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Autore: saitou catcher    14/11/2013    1 recensioni
Enjolras si sta preparando per un importantissimo esame universitario, che si terrà di lì a sette giorni. In questo momento di estremo stress, per il giovane capo degli amici dell'ABC, i momenti di romanticismo tra lui e il suo compagno Javert vengono ridotti al minimo... o almeno così si potrebbe pensare...
Dedicata a Makochan, un piccolo sbrocco sulla Enjavert che spero vi piacerà. Mi raccomando, recensite!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Isn't she lovely

isn't she wonderful

isn't she precious...

 

-Courfeyrac, piantala di cantare!- sibilò Bossuet.

Courfeyrac, dal bancone del Café su cui era seduto, gli lanciò un'occhiata perplessa. -Perché?- chiese con tono stupito.

-Tanto per cominciare, sei irrimediabilmente stonato- ribatté Bossuet- Ti occorerebbe un trapianto di corde vocali. In secondo luogo- continuò, indicando Joly, che stava accasciato su una sedia lì accanto -non aiuti lui.

-Quella canzone la associo sempre a Musichetta- mormorò Joly in tono malinconico.

-Oh, divina Madre della Misericordia- replicò Courfeyrac, sbigottito- Sono passati cinque mesi da quando Musichetta l'ha lasciato. Ancora sta così?

-Non ne hai idea- rispose Bossuet a denti stretti- Siamo arrivati al punto che penso che, se sento ancora una volta nominare Musichetta, gli spacco qualcosa in testa.

-Ben, non è un problema mio- ribatté piuttosto sgarbatamente, Courfeyrac, e, dopo essersi schiarito la gola, riprese a voce più alta:

 

Less than one minute old
I never thought through love we'd be
Making one as lovely as she...

 

-Ah, era Courfeyrac che stava cantando- Grantaire aprì la porta ed entrò velocemente nel locale, guardandosi intorno. -Ecco perché mi sembrava che stessero sgozzando un gatto, qui dentro.

-Parla per te, imbecille- sibilò Courfeyrac, ma s'interuppe subito nel vedere l'espressione distrutta del'amico. -Santo cielo, Grantaire, che cosa è successo?

-La prossima volta che festeggiamo San Valentino, Courf, mettimi dal lato dei single- replicò Grantaire, lasciandosi pesantemente cadere su una sedia.

-Cosa?!- Courfeyrac fissò l'altro con gli occhi fuori dalle orbite -Quanto è durata fra te e Azelma?!

-Fino alle cinque e mezzo di stamattina- rispose mestamente Grantaire. -Mi ha lasciato e mi ha dato pure il benservito.

-Ma perché?

-Se lo sapessi- ribatté stizzito l'altro- sarei già un bel passo avanti, non credi?

-Proprio come con Musichetta- commentò Joly dal suo angolo.

Alle sue spalle, Bossuet chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Quindi, con gesti lenti e misurati, si portò davanti a Joly e lo guardò negli occhi. -Okay, Joly. Stabiliamo questa cosa, una volta per tutte. -Prese un altro respiro, e poi gli gridò in faccia, con tutta la voce che aveva:-LEI NON TI VUOLE!!!

-Secondo me non lo aiuti, parlandogli così- obbiettò Grantaire, ma l'occhiata inceneritoria che gli rivolse Bossuet fu sufficiente a convincerlo a tacere. O meglio, a rivolgersi a Courfeyrac. -Non me va bene una, Courf- commentò mestamente. -Forse, se volessi avere una relazione felice e sana dovrei fare come Apollo ed Eponine: mettermi con uno di cinque secoli più vecchio di me, talmente rimbambito dall'Alzheimer da non darmi più problemi, per il resto della vita. Magari anche ricco sfondato.

-Secondo me, non ti conviene parlare così, Taire- replicò Courfeyrac, con gli occhi fissi alla porta di vetro. -Perché Enjolras ed Eponine stanno arrivando.

-Buongiorno a tutti, gente!- proprio in quel momento, Eponine piombò al centro del Café e si fermò, guardandosi intorno, stupefatta. -Beh, cosa sono questi musi lunghi?

-Poche chiacchere, ragazzi- la interruppe Enjolras, entrando dietro di lei. -Chi è che dev'essere interrogato, oggi?

