Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    14/11/2013    1 recensioni
Già, il mio Cri Cri adorato odia i cambiamenti, lo hanno sempre spaventato un po’, e poi…si, devo ammetterlo, adoro quella sua aria da cucciolo smarrito mentre si aggira per casa chiedendosi cosa abbia fatto di male per meritarsi tutto questo…il solito esagerato. Ma che posso farci? È fatto così, ed è anche per questo che sono pazza di lui...
Seguito di "Une nouvelle vie"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Laly per favore, cerca di ragionare! Non puoi…

- Ho già preso la mia decisione, Johanna – mi interrompe, risoluta – e non c’è niente che tu possa fare per farmi cambiare idea, perciò smettila di tormentarmi con questa storia!

La seguo con lo sguardo mentre si rialza dalla poltrona con uno scatto improvviso e raccoglie la borsa dal pavimento, decisa più che mai ad andare fino in fondo. Ma io non posso permetterglielo, non posso lasciarle fare qualcosa di cui sono sicura che si pentirà amaramente, e a quel punto sarà già troppo tardi.

- Non finchè non capirai che stai per commettere il più grosso errore della tua vita!

Grido spazientita, scattando in piedi a mia volta e cercando il suo sguardo sfuggente, dimenticandomi completamente di chiudere la porta dell’ufficio per evitare che qualcuno ci senta. Si, lo so che nella vita ognuno fa quello che vuole e che lei è liberissima di fare le scelte che crede, ma…io non posso fregarmene e restare a guardare mentre si sbarazza del bambino che sta aspettando, perché…so che in realtà non vuole farlo. Anche se per lei è troppo presto, anche se dice di non sentirsi pronta per fare la madre, io so che in cuor suo è ciò che desidera di più al mondo. Esattamente come lo desideravo io. Tutto questo mi riporta indietro nel tempo, a quando mi accorsi per la prima volta di essere incinta. A quando mi sembrò che il mondo mi crollasse addosso all’improvviso. Nemmeno io ero pronta a crescere un figlio, non sapevo proprio cosa significasse ma non mi importava perché, nonostante tutto, sentivo di volerlo. Desideravo avere quel bambino con tutta me stessa, e so che per lei è la stessa cosa. Non posso sbagliarmi, la conosco praticamente da sempre e ne abbiamo parlato tante di quelle volte che…si, dev’essere così per forza.

- La cosa non ti riguarda – ribatte, punta sul vivo – e faresti meglio a smetterla di interferire nella vita degli altri in questo modo! Tu non hai la minima idea di cosa sto passando, perché se solo provassi a metterti nei miei panni capiresti che…

- Io mi sono già trovata in questa situazione – stavolta sono io a interromperla, decisa più che mai a tenerle testa in ogni modo – possibile che non ci arrivi? Sono rimasta incinta a vent’anni, come credi che mi sentissi? Non c’è stato un solo giorno durante tutta la gravidanza in cui non abbia avuto paura di non farcela, paura di non essere all’altezza della situazione, ma poi Grace è nata e, nonostante tutte le difficoltà, è stata la gioia più grande della mia vita. Anche se all’inizio avevo il timore di toccarla, persino di guardarla, non ho mai pensato che quella splendida bambina che per tutto quel tempo mi ero portata dentro fosse un errore, perciò…certo che riesco a mettermi nei tuoi panni Laly, certo che ti capisco. Ti capisco benissimo.

Segue un lungo momento di silenzio, durante il quale restiamo in piedi una di fronte all’altra, guardandoci negli occhi quasi come se volessimo leggerci dentro, per trovare finalmente un punto d’incontro.

- Per te è facile parlare – dice d’un tratto, abbassando notevolmente il tono di voce – ma non hai certo dovuto affrontare tutto questo da sola, perché avevi la tua famiglia al tuo fianco. Loro si sono presi cura di te, ti hanno aiutata a crescere tua figlia nel migliore dei modi, e…

- Nemmeno tu sei sola. Hai me.

Una voce improvvisa alle nostre spalle ci fa sussultare entrambe, e quando ci voltiamo mi accorgo che Roy è fermo sulla soglia, proprio di fronte a noi, e ci sta guardando con un’espressione fin troppo seria dipinta su quel viso ansioso e tirato, come forse non lo avevo mai visto prima.

- Non farlo, Laly – continua, la voce tremante per l’apprensione – non rinunciare al nostro bambino. Non rinunciare alla possibilità che abbiamo di essere una famiglia.

