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Autore: little star    25/04/2008    9 recensioni
La loro relazione, ne erano consapevole entrambi, non era propriamente quella che si sarebbe conclusa con un banale: “E vissero tutti felici e contenti”. [...] Il perché era attribuito ai Non Detti.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa shot è un pelino da diabete, o da carie sui denti, almeno secondo il mio solito stile, perché Harry e Draco e romanticate non è proprio il mio genere, ma questa fic è nata comunque, quindi... beh, spero di non avervi infastidito troppo.
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La loro relazione, ne erano consapevole entrambi, non era propriamente quella che si sarebbe conclusa con un banale: “E vissero tutti felici e contenti”. Non perché fossero Harry James Potter e Draco Lucius Malfoy, no, e nemmeno perché nessuno aveva approvato la loro storia d’amore, quando era venuto il momento. Non era per quell’odio mai dimenticato, quelle lotte di incessante supremazia tra di loro, non per la mancanza d’amore, non perché non si conoscessero abbastanza. Nemmeno perché Draco era insopportabile e Harry troppo soffocato da quel suo fastidioso complesso dell’eroe. Non era certo per Lucius, che aveva grugnito in un’approvazione che gli stava scomoda, e non certo per Narcissa, troppo abituata ad accontentare suo figlio in qualunque cosa. Non era un fatto di amicizie: Blaise e Pansy andavano spesso a trovare la famiglia Weasley.

Il perché era attribuito ai Non Detti.

Non si erano mai detti “ti amo”. Il loro primo bacio era stato consumato in silenzio, dopo mesi e mesi di convivenza forzata a Grimmauld Place a causa della guerra. Era stato un bacio violento, che non ammetteva parole, perché se ci fossero state, avrebbero ripreso a sputarsi veleno addosso, come al solito. Negli anni successivi ognuno dei due aveva continuato a sperare segretamente che fosse l’altro a dirlo per primo, perché non voleva mettersi a nudo in modo da essere così vulnerabile.
Quindi, perché non starsene zitti.

Nessuno dei due aveva ammesso, né l’avrebbe fatto, che il solo stare vicino all’altro lo sconvolgeva nel profondo, sotto forma di una potente scarica elettrica che passava per tutto il corpo, dalle gambe, alle mani, alle labbra, al petto, ai polmoni mozzando il respiro ed infine dava alla testa.

Avevano sempre taciuto sulla loro prima volta, e su quelle molte, moltissime che seguirono. Draco era stato sul punto di dire, un po’ imbarazzato, che: “Non sono mai stato meglio in vita mia. Te lo giuro.” Poi aveva visto Harry, così assorto, così concentrato su qualcosa, e non se l’era sentita di fare più niente. Aveva semplicemente poggiato la testa sul suo petto, aveva chiuso gli occhi e aveva deciso che gliel’avrebbe detto l’indomani.
Harry, da parte sua, aveva la testa tra le nuvole non certo per un motivo banale. Stava solo cercando di capire se Draco avrebbe detto qualcosa, se la doveva dire lui, quella maledetta cosa, diamine, lui ce l’aveva una cosa da dichiarare: “Non sono mai stato meglio in vita mia. Te lo giuro.” Poi l’aveva visto chiudere gli occhi ed addormentarsi, e si era ripromesso di dirglielo il giorno dopo.
Né Draco né Harry avevano pronunciato quelle parole, la mattina dopo. Così era diventato costume che, sulle loro notti d’amore, non si dicesse niente.

Draco si era trasferito a casa di Harry imponendo la sua presenza come un dolce rito finché un giorno, di sua spontanea volontà il suo compagno non l’aveva ritrovato indaffarato a tirar fuori roba dagli scatoloni. Si era fermato, aveva guardato prima la testa biondissima di Draco e poi aveva dato un’occhiata veloce alla quantità immane di roba che era riuscito a portarsi dietro, aveva sorriso ed era andato in cucina, a preparare una cena per due per gli anni a venire.

Si erano ritrovati con le fedi al dito senza nemmeno sapere come. Era successo e basta. Nessuna richiesta, nessun “mi vuoi sposare?” nessun “No” e nessun “Si” decisivo, niente di niente. Avevano ventiquattro anni e l’unica sicurezza dell’uno era l’altro. Forse pensavano che con un bel matrimonio avrebbero finalmente eliminato tutti quei fastidiosi Non Detti che ronzavano così spesso nelle loro teste da far venire voglia di schiacciarli definitivamente.

Darsi il buon giorno la mattina diventò mano mano un quasi un ostacolo, per la loro indole taciturna. Draco zittiva Harry, e si zittiva, con un bacio delicato. Harry non lo respingeva, gli circondava i fianchi con le braccia e se lo teneva stretto. Quando uno dei due tornava distrutto dal lavoro non dicevano né “sono a casa” né l’altro gli dava, con un sorriso, il bentornato. Un abbraccio e un bacio sul collo, niente di più.

Ormai avevano ventisei anni e un enorme buco nero al posto dei discorsi d’affetto che di solito si fanno tra gli innamorati. Harry si chiedeva come potesse ancora andare avanti, una cosa del genere tra loro, mentre Draco, quando finiva per chiedersi esattamente la stessa cosa, si domandava se Harry lo stesse per lasciare. Il risultato era vivere una vita coniugale fatta di Non Detti nel terrore che il pericoloso equilibrio che si era creato in quegli anni si spezzasse.