Poiché, quell'anno, quattro membri del club (Enjolras, Marius, Cosette ed Eponine) avevano gli esami, Enjolras, oltre alle riunioni di studio, aveva predisposto una rigidissima tabella d'interrogazioni, che stabiliva che ciascun membro deli Amici dell'ABC, a turno, interogasse lo studente scelto per quella giornata.

-Joly, tu devi interrogare me- disse Enjolras, dopo aver consultato il taccuino.

-Non posso- ribatté mestamente il giovane. -Sono troppo depresso per via di Musichetta.

-E ti pareva- disse tra i denti Bossuet.

-Eponine, allora devi interrogarmi tu- ripiegò Enjolras, voltandosi verso la ragazza.

-Te lo sogni- rispose sgarbatamente lei- Anch'io devo studiare, Enjolras, o te ne sei dimenticato?

-Il tuo esame è due settimane dopo il mio!

-E con questo?

-Quando vedo come vi state riducendo per un semplice esame- intervenne Grantaire- capisco perché ho dato forfait all'università.

Finì che Courfeyrac si assunse l'ingrato compito, notando, mentre interogava Enjolras, che il biondo sembrava più nervoso del solito.

-Enjolras, qualcosa non va?- gli chiese.

-Eh?- ribatté Enjolras, trasalendo. -No, no, tutto bene. Solo...- esitò un istante, mordendosi il labbro inferiore. -Qualcuno di voi ha sentito Javert?

-Certo- ribatté Grantaire -Tutti i giorni, a tutte le ore. Stiamo valutando l'ipotesi di fuggire insieme in Messico.

-Vaffanculo, Grantaire- rispose Enjolras, senza scomporsi. -Il fatto è che non ci siamo sentiti, questo pomeriggio, e lui non sa che sono qui, quindi non può venirmi a prendere.

-Sbaglio, o sembra che la cosa che ti dia sollievo?- notò Grantaire.

-Niente affatto- ma Enjolras non sembrò del tutto sincero. Effettivamente, c'era un certo lampo di sollievo nei suoi occhi, insieme ad una luce colpevole, o almeno così parve a Grantaire.

 

-Pronto?

-Valjean, sono io.

-Ah, buongiorno, Ispettore. A che cosa devo il piacere di sentirvi?

-Semplicemente al fatto che devo fare alcuni giri, e siccome Enjolras si è preso la mia macchina, mi chiedevo se poteste accompagnarmi.

-Volentieri- all'altro capo del telefono, Valjean sospirò. -Tanto, in qusti giorni sono praticamente esiliato da casa mia.

-Sarebbe a dire?

-Sarebbe a dire che Eponine ha gli esami, e siccome lei, Cosette e Marius devono studiare, il salotto mi è stato ufficialmente interdetto. Praticamente vivo nel mio studio. E non vedo più Eponine- aggiunse, con una nota di malinconia.

-Non lo dite a me- sbottò Javert- in questi giorni, Enjolras è più brusco ed irritabile del solito. E ho detto tutto.

Valjean, a cui sembrava di sentire un bue che stesse dando del cornuto all'asino, si morse la lingua. -Va bene, siamo intesi, allora. Dove devo passara a prendervi?

-Davanti a casa mia. Prima di fare quel che devo fare, devo passare a prendere la posta.

-Va bene. A dopo, allora.

-A dopo.

Quindici minuti dopo, Valjean parcheggiava davanti al portone della casa di Javert... e, nel momento in cui abbassò il finestrino, si vide davanti la faccia dell'Ispettore, più funesta e furiosa che mai.

-Dio santo!- esclamò involontariamente Valjean, saltando sul sedile. -Ehm, volevo dire... buonasera, Javert.

-Buonasera un corno!- lo aggredì l'altro, facendolo nuovamente sobbalzare. Prima che Valjean avesse avuto il tempo di spiccicare parola, Javert aveva fatto il giro della macchina ed era entrato, sbattendo con violenza la portiera.

-È successo qualcosa?- domandò Valjean ,preoccupato.

Invece di rispondergli, Javert gli gettò in grembo un pila di lettere. Valjean, incuriosito, prese quella in cima al mucchio e la lesse. Un sibilo di sorpresa gli uscì dalle labbra.

-Una multa- mormorò, perplesso. -E come avete fatto a prenderla?

-E chi vi dice che l'abbia presa io?- gli rispose Javert. -È stato quell'idiota mangiapane ad ufo che mi sono portato in casa. Ecco perché mi ha evitato in questi giorni! Perché sa, l'imbecille, che non appena me lo troverò davanti, lo farò a pezzi con le mie mani!