La mia amica mi lancia subito uno sguardo interrogativo che vale più di mille parole e al quale rispondo con un’alzata di spalle, cercando di farle capire che ne so quanto lei su questa storia e che sono completamente innocente. Ma se non sono stata io a spifferare tutto al diretto interessato, allora chi… Già, che stupida che sono! Come ho fatto a non arrivarci prima?

- Io…io pensavo che non fossi pronto per questo.

Laly si rivolge a mio fratello, che nel frattempo le si è avvicinato lentamente e la guarda come se pendesse dalle sue labbra, scuotendo la testa più volte.

- E infatti non lo sono, ma so che nemmeno tu lo sei, perciò ho pensato che…potremmo non esserlo insieme! Ti amo Laly, e voglio vivere con te e con questo piccolino per il resto della mia vita. Qualsiasi cosa questo comporti.

Risponde accarezzando la sua pancia, ancora completamente piatta con gesti lenti prima di avvolgerla in un caldo abbraccio che la fa scoppiare a piangere all’improvviso, abbattendo così in un solo colpo tutte le sue barriere ed emozionando anche me, che con gli occhi lucidi non riesco a smettere di guardarli mentre si sussurrano dolci promesse di un roseo futuro che mi rendono tanto orgogliosa di loro. Anche se… bè, si, credo sia arrivato il momento di lasciarli un po’ da soli, adesso. Avranno sicuramente tante cose da dirsi, tanto di cui parlare. Faccio così un respiro profondo, decisa a togliermi dai piedi almeno per un po’ e solo mentre raggiungo in fretta l’uscita mi accorgo di un’ombra sospetta che, nascosta dietro la porta a vetri cerca disperatamente di non dare nell’occhio, anche se ormai è troppo tardi. Ridacchio divertita, schiarendomi più volte la voce e attirando così la sua attenzione prima di sussurrargli: - Immagino che tu sia completamente estraneo a tutta questa faccenda, giusto?

Lo vedo alzare gli occhi al cielo, e la piccola smorfia che compare ben presto sul suo viso lo smaschera definitivamente, dandomi finalmente la conferma che stavo cercando. Lo sapevo, in fondo non mi ero sbagliata.

- Grazie amore, sei stato davvero fantastico. Sei riuscito a sistemare le cose in un modo che non credevo nemmeno possibile, ormai.

Dico, gettandogli le braccia al collo e sfiorando le sue labbra con un bacio.

- Non ringraziarmi – risponde, guardandomi sornione – sai che non mi importa niente di quei due, in realtà non vedevo l’ora di liberarmi di tuo fratello, e quale occasione migliore di questa per costringerlo finalmente a fare le valige?

Scuoto la testa più volte, guardandolo con aria di finto rimprovero e non riuscendo tuttavia a trattenere una risata. È sempre il solito, non si smentisce mai.

- Lo sai mio Cri Cri adorato che, anche se non te lo meriteresti, io ti amo da morire?

Gli sussurro mentre lui mi stringe a sé, catturando le mie labbra in un bacio dolcissimo.

E così è successo, Roy si è trasferito a casa di Laly, ciò significa che da oggi in poi vivranno insieme come una vera famiglia. Inutile dire che io sono strafelice per loro, e non solo perché aspettano il mio nipotino, ma anche perché non avevo mai visto mio fratello così emotivamente coinvolto in una relazione con una donna prima d’ora, e il fatto che Laly è probabilmente quella che gli farà mettere finalmente la testa a posto (dato il bambino e tutto il resto) mi rende ancora una volta orgogliosa di lui. Già, solo che…mi manca un po’ non averlo tra i piedi tutto il giorno, ma credo che dovrò abituarmici prima o poi, in fondo sta solo a pochi isolati da qui e non è certo così lontano. E comunque non ho il tempo per pensarci adesso con tutto quello che ho da fare, tipo reggere la spesa mentre cerco nella borsa le chiavi per aprire la porta di casa e tengo contemporaneamente d’occhio i bambini, che da quando siamo usciti dal supermercato non fanno che litigarsi l’ultima razione di cioccolata rimasta, dopo che si sono praticamente spazzolati via la prima nel giro di cinque minuti.

- Su, avanti nano, molla l’osso – esclama Grace, tirando suo fratello per la manica e cercando così di strappargli di mano l’involucro tanto ambito – ti fa male mangiare tutta quella roba!