Poi, un giorno Edvige arrivò a picchiettare la finestra dell’ufficio di Draco. Strano, pensò. Harry era rimasto a casa perché doveva “fare qualcosa importante”, o almeno così aveva detto. Non aveva senso mandarsi lettere. Non aveva senso dirsi cose, tra loro.
L’enorme gufo nero di Draco intanto stava beccando le dita di Harry fino a fargli uscire sangue per fargli aprire una missiva di pergamena raffinata, e sulla busta c’era proprio il suo nome, come solo Draco lo sapeva scrivere: in quel modo elegante che richiamava una promessa d'amore silenzioso. Nessun errore.

Lessero le rispettive lettere nello stesso, identico momento. Con quello sguardo un po’ smarrito sul viso, quel “Sarà successo qualcosa?” che gli si leggeva nell’espressione del viso.
La scrittura di Harry era disordinata e in preda alle emozioni, quella di Draco apparentemente raffinata e fredda, ma si notavano, ogni tanto, delle piccoli sbavature distratte di chi lascia cadere qualche goccia in più d’inchiostro perché non sa più cosa dire.

Draco.
Harry Potter.
Non ti spaventare, non è successo niente a casa. Non ho incendiato nulla, giuro.
Dovrei lavorare, ma cavoli, tu me lo impedisci.
Ti devo parlare. Noi due abbiamo un problema.
Prima che tu mi lasci, perché sono convinto che è da un po’ che le cose non funzionano, Harry, ci sono delle cose, che devi sapere.
Vedi, Draco, noi non ci diciamo mai niente. E questo non è un bene, per noi.
Tu non mi hai mai detto una cosa davvero carina, in tutti questi anni. Ok, forse sono un po’ io che ti scoraggio, perché magari credi che non voglio che tu mi riempia di parole che fanno cariare i denti. Ma non mi dispiacerebbe andare dal dentista, ogni tanto.
Insomma, cavoli, Draco, lo sai che mai, e dico mai ci siamo detti “ti amo”? Nemmeno uno piccolo piccolo. Insomma, ci siamo sposati, viviamo insieme da un po’, e non ci siamo mai detti “ti amo”. E a me questo non va giù.
Harry… ti piace fare l’amore con me? Perché non lo dimostri mai, con le parole. Non mi dici mai se ti faccio stare bene, o se è andata meglio la volta prima. Gemi, e mormori il mio nome nel mio orecchio, ma questo non mi basta. Non mi basta affatto.
È vero, nemmeno io ti ho mai detto ti amo. Credevo che a te non andasse di sentirtelo dire, ma sinceramente non lo so. Non lo so perché non ho mai provato a dirtelo, così non ho mai visto come avresti reagito. Ma posso dirtelo adesso, se vuoi. Ho bisogno di dirtelo adesso. Io ti amo con tutto il mio essere Draco. Questo sentimento prende tutta la mia anima, tutto il mio corpo, ed io ti appartengo totalmente. Amarti è la stessa sensazione che provo quando sono su una scopa, e volo verso il cielo, sempre più in alto, e quello che sento è così intenso da non poter essere descritto, un misto di euforia, adrenalina, passione, desiderio e il non avere regole, non avere limiti, il sentirsi onnipotente. Tu sei tutto questo, Draco, sei le mille sensazioni di cui il mio corpo è drogato, di cui il mio spirito è assuefatto. Per questo ti amo. E non smetterò mai di ripetertelo, d’ora in avanti.
A me piace, quando facciamo l’amore. Sai che mi vergogno, a dirtelo, però… Mi piace quando mi guardi come se mi volessi mangiare pezzo per pezzo, mi piace quando mi spogli come se stessi scartando un regalo. Adoro la reverenza che metti quando baci la mia pelle e il modo in cui mi tocchi. Amo come mi prendi, Harry. Ci metti dentro tutti quei Non Detti tra di noi, tutto quello che non riusciamo esprimere a parole. Mi abbracci ogni volta che lo puoi fare, per sentire la mia pelle sotto le tue dita, lo so anche se non me l’hai mai detto. E quando arriva il tuo orgasmo, Harry, mi guardi sempre negli occhi, perché vuoi farmi capire che tutto questo è solo grazie a me. Ma questo non dovrei capirlo io, dovresti dirmelo tu.
Draco, non ci diamo mai il bentornato, quando finalmente raggiungiamo casa dopo essere stati fuori tutto il giorno. Voglio sentire che ti sono mancato anche per una manciata di minuti, voglio sentirlo dalle tue labbra.
Harry, dammi il buongiorno, la mattina. E se io te lo impedisco scacciami, non importa. Basta che tu me lo dia.
Con questa confessione spero di non essere caduto nel ridicolo. Non troppo almeno.
Sai quanto mi è costato scriverti, Harry. Per favore, non scacciarmi.
Finalmente l’ho detto. Quello che verrà dopo, Draco, hai tu e solo tu il diritto di deciderlo.
Amami, amiamoci adesso come solo noi sappiamo fare, prendi queste parole che ti ho detto, le parole che ti dirò ogni giorno e conservale con cura finché la memoria te lo consentirà, io farò altrettanto.
Solo ricorda che io ho bisogno di te quanto il cibo ha bisogno del sale.
Ti amo.
Tuo Harry.

Gli anni a seguire erano volati via come uno stormo di uccelli che torna in primavera, sulle dolci ali di parole d’amore sussurrate ai muri delle stanze, alle lenzuola del letto, ai vetri delle finestre e lo specchio del bagno, ai ritorni da casa inaspettatamente prima o troppo dopo l’orario di lavoro.

Harry si andava a controllarsi regolarmente dal medico, convinto di avere il diabete.
Draco invece aveva speso fior di galeoni per le visite dal dentista, per colpa del suo insistente mal di denti, che, ogni tanto, sopraggiungeva.



  
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