Valjean sussultò per la violenza dell'espressione. -Dove volete che vi porti?- domandò timidamente.

-Voi dovete passare per il Café Musain, no?

-Sì, per andare a prendere Eponine.

-Bene. Allora, dopo aver fatto quello che devo fare, ci vengo con voi- ringhiò l'Ispettore. -E non rivolgetemi la parola. Non è la serata giusta.

 

Si erano ormai fatte le sette e mezza di sera. Courfeyrac, che interrogava simultaneamente Enjolras ed Eponine da almeno due ore, aveva un'aria quantomai esausta, ma Enjolras non sembrava avere alcuna intenzione di andarsene, come se dalla sua permanenza al Café Musain dipendesse la sua vita.

-Ehi, ragazzi, lungi da me interrompere il vostro idillio, ma sta arrivando una macchina- esclamò Grantaire, seduto accanto ad Eponine.

A quelle parole, Enjolras sussultò e si guardò freneticamente intorno. -Una macchina? È Javert?- chiese, con la voce resa stridula dal panico.

-Tranquilizzati, è Jean- ribatté Eponine, osservando attraverso il vetro. -Ma perché tutto questo nervosismo?

Enjolras sospirò di sollievo, ma il sorriso che aveva accennato gli morì sulle labbra quando dal lato del passeggero vide scendere Javert... con una faccia che non prometteva nulla di buono. -Oh, mio Dio- squittì. -Oh, mio Dio.

-Hai la coscienza sporca, Apollo?- domandò divertito Grantaire.

-Jean!- gridò Eponine, attraversando di corsa il Café per raggiungere Valjean e saltargli addosso. Questi rise e le strinse la vita, sollevandola da terra per poterla baciare.

Davanti allo sguardo terrorizzato di Enjolras, Javert li superò a passo marziale e gli si piantò dritto davanti, gli occhi azzurri che mandavano scintille.

-C-ciao, Javert- balbettò il biondo.

Javert alzò una mano e gli sbattè la busta della multa sul petto. -Si può sapere cos'è questa storia?- chiese, o meglio ruggì.

Enjolras diventò tutto rosso. -P-può darsi che io abbia parcheggiato in divieto di sosta...-rispose con un filo di voce.

-Tu che cosa?!- esclamò Javert con gli occhi in fuori.

Incredibile ma vero, Enjolras sembrava quasi sul punto di piangere. -E può darsi anche che, facendo retromarcia, abbia urtato qualcuno... e che adesso la macchina sia dal meccanico.

Javert lo fissò per un tempo che ad Enjolras parve interminabile, poi disse, con voce calma, scandendo bene le parole:- Tu lo sai, vero, che per i prossimi sei mesi tu la mia macchina non la vedrai nemmeno in fotografia?

-Ne sono consapevole- rispose Enjolras, deglutendo, mentre,alle sue spalle, Grantaire cercava di non sghignazzare in maniera indecorosa... senza molto successo.

-Beh, allora ci vediamo domani,ragazzi- intervenne Eponine, mentre usciva al braccio di Valjean. Questi, arrivato alla macchina, fece per aprirle la portiera, ma Eponine la richiuse di scatto.

Valjean la guardò sorpreso. -Che stai facendo?

-Credi che non sia capace ad aprirla da sola?- rispose Eponine.

-Non ho mai pensato che tu non fossi capace, semplicemente...-

-Jean- lo interruppe lei, mettendogli una mano sulla guancia- io apprezzo molto il tuo atteggiamento cavalleresco, ma devi capire che non serve sempre.

Nel frattempo, dentro al locale, Enjolras radunava le sue cose con aria distrutta, sotto lo sguardo assassino di Javert. -A domani, allora, ragazzi- mormorò.

-Io domani non ci sono- rispose Courfeyrac.

Enjolras lo guardò, stupefatto. -Non mi avevi avvertito.

-Ma sì che ti avevo avvertito. Ti ho mandato un messaggio sul cellulare- ribatté Courfeyrac.

Lo sguardo di Enjolras si fece assassino quanto e più di quello Javert. -Dovresti ricordarti che sono tre giorni che non ho più un cellulare, visto che tu me l'hai rotto, testa beota- sibilò. -E siccome io non ho i soldi per ricomprarmelo...-sull'ultima frase Enjolras aveva calcato notevolmente la voce, osservando con sguardo eloquente Javert.

