissarli con ostilità,  mentre Kuja la raggiunse sul drago argentato.
La jenoma scorse un gruppetto di moguri spiare la scena che si era svolta poco prima attraverso una delle crepe del muro del tempio, mentre il drago si alzava in volo, e per un attimo il suo pensierò volò a Morokku, nostalgicamente.
 
Giunsero presto nei pressi dell'albero di Lifa.
 
Kuja venne colto da quella sensazione spiacevole che sentiva ogni volta che Garland lo contattava mentalmente, ma non sentì nessuna parola.
Probabilmente l'albero segnalava la loro presenza al vecchio ogni volta che passavano in sua prossimità o vicino alle radici. E le radici si ramificavano per tutta Gaya. Kuja rabbrividì.
 
Immerso nella spettrale luce della Luna blu, l'albero era ancora più terrificante.
Mikoto rabbrividì, avvicinandosi impercettibilmente a Kuja.
-Mikoto...- La chiamò lui.
-Sai, se io volessi distruggere Gaya sul serio... Comincerei da qui.- Disse, guardando l'albero di Lifa.
Era forse un modo per ricambiare la fiducia che lei gli aveva dato confidandogli di possedere Alexander?
Distruggere Gaya?
Mikoto non fu sicura del significato di quella confessione.


 
Alcuni dei particolari utilizzati in questo capitolo saranno rilevanti nella trama, ma li ricorderò quando ci sarà bisogno.

La donna sciamana e il vecchio sarebbero la mamma e il nonno di Eiko, allora neonata, penso si sia capito.
La guerriera invece è Lanì, che nel gioco dopo aver tentato di rubare il gioiello ancestrale, passa il tempo con i moguri di Madain Sari, ho immaginato che stesse  lì a fare da guardiana, in assenza di Eiko, per redimersi.
Ma non sono questi i dettagli importanti, questi erano solo perchè mi piace speculare sui personaggi secondari. ;)

Grazie per avere letto, a presto. :)
  
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