Perché io ti amo e tu mi ami
Adesso.
“Maestro!
Maestro!” Una voce di bambino, cristallina
e chiara come l’acqua.
L’uomo
sorride, come l’etichetta gli impone, ma non
gli riesce così difficile, in fin dei conti quel fanciullo
gli sta molto a
cuore.
“Sei
contento che sono tornato, maestro?” Chiede il
piccolo con sguardo ammirato e speranzoso, abbracciandolo con dolcezza
e
affetto.
“Molto
principe, così riprenderemo le nostre lezioni
di pianoforte.” S’inchina poi ai genitori del
bambino che, invece, si riserva
di scoccargli un’occhiata delusa e arrabbiata.
“Pensavo
che eri contento e basta del mio ritorno! T’interessano
solo le lezioni, sei cattivo!” Borbotta, battendo i piedi a
terra, incrociando
le braccia e mettendo il broncio tipico dei bambini.
“Temo
che dovremo anche riprendere le altre lezioni,
mio principe.” Gli sorride abbassandosi alla sua altezza e
arruffandogli i
capelli dolcemente, per poi rialzarsi non appena la madre del principe
si
avvicina.
“Haydan,
non dare fastidio ad Adrian. Siamo appena
tornati, non puoi già attaccarti alle sue gambe!”
Lo rimprovera divertita
Clarisse, cercando di portarlo via. “Scusalo Adrian, non ha
fatto che chiedere
di te per tutto il viaggio di ritorno.”
“È
un bambino, mia regina. Non mi sta infastidendo.”
Sorride ancora con dolcezza, guardando poi il bambino con aria
perplessa.
Il principe,
infatti, gli aveva appena tirato un
calcio.
“Haydan!”
Urla Clarisse.
“Io ti voglio bene e tu non me ne vuoi, ecco! Te lo meriti! Ti odio!” Strilla il biondino, correndo via verso la propria stanza.
“Non
mi hai mai chiesto scusa per quel calcio, sai?”
Mormora il redivivo, accarezzando la testa bionda dell’amante
che ha appena
smesso di parlare.
I suoi ricordi,
infatti, racchiusi in chissà quale anfratto
della sua mente, avevano iniziato a fluire sempre più chiari
e sempre più
abbondanti.
“Lo
so.” Una risata cristallina che ricorda tanto
quel bambino. “Ti ho ignorato per tre lunghissimi
giorni.”
“Non
è esatto. Mi hai seguito ovunque ugualmente,
fissandomi però con aria risentita e offesa. Pensavi che non
ti vedessi, forse.”
Gli fa sollevare il mento, tenendolo tra le dita, specchiandosi nei
suoi occhi
verdi.
“Avevo
otto anni Adrian…” Il giovane non più
principe
arriccia il naso.
“Non
mi pare che le cose siano cambiate con la
crescita.” Sorride, felice che non sia cambiato nulla.
“Non
è esatto, una cosa è cambiata.” Si
sistema
sopra il corpo nudo del moro, vestito lui stesso solo della propria
pelle, e lo
bacia con dolcezza e desiderio.
“Questa
volta hai ragione.”
Perché
io ti amo e tu mi ami.
Adesso.
E poi boh, pubblichi la seconda "Cadrian" in due giorni.
Sempre dedicata alla stessa persona.
Questa volta mi sono immaginata un Cain piccolino e non so, lo vedo un po' rompipalle lol
Non ho altro da dire, se non...
Ciao! (°-°)/