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Autore: Ale_mellark    14/11/2013    2 recensioni
Qui si parla del rapimento di peeta da parte di Capitol City, che nel canto della rivolta non viene espressamente descritto in quanto narrato da Katniss.
“. Stava cercando di proteggermi. Ma come avrei potuto vivere senza di lei? Lei è tutto per me. Non riuscirei a vivere sapendo che si era sacrificata per me. Dovevo salvarla.”
Genere: Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ciao a tutti eccomi con il secondo capitolo…spero vi piaccia. Mi raccomando recensite! Ale
 
Aprii gli occhi e mi ritrovai in una stanza fredda e scarsamente illuminata, le pareti erano candide e nella camera c’erano soltanto un letto, su cui ero sdraiato io, e un tavolino tondo di legno marrone con una piccola sedia.
Ma dove mi trovavo? L’ultima volta ero appena salito in un hovercraft…
Così decisi di uscire da quella stanza e capire dove mi trovavo.
Girai la maniglia ma…niente! Non si apriva. Provai e riprovai più volte ma la porta era bloccata. Chiusa dall’esterno.
Cominciai a sbattere furiosamente sulla porta gridando per farmi sentire.
E infatti poco dopo ecco entrare due uomini in tenuta bianca e sorpresa….il presidente Snow in persona.
Ma dove ero finito? E che voleva il presidente da me?
Non feci neanche in tempo a chiedere spiegazioni quando il presidente parlò:” ciao peeta. Sei nel palazzo di giustizia di Capitol City. Non ti faremo del male se tu ci ubbidirai. Ora lascia che ti spieghi tutto….”
Lo interruppe uno dei due uomini: “ Signore è meglio che lo scortiamo nella stanza B. è più sicuro”
Il presidente annuì e mi scortarono in un'altra stanza.
Per arrivarci attraversammo tutto il palazzo: era enorme e le pareti erano scure e ricche di ornamenti classici, i corridoi erano illuminati da luci fioche e il tutto rendeva un’atmosfera sinistra, che incuteva spavento.
Infine entrai in una stanza che assomigliava tantissimo alle celle in cui si fanno gli interrogatori: al centro della stanza c’erano un tavolo e due sedie ai capi opposti e sopra pendeva un lampadario che mandava una luce accecante.
Notai anche la classica parete a specchio, attraverso la quale le persone dall’altra parte vedevano tutto quello che succedeva, mentre chi era dalla mia stessa parte non poteva vedere nulla.
Mi fecero sedere su una sedia, mentre dall’altro capo si sedette il presidente Snow.
Sempre per sicurezza, i due uomini si pararono ai miei fianchi e mi bloccarono alla sedia.
Dovevo restare calmo, infondo era la mia specialità, non far notare la paura e l’ansia che mi attanagliavano da dentro.
“Aveva detto che mi spiegava il motivo per cui sono qua e cosa volete da me” cominciai.
Subito il presidente rispose:” Certamente. Vedi la tua cara ragazza in fiamme ci sta dando più problemi del previsto. Con l’ultima bravata ha osato sfidarci troppo. E quindi non possiamo stare con le mani in mano, dobbiamo intervenire. All’inizio avevamo deciso di prendere lei e portarla qua, ma gli altri hanno fatto prima di noi e l’hanno salvata, insieme a Odair e Beete. Noi abbiamo fatto in tempo a prendere Mason, Enobaria, Annie e te.”
“Ma perché ci avete preso? Cosa volete da noi?” chiesi.
“no Peeta. Non cosa vogliamo da loro, cosa vogliamo da te” il modo in cui lo disse era duro e minaccioso e non ammetteva repliche. Mi limitai a fissarlo e aspettare che continuasse.
Riprese poco dopo: “Vogliamo che tu ci aiuti a fermare la rivolta.”
Mi fissò a lungo e io non risposi.
Poi domandai: “E se non collaborassi?”
“Oh abbiamo pensato anche a quello ragazzo.” Lo disse con un sorriso minaccioso e diabolico.
Vidi un guizzo sinistro nei suoi occhi mentre mi fissava attentamente.
“Sai cosa è successo dopo la bravata di Katniss? Il distretto 12 è stato distrutto Peeta. Si sono salvati miracolosamente solo pochissimi superstiti. Purtroppo la tua famiglia non era fra questi. I tuoi genitori, i tuoi fratelli, tutti morti Peeta.”