-Mi hai appena sfasciato la macchina e pretendi anche che ti ricompri il cellulare?- replicò l'Ispettore, più stupefatto che arrabbiato.

-Beh... - cominciò Enjolras.

-Scordatelo- lo interruppe l'altro -Qualsiasi cosa tocchi, la distruggi. O devo ricordarti che fine hai fatto fare al mio servizio di piatti?

Quest'ultima osservazione sembrò annientare completamente quel poco che era rimasto della faccia tosta di Enjolras. Senza dire un'altra parola, abbassò la testa, e seguì l'Ispettore a capo chino, cercando di ignorare la risata scomposta di Grantaire.

 

Quella sera stessa, nella camera che condivideva con Enjolras, l'Ispettore Javert sedeva con aria abbattuta sul bordo del letto, rigirandosi tra le mani la busta della multa, come se, guardandola, quella potesse scomparire.

-Javert...- Enjolras entrò in quel momento dalla porta alle sue spalle. Indossava semplicemente una camicia ed un paio di jeans, e i capelli biondi gli ricadevano in folti boccoli attorno al viso,inumiditi dalla doccia. -Guarda che io non scherzavo, quando parlavo di ricomprarmi il cellulare.

-Nemmeno io- replicò l'Ispettore, senza voltarsi.

-Eh, daì, Javert- mormorò il biondo in tono lamentoso. Mentre parlava, si arrampicò sul letto e gli mise in ginocchio dietro, circondandogli le spalle con le braccia. -Lo sai che mi serve il cellulare, e comunque non è colpa mia se si è rotto. Per favore...- mentre parlava, Enjolras aveva cominciato a tormentare con le labbra la nuca dell'Ispettore, salendo piano piano verso l'orecchio .

-Piantala. Questi trucchi con me non attaccano- disse Javert, ma, sotto la bocca di Enjolras, i suoi muscoli si erano improvvisamente irrigiditi.

-Per favore, Javert... che ti costa?- continuò Enjolras. Poi, accorgendosi di aver usato l'espressione sbagliata, si corresse in fretta:- Cioè, è ovvio che ti costerebbe qualcosa, però non così tanto, ed in fondo una multa non è gra...-

Impovvisamente, prima ancora di aver finito la frase, Enjolras si gtrovò bloccato sul cuscino, con il volto di Javert a pochi centimetri dal suo.

-Tu sei proprio stupido a volte, sai?- commentò Javert.

-Che vuoi dire?- chiese Enjolras, col fiato corto.

-Guarda sul comodino.

Enjolras fece come gli era stato detto, e sul comodino posto dalla sua parte del letto vide una busta. Allungando un po' il braccio, la prese... e ne estrasse una piccola scatola rettangolare con sopra un'immaginabile inequivocabile.

-Cosa...?- Enjolras ansimò, cercando di trovare le parole. -Ma come...? Quando...?

-Questo pomeriggio- ribatté divertito Javert, alzandosi da sopra di lui. -Mi chiedevo quando te ne saresti accorto.

-Ma allora...- iniziò Enjolras, alzando lo sguardo su di lui.

Javert gli mise una mano sulla bocca interrompendolo. -Allora tu, in questi giorni, lavorerai come un negro per pagare quella multa- rispose. -Di come ti procuri i soldi m'importa fino ad un certo punto, ma io non voglio saperne niente.

-Non è giusto...- replicò Enjolras, e avrebbe sicuramente difeso con arole più convinte le sue opinioni, se non si fosse trovato improvvisamente con la bocca molto impegnata.

 

Allora!

Gli accenni alla Valjonine in questo capitolo sono tutti dedicati a Catcher (leggete. Mi ha rotto le scatole finché non li ho messi XD, cos' come la canzone all'inizio, che, secondo noi, ci sta troppo con quella coppia. Per il resto, questo è il capitolo più sconclusionato, illogico ed insensato di tutti... nonché il mio preferito!!!

Spero che vi siate divertiti a leggerlo quanto io a scriverlo. Non ho altro da dirvi, tranne che non so bene quando aggiornerò.

E per darvi un'idea di quanto sono fissata con I Miserabili in questo periodo, vi informo che sull'Mp3 mi sono fissata la playlist con le canzoni per la Javert/Eponine (la mia coppia preferita XD) e quella per la Valtine.

Rendiamoci conto xD.

Ci vediamo al prossimo capitolo!

Un bacio a tutti,

Saitou

Ps LE CANZONI!!!

 

 

 

 

 

 

  
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