Videogiochi > Assassin's Creed
Segui la storia  |       
Autore: Nebula216    14/11/2013    2 recensioni
"[...] -Sembri nostra madre.-
Esordì Hassan appoggiato allo stipite della porta. La prima luce della luna illuminava la sua pelle dorata, rendendola più chiara e opaca di quello che era alla luce del sole: le vesti erano ricoperte di polvere, probabilmente perché qualche cavallo non aveva voluto farsi prendere. Risi, togliendogli dai capelli un filo di paglia.
-E tu sembri un puledro conciato in questo modo. Chi ha fatto storie adesso? Shetan? Hani? Ayman?-
Mio fratello scostò lo sguardo, imbronciato.
-…Farah Dihba.-
Sussurrò a denti stretti e facendomi scoppiare, non volontariamente, in una risata allegra [...]"
Prima FF su Assassin's Creed, spero vi piaccia.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Malik Al-Sayf, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Roberto di Sable
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 8: Fuga
 
Mio padre, ancora, non aveva fatto ritorno.
Era strano, di solito non tardava mai per cena, dato che era l’unico momento in cui potevamo stare insieme e parlare della nostra giornata, di come l’avevamo trascorsa.
Sospirai, vedendo il sole prossimo a tramontare del tutto: se avessi aspettato dell’altro mi sarebbe salita l’ansia.
Perché mio padre non tornava?
Margaret, vedendomi preoccupata, mi mise una mano sulla spalla.
-Tornerà… è stato lontano anche per più tempo.-
-Qui siamo in Terra Santa Margaret, è diversa da casa nostra.-
Risposi con la voce ridotta ad un sussurro, senza mai staccare lo sguardo dai cancelli della città. Avevo sentito certe storie su quelle terre, certi aneddoti di altri cavalieri, che mi avevano fatto rabbrividire in pochissimo tempo… e se mio padre fosse caduto vittima di un qualche agguato?
Se degli infedeli lo avessero aggredito sulla strada del ritorno?
Non riuscivo a sopportare questi pensieri, e la balia se ne accorse.
-Signorina… si calmi. Suo padre sa cavarsela, non deve aver paura.-
Certo, lo sapevo, ma gli imprevisti potevano accadere sempre e comunque: bastava un cavallo imbizzarrito per cambiare le cose.
Dopo tanti pensieri, decisi di allontanarmi dalla finestra, per non avere altre preoccupazioni: dovevo convincermi che sarebbe tornato, dovevo provarci.
Decisi di annegare le mie preoccupazioni in un bel bagno rilassante, con gli oli tipici del territorio comprati quella mattina al mercato: Margaret ne aveva presi così tanti che la scelta mi risultò alquanto difficile. Alla fine, optai per una boccetta di mirra, constatando che la vasca, finemente decorata, era già stata riempita d’acqua tiepida e fiori colorati: che la mia badante avesse esagerato?
-Margaret, non è che hai…-
-Sciocchezze! È nervosa oltre ogni dire, merita un po’ di riposo e tranquillità.-
Già, riposo e tranquillità… due parole che da molto tempo non riuscivo più ad associare alla vita che stavo conducendo. Margaret mi slacciò gli abiti che stavo indossando, permettendomi così di entrare totalmente nell’acqua, rilassandomi quasi subito per quella sensazione paradisiaca: forse non era un concetto estraneo dalla mia vita.
Quando riemersi, sentii la governante prendermi i capelli ed iniziare a pulirli con cura, come aveva sempre fatto in tutti quegli anni al posto di mia madre. Sospirai, osservando un fiore, di un bel rosso acceso, galleggiarmi intorno, quasi come se fosse coinvolto in una danza sconosciuta e silenziosa.
Avrei voluto esser cullata anche io in quel modo, senza alcuna preoccupazione o problema… volevo essere libera di andare ovunque volessi, senza scorte di soldati e coprifuochi.
Libera di fare ciò che volevo.
Purtroppo, i miei desideri dovevano restare semplici fantasie: secondo mio padre, dovevo pensare soltanto a diventare una brava moglie per un buon pretendente.
Margaret iniziò a darmi la mirra, riportandomi alla realtà e facendomi perdere il flusso dei miei pensieri: forse era meglio così, vista la tristezza che mi stava attanagliando il petto.
-Non sia triste signorina… molti uomini donerebbero il loro regno per lei.-
-Margaret, non è questo che voglio. Per una volta… vorrei essere io a decidere della mia vita: vorrei decidere io come organizzare la giornata, senza dover sentire mio padre dare gli ordini ai soldati o a te. Vorrei decidere io se, quando e soprattutto con chi sposarmi.-
La governante sospirò, porgendomi un telo quando uscii dalla vasca: sapevo che discorso mi aspettava, ma dovevo dire la mia… almeno con lei dovevo sfogarmi.
-So quanto brama la libertà signorina… ma lei ha dei doveri sulle sue spalle, è figlia di Roberto de Sable, nonché sua unica erede. È difficile… ma bisogna adattarsi.-
Parole, quelle di Margaret, che mi ferirono ulteriormente.
-Ma stia tranquilla signorina, suo padre non la darà mai in sposa ad un uomo zotico, caprone, riluttante, decrepito…-
-Va bene, va bene Margaret, ho capito! Adesso… vorrei soltanto riposare.-
Tutti quei discorsi mi stavano stancando: per quanto potessi confidarmi con Margaret, lei non avrebbe mai dato contro a mio padre, avrebbe trovato una giustificazione per tutto. Indossata la camicia da notte di lino candido e asciugati i capelli, non mi restava che infilarmi sotto le coperte e dormire, dato che quello era la mia ultima via di fuga: l’unico modo che avevo per realizzare i miei sogni di libertà.
La balia, con una candela in mano, mi guardò.
-Buonanotte signorina.-
-Buonanotte Margaret.-
Risposi, nella speranza che la luce di quel cero si spengesse subito: così fu.
Con tristezza, mi sistemai meglio sotto le coperte, osservando dalla finestra quella miriade di stelle che ornavano il cielo, uniche testimoni assieme alla luna della vita notturna.
Mentre facevo quei pensieri, sentii le palpebre farsi sempre più pesanti, fino a quando il mio mondo non fu totalmente avvolto dall’oscurità.
 