Sbiancai. Mi irrigidii sulla sedia e cominciai a gridare: “No, non è vero! Non vi credo! State solo mentendo!”
“ E perché mai dovrei mentire Peeta?”
“Per usarmi per i vostri scopi personali.” Risposi prontamente
Lui riprese: “ Per quello abbiamo altri metodi ragazzo mio. Sappiamo benissimo qual è il tuo punto debole. Lei, la ragazza. E se la uccidessimo?”
“NO!” urlai con più fiato avevo in gola.
Cominciai a dimenarmi sulla sedia e gli uomini mi strinsero ancora più forte.
“Non toccatela!” urlai ancora più forte.
“E chi ce lo impedirà? Tu? Che non riesci nemmeno ad alzarti sulla sedia?” mi chiese spavaldo.
Aveva ragione. Non avrei potuto fare nulla.
“Per oggi può bastare signore” disse un uomo in camice bianco appena entrato dalla porta.
“NON FINISCE QUI! NON LA PASSERETE LISCIA! NON CADRO’ NEI VOSTRI SPORCHI RICATTI!!” gridai con tutto il fiato che avevo in gola.
Uno dei due uomini al mio fianco mi disse:” Non osare rivolgerti così a noi e specialmente al presidente!” e mi colpì in pieno viso.
Sentii il sangue colare dal naso e il suo sapore mi invase la bocca.
Questo gesto mi ricordò che loro potevano anche agire su di me fisicamente.
Ma nessuna tortura equivaleva al dolore che mi provocherebbe la perdita di Katniss.
Durante il tragitto per riportarmi nella mia stanza non dissi nulla. Camminai muto.
Arrivato nella stanza, e dopo essere stato chiuso dentro, mi sedetti al tavolo e le lacrime trovarono la via facile.
Era tutto successo a causa mia. A causa delle maledette bacche.
E ora tutti i miei familiari erano morti, Capitol mi aveva in pugno e minacciava di far del male alla persona che amo di più al mondo.
Bevvi un bicchiere che era stato appoggiato sul tavolo. Il liquido era trasparente, pensavo fosse acqua, ma aveva un sapore dolciastro.
E mi addormentai esausto. Il mio, era un sonno tormentato e agitato.
Sognai di essere in una stanza buia, simile a quella in cui ero appena stato, ed ero immobilizzato alla sedia.
Cercavo di capire cosa ci facessi di nuovo lì e nel frattempo di liberarmi.
Poi una porta si aprì con un cigolio. Scortarono una ragazza dentro alla stanza, accompagnata da due uomini. Uno di loro aveva in mano una frusta.
Portarono la ragazza al centro della stanza. Io ero solamente un muto spettatore.
La ragazza alzò il viso e mi guardò con compassione.
E la riconobbi. Era la mia Katniss. Ma che ci faceva lì?
Non feci in tempo ad emettere suono che l’uomo con la frusta cominciò a colpirla.
Rivoli di sangue le scorrevano lungo la schiena e ogni tanto emetteva gemiti di dolore straziante.  
Io cercavo di dimenarmi, urlavo, cercavo di fermarli.
Poi l’altro uomo si avvicinò a Katniss ormai in fin di vita, e la picchiò come colpo di grazia.
E la uccise. Poi uscirono dalla stanza e io rimasi a fissare piangendo il corpo senza vita di Katniss.
Mi svegliai di soprassalto. Avevo la fronte madida di sudore e tremavo come una foglia.
Era soltanto un sogno, un incubo. Ma stavolta non avevo tra le braccia Katniss, per assicurarmi che fosse viva. Ora poteva anche essere morta.
Cercai di non pensarci.
Lei era sopravvissuta e ora al sicuro con Prim, la madre e Gale.
Poi il mio sguardo cadde sul bicchiere vuoto appoggiato sul tavolo.
E mi fu tutto chiaro. Il liquido era un potente farmaco che annebbiava i sensi, ti faceva cadere in un sonno agitato e ti faceva sognare i tuoi incubi peggiori, le tue più grandi paure.
Rabbrividii al solo pensiero di tutte le morti di Katniss che mi aspettano in sogno ogni notte.
Era un messaggio di Capitol City e del presidente Snow.
Mi avevano in pugno. Non potevo fare niente. O collaboravo o loro mi torturavano in questo modo.
 
Beh ci vediamo alla prossima con un nuovo capitolo! A presto, bacioni
 
  
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