- Senti chi parla – mi intrometto, ridacchiando divertita – fareste meglio ad andare a lavarvi le mani invece di star qui a discutere inutilmente, e…Grace, tesoro, potresti cambiare tu Logan per favore? Ho le mani piene di pacchi e si è già fatto tardi, dovrei anche preparare la cena.

Dopo qualche tentativo riesco finalmente a girare la chiave nella serratura mentre mia figlia non perde occasione per sbuffare ancora una volta, chiaramente infastidita dalla mia richiesta. Accidenti, quando fa così non è per niente d’aiuto.

- Mamma, ma uffa – si lamenta infatti – ti sembro forse la sua baby sitter, per caso? Non ti ho mica chiesto io di metterlo al mondo, perciò non capisco perché debba sempre occuparmi di questo nanerottolo piagnucoloso!

- Smettila di chiamarmi così – ribatte Logan, chiaramente punto sul vivo – io non sono un nanerottolo!

- Si che lo sei! Non vedi che sei alto come un soldo di cacio, come dovrei chiamarti secondo te?

- Mamma, falla smettere! Non voglio farmi mettere il pigiama da questa strega!

- Che cosa hai detto? Prova a ripeterlo! Se ti prendo…

E si lancia su per le scale all’inseguimento del fratellino, ignorando completamente le mie proteste.

- Smettetela di correre – esclamo infatti, spazientita – finirete per rompervi l’osso del collo se continuate così! Oh povera me, sono esausta, quei due mi faranno ammattire prima o poi, me lo sento!

- Bè, direi che sei già sulla buona strada allora!

Una voce improvvisa alle mie spalle mi fa trasalire, e quando mi volto mi accorgo di Charles che, fermo sulla soglia mi sta guardando con aria vagamente divertita prima di esplodere in un’allegra risata che, non so perché, ha il potere di contagiarmi immediatamente, facendomi ridere a mia volta.

- Mi sa che hai proprio ragione, sai?

Gli rispondo e lo vedo scuotere la testa con decisione prima di avvicinarsi a me per liberarmi in fretta le mani, ingombre di pacchetti.

- Oh, spero di no. Sarebbe un vero peccato vedere una bella donna come te rinchiusa in un qualche ospedale psichiatrico! Ecco, lascia che ti aiuti.

Dice affabile, mentre mi segue lentamente in cucina per appoggiare la spesa sul tavolo.

- Ti ringrazio, sei sempre così gentile.

Rispondo, guardandolo riconoscente. Charles è il nostro nuovo vicino di casa, e anche se è arrivato qui solo da qualche mese siamo già diventati ottimi amici. È un ragazzo simpatico e alla mano e poi ha origini americane, proprio come me, motivo in più per andarci d’accordo. Ogni volta che lo vedo ha la strana capacità di farmi sentire a casa, quasi come se non avessi mai lasciato la mia terra. Unico neo: si rifiuta di venire a cena da noi e, dopo una lunga e attenta riflessione, credo di aver finalmente capito il perché. Già, Christian. Si, proprio lui, ho la netta sensazione che la sua presenza lo metta un po’ a disagio. E come dargli torto, visto che ogni volta che lo vede non fa che osservarlo dall’alto in basso con aria di sufficienza, quasi come se fosse un insetto da schiacciare? È ovvio che la cosa darebbe parecchio fastidio anche a me, ma io so perché fa così. Il fatto è che Christian è convinto che il nostro nuovo vicino abbia un debole per me e che ogni scusa sia buona per vedermi o farmi dei favori, ma la verità è che Charles è una persona davvero gentile e altruista, e lui è solo uno stupido gelosone senza speranza. Proprio così, anche se non ne avrebbe alcun motivo, ed è quello che non faccio che ripetergli da mesi ma non c’è niente da fare, continua a rimanere della sua idea e mi accusa persino di essere una povera ingenua che non capisce le mire di quell’insulsa faccia d’angelo per usare le sue parole, cosa che mi irrita non poco. Insomma che cosa crede, che quel povero ragazzo stia aspettando il momento più opportuno per venirmi a rapire di notte? Accidenti a lui e alle sue inutili paranoie, è già un miracolo che per tenerci al riparo da occhi indiscreti non abbia ancora rinchiuso me e i suoi figli in un convento sperduto tra le montagne. Perché lo farebbe, ne sono sicura! A proposito, sono già le sette e ancora non si vede, possibile che ogni volta che mette piede in quella casa discografica perda completamente la cognizione del tempo? Chissà cosa starà combinando, non è proprio da lui fare così tardi…

 

 

   
 
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