“Ero in uno strano piazzale,circondato da alte mura, occupato da uomini e ragazzi vestiti con strane tuniche sia grigie che bianche. Molti di loro si stavano esercitando, lanciando coltelli, frecce e altro contro dei manichini fatti di legno o dei  sacchi pieni di fieno. Sembravano soldati semplici e la prima cosa che pensai fu che quelli dovevano essere nuovi soldati semplici dell’esercito Templare…
Mi ricredetti subito quando vidi delle bandiere sventolare alte in cielo: non c’era il simbolo dei Crociati, bensì una strana A priva del gambo centrale… dove ero finita?
Provai a fermare degli uomini, intenti ad andare verso una torre elevata… questi però mi passarono attraverso.
-EHI!-
Mi voltai verso quel torrione, impallidendo appena vidi un ragazzo gettarsi, a braccia aperte, dalla cima: era pazzo!?
Mi scappò un urlo, non udibile da tutti coloro che mi stavano osservando: erano matti, pazzi da legare!
Mi guardai intorno, sempre più spaventata e confusa.
-MARGARET!-
Chiamai la mia badante, ma questa non arrivò. Corsi in ogni parte di quella piazza, vedendo all’improvviso una strana figura cupa, ben nascosta in un vicolo: era avvolta dalla testa ai piedi  in un mantello nero. Mi fermai, sicura che anche lui mi stesse scrutando: era diverso dagli altri… più minaccioso forse.
-C-chi sei?-
Lo sconosciuto non rispose: si limitò a star fermo sul posto, salvo poi voltare le spalle ed andarsene, con l’agilità di un felino.
Stanca per tutte quelle novità, mi sedetti contro il muro candido della struttura più imponente, provando a mettere in ordine le idee:ero da sola, in una strana fortezza nel deserto, abitata da uomini fuori di testa e strani… c’era altro?
Chiusi un attimo gli occhi, pregando che quell’incubo finisse al più presto.
Quando li riaprii quasi ero prossima a strillare: la piazza, gli uomini e la torre erano spariti, lasciando un grande vuoto attorno a me. L’unico elemento che illuminava l’oscurità era una strana sfera che, in quel momento, ruotava su sé stessa e fluttuava in aria.
Non sapevo cosa fosse, non ne avevo la più pallida idea… nonostante tutto, sentivo che emanava un potere forte, forse troppo per gli umani.
Quando mi avvicinai e provai a toccarla, fui avvolta da una luce accecante… e tutto intorno a me sparì.”
 
Mi sedetti di colpo, con il petto che si alzava ed abbassava ad un ritmo irregolare per lo spavento: era solo un incubo... anche se tremendamente reale.
Presi dei respiri profondi e, quando mi fui calmata, decisi di bere dell’acqua fresca.
-“Mi aiuterà… devo soltanto rilassarmi. Era solo un incubo dopotutto, no?”-
Pensai scendendo le scale, nel tentativo di rassicurarmi ulteriormente: non potevo spaventarmi per una cosa del genere, non poteva accadere davvero.
Mi avvicinai alle scale di pietra, bloccandomi sul quinto gradino a causa di alcune voci.
-Quei maledetti… ci hanno battuti!-
Sospirai sollevata nel sentire la voce di mio padre: stava bene, era tornato a casa sano e salvo… anche se la sua frase mi aveva lasciata alquanto interdetta.
Non feci un passo, rimasi lì ad ascoltare, ben nascosta dalle tenebre della notte.
-Non potevamo saperlo signore…-
-Quel maledetto di Al Mualim… Vedrà come metterò a ferro e fuoco quella sua dannata fortezza! Li ucciderò tutti!-
Sentii le mie gambe tremare sempre di più: che stava succedendo a papà?
Perché parlava così?
Non osai fiatare, rimasi lì in ascolto per non so quanto, fino a quando non tornai di corsa verso la mia stanza.
Non poteva esser questo mio padre… non era l’uomo che avevo sentito parlare pochi attimi prima…
Non poteva essere l’uomo che mi aveva cresciuta amorevolmente.
Senza riuscire a pensare lucidamente, mi tolsi la veste di lino notturna, cercando nei bauli qualche abito che potesse essere comodo: optai per uno azzurro chiaro, lungo fino ai piedi, con maniche abbastanza larghe e dalle spalline cadenti, abbinandoci un velo che potesse permettermi di passare inosservata.
Aspettai che il piano di sotto fosse sgombro e, quando vidi le luci spente, mi catapultai verso l’uscita, in direzione delle scuderie: quello non poteva essere il mio unico genitore, non poteva!
Sellai la mia giumenta in pochissimo tempo, senza preoccuparmi dei suoi nitriti leggermente spaventati: non mi aveva mai vista così confusa, una parte di me sapeva che dovevo fermarmi e ragionare, però quell’altra era troppo caotica per darle retta.
Una volta preparata la mia cavalcatura, salii e partii al galoppo, uscendo dalle mura di Gerusalemme senza esser notata da nessuno…
O almeno, così credevo.



Angolo autrice: Mi scuso del ritardo, ma l'università e gli altri numerosi impegni son tornati a farsi sentire.
Spero che vi sia piaciuto!
Al prossimo!
Bacioni!
Nebula216 <3

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: Nebula216